[Pagina precedente]...iacchè ??? e silva essendo nominativi non hanno inflessione veruna. Ed aggiungete ancora, prima di divenir selva in italiano, giacchè la radice di questa parola italiana è parimente quell'hulh, e così tutte le più moderne parole che giornalmente oggi si parlano, hanno la loro antichissima, e per lo più irreconoscibilissima radice nelle lingue primitive.
Queste non sono etimologie stiracchiate, nè sogni, benchè etimologie lontanissime. E non volendoci prestar fede, perciò solo che sono lontane, e che a prima vista non si scorge somiglianza fra hulh e silva, non si creda di mostrarsi spirito forte, ma ignorante d'archeologia, di filologia, e della storia naturale degli organi umani, de' climi ec. come pur della storia certa e chiara di tante altre parole e lingue, similissima a questa; [1281]come di quelle stesse parole italiane che si sa di certo esser derivate dall'Arabo, dal greco, e dallo stesso latino, e che pur tanto hanno perduto della loro prima fisonomia, (in tanto minor tempo e varietà di casi) ed appena si possono ridurre alla loro origine. Giacchè ci sono due generi d'incredulità , l'uno che viene dalla scienza, e l'altro (ben più comune) dall'ignoranza, e dal non saper vedere come possa essere quello che è, conoscer pochi possibili ec. poche verità e quindi poche verisimiglianze ec. non saper quanto si stenda la possibilità . (V. p.1391. fine.)
Se dunque non m'inganno, abbiamo trovato una radice primitiva, o prossima alla forma primitiva, dico hulh o hilh. Sarebbe tanto curioso quanto utile il ricercare questa parola, se esistesse, o altra che le somigliasse, nelle lingue straniere, principalmente orientali, da cui pare che derivassero antichissimamente le lingue occidentali, come pure le nazioni, le opinioni, i costumi, e che in somma l'oriente fosse abitato prima dell'occidente. Gli studi e le scoperte che i moderni negli ultimi tempi hanno fatte, e vanno facendo anche oggi nelle antichità orientali, pare che sempre più confermino questa proposizione (già conforme al Cristianesimo, e alle antiche tradizioni pagane) della maggiore antichità dell'oriente rispetto all'occidente, o almeno della società e civiltà orientale, generalmente parlando. Converrebbe consultare specialmente le lingue indiane.
Le lingue selvagge sarebbero anche adattate a queste ricerche, essendo verisimilmente le meno lontane dallo stato primitivo, come lo sono quelli che le parlano.
Ma prima d'istituire tali ricerche bisogna fare un'ultima osservazione in questo proposito. Finora non abbiamo considerato che le variazioni nella forma esteriore di detta radice. Bisogna osservare anche quelle del significato. ???? non significa solamente [1282]selva, ma anche materia, materiale sostantivo ec. v. i Lessici. Anzi questo si pone per significato proprio d'essa parola. Quindi ylgnh, hiuli presso i Rabbini significa materia o materia prima, termine filosofico. V. Johannis Buxtorfii Lex;. Chaldaicum Talmudicum et Rabbinicum alla radice (fittizia) ]yh, Basileae 1640. col.605 fine-606. Dove è notabile il modo nel quale è imitato il suono dell'? greco, o u francese; cioè con due i ed una u; dal che 1. si conferma quello che ho detto p.1279. che i greci consideravano detta lettera più come una i che come una u, 2. apparisce che l'antica pronunzia dell'? greco durava ancor dopo trasformata quella dell'e lunga ?, in i; giacchè l'? di ??? è espresso in questa parola rabbinica per la i lunga. Del resto la radice ]yh è mal formata dal Lessicografo, giacchè manca del lamed, lettera radicalissima nella voce surriferita. Si vede pure che conservavasi ancora l'aspirazione nella voce ???, giacchè la He non ad altro oggetto che di rappresentar l'aspirazione, fu posta dai rabbini in detta voce. ???? significa anche particolarmente legna o legname, o legno in genere. Così pure silva (v. Forcellini), altra prova dell'affinità di questo vocabolo col vocabolo greco. Non saprei dire, nè monta per ora assai, il ricercare quale dei detti significati fosse il primitivo, se quello di selva, o di legna, o di materia o materiale ec. Anche negli Scrittori latino-barbari si trova Silva per Lignum, Materia. V. il Glossar. del Ducange. Vedilo anche in Hyle, e quivi pure il Forc.
Bensì è curioso l'osservare che presso gli spagnuoli madera, lo stesso che materia, che i nostri antichi italiani dissero anche matera, non significa oggi altro che legno generalmente o legname. E presso i francesi è noto che bois significa tanto bosco o selva quanto legno in genere. V. i Diz. francesi, e la Crusca in selva, bosco, foresta, materia ec. se ha nulla in proposito. Anche fra noi poeticamente si direbbe molto bene selva ec. per legna ec. come presso a' poeti latini.
Si potrebbe dunque e dovrebbe ricercare nelle lingue orientali ec. la radice hulh o hilh, non solo in [1283]senso di selva, ma anche di materia, di legno, o legname ec. e in qualsivoglia di questi si ritrovasse, servirebbe ugualmente di conferma al nostro ragionamento.
(2-5. Luglio 1821.). V. p.2306.
Alla p.1270. Anche dopo fatta la meravigliosa analisi de' suoni articolati pronunziabili in una intera favella, e concepito il portentoso disegno di esprimergli ad uno ad uno e rappresentargli nella scrittura; e in somma trovato l'alfabeto; si dovè provare tanta difficoltà nell'applicazione, quanta se ne prova sempre passando dalla teorica alla pratica. Anzi si può dire in genere che lo scrivere una lingua non mai stata scritta era lo stesso che applicar la teorica alla pratica. Difficoltà , inconvenienti, disordini infiniti dovettero comparire nelle prime scritture. Gli alfabeti, come tutte le cose umane, e massime così difficili e sottili, durarono per lunghissimo tempo imperfetti. Cioè l'analisi dei suoni non fu potuta fare perfettamente, se non dopo lunghe serie di esperienze e riflessioni. Non potè detta analisi arrivar subito ai suoni intieramente elementari. Quindi segni inutili e soprabbondanti per una parte, mancanze di segni necessarii per l'altra. Quindi sistema peccante di poca semplicità e di troppa semplicità . Gli archeologi possono facilmente vedere e notare, e notano i progressi dell'alfabeto sì presso una medesima nazione, sì passando ad altre nazioni, come fece. Certo è però che i primissimi alfabeto dovettero essere molto più imperfetti di quegli stessi imperfettissimi e primi che conosciamo, e che essi dovettero lungo tempo durare in quella o simile imperfezione, e quindi tanto più contribuire ad alterare la lingua scritta, la lingua comunicata alle altre nazioni e tempi ec. Quante parole che si distinguevano ottimamente nella pronunzia, si dovettero confondere nella scrittura. O si cercò allora di distinguerle in modi arbitrarii, o lasciandole così indistinte, le proprietà , i significati, le origini delle parole si [1284]vennero a poco a poco a confondere. Nell'uno e nell'altro caso vedete quanto la necessaria imperfezione delle prime scritture (e per prime intendo quelle di parecchi secoli) debba aver nociuto alla perfetta conservazione delle primitive radici, averle svisate di forma, confusine i significati ec. ec. Così discorrete degli altri inconvenienti che derivarono dalle imperfezioni degli alfabeti, e degli effetti che questi inconvenienti dovettero produrre sulle parole.
Ma anche senza considerare nei primitivi alfabeti, o alfabeto, veruna imperfezione, ripeto che l'applicare le parole pronunziate ai segni allora inventati, dovè necessariamente patire le stesse difficoltà , che si patiscono nel discendere dalla teorica alla pratica. Osserviamo i fanciulli che incominciano a scrivere, ancorchè sappiano ben leggere; ovvero gl'ignoranti che sanno però ben formare tutte le lettere, e scrivono sotto la dettatura. Quanti spropositi derivati dalla poca pratica che hanno di applicare quel tal segno a quel tal suono, e di analizzare la parola che odono, risolvendola ne' suoni elementari, per applicare a ciascun suono elementare il suo segno. (Notate ch'essi adoprano un alfabeto proprio fatto della lingua in cui scrivono, ed i segni propri e distinti di quei suoni precisi che debbono rappresentare). Appena riescono essi a copiar bene, cioè trasferire non da suono a segno, ma da segno a segno. Così i fanciulli principianti di scrittura, se hanno da scrivere sotto dettatura, o scrivere senza esemplare sotto gli occhi, quelle parole che pensano. Così anche gli uomini fatti, e che sanno ben parlare, ma non avvezzi a scrivere o leggere, ommettono, traslocano, cambiano, aggiungono tante lettere, fanno la loro parola scritta così diversa dalla parlata, ch'essi stessi si vergognerebbero di pronunziar la loro scrittura nel modo in cui ella giace. Ma essi credono che corrisponda alla pronunzia. V. p.1659. Lo scrittore che scrive [1285]traslatando nella carta le parole che la mente gli suggerisce, scrive sotto la sua propria dettatura. Quanto dunque dovè tardare prima di perfezionarsi nel rappresentare con segni ciascun suono che concepiva! E gl'infiniti errori prodotti dalla necessaria imperizia de' primi scrittori, dovettero perpetuarsi in gran parte nelle scritture, e confondere e guastare non poche parole, le loro forme, i loro significati, ec. (E ricordiamoci che le lingue antiche ci sono pervenute per mezzo della sola scrittura.) Lascio il noto costume antico di scrivere tutte le parole a distesa senza nè intervalli nè distinzioni, punteggiature (di cui l'Ebraico manca quasi affatto) ec. il che ognun vede quante confusioni e sbagli dovesse produrre. Così dite degli altri inconvenienti della paleografia, gli effetti de' quali nelle lingue colte ec. furono maggiori che non si pensa. Lo vediamo anche nei Codici scritti in tempi dove l'arte della scrittura era già di gran lunga completa. Vediamo dico quanti errori, quante sviste perpetuate in un'opera ec. dove suda la critica, e molte volte non arriva a correggerle, e molte altre neppur se n'accorge ec. ec. V. p.1318. Da tutte le quali cose apparisce che le lingue primitive dalla sola applicazione alla semplice scrittura, senza ancor punto di letteratura, dovettero inevitabilmente ricevere una somma alterazione e sfigurazione, e travisamento.
Incorporiamo queste osservazioni coi fatti. Pare che le lingue orientali fossero le prime del mondo. Certo è che gli alfabeti occidentali vennero dall'oriente, e quindi orientali furono i primi alfabeti, e orientale dovette essere il primo inventore dell'alfabeto. Ora gli alfabeti orientali mancano originariamente de' segni delle vocali. Questo pare strano. Nell'analisi de' suoni articolati pare a noi che le vocali, come elementi in realtà principali, debbano essere i primi e più facili a trovarsi. Molti Critici vogliono forzatamente ritrovar le vocali ne' primitivi alfabeti d'Oriente. Ma consideriamo la cosa da filosofi, e vediamo quanto il giudizio nostro [1286]che siamo sì avvezzi e pratici dell'analisi de' suoni articolati, fatta e perfetta da sì lungo tempo, differisca dal giudizio del primo o dei primi, che senza alcuna guida e soccorso concepirono questa sottilissima e astrusissima operazione.
Benchè le vocali sieno i primi suoni che l'uomo pronunzia, (anzi pure la bestia) e il fondamento di tutta e di tutte le favelle, certo è peraltro, chi le considera acutamente, ch'elle sono suoni più sottili; dirò così, più spirituali, più difficili a separarsi dal resto de' suoni, di quello che sieno le consonanti. Noi chiamiamo così queste ultime, perch'elle non si reggono da se, ed hanno bisogno delle vocali, ed i greci le chiamavano similmente ???????? quasi convocali. Questo ci par che dovesse menare per mano al ritrovamento immediato de' suoni vocali, nella ricerca de' suoni elementari; e questo per lo contrario fu quello che impedì e dovette naturalmente impedire la prima analisi della favella, di arrivare sino a questo punto. Le vocali furono considerate come suoni inseparabili dagli altri suoni articolati; come suoni quasi inarticolati; come parti inesprimibili della favella, parti sfuggevoli, e incapaci d'esser fissate nella scrittura, e rappresentate separat...
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