[Pagina precedente]...ico de' polli, del cavretto, delle giuncate e delle altre delizie, quali tutto l'anno la villa t'alieva e serba. Al tutto cosà è: la villa si sforza a te in casa manchi nulla, cerca che nell'animo tuo stia niuna malinconia, émpieti di piacere e d'utile. E se la villa da te richiede opera alcuna, non vuole come gli altri essercizii tu ivi te atristi, né vi ti carchi di pensieri, né punto vi ti vuole affannato e lasso, ma piace alla villa la tua opera ed essercizio pieno di diletto, il quale sia non meno alla sanità tua che alla cultura utilissimo.
GIANNOZZO Che bisogna dire, Lionardo? Tu non potresti lodare a mezzo quanto sia la villa utile alla sanità , commoda al vivere, conveniente alla famiglia. Sempre si dice la villa essere opera de' veri buoni uomini e giusti massari, e conosce ogni uomo la villa in prima essere di guadagno non piccolo, e, come tu dicevi, dilettoso e onesto. Non ti conviene, come negli altri mestieri, temere perfidia o fallacie di debitori o procuratori. Nulla vi si fa in oscuro, nulla non veduto e conosciuto da molti, né puoi esservi ingannato, né bisogna chiamare notari e testimoni, non seguire litigii e l'altre simili cose acerbissime e piene di malinconie che alle piú fiate sarebbe meglio perdere che con quelle suste d'animo guadagnare. Agiugni qui che tu puoi ridurti in villa e viverti in riposo pascendo la famigliuola tua, procurando tu stessi a' fatti tuoi, la festa sotto l'ombra ragionarti piacevole del bue, della lana, delle vigne o delle sementi, senza sentire romori, o relazioni, o alcuna altra di quelle furie quali dentro alla terra fra' cittadini mai restano, - sospetti, paure, maledicenti, ingiustizie, risse, e l'altre molte bruttissime a ragionarne cose, e orribili a ricordarsene. In tutti e' ragionamenti della villa nulla può non molto piacerti, di tutte si ragiona con diletto, da tutti se' con piacere e volentieri ascoltato. Ciascuno porge in mezzo quello che conosce utile alla cultura; ciascuno t'insegna ed emenda, ove tu errassi in piantare qualche cosa o sementare. Niuna invidia, niuno odio, niuna malivolenza ti nasce dal cultivare e governare il campo.
LIONARDO E anche vi godete in villa quelli giorni aerosi e puri, aperti e lietissimi; avete leggiadrissimo spettacolo rimirando que' colletti fronditi, e que' piani verzosi, e quelli fonti e rivoli chiari, che seguono saltellando e perdendosi fra quelle chiome dell'erba.
GIANNOZZO SÃ, Dio, uno proprio paradiso. E anche, quello che piú giova, puoi alla villa fuggire questi strepiti, questi tumulti, questa tempesta della terra, della piazza, del palagio. Puoi in villa nasconderti per non vedere le rubalderie, le sceleraggine e la tanta quantità de' pessimi mali uomini, quali pella terra continuo ti farfallano inanti agli occhi, quali mai restano di cicalarti torno all'orecchie, quali d'ora in ora seguono stridendo e mugghiando per tutta la terra, bestie furiosissime e orribilissime. Quanto sarà beatissimo lo starsi in villa: felicità non conosciuta!
LIONARDO Lodate voi abitare in villa piú che in mezzo alla città ?
GIANNOZZO Quanto io, a vivere con manco vizio, con meno maninconie, con minore spesa, con piú sanità , maggiore suavità del vivere mio, sà bene, figliuoli miei, che io lodo la villa.
LIONARDO Parrebbevi egli pertanto d'allevare ivi e' figliuoli vostri?
GIANNOZZO Se i figliuoli miei non avessoro in età a conversare se non con buoni, certo a me piacerebbe averli cresciuti in villa. Ma egli è sà piccolo il numero de' non pessimi uomini, che a noi padri conviene, per essere sicuri da' viziosi e dai molti inganni loro, volere ch'e' figliuoli nostri li conoscano; né può bene giudicare de' viziosi colui il quale non conosce il vizio. Chi non conosce il suono della cornamusa non può bene giudicare se lo strumento sia buono o non buono. Però sia nostra opera fare come chi vuole diventare schermidore, prima imparare ferire, per meglio conoscere e a tempo sapere fuggire la punta e scostarsi dal taglio. S'e' vizii abitano, come fanno, tra gli uomini, a me potrà parere il meglio allevare la gioventú nelle terre, poiché ivi abondano non meno vizii che uomini.
LIONARDO E anche, Giannozzo, nella terra la gioventú impara la civilità , prende buone arti, vede molti essempli da schifare e' vizii, scorge piú da presso quanto l'onore sia cosa bellissima, quanto sia la fama leggiadra, e quanto sia divina cosa la gloria, gusta quanto siano dolci le lode, essere nomato, guardato e avuto virtuoso. Destasi la gioventú per queste prestantissime cose, commove e sé stessi incita a virtú, e proferiscesi ad opere faticose e degne di immortalità ; quali ottime cose forse non si truovano in villa fra' tronchi e fra le zolle.
GIANNOZZO Con tutto questo, Lionardo mio, dubito io quale fusse piú utile, allevare la gioventú in villa o nella terra. Ma sia cosÃ, abbiasi ciascuna cosa le sue proprie utilità , siano nelle terre le fabriche di quelli grandissimi sogni, stati, reggimenti, e fama, e nella villa si truovi quiete, contentamento d'animo, libertà di vivere e fermezza di sanità , io per me cosà ti dico: se io avessi villa simile quale io narrava, io mi vi starei buoni dà dell'anno, dare'mi piacere e modo di pascere la famiglia mia copioso e bene.
LIONARDO Non daresti voi anche modo, come diciavate bisognare, di vestire la famiglia?
GIANNOZZO Fra' miei primi pensieri questo sarebbe, come sempre fu, il primo, d'avere la mia famiglia quanto a ciascuno si richiedesse onestamente bene vestita, però che, se io in questo fussi negligente, la brigata mi servirebbe con poca fede, e i miei mi porterebbono odio; sare'ne spregiato, quelli di fuori me ne biasimerebbono, sare'ne riputato avaro, e per tanto sarebbe non buona masserizia non vestirli bene.
LIONARDO Come la terresti voi vestita?
GIANNOZZO Pur bene: civili vestimenti, sopratutto puliti, atti e bene fatti; colori lieti, aperti quali piú s'afacesse loro; buoni panni. Questi frastagli, questi ricami a me piacquono mai vedelli, se non solo a' buffoni e trombetti. In dà solenni la vesta nuova, gli altri dà la vesta usata, in casa la vesta piú logora. Le veste, Lionardo mio, onorano te. Vero? Onora tu adunque, onora le veste. E soglio io porre mente, e parmi qui non s'abbia quanto merita riguardo; e benché potrebbe parere ai larghi e spendenti uomini cosa da non ne fare troppa stima, pure egli è cosÃ: il cignere la vesta fa due mali, l'uno che il vestire pare meno ampio e meno onorevole, l'altro si vede che il cinto lima il panno e bene subito arà stirpato il pelo, tale che tu arai la vesta per tutto nuova, solo nel cingere sarà consumata e vecchia. Non si vogliono adunque cingere le belle veste, e voglionsi avere le belle veste, perché ove elle onorano te molto, tu il simile riguardi loro.
LIONARDO Vestiresti voi cosà tutta la famiglia ornata di belle veste?
GIANNOZZO Vedi tu, sÃ, bene, a ciascuno secondo se gli richiedesse.
LIONARDO E a quelli i quali si riducessono con voi in casa, donaresti voi il vestire quasi in premio?
GIANNOZZO Sarei sà bene con questi ancora liberale, ove io gli vedessi amorevoli e diligenti verso di me e verso de' miei.
LIONARDO Per premiarli, stimo, cosà faresti.
GIANNOZZO E anche per incitare gli altri e meritare da me quanto quelli buoni avessino ricevuto. Niuna cosa sarà tanto molto atta e utile a rendere bene modesta, costumata e officiosa tutta la famiglia, quanto onorando e premiando e' buoni, però che le virtú lodate crescono negli animi de' buoni, e nelle menti de' non cosà buoni incendono gli altrui premii e lode voluntà di meritare con simili opere e virtú.
LIONARDO Piacemi, e dite bellissimo. Cosà certo confesso essere. Ma a vestire la famiglia onde soppliresti voi? Venderesti voi e' frutti della possessione?
GIANNOZZO Se quelli m'avanzassino, perché non mi dovessi io farne danari, e in altro spenderli quando bisognasse? Sempre fu utile al padre della famiglia piú essere vendereccio che compraiuolo. Ma sappi che alla famiglia tutto l'anno accaggiono minute spese per masserizie e aconcimi e manifatture; e cosà non raro ti sopravengono dell'altre maggiori spese, delle quali tutte quasi le prime sono il vestire. Cresce la gioventú, apparecchiansi le nozze, anoveransi le dote, e chi a tutte volesse colla sola possessione satisfarvi, credo io, non li basterebbe. Però farei d'avere qualche essercizio civile utile alla famiglia, commodo a me, atto a me e a' miei, e con questo essercizio guadagnando di dà in dà quanto bisognasse sopplirei; quello che avanzasse mi serberei per quando accadessino maggiori spese: o servirne la patria, o aiutarne l'amico, o donarne al parente, o simili, quali tutto il dà possono intervenire, spese non piccole, non da nolle fare, sà perché sono dovute, sà perché sono piatose, sà anche perché acquistano amistà , nome e lodo. E a me molto piacerebbe a quello modo avere ove ridurmi, e dove contenessi e' miei giovani non scioperati e non oziosi.
LIONARDO Quale essercizio prenderesti voi?
GIANNOZZO Quanto potessi onestissimo, e quanto piú potessi a molti utilissimo.
LIONARDO Forse questo sarebbe la mercantia?
GIANNOZZO Troppo, ma, per piú mio riposo, io m'eleggerei cosa certa, quale di dà mi vedessi migliorare tra le mani. Forse farei lavorare le lane, o la seta, o simili, che sono essercizii di meno travaglio e di molto minore molestia, e volentieri mi darei a tali essercizii a' quali s'adoperano molte mani, perché ivi in piú persone il danaio si sparge, e cosà a molti poveri utilità ne viene.
LIONARDO Questo sarebbe officio di grandissima pietà , giovare a molti.
GIANNOZZO E chi ne dubita? Massime faccendo come vorrei io si facesse, ché arei fattori e garzoni miei, né io porrei mano piú oltre se non a provedere e ordinare che ciascuno facesse il debito suo, e a tutti cosà comanderei: siate con qualunque si venga onesti, giusti e amichevoli, con gli strani non meno che con gli amici, con tutti veridici e netti, e molto vi guardate che per vostra durezza o malizia mai alcuno si parta dalla nostra bottega ingannato, o male contento; ché, figliuoli miei, cosà a me pare perdita piú tosto che guadagno, avanzando moneta, perdere grazia e benivolenza. Uno benevoluto venditore sempre arà copia di comperatori, e piú vale la buona fama e amore tra' cittadini che quale si sia grandissima ricchezza. E anche comanderei nulla sopravendessino superchio, e che, con qualunque o creditore o debitore si contraesse, sempre loro ricorderei con tutti stessino chiari e netti, non fossoro superbi, non maledicenti, non negligenti, non litigiosi, e sopratutto alle scritture fussono diligentissimi. E in questo modo spererei Dio me ne prosperasse, e aspetterei acrescermi non poco concorso alla bottega mia, e fra' cittadini stendermi buono nome, le quali cose non si può di leggieri giudicarne quanto col favore di Dio e colla grazia degli uomini di dà in dà faccino e' guadagni essere maggiori.
LIONARDO E' fattori, Giannozzo, spesso sono poco solliciti, e raro cercano fare prima l'utile vostro che il suo proprio.
GIANNOZZO E io per questo sarei diligente in tôrre fattori onesti e buoni, e apresso vorrei molto spesso conoscere e rivedere persino alle minime cose, e qualche volta, benché io sapessi ogni cosa, di nuovo ne ridomanderei per parere piú sollecito. Non farei cosà per monstrarmi suspizioso troppo o sfidato, ma per tôrre licenza a' fattori d'errare. Se 'l fattore vederà niuna cosa a me essere occulta, stima che vorrà meco essere sollicito e veritiero; e volendo essere il contrario non poterebbe, però che, io spesso riconoscendo le cose, non potrebbono gli errori invecchiarmi tra le mani, e dove fosse cadutovi errore alcuno, se non oggi, domani subito si rinverrebbe, e non fuori di tempo si gli rimedierebbe. E se cosa fosse ascosa sotto qualche malizia, credi che spesso razzolandovi e ricercandovi di leggieri si scoprirebbe. Dicea messer Benedetto Alberti, uomo non solo in maggiori cose della terra, in reggere la repubblica prudentissimo, ma in ogni uso civile e privato savissimo, ch'egli stava cosà bene al mercatante sempre avere le mani...
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