[Pagina precedente]... una parte non aveva il torto, perchè il privato incapace e indolente, nè beneficato giova, nè maltrattato nuoce alle cose pubbliche. E ne seguiva che tutto il corpo che sotto qualunque governo sarebbe stato morto, si lagnasse di lui, e tutto quello che parte sarebbe stato vivo in qualunque circostanza, parte lo era per la natura e l'efficacia del suo governo, se ne lodasse.
(31. Agosto 1820.)
[230]Dice il Casa (Galateo c.3.) che non è dicevol costume, quando ad alcuno vien veduto per via, come occorse alle volte, cosa stomachevole, il rivolgersi a' compagni, e mostrarla loro. E molto meno il porgere altrui a fiutare alcuna cosa puzzolente, come alcuni soglion fare, con grandissima istanza pure accostandocela al naso, e dicendo: Deh sentite di grazia come questo pute. Non solo dunque il piacere che si prova, ma anche alcuni incomodi (oltre i dolori delle sventure ec.) si vogliono quasi per naturale inclinazione partecipare agli altri, e questa partecipazione ci diletta, e ci dà pena il non conseguirla. Ne inferirai che dunque l'uomo è fatto per vivere in società. Ma io dico anzi che questa inclinazione o desiderio, benchè paia naturale, è un effetto della società, bensì effetto prontissimo e facile, perchè si dimostra anche ne' fanciulli, e forse più spesso che negli adulti. V. p.208. e 85. fine.
(4. Settembre 1820.)
Intertenere è composto di una preposizione totalmente latina inter, che gl'italiani dicono tra, onde trattenere ch'è quasi una traduzione d'intertenere. E come trattenere manifesta origine italiana, così l'altro verbo si dimostra palesemente per derivato dal latino a noi, non essendo verisimile che gli antichi italiani inventassero una parola di questa forma. Interporre, intercedere, interregno, sono parimente derivate dall'antico latino.
[231]???????(Socrate)?????????????????????????????????????????????????????????????????????????dice il Laer. in Socr. l.2. segm.31. Oggidì possiamo dire tutto l'opposto, e questa considerazione può servire a definire la differenza che passa tra l'antica e la moderna sapienza.
Omero e Dante per l'età loro seppero moltissime cose, e più di quelle che sappiano la massima parte degli uomini colti d'oggidì, non solo in proporzione dei tempi, ma anche assolutamente. Bisogna distinguere la cognizione materiale dalla filosofica, la cognizione fisica dalla matematica, la cognizione degli effetti dalla cognizione delle cause. Quella è necessaria alla fecondità e varietà dell'immaginativa, alla proprietà verità evidenza ed efficacia dell'imitazione. Questa non può fare che non pregiudichi al poeta. Allora giova sommamente al poeta l'erudizione, quando l'ignoranza delle cause, concede al poeta, non solamente rispetto agli altri ma anche a se stesso, l'attribuire gli effetti che vede o conosce, alle cagioni che si figura la sua fantasia.
(5. Settembre 1820.)
C'est que cela me donnera un battement de coeur, répondit - elle NAÎVEMENT; et je suis si heureuse quand le coeur me bat! dice Lady Morgan (France. l.3. 1818. t.1 p.218.) di una Dama francese [232]e civetta. Queste naïvetés negli scrittori francesi, come p.e. nel Tempio di Gnido, contrastano in maniera col carattere del loro stile, della loro lingua quale è ridotta presentemente, (giacchè nel francese antico avrebbero fatto diversissima figura) e anche col carattere nazionale, che sono piuttosto affettazioni che naturalezze, e non fanno verun buono effetto, ma semplicemente risaltano, come una singolarità ricercata, nello stesso modo che p.e. nello stile greco risalterebbero le eleganze e il manierato del francese, e contrasterebbero col rimanente.
L'origine del sentimento profondo dell'infelicità, ossia lo sviluppo di quella che si chiama sensibilità, ordinariamente procede dalla mancanza o perdita delle grandi e vive illusioni; e infatti l'espressione di questo sentimento, comparve nel Lazio col mezzo di Virgilio, appunto nel tempo che le grandi e vive illusioni erano svanite pel privato romano che n'era vissuto sì lungo tempo, e la vita e le cose pubbliche aveano preso l'andamento dell'ordine e della monotonia. La sensibilità che si trova nei giovani ancora inesperti del mondo e dei mali, sebbene tinto di malinconia, è diverso da questo sentimento, e promette e dà a chi lo prova, non dolore ma piacere e felicità.
(6. settembre 1820.)
[233]A un gran fautore della monarchia assoluta che diceva, La costituzione d'Inghilterra è cosa vecchia e adattata ad altri tempi, e bisognerebbe rimodernarla, rispose uno degli astanti, È più vecchia la tirannia.
(7. Settembre 1820.)
Al capoverso primo della p.206. aggiungi: Et si elles (les Françoises) ont un amant, elles ont autant de soin de ne pas donner à l'heureux mortel des marques de prédilection en public, qu'un Anglois du bon ton de ne pas paroître amoureux de sa femme en compagnie. Morgan, France. t.1.1818. p.253. liv.3.
A quello che ho detto p.207. si può aggiungere quello che dice Algarotti dell'immenso studio che bisogna oggidì per divenir letterato di qualche pregio nel mondo, dove non passa più per vero letterato chi non è enciclopedico, studio al quale solo basta appena la vita dell'uomo innanzi di poterlo mettere a frutto coi parti del proprio ingegno, a differenza del poco studio che bisognava agli antichi.
(8. settembre 1820.)
La compassione come è determinata in gran parte dalla bellezza rispetto ai nostri simili, così anche rispetto agli altri animali, quando noi li vediamo soffrire. Che poi oltre la bellezza, una grande e somma origine di compassione sia la differenza [234]del sesso, è cosa troppo evidente, quando anche l'amore non ci prenda nessuna parte. P.e. ci sono molte sventure reali e tuttavia ridicole, delle quali vedrete sempre ridere molto più quella parte degli spettatori che è dello stesso sesso col paziente, di quello che faccia o sia disposta o inclinata a fare l'altra parte, massimamente se questa è composta di donne, perchè l'uomo com'è più profondo nei suoi sentimenti, così è molto più duro e brutale nelle sue insensibilità e irriflessioni. E questo, tanto nel caso della bellezza, quanto della bruttezza o mediocrità del paziente. Del resto è così vero che le piccole sventure dei non belli non ci commuovono quasi affatto, che bene spesso siamo inclinati a riderne.
Come la debolezza è un grande eccitamento alla compassione, anche rispetto ai non belli, così non è forse cosa tanto contraria alla compassione, quanto il veder l'impazienza del male, la malignità dello spirito, pronto a schernire lo stesso o altro male o difetto in altrui, il cattivo umore, la collera di chi soffre. E pochissima o nessuna compassione può sperare chi non ha sortito dalla [235]natura o acquistato dalla disgrazia una dolcezza e mansuetudine di carattere, almeno apparente. E questo deve servir di regola ai poeti ed artisti nel formare i personaggi che si vogliono compassionevoli. Sebbene l'eroismo, e il disprezzo del male che si soffre possa ancora produrre un buon effetto, contuttociò relativamente al muover la compassione non c'è miglior qualità della sopraddetta, qualità la quale io so per esperienza che si acquista quasi per forza coll'uso delle sventure, non ostante che naturalmente fossimo dominati dalla qualità contraria.
Non è cosa tanto nemica della compassione quanto il vedere uno sventurato che non è stato in niente migliorato, nè ha punto appreso dalle lezioni della sventura, maestra somma della vita. Perchè la prosperità abbagliando e distraendo l'intelletto, è madre e conservatrice d'illusioni, e la sventura dissipatrice degl'inganni, e introduttrice della ragione e della certezza del nulla delle cose. E uno sventurato che non ha goccia di sentimento, che non arriva a sublimare un istante l'anima sua colla considerazione dei mali, che non ha acquistato nelle sue parole, almeno quando parla di se, niente di eloquenza e di affetto, che non mostra una certa grandezza d'animo, non per disprezzare, ma per nobilitare la sua sventura [236]quasi col sentimento di esserne indegno, e di non lasciarsene abbattere senza una magnanima compassione di se; uno sventurato che vi parla delle sue sventure, coll'amor proprio il più basso, col dolore il più egoista, e vi fa capire che egli è tanto afflitto del male che soffre, che voi non potreste mai arrivare (notate) ad uguagliare l'afflizion sua colla vostra compassione (l'uomo veramente penetrato di compassione si persuade che il paziente non sia più addolorato di lui, in somma non fa differenza fra il paziente e se stesso, essendo pronto a tutto per aiutarlo, e perciò non mette divario tra il dolore del paziente e il suo proprio); questo sventurato non otterrà forse un'ombra di compassione, e il suo male sarà dimenticato, appena saremo lontani da lui.
Tutto quello che ho detto in parecchi luoghi dell'affettazione dei francesi, della loro impossibilità di esser graziosi ec. bisogna intenderlo relativamente alle idee che le altre nazioni o tutte o in parte, o riguardo al genere, o solamente ad alcune particolarità, hanno dell'affettazione grazia ec. perchè riflette molto bene Morgan France l.3. t.1 p.257. Il faut pourtant accorder beaucoup à la différence des manières nationales; et celles de la femme françoise la plus amie du naturel doivent porter avec elle ce qu'un Anglois, dans le premier moment, jugera une teinte d'affectation, jusqu'à ce que l'expérience en fasse mieux juger.
(9. settembre 1820.)
[237]Anche l'affettazione è relativa, e la tal cosa parrà affettazione in un paese e in un altro no, in una lingua e in un'altra no, o maggiore in questa e minore in quella, dipendendo dalle abitudini, opinioni ec. L'espressione del sentimentale conveniente in Francia sarà affettata per noi, quella conveniente per noi, sarebbe parsa affettazione agli antichi. La grazia francese affettata per noi, non lo sarà per loro. Tuttavia è certo che la naturalezza ha un non so che di determinato e di comune, e che si fa conoscere e gustare da chicchessia, ma com'ella si conosce quando si trova, così le assuefazioni ec. impediscono spessissimo di essere choqués della sua mancanza, e di avvedercene. V. p.201. fine.
La semplicità dev'esser tale che lo scrittore, o chiunque l'adopra in qualsivoglia caso, non si accorga, o mostri di non accorgersi di esser semplice, e molto meno di esser pregevole per questo capo. Egli dev'esser come inconsapevole non solo di tutte le altre bellezze dello scrivere, ma della stessa semplicità. Homme d'une simplicité rare, dice La Harpe di La Fontaine (Éloge de La Fontaine), qui sans doute ne pouvait pas ignorer son genie, mais ne l'appréciait pas, et qui même, s'il pouvait être témoin des honneurs qu'on lui rend aujourd'hui, serait étonné de sa gloire, et aurait besoin qu'on lui révélât le secret de son mérite. La stessa cosa [238]in molto maggior grado si può dire degli scritti di Senofonte, e caratterizzarne la semplicità.
(10. settembre 1820.)
Sono state sempre derise quelle poesie che aveano bisogno di note per farsi intendere. E tuttavia queste note riguardavano cose accessorie o secondarie, nomi, allusioni, fatti poco noti e male espressi ec. Che si dirà di quei poemi che hanno bisogno di note dichiarative delle cose sostanziali e principali, vale a dire dei caratteri, e delle proprietà ed operazioni del cuore umano che descrivono, come sono i poemi di Lord Byron? Questi sono i riformatori della poesia? Questi sono i grandi psicologi? Ma senza psicologia sapevamo già da gran tempo che in questo modo non si fa effetto in chi legge. V. le p.223-225.
La negligenza e l'irriflessione spessissimo ha l'apparenza e produce gli effetti della malvagità e brutalità. E merita di esser considerata come una delle principali e più frequenti cagioni della tristizia degli uomini e delle azioni. Passeggiando con un amico assai filosofo e sensibile, vedemmo un giovanastro che con un grosso bastone, passando sbadatamente e come per giuoco, menò un buon colpo a un povero cane che se ne stava pe' fatti ...
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