[Pagina precedente]...dere che fra poco vorrete persuadermi che per conservare tale amicizia fa duopo [sic] che non ci scriviamo più mai neppure. Se è così io preverrò il vostro consiglio non vi scrivendo che allorquando ne avrò necessità , ovvero per riscontrare le vostre lettere, che vi prego inviarmi più spesso che potete. Ma vedete diversità di opinioni! Gli altri miei amici cercano sempre di rivedermi o venendomi a trovare, ovvero cercando che io vada a passare qualche giorno da loro. Oggi appunto devo rispondere ad uno che m'invita ad andare ad un suo casino di campagna, adducendomi per ragione che l'amicizia perché sia forte fa duopo ravvivarla ogni tanto col conversare fra amici. In verità la mia opinione si uniforma più a quella di costui che alla vostra.
A proposito di campagna. Fra otto o dieci giorni io partirò pel nostro casino, dove mi ero ideata di potervi attendere. Pirro resterà qui per badare a suoi malati.
Vi ringrazio tanto tanto dell'avviso che mi date della parola Mitologia, che per verità io non so come la scrivessi diversamente, quando potevo osservarla nelle altre vostre lettere. Sono però grata a tale errore, poiché l'avvertenza che me ne fate è la cosa più obbligante che mi dite nella vostra ultima. Pirro, Mamà , e Matilde tornano a salutarvi. Questa per la sua età è molto alta, e mi pare di poter dire che è bella. I capelli specialmente sono bellissimi. Ella è sempre nella camera con un'angiolo custode, poiché sola non la lascio mai, ma questo non ne siegue i passi come una volta. L'angiolo custode però di adesso, quantunque palpabile, non vi curereste di palparlo, essendo una brutta donna di 40 anni. La bella Giuditta non è più al mio servizio, fin dal primo dell'anno corrente, e me ne trovo contentissima, poiché la brutta Michelina è per me mille volte più utile di lei. Addio. State sano, e rammentate qualche volta che avete qua delle persone che vi stimano, e che io sarò sempre
L'amica V[ostr]a Vincenza Roberti Perozzi
[sotto cancellatura]
* * *
[Indirizzo di mano di Pirro]
All'Ill[ustrissi]mo Sig[no]re P[adr]one Col[endissi]mo
Sig.r Giuseppe Gioacchino [sic] Belli
Via Monte della Farina
N. 18 Roma
[Di mano del Belli: Risp. il 28 d.]
Morrovalle, 23 9bre 1837
Amico mio car[issi]mo
La più viva commozione abbiamo provato nel leggere il tuo triste foglio, e Pirro lo ha inondato di lagrime. I soli suoi occhi però, ed i miei lo hanno trascorso, e ti giuriamo ambedue un'impenetrabile [sic] segreto sul suo contenuto. Non possiamo però rinunciare alla speranza che la noia che devono cagionarti tante fatiche, e la stranezza che ne viene di conseguenza, ti facciano vedere il tuo stato tinto da colori più tetri assai di quelli che sono realmente. Sì, amico mio, la tua fantasia è alterata, o tu hai sofferto un tradimento. Infatti, come ha da essere in un punto distrutto quasi del tutto un patrimonio che forniva a tua moglie mezzi sufficienti per menare una vita non dirò solamente agiata, ma anche con lusso? Ottimo appartamento, splendido vestiario, buona tavola, palco al teatro, collegio per Ciro, società , erano occasioni di spese forti, eppure ella ne aveva i mezzi. Come può essere distrutto in un baleno un capitale che dava siffatti frutti? Se poi qualche falso amico ti ha tradito allora è tutto spiegato, ed il tuo caso è terribile; ma senza questo tu devi aver cavato un capitale coi soli oggetti che avevi dentro casa, e che mi fai conoscere di avere esitati. Ed i consolidati? e gli altri crediti che aveva tua moglie? Capisco che di questi te ne saranno andati molti a male, capisco che avrai trovato anche de' debiti, ma in ogni modo l'esito doveva essere molto inferiore alla entrata, altrimenti come avreste potuto vivere così doviziosamente? Insomma noi ci lusinghiamo che il male sia meno terribile di quello che tu lo temi. Mi dici inoltre che brami non essere a carico del patrimonio di tuo figlio; ma non basta pel tuo mantenimento la pensione che avevi dal governo come impiegato emerito all'ufficio del registro? Mi fai nascer dubbio che il governo ricusi di pagartela, e ti chiedo su questo punto spiegazione. Tu cerchi delle agenzie, ma, caro amico, devi riflettere che il tuo carattere ti renderebbe impraticabili quelle vie che devono tenersi pur troppo per ottenere favori, o trattare interessi: ne hai una prova ben dolorosa ne' tuoi affari. Con tutto ciò io non mancherò di dirigere a te chiunque mi dicesse che gli occorre qualche cosa dalla capitale. Per ora non mi è stato parlato che di una cosa, e te la dico subito. Un giovane di qui, impiegato da tre anni nell'amministrazione de' sali e tabacchi in qualità di verificatore alle coltivazioni, e molto ben veduto da' suoi superiori, desidera di avvanzar [sic] grado cioè di essere nominato Ispettore alle d[ett]e coltivazioni. Egli promette scudi 30 di gratificazione a chi gli ottenga questo posto. E non dovrebbe riuscirgli tanto difficile perché è protetto anche dal Passionista Padre Vincenzo Ferrajoli fratello di quel Ferrajoli che stà con Torlonia. Prima di ricevere la tua lettera ultima io avevo scritto in proposito a M.r Domenico Bruti onde agisse per ottenere la grazia, e ne attendo ancora risposta, ma se tu mi dicessi di poter agire in detto affare, io procurerei di disimpegnarmi con Bruti, e lo affiderei a te. Attendo perciò una tua risposta a pronto corso postale, onde potermi regolare. Pensa però che non vi sarà mai il mio consenso perché tu faccia l'agente. Il consiglio che io ti dò [sic] da vera amica è un solo, e parmi il più sano, purché il mio proprio interesse non mi seduca. Tu dovresti restringere gli affari tuoi, e dargli un'andamento da poter dirigere anche lontano, eppoi venire qui a convivere cogli amici tuoi, cui la tua compagnia sarebbe del piacer maggiore, e che prenderebbero di te quelle cure che la vera affezione può soltanto ispirare. Sì, caro Peppe tu dovresti venire a vivere con noi almeno fintanto che dovrai levare Ciro di Collegio; per allora potresti prendere quelle misure che crederai convenienti. Ma per ora vieni da noi, dove sarai forse esposto ad un solo dispiacere, cioè a quello di sentirci qualche volta ringraziare le tue triste [sic] circostanze poiché da quelle avremmo ricevuto il gradito dono della tua compagnia. Ecco quanto tu dovresti fare, e quanto io bramo che tu faccia.
Assicurati che nella tua lettera tu non nomini affatto il luogo della tua nuova dimora, ed io la seppi da Lazzarini, altrimenti mi sarei trovata imbarazzatissima per scriverti. - Dimmi: sai nulla delle Chichi, e delle Cerroti? Stanno bene? Addio. Pirro vuole aggiungerti, onde io lascio affinché a lui resti carta bianca. - Stà sollevato più che puoi, caro Belli, e vivi sicuro che si è anche più aumentata per te l'affezione dell'amica tua.
C[arissi]mo Belli
Cencia
[sotto cancellatura]
Poche parole ho da aggiungere a ciò che ha scritto Cencia, cioè che ho sentito col più vivo dispiacere la vostra disgrazia, e che sono pronto in qualunque circostanza di farvi conoscere che avete, in tutta l'estensione del termine, un vero amico in me. Sarei ben fortunato se poteste accettare l'invito di Cencia!
* * *
All'Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
via monte della Farina N. 18
Roma
[Di mano del Belli: R° il 12. Mi mandi la raccomandazione]
Morrovalle, 6 dic[embr]e 1837
Mio caro Belli
Tu dici benissimo: lo sconcerto de' tuoi interessi è un vero enigma per noi. Non potendolo sciogliere in modo alcuno, attenderemo che la buona sorte ci avvicini una volta onde onde [sic] intenderne dal tuo labbro la spiegazione. Mi spiace poi sommamente che la perversità di essi ti vieti di venire fra noi, ma non insisto su questo punto lusingandomi che se mai ne vedesti [sic] la possibilità , penseresti tu stesso a recarti in seno all'amicizia, che ti riceverebbe a braccia aperte, e cuore pieno di letizia. Dunque fa tu ciò che crederai di poter fare. Monsignor Bruti mi ha risposto che ora è troppo presto per chiedere un'impiego [sic] che non si attiverà prima del ventuno aprile, e che a suo tempo non mancherà di usare le necessarie premure. Io gli ho risposto che quando questo tempo sarà giunto me ne faccia intesa prima di agire onde io senta se la persona persista nello stesso pensiero tanto per chiedere l'impiego, quanto per rimunerare chi glie lo ottenga. Così mi sono con lui disimpegnata senza disgustarlo, senza sciogliermi affatto, e senza pregiudicare in modo alcuno gl'interessi del petente. Ora stà [sic] a te il tentare di fargli ottenere l'impiego, pel quale egli offre in dono scudi 30: a grazia ottenuta. Dici benissimo [che trattasi] d'impegnare piuttosto che di agire. Cerca dunque qualcuno che abbia relazioni nell'amministrazione di sali e tabacchi, e procura d'impegnarlo. Il pretendente è un certo Rocco Laurenti Crisostomi di qui, attualmente verificatore alle coltivazioni di tabacco, ed aspira a divenire Ispettore alle dette coltivazioni, che è il posto di scala che dovrebbe incontrare avanzando. Egli è molto amato da' suoi superiori perché lo trovano abile, ed esatto nel disimpegnare l'attuale suo impiego, ed è protetto dal Passionista Padre Vincenzo Ferrajoli, fratello di quel Ferrajoli che è il tutto di Torlonia. Questo frate ha fatto ottenere tre anni addietro a Laurenti l'impiego di verificatore, che in conseguenza sono tre anni che esercita. Se tu credi che le tue premure in proposito potrebbero essere ajutate da una commendatizia del d.o Padre Vincenzo, scrivimelo ché posso averla.
Ci fai giustizia credendoci, Pirro ed io [sic], tuoi veri amici, ma se vuoi
farci anche piacere mostraci qualche via onde poterti essere in alcun modo utili. Io non posso soffrire di offrirti una sì inoperosa amicizia, ma ignoro cosa potrei fare per renderla attiva. Daccene dunque tu le tracce. - Tutti di casa ti salutano. Di Pirro poi non ne parlo perché sente quanto il suo cuore è capace di sentire. Addio, mio amico, addio. Abbi cura della tua salute, e credimi inalterabilmente
L'amica tua aff[ezionatissi]ma
Cencia [? strappo]
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All'Onorevole
Sig.re Giuseppe Gioachino Belli
Via Monte della Farina
n. 18 Roma
[Di mano del Belli: R° il 24]
Morrovalle, 4 febbraio 1838
A.[mico] C.[arissimo]
Ho tardato tanto a scriverti perché speravo ogni ordinario di poterti accludere la lettera commendatizia del Padre Vincenzo Passionista, ma giacché questa non giunge ancora, io mi risolvo a rompere il silenzio senza di essa perché troppo mi preme l'avere sovente notizie di te. Non dubito però che la lettera del frate giungerà finalmente, ed allora tornerò a scriverti per inviartela: il ritardo di essa probabilmente deriva dalla salute mal ferma di esso frate. Intanto mi preme sapere se tu sei stato bene in tutto il mese trascorso, e se stai bene presentemente. - Di noi posso dirvi che stiamo tutti bene, e passabilmente quei di Loreto. La mia zia di Recanati M[arches]a Volunnia, come forse saprete, morì pochi giorni prima dello scorso Natale, lasciando suo erede fiduciario il Conte Monaldo Leopardi. Questi ha poi spiegato la fiducia in favore del Conte Camillo Marefoschi, come erede e molti legati a diverse persone, ed una pia istituzione della rendita annuale di scudi 350. I d[ett]i legati consistono in giubilazioni a tutte le persone di famiglia comprese alcune che da lungo tempo sono fuori di servizio, e presso altri padroni; l'usufrutto di alcuni beni loro vita durante alla Contessina Aurelia Marefoschi sorella di Camillo, ed alla monaca, fuori di convento, sorella della zia Volunnia defunta. Maritandosi poi la d[ett]a Contessina Aurelia, il legato si limita a scudi 4000 di dote; scudi 100 per una sola volta alla Veglia [sic] di Perugia, nata Sacripanti; scudi 100 per una sola volta alla contessina degli Oddi di Perugia figlia di un'altra Sacripanti, e santolina della testatrice; ed in fine il terreno la porcareccia, che altra volta hai sentito nominare, questa casa, e l'orto a mia figlia. Questi fondi però erano già miei per altri patti fatti in antecedenza colla d[etta] mia zia, onde essa morendo non mi ha fatto già una largizione, ma ha rinnovato u...
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