[Pagina precedente]... mi dicono bella... perché ho calcato le tavole del palcoscenico... Ho il peccato dell'arte!... Mi aiuti! Che bisogna fare?
PAOLO Coraggio! Se gli onesti non avessero il conforto che la menzogna ha corta vita... e in questo caso è così facile la giustificazione!...
ADELE (vivamente e con dignità ). Che!... scendere a delle giustificazioni!... Io!...
PAOLO No. Basterà semplicemente mettere alla porta il Falconi. Chi ieri dubitava ancora della falsità delle sue millanterie così oggi dovrà esserne convinto.
ADELE Ma che potrò fare per disarmare la malignità che sogghignerà della cavalleria di... di colui che prese le mie difese?... Anche pochi momenti or sono, in questo istesso luogo, io ho sentito sbattermi sul viso, però senza comprenderle, le più oltraggiose allusioni ad un amore romanzesco che io avrei ispirato... romanzesco tanto che dava occasione ad un'adulazione ironica, pungente come uno spillo... Le mie amiche... e ne ho molto di queste, rideranno dietro il ventaglio, parlando dell'eroico difensore che passa le notti sotto le mie finestre prima di andare a battersi... Oh! questo mi è stato detto signore! Mi è stato detto in faccia, qui, in questo istesso luogo!... Quelle allusioni, quei sarcasmi, quegli epigrammi erano a me diretti... e naturalmente si pensava che la devozione di quell'uomo... non dev'essere senza compensi...
PAOLO Ahimè, signora! Nulla potrebbe fare per disarmare la malignità di coteste amiche che son gelose della sua bellezza, che le invidiano il suo romanzo. Ella ha un gran torto! Son ferite nella loro vanità , sono umiliate nella loro civetteria... Si vendicano!
ADELE Ma è un'infamia!
PAOLO Esse risponderebbero invece che è anche un'infamia quella di offuscarle colla bellezza e di involar loro, anche senza volerlo, gli omaggi di adoratori su cui avevano esse gettato gli occhi... Di coteste amiche tanto scandolezzate ne conosco una che sarebbe felicissima di compromettersi in modo orribile per quel matto poeta che per le sue stravaganze è diventato un oggetto di curiosità ...
ADELE La contessa!... colei!...
PAOLO E cento altre.
ADELE Gelosa!... Gelosa di me!... di me che non conosco colui... e non me ne curo...
PAOLO Tanto meglio! La Contessa che se n'è curata tanto non ha potuto avere la soddisfazione di vedersi ringraziare delle sue sollecitudini!
ADELE (dopo aver meditato un istante). Questo duello non si farà ! No!... Voglio vedere quest'uomo!!...
PAOLO Perché? Sarebbe inutile.
ADELE No, signore, non sarà inutile! È necessario che io lo veda, che gli parli!... Quest'uomo che ha un cuore così nobile... comprenderà ... che bisogna risparmiarmi un'altra calunnia... e forse un rimorso...
PAOLO Non verrà .
ADELE Perché?
PAOLO Non saprei dirlo... Bisogna indovinarlo quell'uomo... È così eccentrico, ma nello stesso tempo tanto orgoglioso... e quando saprà ...
ADELE Non gli dica nulla... Non gli dica che so tutto... Prenda un pretesto qualunque... Gli dica quel che vuole... Ma che venga!... che venga subito!
PAOLO Signora...
ADELE (con vivacità ). Ma non capisce che questo duello è un'infamia, un delitto, una cosa orribile!... che io devo fare tutto il possibile per impedirlo!... Che quell'uomo l'ucciderà !...
PAOLO Ebbene, signora, verrà .
ADELE Ed ora bisogna che io parli a questo cavaliere... Mio Dio... ma non adesso!... Ho la testa in fiamme! (via dalla destra; Paolo l'accompagna sino all'uscio).
SCENA IX
Paolo; indi Lucrezia, dalla sala da ballo.
LUCREZIA (entra in punta di piedi per vedere se la sua lettera sia ancora nel cappello del commendatore, prendendola). Ah! è ancora qui! (Accorgendosi di Paolo vuole andarsene).
PAOLO (salutando). Madamigella!... vi aspettavo.
LUCREZIA (imbarazzata). Me... signore?
PAOLO Sì, sapevo che avreste dovuto trovarvi qui dopo la prima contradanza.
LUCREZIA (turbata). Chi ve l'ha detto?
PAOLO (mostrandole la lettera che la contessa gli fece trovare nascosta nel cappello). Il vostro biglietto. Permettetemi di considerano come se fosse stato diretto a me, poiché desidero avere cinque minuti di colloquio con voi.
LUCREZIA Ah! (consultando con un rapido sguardo la lettera che si nasconde nel pugno). Ma come?...
PAOLO Voi cercavate del cavalier Falconi... Io vengo diritto al fatto... Perdonatemi se son costretto ad intavolare così bruscamente un colloquio spinoso; ma ho l'abitudine della franchezza, e spero che, almeno stavolta, gioverà a qualche cosa. Non ho il diritto di farvi dei rimproveri; entrambi abbiamo dei torti da perdonarci... e delle rappresaglie a prendere da chi ci tradì... Ecco perché vi stendo la mano e vi dico: Volete aiutarmi a vendicarci entrambi?... Non vi sgomentate. La nostra vendetta non farà del male a nessuno. Noi ci vendicheremo rendendoci felici. La contessa mi direbbe marito filosofo: voi forse mi chiamerete vostro amico. Voi amate il cavalier Falconi, cioè credete di amarlo, e non volete sposarmi per questo: lo so. Anch'io credevo amare una di quelle donne leggiere che hanno bisogno degli omaggi di tutti. Ho veduto che nel cuore di codeste donne c'è troppa vanità per esserci posto ad un affetto sincero. Il cavaliere non vi ama, egli v'inganna e vi tradisce vilmente. Uniamo le nostre mani e vendichiamoci così.
LUCREZIA Signore!...
PAOLO Se non potessi provarvi quello che dico forse passerei ai vostri occhi per un geloso che tenta di supplantare con illeciti mezzi il suo rivale. Invece eccomi semplicemente un amico che vi dice: Facciamo causa comune e prendiamo la nostra rivincita del tradimento di cui siamo state vittime collo stimarci scambievolmente. Io non vi dirò come abbia potuto arrivare a conoscere questa prova, ma il modo in cui l'ho avuta vi farà indovinare la mano di una gelosa rivale. Lucrezia, non vi siete mai domandata quale amore si fosse quello dell'uomo che pur giurandovi di adorarvi vi esorta ad unire il vostro destino a quello di un altro?... Se non l'avete indovinato, meglio per la vostra innocenza! In tal caso quella lettera (indicando la lettera che Lucrezia tiene in mano) vi proverà quale amore sia quello del cavalier Falconi. Non esitate, Lucrezia, leggetela, giacché quella lettera non è la vostra... La vostra eccola qui.
LUCREZIA (quasi senza pensarci, ma con vivacità apre la lettera che ha trovato nel cappello, e che è quella del Falconi alla contessa, vi getta gli occhi e la scorre rapidamente). Ah!... il vile!
PAOLO Queste viltà , nel gergo del bon ton, si chiamano tradimenti galanti.
LUCREZIA (dopo essere rimasta alcuni istanti in silenzio e col viso fra le mani). Signore... voi siete un uomo onesto... e un nobile cuore... Vi giuro che ho avuto sempre la più profonda stima pel vostro carattere... ma dopo questa prova della vostra delicatezza... della vostra generosità ... io ho della gratitudine... della più sincera amicizia per voi... Sì, io sarò vostra amica... ma null'altro... Dopo quello ch'è accaduto io non potrei alzare gli occhi su di voi... senza arrossire... come arrossisco in questo momento. Ritirate la vostra parola, signore... Io porterò la pena della mia leggerezza e della mia irriflessione...
PAOLO Non ritirerò la mia parola, Lucrezia, poiché la nobiltà del vostro cuore mi risponde di esso.
LUCREZIA Ma se accettassi la vostra mano... dopo quella lettera... io sarei l'ultima delle donne!
PAOLO (sorridendo). No. Sarete semplicemente quello che sono state moltissime ottime madri di famiglia alla vigilia del loro matrimonio: l'ultima delle ragazze sentimentali e la prima delle buone mogli.
LUCREZIA (commossa). Oh! Paolo... Come non ho veduto prima d'ora qual nobile cuore sia il vostro?...
PAOLO No, no, madamigella. Io ho forse agito per egoismo. Vi ho dato la mia parola per avere una rivincita qualsiasi da una donna che si faceva giuoco di me... onde non servire più oltre di trastullo alla vanità di una di quelle civette alla moda che amano il lusso degli adoratori come quello dei cavalli. Entrambi siamo partiti da un brutto movente... chissà se a mezza strada la stima reciproca non ci faccia incontrare quell'amicizia sincera e completa ch'è più durevole e forse più simpatica dell'amore istesso? Se credete che un giorno potrò arrivare ad ispirarvi una tale amicizia... allora... lacerate la vostra lettera (dandole la lettera di lei scoperta dalla contessa). Io l'ho dimenticata.
LUCREZIA (gli si accosta esitante, col capo chino e arrossendo gliela restituisce). No... serbatela... affinché io possa provarvi... colla devozione di tutta la mia vita... ch'essa non fu altro che un brutto sogno.
SCENA X
La contessa Baglini al braccio del cavalier Falconi, dalla sinistra.
CONTESSA (con doppio senso ironico). Caro signor Avellini, mi pare che sia tempo di reclamare il vostro ballo. (al Falconi) Cavaliere! Che lo scherzo di cui parlano i vostri amici vi riguardi un pochino?!... No, davvero! Non vi lascerò scappare così facilmente! Miei cari, aiutatemi a trattenere il cavaliere che vuole andarsene... Scommetto che ha paura del vostro scherzo!
LUCREZIA (con ironia). Sarebbe vero, cavaliere? Ma invece quello che vi resti di meglio a fare per sostenere la vostra riputazione di uomo di spirito è di riderne pel primo.
FALCONI (imbarazzato). Signore mie!...
LUCREZIA (c.s.). Perdonateci, cavaliere. Io non vi nominerò i colpevoli, ma intercederò per essi. Voi altri signori del Club avete messo alla moda le scommesse... e noi fummo tentati di scommettere... Una pazzia! Una fanciullaggine!... (con grazia). Guardateci, e scoprirete il reo! La riputazione del vostro spirito sembrava così incontestabile che ci fu chi ebbe il capriccio di metterlo in dubbio, e siccome il vostro lato vulnerabile è la vanità ... (veramente voi non ci avete colpa, poiché le vostre numerose conquiste hanno giustificato la vostra vanità ) così vi si attaccò da quel lato. (piano e con doppio senso ironico accennando alla contessa) Chissà se qualcuno dei colpevoli non si sia prestato allo scherzo per mettere alla prova la vostra costanza? (dandogli la lettera di lui alla contessa, trovata nel cappello invece della sua). Dimenticate lo scherzo e procurate per l'avvenire di non smarrire più i vostri autografi! In quanto a noi... (con grazia, prendendo la mano di Avellini), vi promettiamo di non ridere dell'avventura che fra noi due... accanto al fuoco...
FALCONI (con collera). Io invece vorrei trovare qualcheduno che ridesse onde renderlo responsabile di questo cattivo scherzo!
PAOLO (con ironica calma). Caro cavaliere, se cerca un gerente responsabile di questo scherzo procuri anzitutto di non farlo ridere... poiché uomo che ride è uomo disarmato.
FALCONI (minaccioso). Signore!
SCENA XI
Adele e detti; indi la signora Merelli e il comm. Gaudenti.
ADELE Che c'è? Un altro duello! Ma, cavaliere, ella diventerà il Don Chisciotte dei bagni! Signori, voi conoscete l'avversione che ho per gli spettri rossi o bianchi... (con grazia), i voi siete troppo galanti per far paura ad una donna!
SIG.RA MERELLI Mia cara Lucrezia, il Commendatore casca dal sonno e vuole andarsene ad ogni costo. (ad Adele) Mi rincresce, madama, di dovere abbandonare così presto la sua bella festa.
ADELE Le sarò sempre grata di esserci venuta!
GAUDENTI Oh! Non è propriamente che io abbia sonno... Ma alcuni lavori urgentissimi... Non son padrone del mio tempo!...
SIG.RA MERELLI È verissimo! Sa bene... quella nomina di senatore che ci minaccia!... Tanti lavori... tanti fastidi... tante seccature!
ADELE Le son proprio tenuta del sagrificio che me ne ha fatto... Ma si rammenti sarò più gelosa delle sue occupazioni (con grazia).
GAUDENTI Madama!... Mi confonde!... Proprio!...
SIG.RA MERELLI Eh, chissà !... Non potrei prometterglielo... veramente... Se ci fermeremo ancora qui... Ma non si può dire quello che avverrà da qui ad una settimana... Il commendatore dovrà forse andare a Firenze... a trovare dei Ministri... dei Senatori... che so io?... (piano alla contessa e ad Adele) E adesso che ho quasi collocata la mia bambina... Ci saranno altre novità forse... Si partirà in due coppie... per un viaggio di luna di miele (prendendo il braccio del co...
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