[Pagina precedente]...n contratto stabilito fra noi. Oltre i detti legati vi sono molti altri pesi a carico dell'erede, per cui per ora la è un piccolo utile pieno di disturbi e fatiche. Tu dici benissimo che la mia Matildina deve essere una giovanetta. Essa è alta sei palmi, e 4 oncia, ed è proporzionatamente formata. Senza che la tenerezza di madre m'illuda, posso dire francamente che può essere più giustamente collocata fra le belle che fra le brutte. Ella studia la musica da un anno circa sotto il bravo maestro Amadei di Loreto, che viene qui una volta la settimana, quando il tempo è buono. Benché giovane egli è il miglior professore che si trovi nei nostri dintorni. Le sue lezioni ci costano assai, ma pare che Matilde riesca bene, e ciò fa tutto sopportare. Quanto mi piacerebbe che tu potessi udirla suonare il pianoforte! Essa, e Pirro ti salutano caramente, e quest'ultimo ti rinnova tutte le proteste della sua amicizia. Mamà , e Checco pure ti salutano. Io poi lascio a te stesso la cura di ripeterti quei sentimenti che avranno sempre luogo nel cuore
dell'amica tua aff[ezionatissi]ma
[non si legge sotto la cancellatura]
* * *
All'Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
via Monte della farina
N. 18 Roma
[Di mano del Belli: R° il 27 ottobre]
Morrovalle, 21 ottobre 1838
Amico mio car[issi]mo
Ti ho diretto due lettere a Perugia, ad una delle quali attendevo riscontro, ma non vedendolo ancora mi nasce il solito timore sulla tua salute. Ti scrivo dunque di nuovo, e ti prego togliermi di pena, se pure lo puoi. Non mi dilungo di più perché sono assai trista [sic]. Pirro ti saluta, e così Matilde, e tutti di casa. Addio. Credimi inalterabilmente
L'amica tua aff[ezionatissi]ma
[non si legge sotto la cancellatura]
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All'Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
via Monte della farina
N. 18 Roma
[Di mano del Belli: Riscontrata il 14]
Morrovalle, 10 maggio 1839
Amico mio Car[issi]mo
Mi pare non poter più dubitare che noi dentro il corrente mese saremo in Roma. Mi piacerebbe assai di avere un lassa [sic] passare non già perché abbia voglia di portare oggetti sottoposti a dazio, ma solo per non avere la noja di passare in dogana. Voi, che me lo procuraste un'altra volta, fatemi il piacere di occuparvene anche adesso, e rispondetemi subito onde possa sapere se si può avere.
Ditemi una parola sulla vostra salute, e due rapporto a Ciro.
Noi stiamo tutti bene. Pirro vi abbraccia, Matilde vi saluta. Il resto a voce: intanto credetemi costantemente
L'amica v[ostr]a aff[ezionatissi]ma
[non si legge sotto la cancellatura]
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All'Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
via Monte della Farina
N. 18 Roma
[Di mano del Belli: R° il 1° febbraio 1840]
Morrovalle, 26 dicembre 1839
Amico Car[issi]mo
Ho ricevuto la raccolta di piccola porzione delle vostre poesie: le ho gradite sommamente, e ve ne ringrazio tanto tanto tanto. Vi confesso che appena giuntomi il libro ho dato una scorsa ad ogni principio di sonetto per sospetto che ve ne fosse alcuno di quelli che faceste per me. Se anche un solo ve ne avessi trovato, non poteva più essermi gradita la intera raccolta; ma godo nell'avere osservato che non avete fatto parte ad alcuno di ciò che a me sola appartiene. Io serbo ancora tutti intatti questi pegni (diciamolo pure) del vostro affetto. Mi piace di rileggerli sovente io stessa, e qualche volta di farne udire alcuno anche ad altri, ma di essi non deve esisterne mai copia alcuna finché io avrò vita. Voglio che sieno miei, come unica io sono stata ad ottenerli di tal natura dall'autore. E così sia. Torniamo al silenzio su questo punto, silenzio che forse ho errato nel rompere adesso.
Non vi dico nulla di Matilde perché ignora che vi scrivo. Essa è occupatissima nel giocare a tombola, e non voglio metterla nell'angustia o di dover lasciare il suo gioco prediletto, o di veder partire la lettera senza avervi aggiunto.
Mia sorella per la morte del [sic] zio Solari è divenuta una ricca signora. Egli ha lasciato usufruttuaria Zia di tutto con libertà di donare a chi le piacerà e parerà [sic] qualunque oggetto mobiliare di casa, qualunque gioja o argento, e qualunque capo di bestiame. Le ha lasciato poi di poter testare a suo modo di un terreno del valore di circa 4.000 scudi, che unito alli suoi scudi 3.000 di dote formano un capitale di scudi 7.000 di cui Zia può testare. Oltre ciò ha lasciato a beneficio de' di lei eredi un'anno [sic] di rendita dopo la di lei morte, e questo vuol dire fra i 4.500 e i cinque mila scudi perché tale è la rendita annua di Solari. A mia sorella poi le ha lasciata in proprietà una possessione del valore di scudi 2.200 circa, le carrozze ed i cavalli che si troveranno alla morte di zia, tutte le gioje che ora possiede, e tutto quello che le potrà donare la zia. In usufrutto poi avrà , dopo la morte di zia, l'appartamento piano terra, il giardino, e le case annesse. Un'assegno annuo di scudi 600, e tanto grano, granturco, olio, formaggio, majale, ed altri generi, e tutte le biancherie, ed argenti senza obligo [sic] di alcun rendimento di conto. Di più libre 8.000 annue di fieno per il mantenimento dei cavalli. Vi sono anche altre bagattelle che ora non rammento. Insomma ella ha assicurata la sua fortuna, e a dir vero se lo merita.
Addio, vado anch'io a giocare con Matilde, e gli altri. Vi auguro buon capo d'anno, ed in seguito altri 50.
Pirro vi abbraccia. Io sono sempre
L'amica vostra affezionatissima
Cencia
[sotto cancellatura]
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All'Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
via Monte della Farina
N. 18 Roma
[Di mano del Belli: Riscontrata il 31 Xbre coll'invio contemporaneo di un libro di poesie fatte in morte della Borghese]
Morrovalle, 16 dicembre 1840
Amico Car[issi]mo
È un pezzo che vi sono debitrice di una risposta, ma, perdonatemi, poiché la lontananza di quella figlia mi ha tolto la testa. Io passo il tempo o nei viaggetti per riabbracciarla, ciò che siegue al meno ogni settimana, o nel prepararle qualche regaluccio di suo desiderio, e questa seconda parte mi fa attendere assiduamente al lavoro; in fine passo tutte le sere scrivendo a lei delle lunghe lettere, perché ogni giorno mando al monastero per avere sue notizie. Da ciò vedete che poco tempo mi rimane, eppoi mi sento una certa indolenza, una certa distrazione continua che mi rende inabile ad ogni cosa. Questa sera è andato Pirro a Macerata per cui io non ho da scrivere colà , e per occupare il tempo più piacevolmente che posso, scrivo a voi. La mia Matilde muove continue preghiere onde si lasci stare qualche altro tempo in monastero. In considerazione del suo gusto, e della utilità che ne ricava specialmente per la musica, noi abbiamo acconsentito di lasciarvela fino a giugno. Più tardi non è possibile perché a Lei sono molto salubri i bagni, e questi bisogna che li faccia a casa onde non mancare delle dovute precauzioni. Fino a giugno dunque io resterò priva di lei. Nelle feste di Natale passerò un'altra giornata in Monastero anch'io, e sarò ben contenta. Mi fo scrupolo, caro Belli di lasciare un'amico [sic] come voi in inganno rapporto ai miei sentimenti sopra un'articolo, e perciò mi credo in dovere di parlarvi schietto. Sbagliate assai nel supporre effetto di modestia, o di spirito superiore al mio sesso il solennizzare così pubblicamente il mio giorno natalizio. Sappiate anzi che questa disinvoltura é conseguenza del più raffinato orgoglio. Io ho avuto sempre pretensione di poter interessare
indipendentemente dai vantaggi della gioventù e dell'avvenenza. Perciò non ho mai creduto, né mi sono curata mai di esser bella, perciò ora non ho alcuna premura di occultare gli anni da me trascorsi. Che anzi calcolati questi, calcolata la mia figura che non fu mai bella, calcolate le attenzioni che ricevo ancora da un'ottimo marito, e l'assidua compagnia a preferenza accordatami da qualche buon'amico, ne risulta per me maggior gloria, che il vano merito di una età che bisogna che trascorra irreparabilmente. Lodatemi adesso, se vi dà l'animo. Eppure non ho fatto menzione fino ad ora della principale circostanza da cui deriva la mia fierezza. Sappiate anche questa. Sono persuasa che voi abbiate affezione per me a preferenza di qualunque altra donna; e siccome io vi stimo più di tutti gli uomini che
fino ad ora conosco, così vado superba di tale distinzione. E qui potete
rimarcare che del mio difetto voi siete la principale cagione.
17 D[icembr]e. È accaduto questa volta come quasi sempre accade, cioè che io scriva a voi circa quel tempo in cui voi scrivete a me. Ho ricevuto il vostro foglio, e per rispondere categoricamente differisco la spedizione del presente, sebbene a molti punti mi trovo aver risposto anticipatamente. - Quanto mi dite rapporto al vostro Ciro mi fa sperare che egli non verrà una fisionomia effeminata, che io chiamo di bambinelli di Lucca. Se stesse a me di formare gli uomini, li vorrei tutti di capelli ed occhi negri, barba folta, statura avvantaggiata, e carnagione bruna. Questo riguardo al fisico. Rapporto poi al morale parmi che non si possa bramare più di quanto Ciro possiede.
22 D[icembr]e. Sono andata a Macerata a trovare Matilde, e le ho portatta [sic] la vostra lettera. Oggi poi essa me la rimanda e l'accompagna col seguente periodo: "Vi ritorno la lettera di Belli avendone ricopiata la romanza. Vi prego dirgli da mia parte che gli auguro il buon capo di anno e tutto il seguito felicissimo, che io stò contentissima in Monastero, e che gli scriverei volentieri ma non posso perché stò in convento. Appena uscita però la prima lettera che scriverò sarà per lui".
Di lei non posso aggiungervi altro che ora studia la musica con più profitto di prima e dà lusinghe di una buona riuscita. Quanto desidero che la udiate sonare! ma voi differite sempre la vostra venuta fra noi, ed io ormai comincio a strapazzarvi perciò. La vostra romanza è bella e moralissima: mi sembra però che possa fare poco effetto la musica su quelle parole a riguardo della espressione che esse parole non eccitano gran cosa. Ritengo che Ciro riuscirà nell'accompagno, ed allora voi potrete essere divertito da questi giovanetti e passare una vecchiaia felice. - Monsignor Teloni? vi saluta mille volte, e vi è grato della memoria che conservate di lui, assicurandovi di compensarvela con alt[rettanta?] [strappo] stima e reminiscenza. La sua sorella fin dal gennajo [dell'anno?] scorso uscì di vita. Ditemi: in una composizione lapidaria si può usare la frase uscì di vita? Sappiate che qui vi è stata una diatriba fra D. Luigi Nunzi, ed un frate, il quale in morte di Cristina Tomassini Laurenti ha usata questa espressione in una lapide, e Nunzi l'ha criticata sostenendo che doveva dire riposa in pace. Si dice qui che in morte della Borghesi vi è stata costì una bellissima composizione di un certo Cantù. Se ciò è vero vi prego procurarmene una copia.
Dopo il discorso de' morti passiamo a quello della mia salute. Stò bene, ma ciò non toglie che io debba morire a 44 anni. Ci vuole pazienza, amico caro, quando accadono cose irrimediabili. Zia Matilde stà male assai, e perciò mia sorella in gran pena. Mi fa gran piacere sentir voi migliorato, e mi auguro sovente una tale notizia. - Vi ringrazio a nome di tutti de' vostri [...] auguri nella ricorrenza natalizia, ed io auguro a voi buon [strappo] un seguito innumerevole. - Mi manca la carta. Addio.
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All'Onorevole
Signor Giuseppe Gioachino Belli
via monte della Farina
N. 18 Roma
Morrovalle 14 [o 24] luglio 1842
Mio caro Amico
Avete ben ragione di rivolgere contro di me le molestie per il piccolo sarcasmo che io vi facevo per aver chiamata buona, ottima, eccellente mia sorella, poiché io stessa la ho tenuta presso a poco tale fino alla sera del giorno 22 del prossimo passato giugno. È vero che spesso ho dovuto asseverare [?] in lei un fondo di malignità e di menzogna che mi disgustava, e molte volte mi ha costato dei penosi sacrifici per risparmiarle delle figure ben brutte ma attribuivo questi difetti all'abitudine contratta dall'aver dovuto passare la vita nella necessità di fingere, e riten...
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