[Pagina precedente]...o dunque delle vostre cortesie e vi ripeto mille augurii per l'entrato nuovo anno in nome ancora di mia moglie. Essa ha moltissimi ancora degli spilloni che aveste la bontà d'inviarle e de' quali vi dimandò il prezzo da Voi taciuto. Gli stessi voti di felicità che io ho espressi a Voi comunicateli a Pirro a Vostra madre e a Matildina, alla quale direte non esser cosa eseguibile epistolarmente la nota de' dittonghi che mi chiede. Le molte regole, le eccezzioni e le subeccezzioni [sic] rientranti nella regola richiedono un esteso trattato. Altronde o si vuole da Pirro usar grammatica, o no. Se non vuole usarla, riuscirà spinoso l'insegnamento per sola analisi: se poi vuole valersene, nella grammatica c'è il bisogno. Ciro sta bene, studia i classici latini, le matematiche, la prima letteratura e la musica. - Anche io sto bene.
Rendete i miei saluti a' signori Liberati e Tomassini e credetemi pieno di stima al solito
V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e servitore
G.G. Belli
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 12 dicembre 1837
A.[mica] C.[arissima]
Rispondo alla vostra del 6, giuntami ieri. Ciò che chiede il s.r Laurenti essendo, per quanto io ne penso, di assai difficile successo, e quindi parendomi utile quanto possa guidare a diminuirne le difficoltà credo che la commendatizia del religioso a lui benevolo non produrrebbe che bene. Se pertanto voleste mandarmela, io la farei giuocare di pari passo colla mia premura e me ne servirei di ausiliare. Comprendo che la lettera del R.[everen]do P.[adr]e potrebbe andare anche direttam[ent]e al destino, ma forse gioverebbe meglio il presentarla privatam[ent]e, tanto più che in questo caso riuscirebbe vano a chi la ricevesse il dissimulare di averla ricevuta, siccome spesso accade allorché si voglia bellam[ent]e scansarsi dall'accogliere con favore una dimanda.
Non vi dissimulo purtuttavia la mia poca speranza di riuscire in simile impegno, stante anche il difetto in me di rapporti e di pratiche molte, necessarie in simili faccende, giacché la mia vita sempre ritirata ed aliena dal mostrarmi nel mondo e mescermi fra gli uomini mi ha reso come straniero ai miei concittadini e ignoto a' miei contemporanei. Ma chi avrebbe saputo prevedere che un giorno avrei avuto bisogno del comune modo di vivere? E, prevedendolo ancora, si sarebbe la mia natura prestata a una educazione opposta non solo alla sua indole ma superiore alle sue forze? Mi trovo io adesso quasi isolato. Ciò non mi darebbe il minimo rammarico perché corrispondente a quanto ho sempre cercato; ma guai a chi cade senza la prossimità di un braccio che lo rialzi! Adesso poi è tardi per cominciare una nuova carriera. Il temperamento indurato dagli anni e dall'uso, la mente abbattuta dalle sventure, il cuore inasprito dalle contraddizioni, e il tempo angusto già di troppo per le sole indispensabili cure del mio stato, sono altrettanti ostacoli sino al pensiere d'intraprenderla.
E in qual modo potrei mostrarvi io le tracce (come voi dite) per rendermi attiva la vostra amicizia? La vostra e quella di Pirro sono attive abbastanza allorché non isdegnano di considerarmi nel tempo della disgrazia quale mi valutavano nel tempo felice. Questo mi piace da' miei amorevoli, e questo mi concedono i miei pochi amici romani.
Abbracciate il caro Pirro, salutate la Matildina che oggimai dev'essere una donnetta e credetemi sempre.
Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo
Belli
P.S. - Ciro è buono e gentile. Quest'anno studia trigonometria e rettorica.
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Perugia, 7 settembre 1839
A.[mica] C.[arissima]
Sino al 17 agosto (giorno in cui, come sempre io vi dissi, accadde la mia partenza da Roma) io aveva sperato di vedere da un ordinario all'altro qualche vostra lettera che mi desse notizia del vostro viaggio e dell'arrivo a Morrovalle. Ma dovei partirmene privo di quella sperata soddisfazione, che non solamente mancò a me ma insieme a vostro suocero, il quale sino a due giorni innanzi alla mia partenza mi disse non aver mai veduto alcun foglio né di voi né del figlio. Avete avuto lettere? ci andavamo noi sempre dimandando scambievolmente; e la comune risposta sempre era: nulla. Eppure noi cinque non ci eravamo divisi già in collera. Io dunque aspettava, ed ho aspettato anche quì, dove Voi sapevate che io sarei giunto il 19, siccome vi giunsi. Spiegatemi dunque questo fenomeno. Che se ancora avete una penna e un po' d'inchiostro per me, sappiate che io sarò in Terni nei giorni 14 15 e 16 di questo mese, e il 18 rivedrò Roma. Ditemi: sto bene, e mi basta.
Ciro ha di già sorpassato alcun poco la mia statura. Si mantiene sano e robusto, ed è di un carattere amabilissimo. In questi giorni ha dato pubblico saggio di matematiche, eloquenza italiana e latina e musica; e gli sono stati aggiudicati quattro premii. Nell'anno venturo si esporrà in lingua greca, logica, metafisica, e fisica generale.
Vi prego di dire mille parole amichevoli per me a Pirro e alla mia cara Matildina, a cui voglio più bene che a Voi; e benedetta la sincerità . Però Madamigella poteva dire a Mammà : perché non iscriviamo due righe a Nonno e a Belli? Ma pure deve averlo detto, e Voi non le avete voluto dar retta.
Salutatemi anche la Marchesa e Checco. Ditemi, se vi piace, come si è calmato Rutilj. Finalm[ent]e i miei rispetti al S.r Caro [sic] Liberati e alla S.a C[onte]ssa Bonarelli.
Sono con vera stima e amicizia
Il vostro aff[ezionatissi]mo
Belli
P.S. - La mia testa va sempre al solito.
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 14 Novembre 1839
Amabilissima amica
Né posso ancora comprendere come la posta di Morrovalle vada sì zoppa. Ecco quì: la vostra lettera del 3 non è giunta che il 12. Nove giorni per passare dalle vostre mani alle mie! Ma noi non possiamo affrettare il corso delle testugini [sic] . Dunque la pazienza è il miglior rimedio dove manca miglior medicina.
La figlia vostra, o cara amica, comincia a scrivere con una grazietta che incanta. Disinvolta e insieme assennata sviluppa nel suo stile epistolare un garbo che avrebbero motivo d'invidiarle tanti e tanti uomini che escono dalle università ricchi d'idee e poverissimi d'arte per enunciarle. Io voglio veramente bene a codesta cara ragazza, la quale, appena sarà spogliata di qualche lievità inseparabile dalla età sua, potrà andar distinta fra le sue pari, e interessare ogni culta persona. Ricevete da me questo giudizio intorno alla figlia vostra non come un complimento (che ben sapete quanto pochi io ne faccia) ma sì qual sincero tributo di lode a un merito da me riconosciuto. Con lei non direi tanto per non invanirla.
Il povero Rutilj sembrava prevedere il suo prossimo termine quando non chiedeva ai superiori che una dilazione di mesi. La morte cominciava già a prender possesso di lui, inspirandogli idee che altrui parevan pazzie.
Ciro mi ha comunicato l'ordine de' suoi studi per questo anno 1839-1840. Logica e metafisica, fisica, lingua greca, esercizio sui classici latini, e musica. Nelle passate vacanze, oltre agli altri divertimenti, hanno dato gli alunni alcune rappresentazioni teatrali. In una commedia del Genoino, intitolata La gratitudine, mio figlio copriva la parte del protagonista per nome Eugenio. Egli così mi scrisse a questo proposito: Fra gli attori mi annovero anch'io: il più scartarello; ma pure servo a qualche cosa. Il Rettore poi, dotto e penetrante uomo, mi disse: Bravo il mio Ciro! Oh lo aveste veduto far la parte di Eugenio! Quanti baci gli avreste dati, e come bene avreste veduta tutta la bell'anima di questo figlio! Quante cose scuopre il teatro! - Mio caro Belli, sapete che io non inganno. Vi dico con verità che questo giovane chiude in petto una gran virtù, ed ha forte sentire.
Dunque de' nostri figli possiamo contentarci entrambi. Iddio li faccia felici. - Abbracciate per me il mio buon Pirro, salutate la vostra famiglia, e il S.r Giuseppe, e abbiatemi sempre in conto di a[mi]co aff[ezionatissi]mo
G.G. Belli.
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Di Roma, 14 Novembre 1839
Carissima la mia Matildina
Rispondo alla vostra lettera del 3 corrente, sul cui formulario è da fare un'altra operazione per norma della futura nostra corrispondenza. Dalla intestazione, che dice mio caro e rispettabile amico, convien rimuovere la terza e la quarta parola, e allora, se delle tre rimanenti vi piacerà conservare anche la media, soddisfarete al vostro gentile animo verso di me senza farmi udire da Voi un vocabolo che, non meritato, mi diviene mortificante. Se volete essermi amica, lasciamo da parte tuttociò che partecipi del tuono di complimento. Né ciò turbi la vostra modestia per risguardo alla vostra tenera età , la quale può quì appunto valere di un motivo di più per bandire ogni ceremonia dal carteggio di una virtuosa giovinetta con un maturo uomo d'onore. Le frasi di riserva e di complimento stanno ben collocate e fan buona figura ne' discorsi fra le giovani signorine e gli uomini di età alla loro corrispondente, poiché l'anima di entrambe le parti, tendente alla fiducia aperta alle impressioni lusinghiere di confidenza, abbisogna di alcun estrinseco mezzo che temperi quanto di troppo inconsiderato potrebbe introdurre ne' loro colloqui il sentimento di libertà sì connaturale alla ingenuità di una vita nuova, ardente e inesperta. Che se mai vi venisse talento di dare a questi studiati riguardi il nome di artificii, sappiate, mia cara, essere artificio ben lodevole quello che, non portandoci alla simulazione, ci aiuta invece a dissimulare qualche disposizione del nostro spirito, che, troppo leggermente da altri interpretata, può un giorno fruttarci confusione e rammarico. Con un onest'uomo però che si avvicina di gran passo alla vecchiezza, epoca unica e vera del disinganno, Voi non correte questi rischi; ma la confidenza al contrario che in lui riporrete servirà insieme a Voi di facilità ad aprirgli il vostro cuore e a lui di opportunità per ricercare in esso dove sia luogo e tempo da amorosi consigli. Tutto però si riduce al saper distinguere uomo da uomo, e la verità dalle apparenze di essa. Ma in questo Voi avete due guide eccellenti e sicure ne' vostri genitori, i quali a rettitudine di cuore accoppiando sagacità di mente ed esperienza delle umane cose, non possono tradire chi forma l'oggetto della lor tenerezza e delle lor compiacenze. Essi vi diranno quando come e con chi Voi dobbiate assumere un linguaggio o più aperto o più riservato, e Voi presso i loro suggerimenti non errerete giammai. Subordinate pertanto alla loro prudenza queste mie franche considerazioni, e modificatele dapresso il loro parere.
Per dimostrarvi ora in qual conto io tenga le vostre opinioni, procurerò di pensare il meno possibile alle mie fisiche sofferenze; benché tanto il dolore quanto il pensiere abitando nello stesso cervello, non sarà così facile il tenerli disgiunti sì che qualche volta non s'incontrino nella casa comune.
Ripeterò sempre che il mio Ciro poche lusinghe può darmi di molti progressi nella musica, essendo questa lo studio nel quale consuma la minima parte del suo tempo. Ma farà quel che potrà ; e ciò sarà sempre un di più. Quando a lui ed a me sarà dalle circostanze concesso il venire insieme a visitare la vostra famiglia, allora farete di lui il vostro giardiniere siccome bramate. La morte di Rutilj mi ha veramente dato disgusto. La vita! Come vola! - Sono di tutto cuore
il V[ostr]o amico vero
G.G. Belli
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Alla Nobile e gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, giovedì 2 aprile 1840
Gentilissima amica
Prendo in modo le mie misure, fra il volgere del tempo e lo andar del corriere, che questa mia lettera Vi giunga alle mani poco prima che Vi passino al cuore le congratulazioni e gli augurii di quanti nel Vostro giorno onomastico o per amor di sangue o per debito d'amicizia Vi desidereranno lunga felicità , ringraz...
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