[Pagina precedente]...ise finalmente dopo intieri trenta giorni di riuscir fuori dalle coperte nella mattina del 28, cadente gennaio. Ancor mezzo fracassato dal sofferto malanno, il primo atto di esercizio della mia libertà è il prendere in mano la penna per restituirvi gli augurii del buon'anno, che vi rimando zoppi d'una delle lor dodici zampe, benché nulladimeno io già aveva complito con voi intorno a ciò nella mia precedente. Senza bisogno di dirvelo Voi già capirete che io non ho potuto eseguire la vostra commissione presso il S.r Ferrieri.
Ciro non ha prevenzioni di sorta. Egli non conosce che Università , tavolino, qualche passeggiata, qualche intervento al teatro; e del resto silenzio, e indifferenza per tutte le cose. È un carattere di nuovo stampo; né ho mai veduto altri che con sì poca spesa abbia saputo comperarsi come lui l'affezione di tutti. Ha de' modi tutti suoi proprii. Insomma è un gentile, contegnoso e costumato vecchietto di 19 anni. Io lo amo, e glielo dimostro in atti, in fatti e in parole: egli mi ama, e me lo prova solo coi fatti, ma sono di quei decisivi. -
La vostra bontà vi fa desiderare di vederlo nel futuro settembre. Non so peraltro quanto ciò sarà combinabile per parte mia, perché, debbo pure ripetervelo, io sono legato al mio impiego da una catena saldata e senza lucchetto. Il mio uficio non concede libertà di alcuna specie, e sulla porta di esso potrebbero scriversi le due grandi parole colle quali suol principiare proseguire e chiudere ogni missionario la sua predica sul terzo novissimo: MAI e SEMPRE. Rivedetene la parafrasi in Dante. Basta, diam tempo al tempo, e vedremo se finché si sta al mondo potessi per un momento cambiar l'inferno in paradiso, amen.
Non mi dilungo di più perché il braccio e la testa mi si ribellano, ed altronde nel decorso di questo mese di SOAVE riposo non so dirvi quante lettere di affari e di non affari sianmisi accumulate sul tavolino, e debbo dar resto a tutte, e sta per ricominciare il mio esercizio all'impiego dalla mattina alla sera! Mille saluti a tutti di casa, e uno schiaffetto da parte mia (di quelli episcopali da cresima) sopra una guancia della vostra Matilde. Son vecchio, ed ormai mi è lecito il concedermi simili libertà verso una giovinetta la quale un giorno potrebbe anche darmi la pappa, se la scodella si trovasse fra lei e me.
Se poi lo schiaffetto lo ricusa per parte mia, dateglielo a contro vostro in penitenza della sua poca compiacenza pe' vecchi, i quali si appagano di queste innocenze verso la gioventù, mentre fan la barchetta e il pulcinella di carta ai ragazzetti che li tirano per le falde del giustacore. Così insomma ci riduciamo, dopo aver tagliato il mondo a spicchi come un'appiuòla! Oh basta, ché la mano non ne vuol più, e la carta ci si mette d'accordo.
Sono cordial[ment]e di Voi, Pirro, di Matilde, della Marchesa e di Checco
aff[ezionatissi]mo a[mi]co e serv[itor]e
G.G. Belli
P.S. - Il saluto del S.r Ant[oni]o Lazzarini, che contracambio, mi ricorda il trovarsi ancora presso di me certe sue pietruzze. Ah! se quando il Signor Lorenzo fu in Roma me lo avesse fatto sapere, le avrei date a lui!
* * *
Alla Nobile e Gentil Donna
Signora Vincenza Perozzi, N.a Marchesa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 29 luglio 1843
Carissima e gentilissima amica
Le cose stanno così. La Vostra del 23 mi giunse il 27 e mi trovò a letto con febbre mal di capo e una infiammazioncella di intestini, frutto probabilmente delle frequenti e rapide variazioni della temperatura atmosferica. Scrissi subito un biglietto a un tale impiegato della Computisteria camerale a cui nel giorno 13 giugno consegnai il rescritto del Card[inal]e Pro-Tes[orier]e pel noto premio di piantagioni. Ieri (28) venne egli da me, e mi disse che l'ordine pel pagamento era stato subito steso e passato alla Segreteria del Tesorierato per la firma del Cardinale. Ma il fatto è che questa firma non è stata ancor fatta né a quell'ordine né ad altri, o simili, o consimili, o, poco diversi. La vostra esigenza dunque non può mancare, ma ci vuole qualche altro paternoster in onore e gloria di Santa Pazienza, potentissima avvocata contro tutte le tribulazioni, delle quali non è la minore l'aspettar quattrini e non vederli mai giungere. Venendo ora a replicare un'ultima parola sullo sproloquio della mia antecedente (15 giugno), le cose stanno così. Voi mi scrivevate: Torno a raccomandarvi la riscossione etc. Siccome in queste, benché semplici ed oneste parole, si racchiudeva sempre un senso di giusto rimprovero alla negligenza di chi aveva bisogno di simile nuova raccomandazione, e siccome altresì il S.r Ferrieri non era in Roma ma a Pesaro, né si sapeva quando potesse tornare (come già io vi aveva avvisata), così m'importò moltissimo lo scuotere dalle spalle mie la polvere di qualunque parte d'imputazione che potesse esservi di rimbalzo da fatto non mio. Circa poi al genere di delicatezza che mi aveva fatto precedentemente astenere dal mettermi spontaneam[ent]e di mezzo alle faccende di altro uomo, vi richiamo alla succitata mia lettera del 15. Quì voi soggiungevate: ma io ignorava se il Ferrieri fosse tornato. Non avete torto; ma io già vi consigliai a far vigilare il di lui ritorno a Macerata, cosa che stimai non difficile, essendomi stato supposto che sia egli di quella Città e possa avervi parenti ed amici. Del resto, cara Amica, non avevate bisogno con me né di giustificazioni né di schiarimenti. Bastava che mi fossi giustificato io con voi altri. In quanto all'altro punto sulla gita di Ciro in Casa Perozzi Ettore a Macerata, le cose stanno così. Tempo fa io dissi con una certa mia compiacenza alla S.a Pellegrina Cini: in settembre mando Ciro a Morrovalle. Ciò si ripeté poi nella famiglia Cini quando vi erano Ettore e Rita. Essi gentilmente invitarono Ciro anche a casa loro, colla clausola del prendere per un affronto il rifiuto. La nostra risposta fu un generico ringraziamento al cortese invito, senza specificar poscia né il sì, né il no, né il come, né il quando, né il quanto, né il prima, né il dopo, né il fra, né altro articolo di qualsivoglia natura. Una negativa a una obbligante profferta neppur era decente, ed anzi avrebbe potuto farsi origine di asprezze fra noi ed essi, fra essi e voi. Certamente una visita bisognerà che Ciro lor la faccia; ma egli viene da Voi, e questo è il motivo del viaggio alla Marca. Costì poi combinerete le cose alla meglio e con decente soddisfaz[ion]e di tutti. Mi piacerà anzi assai se mio figlio vi troverà al Casino. Questa circostanza preverrà ogni etichetta di precedenza, perché, se steste a Morro, i primi non lo vedreste voi altri, ed egli potrebbe trovarsi imbarazzato dalla sua stessa civiltà e dalla civiltà de' vostri parenti.
Il premurare è una parolaccia da confessarsi alla prima domenica. - Ed oggi come state, Belli? Così così, ma in piedi. Ecco come stanno le cose. Saluti infiniti a tutti.
Sono il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co
G.G. Belli
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Alla Nobile e Gentil Donna
Signora Vincenza Perozzi, N.a Marchesa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 6 settembre 1843
Gentilissima amica
Non v'ha dubbio che il meglio che da me farsi potesse, e che io farei dove le circostanze mel consentissero, sarebbe il condurre sempre il mio figlio con me, ovvero, che torna lo stesso, il seguir sempre i suoi passi. Ma poiché la mia personale situazione mi vieta di adottare il più sano partito, ed altronde è pur necessario il concedere a un giovane qualche sollievo onde non condannarlo alle privazioni di chi oltre alla stanchezza della età sente in se stesso il freno di doveri che comandano rassegnazione, procuro di conciliare un estremo coll'altro, ravvicinandoli per quanto è possibile colla scorta della prudenza. Dopo nove anni di dimora in un clima schietto e salubre, dal quale fu, si può dire, formato il temperamento e create le abitudini della vita di Ciro, io bene mi avvidi che le prime due stagioni estive da lui trascorse sotto il cielo romano, senza per la verità alterargli la salute ne diminuirono purtuttavia il vigore e la prontezza all'operare, inducendo in esso qualche parte di quel floscio e cascante che forma il carattere delle complessioni esposte a quest'aria torpida e così poco refrigerante. Gli avvezzi a queste estive caligini se la passano per solito senz'altro danno che di un poco di debolezza, di perdita di appetito e di svogliataggine; ma i non abituati corrono rischi più gravi, e non di rado salutano l'estate con qualche brindisi di china-china. Per prevenire adunque, almeno ne' primi anni, qualche malanno in mio figlio, me lo sono tolto dal fianco mandandolo a respirare in atmosfere più fresche, più toniche e più pure di quella che stagna fra il Campidoglio il Pincio e la Cupola di s. Pietro. Ciò non ho fatto peraltro a chiusi occhi. Nel viaggio l'ho sempre associato ad ottime compagnie, e a Perugia l'ho situato tra una famiglia rispettabile per ogni titolo, e degna della più estesa fiducia. Poi verrà egli da Voi, e su ciò non occorre dir altro. L'unico tratto in cui Ciro rimarrà solo e abbandonato a se stesso, sarà quello da Fuligno a Macerata; perché a Fuligno vi ha un altro mio vicegerente. Ma diamine! che gli potrebbe accadere tra Macerata e Fuligno? Qualche incontro di ladri? Spererei di no, e poi contro i ladri non valgono tutori. Nel ritorno poi le città per le quali avrà transito sono (oltre Fuligno) Spoleto e Terni; e in entrambi i detti luoghi ho eccellenti e sicuri rapporti.
Allorché sarà Ciro in vostra Casa voi gli terrete luogo di Madre e lo troverete docile e rispettoso, mansueto e di facilissimo umore. L'ho anzi avvisato che si regoli esattamente in tutto secondo i vostri consigli. E Voi dategliene. Egli partirà (è il diario che gli ho prescritto) verso il 15 di questo mese per Macerata. Il giorno più o il giorno meno potrà dipendere da imprevedibili circostanze, fra le quali non è l'ultima la combinazione di vettura. Se queste med[esim]e circostanze gli permetteranno di prevenirvi del giorno di sua partenza, lo farà : altrimenti è già da me bene istruito del luogo dove Voi vi troverete, secondo le indicazioni da Voi datemene nella Vostra del 27 agosto. Veramente Voi mi diceste in detta lettera che allorché sareste giunta al Casino me ne avreste dato avviso; ma poiché aggiungeste che ad ogni modo vi ci trovereste ai primi di questo mese, ho creduto di anticipare le mie istruzioni a Ciro onde evitare il caso di imbrogliare simile organizzazione troppo alle strette, con un carteggio fra Macerata, Roma e Perugia. Ciro dunque aspettatevelo fra pochi giorni sopra alla salita di Sforzacoste, cioè sopra la prima salita dopo quella di Sforzacoste, a due miglia prima di Macerata, a destra del viaggiatore.
Diriggo [sic] questa mia a Morrovalle per buona regola, onde abbiate questi miei avvisi se mai non ne foste partita.
Se poi già siete al Casino, ve la manderanno, e il ritardo di essa non potrà in tal caso più nuocere. Mille saluti a Mamà , a Pirro, e alla mia cara Matilde.
Sono di cuore il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co
G.G. Belli
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Alla Nobile e gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 3 Novembre 1843
Amica carissima
Giunto a Roma mio figlio dopo varii giorni di dimora in Terni per ragioni di affari, mi ha dato contezza dell'obbligante modo con cui è stato trattato in Vostra casa per tutto il tempo da lui trascorsovi dandovi disturbo ed incomodo. Trovandomi io pertanto debitore di riscontro alla gentilissima Vostra del 22 ottobre, credo mio stretto debito cominciare dal ripetervi mille grazie in suo e mio nome per tutte le amabilità di cui egli è stato lo scopo per parte vostra e della vostra famiglia: dovere al quale mi assicura Ciro di non aver mancato al suo giungere in Terni, mediante una lettera che di là Vi diresse. Piacciavi dunque accogliere la presente qual complemento de' sinceri sensi del nostro animo riconoscente.
Mi duole che fermo Ciro nel proposito di partire col mezzo del velocifero onde appagare le mie premure che si trova...
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