[Pagina precedente]... onorevoli e graditissimi, e compite di grazia in mio nome i medesimi uficii presso Pirro e la Marchesa.
Per ciò che spetta alla mia salute, intorno a cui avete la bontà d'interrogarmi, dicovi che nel momento attuale me la passo sufficientemente, non so bene peraltro se per effetto della molta cura che mi ho, ovvero per beneficio della stagione che quì corre mitissima. Ma, a giustamente riflettere, credo doversene attribuire la causa ad entrambe le dette cose. Vero è che questo stato soffribile è di data molto recente, perché ottobre e novembre li passai pessimamente sotto assistenza chirurgica per varii tumori da cui andai tormentato: conseguenza probabile delle agitazioni sofferte nel precedente anno.
Ho il piacere di ripetermi con sentimenti di stima
Il V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e servitore
Giuseppe Gioachino Belli
* * *
Cencia a Gioachino
Morrovalle, 13(?) Marzo [1823]
Amico car[issi]mo
Se per godere del titolo di amica vostra è necessario essere maestra di politica, e dissimulazione, vedo purtroppo che io non giungerò mai a possedere questo tesoro. Quelle massime, da altri credute prudenziali, sono riguardate da me come principii di ipocrisia mascherata. Qualunque sia il mio carattere, a me piace portarlo impresso in fronte. Ecco fuori dalle mie labbra il delitto da cui prende origine tutto ciò che accade attualmente, e che vi dà tanta pena. Evvi anche un'altra mia colpa, che voglio confessarvi, benché vivo persuasa che attirerà sopra di me maggiore vostro sdegno, anziché impetrarmi perdono. Io stimo la vostra amicizia un bene inarrivabile, e vado superba di mostrare che la possiedo. E fintanto che voi mi sarete amico, io procurerò di farlo conoscere all'intero universo. Questo principio mi animò quando scrissi quella lettera a Zina; ma ve n'è un'altra più forte, che riserbo dirvi un'altra volta. Il motivo che taccio mi autorizza a far palese a mia sorella anche porzione della vostra ultima lettera. Avete fatto benissimo scriverle quelle 50 [?] righe in vostra difesa. So per prova, che lettere così lunghe placano qualunque cuore. Eppoi il modo di pensare di Zina và così unisono col vostro, che fra voi non possono durare che pochi giorni gli sdegni. [strappo del foglio] [Amerei] (?) a questo proposito che rammentaste i discorsi che io vi faceva prima di portarvi a Loreto. Mille volte vi predissi che mia sorella [pote]va(?) incontrare perfettamente il vostro genio. Ed ogni momento vi [ripe]tevo, che quando aveste fatta la sua conoscenza, non terreste più [in] tanta stima l'amicizia mia. Ditemi dunque adesso: si è verificato il tutto? [Guar]datevi dunque d'ora innanzi di spacciare tanto francamente quei [non] è possibile, io sono invariabile, il giudizio che ho formato una volta [per] me è immutabile... e cose simili. Io mi compiaccio di aver contribuito a [for]mare un nodo sì bello. Ma più sono contenta di averlo predetto fin da quando ero in Roma con voi.
Dimani Mamà spedisce a S. Giusto il Presciutto ad un vetturale chiamato Giuseppe Ruggieri, ed io vi aggiungo l'involto della musica. Se il primo non vi piace accettarlo, prendetevi l'incomodo di farlo gettare nel Tevere; la seconda torna ad essere perfettissimamente di vostra proprietà . Né io v'impongo certo la legge di donarla a mia Sorella! Colui che dona deve spogliarsi affatto di ogni dritto sull'oggetto donato e quello che riceve può disporne a suo talento. Ma che vi aveste detto voi, se io vi avessi regalato uno spartito di musica al patto che lo aveste passato a Tacci? Mi avreste con ragio[ne] risposto che voi non fate il sensale! Se al contrario io vi avessi mandato lo spartito senza alcuna condizione, e voi di vostro moto proprio ne aveste fatto un presente a Tacci, o a chiunque altro, non vi sarebbe stato nulla da ripetere. Io vi dissi che mi sarei fatta un merito con Zina di quella musica; ma intendevo farvi quella confidenza nel modo che si comunicano fra amici i pensieri; né avrei supposto che voi mi formaste un dovere invariabile della mia stessa volontà ! E se io avessi cambiato idea, e mi fosse venuto l'estro di regalare ad un'amica porzione di quella musica (quale supponeva di mia proprietà ) non avrei potuto, mentre voi avete scritto dettagliatamente a Loreto, che erano undici pezzi, tutti bellissimi, sei di questi francesi, quattro istrumentali etc. Di tutto questo a mia sorella io non ne avevo fatto parola! Forse voi mi risponderete, che il mio paragone è male appropriato, perché è ben diversa la relazione che passa tra voi e Tacci, da quella che stringe me a Zina! Attendo che mi facciate questa obbiezione per farvi conoscere che la offesa milita più al caso nostro, che a quello da me ideato.
Posso assicurarvi che non vi è stata alcunissima dispia [strappo] riguardo alla relazione della Cenci. Io la mandai a Loreto senza farne parola. Mia zia mi scrisse che dopo averla letta, me l'avrebbe restituita. Io gli risposi che doveva ritenerla perché voi avevate fatto a lei quel dono, e non a me... Non vi furono altre parole che queste. Se non ve hanno parlato, io non so che dirvi. Sarebbe potuto andare così anche l'affare della musica, se si fosse, bramato!... ma io ho ben conosciuto ciò che mi si è voluto fare? intendere!... Riguardo alla vostra venuta fra noi mi riporto a ciò che vi scrissi l'altro ordinario. Voi siete padrone di andare dove più vi piace. Io attendevo di vedervi qui, quando potrete venirci. A Loreto non posso trattenermi affatto, per alcuni motivi di famiglia. La visita che farò a mia sorella non sarà più lunga di un giorno.
Mamà vi saluta. Salutatemi al solito la vostra Mariuccia. Non parmi aver altro da aggiungere, se non che pregarvi di rammentare, quando non saprete che farvi,
L'amica vostra di cuore
C.
D.S.
* * *
Al Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
Piazza Poli
Palazzo Poli
2° piano Roma
Comunanza, 10 luglio 1828
Amico mio,
Rispondo con due righe alle vostre due righe; ma vi dichiaro francamente che queste due righe non mi piacciono punto. Io vi scrissi una lunga lettera, e non vi assolverò mai dall'obbligo di una lunga risposta. - Un vetturale della Penna S. Giovanni chiamato Cuccioletti viene sempre quì [sic] a prendere commissioni per Roma. Egli però è partito pochi giorni addietro per costì. Io non so dove alloggi, ed a voi sarà impossibile rinvenirlo, onde bisognerà attendere un'altro [sic] suo viaggio. Allora vi manderò col suo mezzo i baj.[occhi] 90, e voi gli consegnerete i libri, di cui vi ringrazio. Ma come mai avete pensato scrivermi in una lingua a me sconosciuta allorché mi trovo in un paese ove poco s'intende la italiana, e si parla un linguaggio quasi tutto di convenzione del luogo? Rammentando il passato, ed avvicinandolo al presente argomento che voi mi abbiate scritto quelle righe in Inglese. Ne attendo una spiegazione da voi stesso, e perciò vi ripeto le medesime vostre parole. - I do not rely so entirely upon my memory, as to think I can forget nothing. - Pirro è in campagna perciò non vi saluto per lui [sic].
Addio, mio buon amico. Ricordatemi a vostra moglie, e credetemi sempre sempre
L'amica V[ostr]a aff[ezionatissi]ma
[La firma, al solito, è stata cancellata]
* * *
All'Onorevole
Sig.r Giuseppe Gioachino Belli
Piazza Poli
Palazzo Poli
Secondo Piano Roma
[Di mano del Belli: Ric. il 22 Risp. il 31]
Morrovalle, luglio 1834
Amico car[issi]mo
Ora che sono sicura della vostra dimora in Roma vi scrivo. La mia delli 8 maggio giunta costì in vostra assenza mi fu fatta riscontrare da vostra moglie col mezzo di mio socero... Essa mi fece dire che voi non volevate in modo alcuno dirigere la educazione istruttiva di Matilde. Questa chiara dichiarazione mi mortificò non poco perché mi fece conoscere che io avevo per tanto tempo insistito in una cosa che voi non volete fare, ma perdonate, la colpa è vostra. In tutte le vostre lettere voi mi avete sempre ripetuto che ve ne credete incapace, adducendomene alcune pretese ragioni. Amico mio, se vorrete mettere da parte la modestia, conoscerete bene che questo motivo non poteva mai persuadere persone che vi conoscono, e perciò vi stimano assai. Ecco il motivo per cui, non valutando le vostre proteste, ho seguitato a darvi tante seccature. Ma se voi mi aveste detto prima, che non volevate occuparvi dei [sic] studi di Matilde per la bella ragione che vi seccava, io avrei taciuto immantinente, e nel mentre che voi non sareste stato importunato, io non soffrirei il dispiacere di esservi stata tanto nojosa. Ora dunque fa duopo [sic] che mi diciate se vostra moglie, o io abbiamo preso equivoco nel giudicare de' vostri sentimenti, e siate certo che io mi regolerò in avvenire a norma della vostra risposta.
Finalmente ho ricevuto il Letronne. Questo se lo aveva ritenuto mio cognato Ettore per studiarlo, e lo ha trovato tanto bello che ne ha ordinato una copia per se. Vi farei ridere se vi narrassi tutte le incrociature, ed i male intesi che sono accaduti per passarvene i baj:[occhi] 60 d'importo. Vi farò questo racconto a miglior tempo. Intanto vi chieggo scusa del ritardo, ed affinché non accadano in avvenire altri impicci, nell'ordinario venturo vi spedirò per la posta i d.[ett]i baj.[occhi] 60. Mandate dunque alla posta de' franchi a riscuoterli.
Non avendomi voi esclusa la possibilità di una vostra visita, mi autorizzate a sperare di rivedervi. Se in altro tempo la vostra visita mi fu sempre gradita, oggi mi sarebbe doppiamente pel piacere che recherebbe a Pirro. Venite dunque se volete fare cosa gratissima ad amici che vi stimano sommamente.
Voi mi dite che chi avesse voglia, ed abilità potrebbe compilare una miteologia [sic] a guisa di genealogia e per famiglie, insomma una specie di storia mitologica sulle tracce della teogonia di Esiodo; e mi suggerite di scegliere tra i miei amici o i miei abati uno che abbia queste qualità per accingersi all'impresa. Sì, il migliore degli amici miei possiede l'abilità in grado eminente. Volendo, egli può compilare una opera su tale oggetto a perfezione. Questo amico si chiama Giuseppe Gioachino Belli. Voi lo conoscete, sebbene gli facciate la ingiustizia di non avere di lui tutta quella stima che merita: interrogatelo dunque per me. Se egli ha tempo e voglia di occuparsene, siate certo che verrà alla luce una opera assai bella. Addio.
Pirro, mamà , e sopra tutti Matilde vi salutano. Io mi ripeto col solito attaccamento
L'amica V[ostr]a di cuore
Vincenza Roberta Perozzi
[sotto cancellatura]
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All'Onorevole
S.r Giuseppe Gioachino Belli
Piazza Poli
Palazzo Poli
Secondo piano Roma
Morrovalle, 27 luglio 1834
C.[arissimo] A.[mico]
Quantunque vi supponga partito da Roma allorché vi giungerà il presente foglio, pure ve lo diriggo [sic], perché non fa alcun danno che lo leggiate di qua a tre o quattro mesi.
Veramente io ho fatto sempre gran differenza dal dire che non si vuole fare una cosa, e dal mostrare timore di non esserne capace. Questa diversità la conoscete voi meglio di me; quantunque adesso vi piaccia di sostenere il contrario. In qualunque modo, voi mi parlate più chiaramente che in passato, ed io cesso d'interpellarvi sulla istruzione di mia figlia. A fronte di ciò mi lusingo che ella verrà istruita quanto basterà per il suo sesso, perché mi regolerò principalmente coi materiali che ho ricevuti da voi, e dietro i consigli che ho ricevuti in diverse epoche; e quando mi troverò impicciata, mi rivolgerò alla persona che, dopo di voi, stimo più d'ogni altra, che non sarà certo un'abbate [sic].
Vi scrissi che avrei indirizzati alla vostra direzione baj.[occhi] 60, ma poi dimenticai di farlo sicché voi gli [sic] avrete chiesti inutilmente. Non accadrà però così in avvenire poiché sono già affrancati. Mandate dunque a riscuoterli, e scusate. Ettore dimenticò avvisarmi dell'arrivo del libro e trattandosi appartenente a sua cognata [?], e spedito da suo padre credette anche non essere necessario che se ne prendesse premura. Egli ignorava che io dovevo accusare ricevuta a voi.
Dunque voi persistete nella idea che noi saremo più amici da lontano che da vicino? Mi pare anche di trave...
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