ROSE CADUCHE, di Giovanni Verga - pagina 2
...
..
SIG.RA MERELLI Eh!...
potrebbe anche essere!...
LUCREZIA (vivamente).
Mamma!
CONTESSA Ma guardi, signora, che ci mette in tal curiosità!...
FALCONI Che? Si sentirebbe diggià l'odor della polvere?...
SIG.RA MERELLI (con finto ritegno).
Chissà!...
FALCONI Chissà!...
È una parola gravida di rivelazioni matrimoniali chissà! Vogliamo guardarci dentro a rischio di essere indiscreti.
SIG.RA MERELLI Mio Dio!...
Non saprei...
FALCONI (inchinandosi con ironica galanteria).
Ah! ci sono! Madama, io non posso giurare che l'avvocato Avellini riesca la perla dei mariti, ma garantisco ch'egli è molto fortunato! (Nel passare accanto alla contessa piano, accennando la Merelli) È una fortuna spaventosa!...
Povero diavolo!
SIG.RA MERELLI Lo credo anch'io...
Non posso dir nulla ma lo credo anch'io!
FALCONI Per bacco! Chi ne può dubitare! (ironico).
CONTESSA (con ironia).
Bisogna che io mi congratuli col signor Paolo.
SIG.RA MERELLI Il signor Paolo è un eccellente giovane, ma...
non fo per dire...
modestia a parte, anche la sposa non c'è mica male!...
è un boccio di rosa.
FALCONI (con ironica galanteria).
Un vero bomboncino!
SIG.RA MERELLI Grazie!
FALCONI (sottovoce alla contessa).
Santi del paradiso! Le prende su con una disinvoltura!...
SIG.RA MERELLI (con falsa e pretenziosa modestia).
Il commendatore, ch'è sempre quel caro matto che tutti sapete, ci paragona a due rose sullo stesso cespo...
CONTESSA (ironica).
Il commendatore è la quintessenza della galanteria.
FALCONI (imbarazzato).
Ma come due rose? Non sarà mica una rosa anche lui!...
Potrebbe essere uno spino, tutt'al più...
Non faccio cattivi auguri, ma potrebbe essere...
SIG.RA MERELLI Ma che lui!...
lei invece.
FALCONI (c.s.).
Chi lei?
SIG.RA MERELLI Mio Dio! La sposa!
LUCREZIA (vivamente imbarazzata).
Mamma! ti prego!...
FALCONI (c.s.).
Non mi raccapezzo più!...
Ma non si tratta di lei? (alla Merelli).
SIG.RA MERELLI Io non ci penso...
pel momento...
La faccio da buona sorella stavolta.
CONTESSA Ah, finalmente!
SIG.RA MERELLI Per carità non mi costringete...
non posso dir nulla ancora...
FALCONI Ma qui...
siamo in famiglia...
SIG.RA MERELLI Mi rincresce, mi rincresce davvero...
Ma non posso dir nulla...
È stato il commendatore che ha combinato l'affare...
Mi raccomando!...
che la cosa rimanga qui, fra noi...
Le convenienze...
LUCREZIA Oh, mamma!...
SIG.RA MERELLI (piano alla contessa, ma in modo di essere udita anche dal cavaliere).
Il commendatore dice che sembrano fatti l'uno per l'altra (accennando Lucrezia) Che Dio li benedica!
LUCREZIA (passando accanto al Falconi, sottovoce).
Devo parlarvi...
da solo.
FALCONI Ah! ci sono! Ci sono anch'io!...
Madamigella, a rischio di essere accusato d'indiscrezione voglio essere il primo a farle le mie congratulazioni e i miei auguri...
pel suo sposo.
(mentre s'inchina, sottovoce) Capisco.
Verrò.
CONTESSA (ironica).
Ah, davvero! Il signor Avellini è un eccellente partito! (essendosi avvista del parlare sottovoce del Falconi con Lucrezia) Che ne dite, cavaliere?
FALCONI Proprio magnifico! E giacché è avvocato non sarà un marito seccatore, di quelli che si cuciono alla gonnella della moglie.
SIG.RA MERELLI Ma per adesso mi raccomando...
ché la cosa è ancora così...
Non avrei aperto bocca con anima viva...
e il commendatore...
Ma a proposito del commendatore dov'è che non si vede?
FALCONI Ah, bisogna che gli si faccia metter giudizio a quello scapato! (ironico) Fa ancora delle pazzie, alla sua età!
SIG.RA MERELLI Oh! La sua età!...
Non è poi un vecchio!
FALCONI No, non dico questo...
Ha un'età ragionevole!...
Soltanto non è ragionevole riguardo alle leggi dell'equilibrio; egli le sfida imprudentemente!
SIG.RA MERELLI Ma io non capisco, cavaliere!
CONTESSA Non è nulla.
Non può dirsi nemmeno una caduta da cavallo.
SIG.RA MERELLI Mio Dio! una caduta!...
Forse ferito!...
CONTESSA Si rassicuri; sarà qui a momenti.
L'ho lasciato nel salotto che scacciava la paura avuta con una bottiglia di rosolio.
FALCONI Quel caro commendatore ha di comune con i ragazzi la passione per gli sciroppi...
e se c'è qualche ferito sarà quella povera Isolina che avrà la schiena rovinata.
Il commendatore dovrebbe adottare la sella all'americana...
per compassione di quelle povere bestie.
se non altro.
SCENA IV
Il comm.
Gaudenti e detti.
GAUDENTI Eccomi, eccomi, belle dame.
Si parlava di me?
SIG.RA MERELLI Un'altra pazzia!...
Vi siete fatto male? Non abbiate ritegno di dircelo almeno!
GAUDENTI Nulla...
Proprio nulla!...
un passo falso...
FALCONI Bisogna vedere dove si mettono i piedi, mio caro!
CONTESSA (ironica).
Ah! ella fa ancora dei passi falsi!
GAUDENTI (pavoneggiandosi).
Eh eh!...
(accorgendosi di un'occhiata severa della Merelli).
Cioè...
Stavolta il passo falso l'ha fatto Isolina.
SIG.RA MERELLI (severa).
Caro commendatore, qualche volta coi passi falsi ci si rimette l'osso del collo!...
Però io vi avevo offerto un posto nel mio legno!...
GAUDENTI (imbarazzato).
È vero, bella signora...
Ma dirò...
l'occasione...
la giornata è così bella!...
e poi l'equitazione attiva talmente...
che in ispecie prima del desinare...
e una trottatina allo sportello della carrozza di madama credevo che...
(sempreppiù sconcertato dallo sguardo severo della Merelli) Insomma ho avuto torto a venire a cavallo...
lo veggo, lo confesso, e ne chiedo scusa.
CONTESSA Oh, son dolentissima d'esserne stata la causa...
benché lontana!...
GAUDENTI (cercando ripigliarsi).
Che dice? Che dice mai?...
Anzi!...
(accorgendosi di un'altra occhiata fulminante della Merelli) Cioè ho avuto torto ad accompagnarla a cavallo...
è verissimo...
è verissimo...
(accorgendosi di un movimento della contessa e ripigliandosi) Ma se l'avessi accompagnata in carrozza...
(sconcertato da uno sguardo corrucciato della Merelli) o a piedi...
È meno comodo ma più sicuro...
e attiva anche dippiù...
(sogguardando alla sfuggita e come pauroso la Merelli) Anzi se fossi venuto nel legno della signora Merelli...
(vedendo venir Tonio) Auff!!
SIG.RA MERELLI (sottovoce, ma severamente).
Signore! Non amo che voi facciate il galante con quella civetta!
SCENA V
Tonio e detti.
TONIO È giunto l'avvocato Avellini in compagnia di un altro signore.
CONTESSA Ah! sarà quel giovanotto di cui mi si è tanto parlato, e che il nostro Paolo mi deve presentare.
(a Tonio) Pregate quei signori di venirci a raggiungere qui.
(Tonio via).
È un signor Giliotti; lo conoscete forse, cavaliere?
FALCONI No.
Non è stato presentato al Club.
CONTESSA Infatti sarebbe stato difficile...
È un poeta.
FALCONI Un poeta! Ma avrete tutti i sette peccati mortali alla vostra tavola!
GAUDENTI Bravo! Grazioso!
CONTESSA Quando sarebbe bastata la sola gola, non è così? Del resto rassicuratevi, è un poeta che porta il cappello a cilindro e si fa pettinare all'inglese.
LUCREZIA Un poeta! Che gusto! Mi farò mettere in versi il proverbio che il cavaliere Falconi scrisse sul mio album.
CONTESSA (con lieve tinta d'ironia).
Un proverbio del cavaliere!...
Deve essere un proverbio galante di prima forza!
GAUDENTI Infatti ci voleva qualche cosa di spiritoso...
di galante...
LUCREZIA Peccato che sia stato scritto in un accesso di galanteria nera!...
(ironica) Un bel proverbio del resto...
ed anche gentile!...
"Le rose cascano e le spine rimangono...".
Il cavaliere non ha voluto dirmi se ci sieno poi delle rose che durano più delle spine.
FALCONI (con galanteria).
Sì, quelle che somigliano a lei!
LUCREZIA (inchinandosi con sussiego ironico).
Ooh!
GAUDENTI Bravo! Ben detto!
SIG.RA MERELLI Ne domanderemo a cotesto signor poeta.
CONTESSA Son veramente curiosa di conoscerlo...
Me l'hanno dipinto come una specie di originale.
È un poeta che ha finito per diventare uno spirito forte passando per tutte le possibili stravaganze.
GAUDENTI Ci son degli originali originali, e degli originali che sono brutte copie.
FALCONI Sarà la brutta copia di lord Byron col mantello di Mefistofile.
CONTESSA Badate, cavaliere! Che la lingua dei poeti è pericolosa...
quanto la vostra spada.
FALCONI (inchinandosi con galanteria in aria spavalda).
Se fossimo ai tempi dei cavalieri erranti vi risponderei: Gliela reciderò, bella dama, per deporla ai vostri piedi.
CONTESSA Oibò! Si dice che per noi donne...
una sia anche troppa!
SCENA VI
Alberto Giliotti, Paolo Avellini, Tonio dal viale a sinistra e detti.
TONIO (rientra nella pagoda).
PAOLO Contessa, ho l'onore di presentarvi il signor Alberto Giliotti, uno dei miei amici più intimi ed uno dei vostri più caldi ammiratori.
CONTESSA Ho sentito parlare del signor Giliotti con tanto favore che mi fate un vero regalo! Io spero che il signore vorrà presto sostituire alla sua ammirazione, cui non ho alcun titolo, un'amicizia che procurerò di meritarmi.
ALBERTO (inchinandosi).
Madama!
SIG.RA MERELLI (piano al commendatore).
Per un poeta è molto laconico.
CONTESSA Oggi avremo qui in villa qualche amico.
Faremo un po' di tutto: della musica, della maldicenza, e delle contradanze.
So che ella è poeta distinto.
Nella mia qualità di padrona di casa reclamo da lei un favore per i miei invitati...
Pochi versi...
ALBERTO Mi rincresce doverla disingannare, contessa; ma io non sono stato mai poeta...
a meno che non si voglia abusare di codesto titolo affibbiandolo al primo venuto.
CONTESSA Per un primo venuto ella è molto fortunata, giacché il suo nome non m'era ignoto!
ALBERTO Ho peccato contro le Muse, è vero, ma ne ho fatto penitenza leggendo il mio nome sui cartelloni dei librai...
(sorridendo) Non vorrà essermi indulgente per un errore giovanile?...
CONTESSA Troppa severità!
ALBERTO No, contessa, ho fatto semplicemente delle esperienze, e siccome le ho pagate assai care ne ho dedotto dei principi inalterabili...
(sorridendo).
Così credo che in poesia bisogna andar cauti...
come...
come in amore per esempio.
FALCONI Per timore dello scandalo, probabilmente? (in aria di motteggio).
ALBERTO (con freddezza sarcastica).
No, signore, per timore del ridicolo.
FALCONI (spavaldo).
Per bacco! il ridicolo lo si para con una stoccata!
ALBERTO (c.s.).
Non vorrei però stare continuamente in guardia...
se non altro per non far ridere della mia spada.
FALCONI (vivamente).
Signore!
CONTESSA (presentando il cavaliere ad Alberto).
Il cavalier Falconi.
FALCONI (salutando).
Signore!...
Son lieto...
CONTESSA Ma, signor Giliotti, i suoi principi sono troppo rigorosi...
(sorridendo) per la poesia almeno.
ALBERTO Non è colpa mia, contessa.
Son puritano per convinzione.
Ho visto ridere dei poeti e degli innamorati...
ed ho finito col ridere anch'io.
CONTESSA Degli innamorati o dei poeti?
ALBERTO Qualche volta anche di quelli che ridevano.
GAUDENTI Bravo! Questa è vera filosofia!
FALCONI Adagio colla filosofia, commendatore! e soprattutto al momento di mettersi a tavola.
CONTESSA (sottovoce ad Avellini).
Il vostro amico è innamorato!
PAOLO (sottovoce).
Alla follia.
CONTESSA (c.s.).
Sapete che son curiosa!
PAOLO (c.s.).
Che è quanto dire: siate indiscreto! Ama perdutamente la signorina Landi, la celebre artista.
CONTESSA (c.s.
e con lieve tinta di dispetto), Ah!...
Ed è riamato?
PAOLO (c.s.).
Non è neanche conosciuto.
CONTESSA (c.s.).
È un matto adunque...
giacché non è più un ragazzo?
PAOLO (c.s.).
No, è un poeta.
CONTESSA Signori, intanto vi prego di considerarvi come in casa vostra.
Nei viali c'è ombra; sui tavolini ci son sigari, carte da giuoco e giornali; in quel padiglione c'è un pianoforte.
Giocate, passeggiate, fate della politica o della musica come meglio vi aggrada.
Approfittiamo dei privilegi della campagna.
Libertà per tutti!
GAUDENTI Io ne approfitterò per andare a fare un giro nella sala da pranzo.
Non potei darci che un'occhiata attraverso l'uscio, mentre quella bella giovane della sua cameriera mi guidava da queste parti, ma, non faccio per dire, ella ha una sala da pranzo che ci si passerebbero venticinque ore del giorno!
SIG.RA MERELLI (volgendo un'occhiata imperiosa al commendatore che non se ne avvede).
Piuttosto desidero vedere la sua nuova uccelliera; me ne sono state dette meraviglie!
CONTESSA Vada pure a giudicare quelle modestissime meraviglie...
(prendendo per mano il Falconi che stava per offrire il braccio a Lucrezia).
Il cavaliere gliene farà gli onori.
FALCONI (piano e dispettoso).
Ah! È così che intendete la libertà!
CONTESSA (piano e sorridendo).
È così che voi intendete la devozione?
FALCONI (c.s.).
Ma questa è schiavitù del Kentucky!
CONTESSA (c.s.) Dove starebbe il vostro merito altrimenti?
FALCONI (alla Merelli, offrendo il braccio con mala grazia).
Signora!...
SIG.RA MERELLI (prendendo dell'istessa guisa).
Grazie!...
Ma, commendatore!...
Mi sembra che anche voi desideravate vederla questa benedetta uccelliera!...
(sottovoce e con stizza) A meno che non preferiate farvi indicare la sala da pranzo dalle belle cameriere!...
GAUDENTI (seguendola tutto confuso).
È vero...
è verissimo...
Faccio le mie scuse...
Credevo che fosse ora...
Ho avuto torto.
(via).
SCENA VII
La contessa, Lucrezia, Paolo ed Alberto.
CONTESSA Lucrezia, che cosa c'è di bello in quel giornale?
LUCREZIA La musica di una graziosissima ballata tedesca.
CONTESSA Se vuoi provarla di là c'è il pianoforte.
Il signor Giliotti, (presentandolo), è un distinto pianista, a quel che me ne dissero, e l'aiuterà (Lucrezia ed Alberto si salutano).
Anzi, a proposito di musica, ne ho della nuovissima che Ricordi mi mandò l'altro giorno: Don Carlos e Dinorah.
(suona il campanello e a Tonio che esce dal padiglione) Dite a Carolina che rechi sul pianoforte la musica che mi giunse ieri l'altro.
Poscia andate ad aspettare la signorina Landi al cancello.
Tarderà poco a venire.
(Tonio rientra nella pagoda, poscia attraversa la scena e va via dal viale a sinistra).
LUCREZIA (ad Alberto).
È la mia parte di libertà che mi vien data, signore, forse a spese della sua.
CONTESSA Procuro di farvi sembrare meno lunghe le ore che vi condanno a passare in casa mia.
ALBERTO (dando il braccio a Lucrezia).
Davvero che sono un condannato invidiabile! (entrano nella pagoda).
SCENA VIII
La contessa e Paolo.
CONTESSA (sfogliando un libro).
Ah!.
siete ancora qui, signore?
PAOLO Vi rincresce?
CONTESSA No...
(ironica) Ma davvero che per un promesso sposo voi siete originale!
PAOLO Contessa...
CONTESSA (sempre con sfumatura d'aria ironica).
Vi confesso che se il mio fidanzato mi trattasse colla vostra indifferenza io non vorrei saperne mai più!...
Ho dovuto pregare quel signore di accompagnare la Lucrezia!...
PAOLO Codesti frizzi mi dicono che la Signora Merelli ha chiacchierato.
CONTESSA (c.s.).
In famiglia però...
qui, fra di noi...
PAOLO Tanto meglio.
Ciò mi risparmia molti imbarazzi per intavolare un colloquio decisivo...
forse ultimo...
CONTESSA (c.s.).
Mio Dio, signore! Il nostro prende una certa aria di solennità che quasi mi fa paura!
PAOLO Contessa, vi prego di ascoltarmi seriamente...
per la prima volta almeno!
CONTESSA (c.s.).
Ma io ascolto, signore.
PAOLO Sì, e vero...
Ho molto sofferto...
Ho pensato che bisognava far qualche cosa per strapparmi da quell'inferno!...
CONTESSA (c.s.).
Prendendo moglie?
PAOLO Sì...
CONTESSA (c.s.).
Tanto meglio!
PAOLO Ah!...
signora!...
CONTESSA Tanto peggio allora! Che volete che io vi dica?
PAOLO Ditemi pazzo...
ditemi vile, che vi ho amato sino a non vedere che non avete né cuore, né...
CONTESSA (dignitosa).
Non potete dire però che io non abbia della bontà...
molta bontà...
per ascoltarvi come faccio.
PAOLO Oh, perdonatemi, perdonatemi!...
È quel povero cuore che delira!
CONTESSA Parliamogli del vostro matrimonio!...
PAOLO Del mio matrimonio!...
In quel pasticcio che il commendatore Gaudenti ha manipolato d'accordo colla Merelli io non ci ho avuto altra parte che quella della collera, del dispetto e della gelosia!
CONTESSA (c.s.).
Ecco una felicità domestica che non ha basi molto ridenti!
PAOLO È vero!...
e spesso mi sono domandato se non è una viltà...
se non è una colpa...
quella di far vittima delle mie passioni una giovanetta...
che stimo, che è degna di essere stimata!...
perché quando diedi il mio assenso a cotesto matrimonio io non avevo testa...
avevo perduto la mia ragione...
avevo addosso tutte le febbri, tutte le furie...
Voi mi avevate spezzato il cuore, a me innamorato, cieco, pazzo di voi!...
Cercai del commendatore e dissi di sì!
CONTESSA (c.s.).
Faceste malissimo.
Avreste dovuto prendere un bagno e andare a letto.
PAOLO (con amaro sarcasmo).
Ohimè, contessa! non era soltanto una questione di nervi!
CONTESSA Mio Dio! non esageriamo.
Il cuore lasciamolo lì.
Gli fate cambiar di padrone con tanta disinvoltura!
PAOLO (c.s.).
Che volete, era stanco di essere accarezzato colle unghie!
CONTESSA No; no, mio caro, ché io vi stimo troppo, malgrado le vostre eccentricità...
e mi pare anche di avervelo provato.
PAOLO (c.s.) Alla vostra maniera...
strascinandomi fra la turba dei vostri adoratori!
CONTESSA Non potete dire di essere stato in cattiva compagnia.
PAOLO (c.s.).
Oh, tutt'altro!...
Il fiore della buona società!...
Ma io sono un zotico! Preferivo di esser solo!
CONTESSA Avete torto a lagnarvi se siete stato il preferito...
e vi rendo codesta giustizia che voi meritate la preferenza.
Tutt'altri al vostro posto me ne sarebbe stato gratissimo; voi me ne ringraziate con un'esagerazione d'egoismo...
Confessate che sarebbe stato molto più semplice mettermi alla gola il coltello del matrimonio...
PAOLO (c.s.).
Oh, contessa!...
Io non avrei osato!...
CONTESSA (con grazia ma ironica).
Non avreste avuto che un torto e un difetto: siete avvocato, e non appartenete al Jockey-Club...
A voi si può dirlo, ché siete un uomo di spirito...
Ma per un uomo di spirito non avete fatto troppo onore alla vostra riputazione.
Se il domani di una cattiva accoglienza tutti gli innamorati dovessero prender moglie!...
Voi vi ammogliate per dispetto, e prendete la peggiore delle risoluzioni.
Credetemi, il dispetto è cattivo consigliere.
PAOLO Sarà forse il solo caso che avrà consigliato il meglio.
CONTESSA (con ironica freddezza).
Ammogliatevi allora.
PAOLO Sì, ho la pazzia di credere ancora al cuore, e voglio farne l'esperimento.
CONTESSA (c.s.).
Badate però, che tali esperimenti sono pericolosi! Ma il matrimonio è un rimedio eroico; forse vi guarirà.
PAOLO Guarirò, contessa!
SCENA IX
Alberto e detti.
ALBERTO (sorridendo).
Sei dunque malato, Paolo?
PAOLO Malattia di cuore.
Passerà.
CONTESSA No, è alla testa: è l'amore ridotto ad emicrania.
Lo guarisca, signor Giliotti.
ALBERTO Malattia grave! Ci vuole altro medico!
CONTESSA Ne conosco qualcuno che non dubita punto della guarigione.
Dov'è la signorina Merelli?
ALBERTO L'ho lasciata alle prese con una difficoltà di Meyerbeer.
CONTESSA Vado a raccomandarle il mio infermo.
Ah! noi donne non disperiamo giammai! (via).
SCENA X
Alberto e Paolo.
PAOLO Ti dico ch'è malattia ridicola...
malattia indegna di un uomo che si rispetti...
malattia leggiera come quella donna che n'è la causa.
ALBERTO Ah! c'entra un poco quella donna?
PAOLO È una civetta e nulla più! Ti lusinga con tutti i mezzi, ti fa ardere il cuore ed i sensi...
e poi ti ride in faccia!
ALBERTO Bisogna ridere con lei.
PAOLO Lo faresti tu con l'Adele?
ALBERTO (vivamente).
Che!
PAOLO Anch'io amavo colei come tu ami la Landi!
ALBERTO Non è vero!
PAOLO Alberto!
ALBERTO Non è vero! Poiché non mi vorrai far credere che tu sii l'ultimo degli uomini!
PAOLO Alberto, perdio!
ALBERTO Oh, non andare in collera.
Quella donna ti ha riso in faccia e sei ancora qui!...
e dici d'amarla!...
PAOLO Hai ragione.
Bisogna vendicarsi!...
Bisogna...
ALBERTO Non esagerare.
Di che ti vendicheresti? Accendi un sigaro piuttosto e dalle la mano per andare a tavola.
Fra un bicchiere e l'altro entrambi converrete di aver avuto torto prendendo sul serio un cattivo scherzo.
PAOLO Poeta!
ALBERTO Dimmi poeta acciò io non vi dica matti.
Sì, matti, che vi formate un dolore di una cosa ridicola...
e credete che il vostro cuore deliri quando siete ebbri di sciampagna...
e parlando d'amore gettate un'occhiata allo specchio...
e prendete in tutta buona fede il benessere di un'eccellente digestione per la febbre del cuore...
PAOLO Alberto, tu ridi di tutto!...
ALBERTO Io rido delle cose ridicole, perché gli altri ridono di me, dei miei sogni e delle mie follie.
Tu hai amato una donna che divideva a bricioli, fra te e dieci altri, il suo cuore, il suo sorriso, le sue promesse...
Tu l'hai amata, un giorno, sei mesi, non hai ucciso nessuno di quelli che ti rubavano una parte di quel cuore, la tua parte di paradiso, non ti sei fatte saltare le cervella...
e in un momento d'egoismo l'accusi di una colpa che hai accettato, che hai subito, che hai diviso anche tu...
Chiami civetta colei che può dirti merlo!...
Matto! matto! tre volte matto! Te lo dice chi è più matto di te...
ed ha amato dei mesi, dei lunghi mesi una donna che non lo conosce, che non si cura di lui, che non sa ch'egli esiste, che l'ha seguita per ogni dove, a Milano, a Firenze, qui, che passa le notti sotto le sue finestre, che un suo sguardo gli mette il paradiso nel cuore e la sua voce la febbre nel sangue...
Se tu sapessi quello che passa nel mio cuore...
ora che l'aspetto, che le sarò vicino, che le parlerò!...
Senti...
è qualcosa che mi fa paura!...
Matto! Matto! più di te!...
Oh, dammi retta, amico mio: prendi moglie e metti pancia; è il segreto della vita.
PAOLO Sì, sposerò Lucrezia; non fosse altro per fare arrossire quella civetta sotto lo sguardo puro di una giovanetta...
che amerò!
SCENA XI
Il cavalier Falconi e detti.
FALCONI Caro signor Avellini, mi permetta che io sia il primo a congratularmi con lei della sua buona fortuna.
In tutta Toscana non avrebbe potuto fare scelta migliore.
PAOLO (sorpreso e freddo).
Signore...
FALCONI Via, via, mio caro, mi perdoni se non ho saputo serbare il segreto per esprimerle tutta la mia soddisfazione...
Sono amico di casa...
ho l'onore di essere intimissimo della signora Merelli...
anzi sono stato tanto fortunato da darle il braccio per una mezz'ora...
finché il commendatore Gaudenti ebbe la bontà...
volle per forza che io gli cedessi il piacere...
(piano) A proposito del commendatore, apra bene gli occhi nello stendere il contratto di nozze...
altrimenti il commendatore gliela fa...
PAOLO (risentito).
Signore!
FALCONI Eh! so io quello che dico.
La signora Merelli ha ancora dei grilli pel capo, malgrado la sua età...
e quel caro commendatore aspira maledettamente ad un canonicato...
fosse anche per mezzo di un matrimonio...
Mi perdoni...
Ho parlato perché nutro una sincera stima per lei.
Noi saremo amicissimi; il cuore me lo dice.
PAOLO (c.s.).
Grazie.
FALCONI Ho avuto sempre una gran simpatia per lei...
Proprio! Ci conosciamo da un pezzo in casa della contessa!...
ed ora che una fortunata combinazione...
Sarei felicissimo di provarle...
SCENA XII
La contessa, Lucrezia e detti: indi Tonio.
CONTESSA Non gli proverete nulla, cavaliere; il nostro Avellini è in un accesso di spleen.
PAOLO (con ironica galanteria).
Che dite mai?...
Vicino a voi!...
CONTESSA (ironica).
Cortigiano!...
Vi metterò alla prova, giacché il mio regno sta per tramontare; è arrivata la regina...
(vedendo venir Tonio dalla sinistra) ecco l'araldo!
TONIO La signora Landi!
CONTESSA Viva la regina!
FALCONI Vivano le regine!
SCENA XIII
Adele Landi, la Signora Merelli, il comm.
Gaudenti dal viale a sinistra e detti.
ADELE Grazie del suo invito, contessa! Glielo dico venendomi a mettere francamente fra i suoi vecchi amici.
CONTESSA Madama, io la ringrazio di esser venuta pei miei amici, che avrò l'onore di presentarle, e per me! La signora Merelli e madamigella Lucrezia sua figlia (presentandole).
ADELE Ebbi già la fortuna d'incontrare la signora Merelli, e mi congratulo con la madre di una così bella signorina (inchinandosi a Lucrezia).
CONTESSA Il signor Avellini, avvocato distinto, presto...
(accennando Lucrezia con lieve tinta d'ironia) sposo fortunato.
ADELE Signor avvocato, spero di non aver mai bisogno di lei.
Ma chissà?...
In ogni evento mi rammenterò che ella è fortunato, e che sa benissimo perorare le cause che le stanno a cuore.
PAOLO (quasi con amarezza).
Io temo, madama, che la bontà
...
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