[Pagina precedente]... avvertite che lo scrivere Madem invece di Madam fu error vostro; ed io avverto voi che non si scrive né Madam né Madem: si scrive Madame. Adieu donc, Madame: veuillez bien agréer les nouveaux témoignages de mon estime et de ma parfaite considération.
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Alla Nobile e gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 17 Marzo 1845
Gentilissima amica
Dalla vostra del 12, giunta in Roma jeri (domenica) appresi i particolari del viaggio di Ignazîna: però già dal sabato antecedente ne aveva io saputo il ritorno. Andrò a visitarla appena potrò. Chi fosse Trofonio (o, come altri dicono, Trifonio) potrete agevolmente rilevarlo da tutti i libri di mitologia.
Indifettibilmente non vuol dir nulla: Indefettibilmente [sic], se si usasse, potrebbe dir qualche cosa, e deriverebbe da indefettibile o indefettibilità : ma non si usa. Questi due ultimi vocaboli sono entrambi termini teologici. L'uno è aggiunto di qualità delle cose che non possono mancare, ma debbono sempre sussistere: l'altro è l'astratto di simile qualità ; e dicesi di ciò che non può venir meno, per esempio del Carattere della Chiesa etc. Chi quindi dicesse indefettibilmente vi farò un presente, errerebbe all'ingrosso, perché l'indefettibile e la indefettibilità debbono supporre cosa già esistente e non capace di cessazione. Oltrediché, il cavar da simili sensi un avverbio, che non è altro sennonché una qualità di un verbo (cioè di un'azione o di uno stato di essere) si oppone diametralmente all'indole del vero significato. Peggio poi parlando di azioni future.
Ecco risposto al vostro novello Quesito. Soffrite però che io vi faccia osservare che se vorrete occuparvi di tutti gli spropositi che incontrerete in carte, in libri, in anelli etc. etc., avrete al mondo troppo faccende, e gli oracoli si ammutiranno, e tanto più quelli non consultati oralmente.
Ciro vi rende mille saluti. Io vi aggiungo la mia buona porzione per la Marchesa, per Pirro, per Matilduccia ossia Mitirdola, e per Checco.
Sono sinceramente
Il vostro aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
Giuseppe Gioachino Belli
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Alla Nobile e gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, p[ri]mo agosto 1845
Gentilissima Amica
Come Voi obbligantemente desideraste, Vi annuncio che Ciro ebbe la laurea, e ne fu insignito l'altro ieri innanzi al Cardinal Camarlingo. Eccolo dunque dottore: spero di viver tanto da vederlo avvocato. Lo studio di questo ultimo anno, e più ancora di questi ultimi mesi, essendo stato più forte ed assiduo del tempo precedente, lo ha sensibilmente dimagrato e impallidito. Accorgendomi di ciò andava io proponendomi di ricrearlo con un viaggetto alquanto più lungo del giro eseguito nello scorso 1844; ma purtroppo è vero che l'uomo propone e iddio dispone. Una orribil tempesta ha spianato tutti que' pochi beni che sono a Ciro rimasti nell'Umbria presso Cesi, i quali formano l'avanzo del di lui patrimonio. Ci conviene adunque abbandonare ogni altra idea di diporto per accorrere sui luoghi onde procurare di porre qualche rimedio a parte almeno del danno, che, relativamente alla entità dei fondi ed ai limiti de' nostri mezzi, dicesi immenso. Fra tre o quattro giorni, al più, saremo partiti, e là prenderemo alla meglio le nostre misure.
Mi recai giorni addietro al Monistero del Sacro cuore per salutare Ignazîna onde prenderne congedo e anticiparle gli auguri pel suo onomastico; ma seppi da una reverenda suora non trovarsi essa in Roma, bensì a Loreto.
Porgete i miei affettuosi saluti a Pirro e alla cara Matilde, non che alla Marchesa vostra madre ed a Checco, unendovi anche quelli di Ciro.
Divertitevi nella prossima festa di S. Burtolammè, e dedicate alla mia memoria il piacere di un razzo.
Sono cordialmente
Il vostro obbli[gatissi]mo aff[ezionatissi]mo a[mi]co e servit[or]e
Giuseppe Gioachino Belli
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Alla Nobile e gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 24 luglio 1846
G[entilissi]ma Amica
Con poche parole potrò riscontrare la vostra del 19, giuntami ieri. Da tre mesi è Ciro infermo, ed io non ho pace né giorno né notte. Dal 1° al 15 maggio fu Ciro malato con rosolia: dal 16 al 31 patì lenta flogosi nelle glandule del basso ventre. Il 1° lug[li]o il male divenne un deciso gastrico mucoso: poi passò in nervosa. Nel 28 giugno apparvero ulceri e infiammazioni in gola con minaccia di passaggio allo stomaco e agl'intestini. Sempre poi copiosa diarrea. Cura immensa, continua, dispendiosissima; pericolo di vita sempre presente. Fra due o tre giorni si pensa trasportarlo di peso in qualche vicino luogo di aria migliore, perché quì in Roma, con questa opprimente caldura, è impossibile che risorga più. Figuratevi il mio stato! Ho passato 50 giorni continui presso il letto dell'infermo: il resto immaginatelo di per voi.
Rita è in Roma: deploro la morte del buon Nannino, godo del miglioramento di Checco: saluto di cuore Matilde, Pirro, Checco e la Marchesa; e in somma fretta mi ripeto
V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
G.G. Belli
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Alla Nobile e gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Frascati, 10 agosto 1846
Gentilissima amica
Mi fu quì inviata la vostra dal 2 corrente. Non aveva io potuto indicarvi il luogo dove mi sarei recato con Ciro per cambiar d'aria, essendo stati per vario tempo perplessi sulla scelta più conveniente.
Pare che questo clima, non ostante l'ardore della corrente stagione, produca in Ciro qualche piccolo buon'effetto: non tale però quale si potrebbe desiderare dopo tanto tempo di patimenti e di cure.
Ho molto aggradito i saluti della vostra famiglia, a cui vi prego renderne altrettanti in mio nome ed anche di Ciro.
La mia salute è piuttosto buona attualmente, e ve n'è certamente bisogno.
Sono con sincerissima stima
Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo obb[ligatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
Giuseppe Gioachino Belli
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Alla nobile e gentil Donna
Signora Vincenza Perozzi, Nata M.sa Roberti
Roma
per Filottrano
Di Frascati, 16 Settembre 1846
Gentilissima Amica
Motivo del mio tardo riscontro è l'essermi la vostra dell'8 stata non prima di ieri qui recata da un amico il quale da Roma venne a vedermi. Vi ringrazio sommamente della premura che dimostrate per la salute di Ciro, il quale per verità da varii e varii giorni sta meglio, cosicché pel 27 o 28 del mese ce ne torneremo a Roma, dove adesso l'atmosfera è più mite.
È appunto il momento di indirizzarvi la presente a Filottrano, secondo le vostre indicazioni.
Tranne le notizie di Ciro null'altro potrei di quì dirvi, dove viviamo come anacoreti. Mi limito pertanto al ripetervi le proteste della mia riconoscenza e di quella di mio figlio per le vostre gentilezze e a pregarvi di passare in suo e mio nome mille affettuosi saluti a Pirro e Matildina, non che a Mammà e a Checco allorché scriverete a Morrovalle.
Sono con sincera stima
Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
Giuseppe Gioachino Belli
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All'Onorevole e gentil Donna
Signora Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Filottrano
Di Roma, 1° aprile 1848
A.[mica] C.[arissima]
Dirigo dunque questo mio foglio a Filottrano, nel qual luogo dovete già essere secondo le indicazioni da Voi datemi coll'ultima vostra del 19 marzo. Lessi in quella gli auguri che mi fate pel mio onomastico, e ve li rendo per l'onomastico vostro, ben prossimo ad arrivare. Il primo fra tutti i voti, e quello che deve riuscirvi più accetto, sia il desiderio che vostra figlia trovi felicità nello stato matrimoniale a cui va incontro. Il partito, a quanto mi dite, non è cattivo, anzi buono. Se poi gli animi si accoppieranno bene come le fortune, andrà ancora meglio. Non mi sorprende, ma quasi, questa predilezione di Mitirdola per Filottrano al confronto di Ancona. Ma capisco che il passare in Ancona tutti i mesi di maggio può renderle anche più grato il soggiorno di quella città per la non consuetudine del dimorarvi. Quando poi villeggerà a Sirolo, la pregherò di un paternoster per me al SS.mo Crocefisso.
Il galantuomo dell'utile-dulci non son io, ma sarà qualche altro galantuomo peggio di me, cioè peggio, volli dir meglio, ma quel peggio dice pur tanto quando si adoperi per rappresentante di aumento o superiorità . Io non scrivo più nulla, perché nulla posso più scrivere, ma me ne trovo contento. La mia salute cammina sempre come un gomitolo: la va senza gambe giù per la china; eppure la va, poiché il centro la chiama. In alcune opere il finis è la più bella parola, e la mia vita appartiene allo scaffale di quelle tali opere cosiffatte. Vedrem poi che cosa accadrà del coronat. O raggi o corna. Matilde mia, un paternostro per me al SS.mo Crocifisso di Sirolo. I vecchi volgono gli occhi alla casa; e qual'è la casa dell'uomo? Eccovi una buona mezza-porzione di morale.
Ciro vi riverisce e saluta. Io vi prego di dire mille frasi amichevoli in mio nome a tutti i vostri.
Sono sinceramente
Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
G.G. Belli
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 22 Xcembre 1848
G[entilissi]ma Amica
Neppur'io sapeva più nulla dell SS.re Chichi, presso le quali mi recai però jeri in conseguenza della dimanda da voi fattamene colla Vostra del 17. Potrei a simil soggetto ripetervi la descrizione che ve ne feci nella mia precedente, sennonché la Sig.a Nanna mi è sembrata anche un poco più decaduta. M'incaricarono entrambe di porgervi molti saluti.
Per soddisfare ora alla vostra richiesta intorno allo stato mio, vi dico esser questo il solito: sempre male di capo, sempre reumi, sempre fiacchezza, noia d'animo e prostrazione di mente. In quanto a Ciro, egli sta bene, benché magro e pallidotto, effetto forse delle molte fatiche che va sostenendo al tribunale; di che mi viene anche un altro dispiacere, quello cioè di non averlo meco quasi mai. Lo vedo per tre momenti al giorno. Quando si alza, all'ora di pranzo e all'ora di cena: anzi in queste due circostanze mi trova sempre a tavola e mi lascia a tavola. Saluta egli e riverisce Voi e la Vostra famiglia augurando a tutti mille felicità in contracambio a quelle che gentilmente gli avete desiderate.
Anche a me non par questo un tempo da matrimoni, almeno per ora. Sulle dilazioni poi che più specialm[en]te si connettano colle idee di Matildina non saprei che cosa dire, sennonché si debbono rispettare. Ditele che sarà molto difficile, per non dire impossibile, che io la compiaccia d'un mio componimento all'epoca del suo matrimonio; e ciò non per mia volontà , ma per lo stato della mia testa e della mia mente, che da quattro anni e mezzo non mi han più permesso di comporre una linea, né di darmi ad applicazioni. Forse ella nol crederà , come nol credono qui anche altri; ma il fatto è non per ciò meno certo, e la incredulità altrui mi accresce la umiliazione che me ne deriva.
Che io non mi muova più da Roma tenetelo per una cosa sicura: ho cambiato affatto temperamento. Gli acciacchi e la vecchiaia mi son venuti addosso con tutte le lor conseguenze.
Compiacetevi di ringraziare in mio nome la S.a C.sa Bonarelli e il S.r. Ant[oni]o Lazzarini della memoria che conservano di me.
Voi poi, Vostra Madre, Vostra figlia, e Vostro marito, abbiatevi da me mille augurii di felicità pel prossimo Natale e per l'imminente anno che vorrei sperare di tempra diversa da quella dell'anno vicino a crepare.
Sono con sincera stima
Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
Giuseppe Gioachino Belli
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 17 gennaio 1851
Gentilissima Amica
Mi avete nella vostra lettera del 12 presentato un motivo di veramente congratularmi con Voi e colla famiglia Vostra, dandomi cioè notizia del matrimonio contratto dalla buona Matilde con tanta soddisfazione sua e di entrambe le parentele. Pregovi far conoscere questi miei sentimenti alla Sposa, i cui saluti mi sono giunti...
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