[Pagina precedente]...vi chiedo molto, sapete... Un fiore, un filo d'erba che avrete portato all'occhiello del vostro vestito tutta la giornata per mia memoria...
ALBERTO Così poco!...
ADELE Oh, mio Dio! E vi par poco!... (con dolore). Come siete diventato, Alberto!...
ALBERTO Perché mi dite questo, Adele?
ADELE Perché il cuore non vi ha detto che io indovinerò dove andrete a raccogliere quel fiore per me.
ALBERTO Ma dapertutto dove ne troverò dei più belli!
ADELE (con tristezza). Speravo che aveste pensato semplicemente a quella siepe fiorita, laggiù, presso il mulino, che ci riparò colla sua ombra tante volte e dalla quale voi coglievate quei gentili fiorellini che mettevate colle vostre mani fra i miei capelli.
ALBERTO Ebbene, se ciò vi fa piacere io ci anderò.
ADELE (con amarezza). È inutile giacché il cuore non ve l'ha suggerito!
ALBERTO Ma che!... Voi piangete, Adele!... Per un capriccio!
ADELE Un capriccio!... Oh, perdonatemi! Come son cattiva oggi!
SCENA II
Giulietta e detti.
GIULIETTA La signora Avellini domanda se madama può riceverla.
ALBERTO (con moto involontario di sorpresa). Come!...
ADELE La signora Avellini!... Una visita a me.!... Che ne dite, Alberto?
ALBERTO (imbarazzato). Ma... veramente... non saprei...
ADELE (a Giulietta). Ha chiesto proprio di me?
GIULIETTA Sì, madama.
ADELE Sa che sono in casa?
GIULIETTA Gliel'ha detto il giardiniere,
ADELE (consultando Alberto). Come si fa a non?...
ALBERTO (c.s. e guardando l'orologio)... Ma... io...
ADELE (dissimulando una tinta di amarezza). Forse si fa tardi per voi... Riceverò io quella signora. Non vi fate aspettare.
ALBERTO Grazie... Anzi... per far più presto, anderò via da quella parte (accennando la terrazza). Addio.
ADELE (con tristezza). Addio. (a Giulietta). Fate entrare. (Giulietta via). Ah! Dio mio!
SCENA III
Lucrezia e Adele.
LUCREZIA Madama, io vengo a farle le mie lagnanze! Come! Siamo vicini di campagna da tanto tempo e non ci siamo viste una sola volta!... e senza una fortunata combinazione non avrei saputo che a due passi della nostra brigata d'amici ce n'era un'altra delle amiche che non si curava di cercare di noi, e di farci sapere che esisteva!... Sarebbe in collera con noi? Perché? Non saprei; ma se abbiamo dei torti vengo a scusarmene, e se no vengo a perdonare il suo e ad esigerne riparazioni!... Mentre tutti gli altri corrono alla caccia, io che non mi ci diverto gran che son passata dal suo villino, il suo giardiniere mi ha detto di averla vista su quella terrazza fin dall'alba, quindi non corro rischio di essere importuna che a metà ... e tant'è l'occasione di vederla non ho voluto lasciarmela scappare.
ADELE (tentando dissimulare la sua aria melanconica). Madama, ella è stata troppo buona a rammentarsi di me, e questo solo mi dà torto... Ma vivo così ritirata!...
LUCREZIA Io ho però la pretensione di rompere il suo ritiro. Che vuole? Ho l'ambizione di essere sua amica un po' più delle altre (offrendole la mano). Non vuole?
ADELE Grazie! e di tutto cuore!
LUCREZIA Veramente nella mia amicizia c'è un po' d'egoismo. Vede bene che non mi faccio migliore di quel che sono. Tutti quelli che mi stanno d'attorno sono talmente occupati di sé stessi o degli altri che quando non sono con mio marito mi sento più sola che mai... e la mia felicità si annoia a star sola! (con grazia).
ADELE (con triste sorriso). Oh, ella le procura una ben triste compagnia!
LUCREZIA Come? Non è felice anche lei? Che le manca? (prendendole la mano). Così bella!... Tutto deve sorriderle!...
ADELE (dissimulando la sua tristezza con un sorriso). Mi manca un poco della sua felicità , madama!
LUCREZIA (con grazia). Oh! Io non gliene do davvero! Ne sono avara!... Mi dicono ch'è così capricciosa la felicità !... È vero?
ADELE (con un sospiro). È vero!
LUCREZIA (c.s.). Ma io la tengo pei capelli... Paolo mi aiuta del suo meglio... e un angioletto di sei mesi stende dalla culla le sue manine per aiutarmi anche lui.
ADELE Ella ha ragione di esserne gelosa della sua felicità ... Perché è assai rara.
LUCREZIA Non è vero che la mia è migliore di quella che tentano di darsi gli altri?... Perché certi legami quando non sono di rose son catene da galera.
ADELE (come colpita dolorosamente). Ah!
LUCREZIA Eh! La contessa e il cavalier Falconi lo sanno! Poverini! Si son messi la catena al collo senza avere la menoma stima l'uno per l'altro... prendendosi dal lato peggiore, quello del capriccio e della vanità ... e ora si ingegnano di svincolarsene senza darvi uno strappo, senza fare una graffiatura all'epidermide del loro amor proprio, ch'è assai suscettibile... ciò ch'è difficile... è un vero inferno! Un inferno però mascherato di sorrisi e di parole gentili.
ADELE Una tortura!
LUCREZIA Non è vero? Inferno per inferno preferisco quello che regna tutti i giorni in casa di mia madre dacché ha sposato il commendator Gaudenti. Quelli lì almeno si sfogano in gridori ma non ci sono ipocrisie!
ADELE Ah! il commendatore che sembrava così buono!...
LUCREZIA Non lo è che a tavola. Del resto dacché è diventato il padrone dispotizza in casa, ma, poverino, la paga anche cara: giacché la mamma s'è fitta in capo di esser gelosa di lui!... Sì, sì proprio gelosa!... gelosa come potrei esserla io... come potrebbe esserla lei.
ADELE (con dignità ). Madama, io non ho il diritto di essere gelosa... poiché non ne ho l'occasione...
LUCREZIA Oh!... Mi perdoni!... Non ho inteso...
ADELE (reprimendo un sospiro). Ne son persuasa.
LUCREZIA (sorridendo e porgendole la guancia). La prova.
ADELE (baciandola). Ecco!
LUCREZIA Alla buon'ora!... Ma che ha? Mio Dio!... Avrei avuto la disgrazia di rattristarla coi miei discorsi?...
ADELE (sorridendo tristamente). Ohimè, signora! Si dice che nella vita non ci sia di vero e di duraturo che il dolore... ma, ad ogni modo la felicità dev'essere ben rara e ben fugace se tutti lo dicono!... Ella non ha raccontato che la storia di tutti i giorni, e di tutti... eccetto le rare eccezioni che, come lei, provano non essere un nome vano codesta felicità ... ma bisogna saperla cercare...
LUCREZIA Veramente io non ci ho avuto un gran merito. Me la son trovata fra i piedi... Ma adesso che l'ho trovata non me la faccio sfuggire.
ADELE (con interesse). Come farà ?
LUCREZIA Amerò sempre mio marito.
ADELE Non basta.
LUCREZIA Egli mi amerà sempre.
ADELE Sempre?
LUCREZIA Sì, sempre! In un altro modo, ma sempre. Non sono la madre di suo figlia, la donna che porta il suo nome, l'altra metà della sua famiglia, la sua confidente, la sua amica?
ADELE (tristamente e sopra pensiero). È vero!
LUCREZIA Non saremo due amanti ma saremo la stessa persona. In confidenza, poi, io credo che amarli troppo si guastino codesti signori uomini. Bisogna tenerli a stecchetto, poiché sotto il pretesto di aver più testa di noi donne hanno meno cuore... non ne hanno che un briciolino così... e per giunta hanno il coraggio di fare i prodighi! i generosi... Diventano cattivi, egoisti, ingiusti, stupidi...
ADELE (c.s.). Oh!, mio Dio! come tutto ciò è triste!
LUCREZIA Ma è vero.
ADELE (c.s.). Forse...
LUCREZIA Sì, egoisti, ingiusti e cattivi!... Arriverebbero ad odiarci perché noi li amiamo ancora quando essi non ci amano più!
ADELE (vivamente e quasi con le lagrime agli occhi). Oh! no!... non può essere!... È orribile! Sarebbe un'infamia!
LUCREZIA Non abbiamo il diritto di chiamarla anche così perché essi hanno il privilegio dei grandi paroloni... Però quando si sa prenderli... codesti animali feroci che ci spezzerebbero il cuore senza un rimorso... non romperebbero un riccio di capelli con cui si saprebbe legarli mani e piedi... (con un sorriso maligno) Tutto sta a saperli legare!
ADELE (amaramente e come rispondendo ad un intimo pensiero). A che legarli... legare un cadavere!...
LUCREZIA (c.s.). Non un cadavere, ma un ladro!
ADELE (vivamente e come colpita da quella parola). Non è vero che è un furto, un'infamia, toglierci la pace del cuore, la riputazione, il sorriso, la fede, tutto quello che abbiamo di buono, tutto quello che abbiamo di santo?... Non è furto quando si sa che quell'amore in cambio di che ci lasciamo togliere tutto, non durerà sempre, non potrà darcelo che un giorno... dei mesi, degli anni... ma che non sarà per sempre?... Ma si sa questo?... Quando si dà il cuore si è così felice che si crede quella felicità debba essere eterna! (con scoppio di amarezza) Ah! gli amori eterni! Ci si crede ancora quando l'anima è sazia, stanca... Si ha bisogno di crederci per debito di lealtà e di coscienza!... Ahimè! quando l'amore è morto!... E allora accade qualche cosa di più straziante ancora... le ipocrisie dell'affetto, la menzogna del sorriso, i tentativi, le invocazioni di quell'amore che si cerca con baci disperati da labbra di ghiaccio!... Oh! Dio! Ma morire mille volte!... Ma fuggire, strapparsi dal petto il cuore, l'angoscia, anziché assistere a questo spettacolo!...
LUCREZIA Oh! mio Dio! com'è commossa!... ma che razza di discorsi andiamo facendo!...
ADELE È vero, sarà questo tempo orribile che mi dà sui nervi... (suona), che cattiva giornata... per i cacciatori!
SCENA IV
Giulietta e detti.
GIULIETTA Signora?
ADELE Fate entrare un po' d'aria. Si soffoca qui!... (a Lucrezia sorridendo). E questi benedetti nervi ci fanno dei brutti scherzi!... Come siamo matti e come siamo deboli!... che c'importa di tutti questi discorsi a lei ch'è così felice... e a me... che non ho di che lagnarmi?... (a Giulietta) Piove?
GIULIETTA (dopo aver aperta l'invetriata della terrazza). A momenti sarà un diluvio! Ecco una carrozza con delle signore che scappa a tutta corsa per i primi goccioloni. Viene qui, ha passato il cancello.
ADELE Delle signore!...
GIULIETTA Mi sembra anche di averle riconosciute.
LUCREZIA Saranno le nostre cacciatrici che son cacciate a lor volta dalla pioggia. Mia madre e la Contessa Baglini.
ADELE (imbarazzata). Ah!... da me!... Veramente... sono lietissima... (a Giulietta). Andate a ricevere quelle signore. (Giulietta via).
LUCREZIA (affacciandosi inquieta alla terrazza). Ma i signori cacciatori dove saranno con questo bel tempo?... È un vero finimondo! Glielo avevo pur detto a Paolo di rimandare codesta maledetta caccia ad un altro giorno... Ma nossignore! s'ha a fare il gradasso... anche a rischio di buscarsi una infreddatura e peggio!... Lui! un avvocato!... Mi vuol sentire il signor avvocato!
SCENA V
Giulietta, quindi la contessa Baglini e la signora Merelli.
GIULIETTA La signora Merelli e la contessa Baglini.
CONTESSA Cattiva! cattiva! signora cattiva! (ad Adele) È proprio il caso di dire: Ci volle un temporale!
SIG.RA MERELLI (con ironia e doppio senso ipocrita). Madama, le domandiamo perdono se costretti dalla pioggia... E la prego di credere che senza questa ragione non avremmo osato... essere indiscreti...
ADELE (con dignità ). Nessuna indiscrezione, madama!
SIG.RA MERELLI (c.s.) Chiamiamola importunità !... Sappiamo che non riceve nessuno... e...
ADELE (c.s.). Gli amici sì! E son lieta di riceverla in casa mia.
SIG.RA MERELLI (a Lucrezia con significazione). Ah! tu qui?
LUCREZIA Fra il vostro antipatico divertimento e il piacere di rivedere un'amica... che non si degnava di farsi viva, non ho esitato.
CONTESSA Come va? Sempre bella! Sempre adorabile!... Non la si vede più... è un vero ritiro... Ma però non si ha il diritto di essere egoisti a questo segno! Non è vero, signora Merelli?
SIG.RA MERELLI (con ipocrita reticenza). Ma... secondo le circostanze!...
ADELE Il mio egoismo è così innocuo...
CONTESSA I suoi amici non la pensano così! Egoismo di felicità presente o egoismo di dolci memorie; qualche cosa ci deve essere per vivere così ritirata... Noi ce ne intendiamo!... noi che abbiamo avuto la nostra luna di miele... Ch'è passata.
SIG.RA MERELLI Pur troppo!
ADELE (sforzandosi a sembrare gaia). Ma non si direbbe nemmeno... alla sua aria... O c'è un crepuscolo di luna tramontata che somigli molto ad un'aurora.
CONTESSA Crepuscoli! crepuscoli!... Eh! bisogna contentarsi di questi, tanto per non dare il gusto di vederci afflitte a quei nostri che hanno ...
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