[Pagina precedente]... modestissime meraviglie... (prendendo per mano il Falconi che stava per offrire il braccio a Lucrezia). Il cavaliere gliene farà gli onori.
FALCONI (piano e dispettoso). Ah! È così che intendete la libertà !
CONTESSA (piano e sorridendo). È così che voi intendete la devozione?
FALCONI (c.s.). Ma questa è schiavitù del Kentucky!
CONTESSA (c.s.) Dove starebbe il vostro merito altrimenti?
FALCONI (alla Merelli, offrendo il braccio con mala grazia). Signora!...
SIG.RA MERELLI (prendendo dell'istessa guisa). Grazie!... Ma, commendatore!... Mi sembra che anche voi desideravate vederla questa benedetta uccelliera!... (sottovoce e con stizza) A meno che non preferiate farvi indicare la sala da pranzo dalle belle cameriere!...
GAUDENTI (seguendola tutto confuso). È vero... è verissimo... Faccio le mie scuse... Credevo che fosse ora... Ho avuto torto. (via).
SCENA VII
La contessa, Lucrezia, Paolo ed Alberto.
CONTESSA Lucrezia, che cosa c'è di bello in quel giornale?
LUCREZIA La musica di una graziosissima ballata tedesca.
CONTESSA Se vuoi provarla di là c'è il pianoforte. Il signor Giliotti, (presentandolo), è un distinto pianista, a quel che me ne dissero, e l'aiuterà (Lucrezia ed Alberto si salutano). Anzi, a proposito di musica, ne ho della nuovissima che Ricordi mi mandò l'altro giorno: Don Carlos e Dinorah. (suona il campanello e a Tonio che esce dal padiglione) Dite a Carolina che rechi sul pianoforte la musica che mi giunse ieri l'altro. Poscia andate ad aspettare la signorina Landi al cancello. Tarderà poco a venire. (Tonio rientra nella pagoda, poscia attraversa la scena e va via dal viale a sinistra).
LUCREZIA (ad Alberto). È la mia parte di libertà che mi vien data, signore, forse a spese della sua.
CONTESSA Procuro di farvi sembrare meno lunghe le ore che vi condanno a passare in casa mia.
ALBERTO (dando il braccio a Lucrezia). Davvero che sono un condannato invidiabile! (entrano nella pagoda).
SCENA VIII
La contessa e Paolo.
CONTESSA (sfogliando un libro). Ah!. siete ancora qui, signore?
PAOLO Vi rincresce?
CONTESSA No... (ironica) Ma davvero che per un promesso sposo voi siete originale!
PAOLO Contessa...
CONTESSA (sempre con sfumatura d'aria ironica). Vi confesso che se il mio fidanzato mi trattasse colla vostra indifferenza io non vorrei saperne mai più!... Ho dovuto pregare quel signore di accompagnare la Lucrezia!...
PAOLO Codesti frizzi mi dicono che la Signora Merelli ha chiacchierato.
CONTESSA (c.s.). In famiglia però... qui, fra di noi...
PAOLO Tanto meglio. Ciò mi risparmia molti imbarazzi per intavolare un colloquio decisivo... forse ultimo...
CONTESSA (c.s.). Mio Dio, signore! Il nostro prende una certa aria di solennità che quasi mi fa paura!
PAOLO Contessa, vi prego di ascoltarmi seriamente... per la prima volta almeno!
CONTESSA (c.s.). Ma io ascolto, signore.
PAOLO Sì, e vero... Ho molto sofferto... Ho pensato che bisognava far qualche cosa per strapparmi da quell'inferno!...
CONTESSA (c.s.). Prendendo moglie?
PAOLO Sì...
CONTESSA (c.s.). Tanto meglio!
PAOLO Ah!... signora!...
CONTESSA Tanto peggio allora! Che volete che io vi dica?
PAOLO Ditemi pazzo... ditemi vile, che vi ho amato sino a non vedere che non avete né cuore, né...
CONTESSA (dignitosa). Non potete dire però che io non abbia della bontà ... molta bontà ... per ascoltarvi come faccio.
PAOLO Oh, perdonatemi, perdonatemi!... È quel povero cuore che delira!
CONTESSA Parliamogli del vostro matrimonio!...
PAOLO Del mio matrimonio!... In quel pasticcio che il commendatore Gaudenti ha manipolato d'accordo colla Merelli io non ci ho avuto altra parte che quella della collera, del dispetto e della gelosia!
CONTESSA (c.s.). Ecco una felicità domestica che non ha basi molto ridenti!
PAOLO È vero!... e spesso mi sono domandato se non è una viltà ... se non è una colpa... quella di far vittima delle mie passioni una giovanetta... che stimo, che è degna di essere stimata!... perché quando diedi il mio assenso a cotesto matrimonio io non avevo testa... avevo perduto la mia ragione... avevo addosso tutte le febbri, tutte le furie... Voi mi avevate spezzato il cuore, a me innamorato, cieco, pazzo di voi!... Cercai del commendatore e dissi di sì!
CONTESSA (c.s.). Faceste malissimo. Avreste dovuto prendere un bagno e andare a letto.
PAOLO (con amaro sarcasmo). Ohimè, contessa! non era soltanto una questione di nervi!
CONTESSA Mio Dio! non esageriamo. Il cuore lasciamolo lì. Gli fate cambiar di padrone con tanta disinvoltura!
PAOLO (c.s.). Che volete, era stanco di essere accarezzato colle unghie!
CONTESSA No; no, mio caro, ché io vi stimo troppo, malgrado le vostre eccentricità ... e mi pare anche di avervelo provato.
PAOLO (c.s.) Alla vostra maniera... strascinandomi fra la turba dei vostri adoratori!
CONTESSA Non potete dire di essere stato in cattiva compagnia.
PAOLO (c.s.). Oh, tutt'altro!... Il fiore della buona società !... Ma io sono un zotico! Preferivo di esser solo!
CONTESSA Avete torto a lagnarvi se siete stato il preferito... e vi rendo codesta giustizia che voi meritate la preferenza. Tutt'altri al vostro posto me ne sarebbe stato gratissimo; voi me ne ringraziate con un'esagerazione d'egoismo... Confessate che sarebbe stato molto più semplice mettermi alla gola il coltello del matrimonio...
PAOLO (c.s.). Oh, contessa!... Io non avrei osato!...
CONTESSA (con grazia ma ironica). Non avreste avuto che un torto e un difetto: siete avvocato, e non appartenete al Jockey-Club... A voi si può dirlo, ché siete un uomo di spirito... Ma per un uomo di spirito non avete fatto troppo onore alla vostra riputazione. Se il domani di una cattiva accoglienza tutti gli innamorati dovessero prender moglie!... Voi vi ammogliate per dispetto, e prendete la peggiore delle risoluzioni. Credetemi, il dispetto è cattivo consigliere.
PAOLO Sarà forse il solo caso che avrà consigliato il meglio.
CONTESSA (con ironica freddezza). Ammogliatevi allora.
PAOLO Sì, ho la pazzia di credere ancora al cuore, e voglio farne l'esperimento.
CONTESSA (c.s.). Badate però, che tali esperimenti sono pericolosi! Ma il matrimonio è un rimedio eroico; forse vi guarirà .
PAOLO Guarirò, contessa!
SCENA IX
Alberto e detti.
ALBERTO (sorridendo). Sei dunque malato, Paolo?
PAOLO Malattia di cuore. Passerà .
CONTESSA No, è alla testa: è l'amore ridotto ad emicrania. Lo guarisca, signor Giliotti.
ALBERTO Malattia grave! Ci vuole altro medico!
CONTESSA Ne conosco qualcuno che non dubita punto della guarigione. Dov'è la signorina Merelli?
ALBERTO L'ho lasciata alle prese con una difficoltà di Meyerbeer.
CONTESSA Vado a raccomandarle il mio infermo. Ah! noi donne non disperiamo giammai! (via).
SCENA X
Alberto e Paolo.
PAOLO Ti dico ch'è malattia ridicola... malattia indegna di un uomo che si rispetti... malattia leggiera come quella donna che n'è la causa.
ALBERTO Ah! c'entra un poco quella donna?
PAOLO È una civetta e nulla più! Ti lusinga con tutti i mezzi, ti fa ardere il cuore ed i sensi... e poi ti ride in faccia!
ALBERTO Bisogna ridere con lei.
PAOLO Lo faresti tu con l'Adele?
ALBERTO (vivamente). Che!
PAOLO Anch'io amavo colei come tu ami la Landi!
ALBERTO Non è vero!
PAOLO Alberto!
ALBERTO Non è vero! Poiché non mi vorrai far credere che tu sii l'ultimo degli uomini!
PAOLO Alberto, perdio!
ALBERTO Oh, non andare in collera. Quella donna ti ha riso in faccia e sei ancora qui!... e dici d'amarla!...
PAOLO Hai ragione. Bisogna vendicarsi!... Bisogna...
ALBERTO Non esagerare. Di che ti vendicheresti? Accendi un sigaro piuttosto e dalle la mano per andare a tavola. Fra un bicchiere e l'altro entrambi converrete di aver avuto torto prendendo sul serio un cattivo scherzo.
PAOLO Poeta!
ALBERTO Dimmi poeta acciò io non vi dica matti. Sì, matti, che vi formate un dolore di una cosa ridicola... e credete che il vostro cuore deliri quando siete ebbri di sciampagna... e parlando d'amore gettate un'occhiata allo specchio... e prendete in tutta buona fede il benessere di un'eccellente digestione per la febbre del cuore...
PAOLO Alberto, tu ridi di tutto!...
ALBERTO Io rido delle cose ridicole, perché gli altri ridono di me, dei miei sogni e delle mie follie. Tu hai amato una donna che divideva a bricioli, fra te e dieci altri, il suo cuore, il suo sorriso, le sue promesse... Tu l'hai amata, un giorno, sei mesi, non hai ucciso nessuno di quelli che ti rubavano una parte di quel cuore, la tua parte di paradiso, non ti sei fatte saltare le cervella... e in un momento d'egoismo l'accusi di una colpa che hai accettato, che hai subito, che hai diviso anche tu... Chiami civetta colei che può dirti merlo!... Matto! matto! tre volte matto! Te lo dice chi è più matto di te... ed ha amato dei mesi, dei lunghi mesi una donna che non lo conosce, che non si cura di lui, che non sa ch'egli esiste, che l'ha seguita per ogni dove, a Milano, a Firenze, qui, che passa le notti sotto le sue finestre, che un suo sguardo gli mette il paradiso nel cuore e la sua voce la febbre nel sangue... Se tu sapessi quello che passa nel mio cuore... ora che l'aspetto, che le sarò vicino, che le parlerò!... Senti... è qualcosa che mi fa paura!... Matto! Matto! più di te!... Oh, dammi retta, amico mio: prendi moglie e metti pancia; è il segreto della vita.
PAOLO Sì, sposerò Lucrezia; non fosse altro per fare arrossire quella civetta sotto lo sguardo puro di una giovanetta... che amerò!
SCENA XI
Il cavalier Falconi e detti.
FALCONI Caro signor Avellini, mi permetta che io sia il primo a congratularmi con lei della sua buona fortuna. In tutta Toscana non avrebbe potuto fare scelta migliore.
PAOLO (sorpreso e freddo). Signore...
FALCONI Via, via, mio caro, mi perdoni se non ho saputo serbare il segreto per esprimerle tutta la mia soddisfazione... Sono amico di casa... ho l'onore di essere intimissimo della signora Merelli... anzi sono stato tanto fortunato da darle il braccio per una mezz'ora... finché il commendatore Gaudenti ebbe la bontà ... volle per forza che io gli cedessi il piacere... (piano) A proposito del commendatore, apra bene gli occhi nello stendere il contratto di nozze... altrimenti il commendatore gliela fa...
PAOLO (risentito). Signore!
FALCONI Eh! so io quello che dico. La signora Merelli ha ancora dei grilli pel capo, malgrado la sua età ... e quel caro commendatore aspira maledettamente ad un canonicato... fosse anche per mezzo di un matrimonio... Mi perdoni... Ho parlato perché nutro una sincera stima per lei. Noi saremo amicissimi; il cuore me lo dice.
PAOLO (c.s.). Grazie.
FALCONI Ho avuto sempre una gran simpatia per lei... Proprio! Ci conosciamo da un pezzo in casa della contessa!... ed ora che una fortunata combinazione... Sarei felicissimo di provarle...
SCENA XII
La contessa, Lucrezia e detti: indi Tonio.
CONTESSA Non gli proverete nulla, cavaliere; il nostro Avellini è in un accesso di spleen.
PAOLO (con ironica galanteria). Che dite mai?... Vicino a voi!...
CONTESSA (ironica). Cortigiano!... Vi metterò alla prova, giacché il mio regno sta per tramontare; è arrivata la regina... (vedendo venir Tonio dalla sinistra) ecco l'araldo!
TONIO La signora Landi!
CONTESSA Viva la regina!
FALCONI Vivano le regine!
SCENA XIII
Adele Landi, la Signora Merelli, il comm. Gaudenti dal viale a sinistra e detti.
ADELE Grazie del suo invito, contessa! Glielo dico venendomi a mettere francamente fra i suoi vecchi amici.
CONTESSA Madama, io la ringrazio di esser venuta pei miei amici, che avrò l'onore di presentarle, e per me! La signora Merelli e madamigella Lucrezia sua figlia (presentandole).
ADELE Ebbi già la fortuna d'incontrare la signora Merelli, e mi congratulo con la madre di una così bella signorina (inchinandosi a Lucrezia).
CONTESSA Il signor Avellini, avvocato distinto, presto... (accennando Lucrezia con lieve tinta d'ironia) sposo fortunato.
ADELE Signor avvocato, spero di non aver mai bisogno di lei. Ma chissà ?... In ogni evento mi rammenterò che ella è fortunato, e che sa benissimo perorare le cause che le stanno a cuore.
PAOLO (quasi con amarezza). Io t...
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