[Pagina precedente]...e spine rimangono"... e che spine!
GAUDENTI Rovi addirittura!
LUCREZIA Cioè ne facciamo tutti?... Tutti poi no!
FALCONI Intendo dire tutti quelli cui, cadute le rose non sono rimaste che le spine.
CONTESSA (ad Adele). Ecco la galanteria del cavaliere mio marito... Non avevo dunque torto a lasciargliene tutto il merito!
FALCONI Ma s'intende benissimo che parlando di spine io non alludo a quelle del nostro matrimonio... non voglio parlare delle vostre... insomma è chiaro come la luce del sole che voi, mia bella, mi avete provato il rovescio del proverbio, cioè che le rose rimangono, e quelle che se ne vanno sono le spine... se mai ce ne furono.
CONTESSA (salutandolo con caricatura), Tutto merito suo cavaliere! Ecco una galanteria pungente.
ADELE Com'è severa, contessa!
CONTESSA Chiamiamola dunque senza sale. Via via, perdonatemi, amico mio. Voi sapete che non ci sono grandi uomini pel cameriere, né uomini di spirito per la moglie... Del resto bisogna ammettere che il verme sia proprio nelle rose... se ne vediamo tante avvizzite, e quelle che sembravano più belle!... Di chi la colpa? Certe illusioni bisogna guardarle ad una certa distanza (piano al cavaliere come facendosi vento col ventaglio). Ecco perché quando ci siamo visti davvicino ci abbiamo perduto tutt'e due.
FALCONI (piano con affettata galanteria). Io! Io solo!... Ve lo giuro!
CONTESSA (c.s.). Quanto a me non posso disdirvi. Ma rassegnatevi... Il nostro capriccio non fu mai una tempesta del cuore. (forte) E anche gli uragani voi avete visto come finiscono! (additando il tempo che si è rasserenato, ma con malizia alludendo ad Adele e Alberto e accennandoli anche).
PAOLO Col far più bello il sereno.
LUCREZIA Io preferisco il sereno senza l'uragano.
SIG.RA MERELLI Ed io preferisco l'uragano a certe acque chete!...
GAUDENTI Ed io preferisco la frittata di stamattina tutti i giorni anzicché certi temporali che mandano i bocconi per traverso!
ADELE Oh, signori, preferiamo il sereno ch'è bello!
CONTESSA Ma suol durare tanto poco!
LUCREZIA Oh! no!
SIG.RA MERELLI È vero!
GAUDENTI Pur troppo!
ADELE (con un sospiro). Forse!...
CONTESSA Felice lei che ne dubita! Ma noi!... Non ha sentito che si parlava di spine?... Sarà una fatalità; rassegniamoci! Perché dura così poco? Chi lo sa?... Stanchezza forse, caducità, impoverimento di cuore... Quanto dura?... Delle volte la durata di un sogno! Quando tramonta? Chi può conoscerlo?... Un sorriso freddo, una parola distratta, un gesto stentato... una mancanza di delicatezza... È sogno e sfuma del pari. Ah! Le grandi riflessioni morali che potrebbero farsi sulla durata di certe felicità!... Non andate in collera, Lucrezia, la vostra è eccezionale...
PAOLO Perché è la vera legittima.
CONTESSA (ironica). Oh! il codice!
PAOLO Eppure bisogna crederci... a quello della famiglia almeno!
CONTESSA (comicamente ma con significazione). Ma lei ci vuol mettere fuori della legge?...
PAOLO (ironico ma con malizia). Ma non ho parlato del codice che condanna alla galera!
ADELE (con gaiezza forzata ma profonda amarezza). Oh, non ci crediamo, signore mie! Non crediamo a quel che ha detto la contessa! È uno spiritoso pessimismo, ma fa male al cuore! Meglio ingenui che scettici!... credere al cuore, a qualche cosa di vero, di profondo, di santo, che non si consuma, che non avvizzisce, che non muore!
CONTESSA Pure è nato! Le rose cascano! La caducità è una legge!
ADELE No, non può essere! (con entusiasmo). Quando si guardano le stelle, quando si respira l'aria del mattino, quando si è felici si deve sentire la presenza di qualche cosa che non può essere caduca, che non può morire!... Ebbene, c'è anche qualche cosa di più ineffabile di un'alba, di più sublime di una notte stellata, di più inebriante della felicità, qualche cosa che non può avere la durata di un delirio... o di una rosa!...
CONTESSA Poesia! Sublime poesia!... (volgendosi ad Alberto) Eppure un poeta innamorato... delle stelle, dell'alba e della campagna potrebbe dirci quanto durerà la sua nuova passione... per la caccia!... Ah! Il mio scetticismo è inguaribile, madama! Io non credo alla durata del sereno!
ADELE (con tinta d'amarezza e d'ironia). Procuriamo piuttosto che il mondo non ce l'invidi!
LUCREZIA Non me ne curo!
SIG.RA MERELLI Io sì! È quasi una iettatura!
CONTESSA (con sarcasmo). È invidia e qualche volta un omaggio... forse un'adulazione!...
ADELE (con sarcasmo). Mi congratulo con lei che non l'ha visto nella sua più turpe manifestazione: quando avvelena, perseguita, calunnia ed accarezza!... quando morde sorridendo e soffoca in un abbraccio!
CONTESSA (con sarcasmo). Oh, la calunnia poi!... Anzitutto io non credo alla calunnia che nel "Barbiere di Siviglia"... e son certa che nulla s'inventi nell'assolutamente falso. Ci potrà essere esagerazione, ma non si dica calunnia! Non si dia appicco all'esagerazione... ecco tutto! (con raddoppiamento di sarcasmo). Si faccia un po' quello che fanno gli altri e soprattutto si rispettino le apparenze... Ecco il segreto!
ADELE (quasi fuori di sé dall'amarezza e dal dispetto, vivamente). Segreto da gesuiti! No! No! Mille volte! Calunniati sì, ma ipocriti no! (suona). Vogliamo prendere il caffè sulla terrazza? Di lì possiamo scendere in giardino. Il tempo si è fatto bello! (a Giulietta) Fateci servire il caffè sulla terrazza. (Giulietta apre le invetriate e via).
LUCREZIA (correndo al balcone). Che bella giornata!
CONTESSA (piano alla Merelli avviandosi). L'ho punta sul più vivo e il veleno le schizza dagli occhi.
SIG.RA MERELLI (piano). Oh! Che scandalo! Che immoralità! (forte al commendatore) Caro lei! Ha sentito che si va in giardino?
GAUDENTI Ho sentito. Si accomodi.
LUCREZIA (dalla terrazza a Paolo). E così? Ci lasciano andar sole! Che cavalieri!
PAOLO (prendendo il braccio del Gaudenti). Andiamo, via Commendatore. Bisogna compatirla quella povera donna!
GAUDENTI (seguendolo). Nessuno però ha compassione di me!... Ma un giorno o l'altro faccio uno sproposito! Parola d'onore che faccio uno sproposito! (via).
(Le invetriate della terrazza si rinchiudono).
SCENA VIII
Alberto e Adele.
ADELE (commossa e vivamente). Restate, Alberto!
ALBERTO Che avete, Adele?...
ADELE (quasi smarrita). Nulla... non lo so... Ho bisogno di parlarti... Ho bisogno di vederti...
ALBERTO Ma che avete, Dio mio?!
ADELE (desolata). Oh! Non lo so!... (riprendendosi). Non lo vedi?... Questo cattivo tempo, questa pioggia, queste nuvole... mi danno ai nervi... mi irritano... mi fanno male... Dimmi... (vivamente). Quando partiremo?
ALBERTO Perché questa domanda?
ADELE Non me lo domandare... Non saprei dirlo... Ho bisogno di muovermi, ho bisogno di fare qualche cosa, ho bisogno di non pensare... ho bisogno di parlare con te... dell'avvenire... del nostro avvenire! Dimmi. Vuoi che andiamo a Firenze?... Vuoi che andiamo a Milano?... (con impeto scuotendogli le mani). Ma dilla qualche cosa!
ALBERTO Vi giuro che non vi comprendo...
ADELE Ah!
ALBERTO Voi che amate tanto la campagna!... Questo desiderio così improvviso e così forte...
ADELE Ma non vedi?... (riprendendosi). Non vedi com'è triste... come piange... com'è orrida cotesta campagna!... E poi... Non puoi mica vivere sempre a questo modo tu... Non sono egoista, ti giuro! Bisogna che tu ti diverta...
ALBERTO (pensieroso). E che io pensi al mio avvenire...
ADELE (amaramente). Lo vedi. Non puoi seppellirti vivo in fondo ad una campagna, accanto ad una povera donna che non può darti altro che tutto il suo amore... Ma lo so... la tua gioventù... la tua vita... ha altre esigenze... altri bisogni... Non ci hai pensato tu?
ALBERTO ... Ma... sì... da qualche tempo...
ADELE E non me ne hai detto nulla?...
ALBERTO Temevo di rattristarvi!
ADELE Ah! Temevi d'attristarmi!... Dunque c'è qualche cosa di doloroso?...
ALBERTO Mio Dio... Nulla di doloroso... Ma vi sapevo talmente assorbita dal nostro amore... che non avrei osato distorgliervene per farvi riflettere alle volgari ma imperiose esigenze della vita.
ADELE Un tempo non ci pensavi neanche tu!...
ALBERTO (imbarazzato). È vero... Ma...
ADELE (vivamente come se temesse la risposta di lui). Oh, io avrò torto!... Vivo nelle nuvole!... Voi siete più ragionevole di me; ma vi prometto di essere ragionevole anch'io... (con un triste sorriso) per quanto lo potrò!... Oh, lo so bene... Non si può pretendere... bisogna che viviate anche voi come tutti gli altri... Andrete in società... ai teatri... ai balli...
ALBERTO E voi?
ADELE (sorridendo fra le lagrime). Mi basterà sapervi felice!
ALBERTO Come siete buona, Adele!
ADELE (con confidente abbandono). Tu sei bello, sei giovane, hai ingegno... tutte le donne ti adoreranno... e se t'innamorassi di qualche altra donna?...
ALBERTO (con aria di stanchezza quasi amara). Io!... Oh!...
ADELE Ipocrita!
ALBERTO (c.s.). Non è un complimento che voglio farvi... (con abbattimento) Ma vi giuro ch'è impossibile!...
ADELE (con amarissimo scherzo). La contessa la chiamerebbe stanchezza di cuore!...
ALBERTO (c.s. e freddamente). Oh... non per voi.
ADELE (reprimendo un sospiro). Ah!... (con civetteria prendendogli le mani). Mi ami?
ALBERTO Sì
ADELE Molto?
ALBERTO Molto.
ADELE Son bella?
ALBERTO Bellissima.
ADELE E se m'innamorassi di un altro?
ALBERTO Voi!...
ADELE Sì... se ti lasciassi?... (con impeto). Ma, guardami in viso e dimmi che faresti se io ti lasciassi?
ALBERTO Ma... cara mia... certe domande...
ADELE (vivamente e con improvvisa ispirazione scuotendogli le mani). Dimmi, Alberto!... Ci credi tu a quello che ha detto la contessa?... Ci credi tu che l'amore si spenga, che il cuore si stanchi, che la febbre si estingua?... Ci credi?
ALBERTO No!... Non voglio crederci!...
ADELE Ah! Non vuoi!... Dunque ci credi! Non negare! Ci credi! Il dubbio è nella mente, ma la morte nel cuore!... Ah!
ALBERTO Calmatevi, Adele... Che penseranno quelle signore!...
ADELE (vivamente). Ah!... Quelle signore!... È vero!... potrebbero credere... e ciò vi dispiace!...
ALBERTO (imbarazzato). A me?... Oh, no!... È per voi che...
ADELE (c.s.). Che m'importa a me!... Che m'importa di loro, di quello che supporranno, di quello che sanno... se ho la morte nell'anima!
ALBERTO Che vi ho fatto? Dio mio! Ditemi che vi ho fatto?...
ADELE Nulla!... Tu non lo vedi ed io non saprei dirtelo... Anche pochi momenti vi sono... mentre quella donna... quella contessa parlava... tu non hai inteso nulla tu!...
ALBERTO Ma che cosa?...
ADELE E me lo domandate?... È inutile giacché il vostro cuore non ve l'ha detto! Quella donna mi ha abbeverato di fiele, di vergogna, mi ha coperto di allusioni oltraggiose, di motteggi, di insulti, e voi non avete visto! Non avete udito!... Non avete avuto né cuore, né intelligenza, né pietà. (con uno scoppio d'amarezza) Come siete diventato adunque, Alberto!
ALBERTO Mio Dio, Adele, come esagerate! Ma siete certa che alludesse a voi, che si mirasse ad oltraggiarvi? Che vi hanno detto infine?
ADELE Che m'hanno detto? Nulla! Voi non avete udito nulla!... Voi che avete tanto ingegno!... Ho sofferto?... No!... Voi non ve ne siete accorto!... Voi che leggevate nei miei occhi tutta l'anima mia!
ALBERTO Ma che cosa avrei dovuto fare, ditelo? Avrei dovuto fare una scena?
ADELE (amaramente). Con qual diritto? Fingeste di conoscermi appena!
ALBERTO Ah! Avrei dovuto autorizzare quei sospetti? Confessare quello che ancora è un dubbio?
ADELE (c.s.). Voi avete il pudore della colpa, voi!
ALBERTO Ma infine avrei dovuto calpestare tutte le convenienze, mettermi sotto i piedi le apparenze che devo salvare... almeno per voi...
ADELE (con un grido). Ah!... (con abbattimento) Voi non avreste dovuto giammai dirmi questo!
ALBERTO Mio Dio che vi ho detto?
ADELE E non te ne avvedi nemmeno!
ALBERTO (disperato). Oh, no! no!... Dio mio!... Ho la testa in fiamme!
ADELE Non mi capisci più, l'hai detto! Non puoi vedere come insieme al tuo affetto si estingua la tua intelligenza, la squisita percezione dell'anima tua, quella qualche cosa che faceva battere il mio cuore nel tuo!... Tu non puoi vedere ciò!... Meglio per te!... Avresti paura!... Io ho pa...
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