[Pagina precedente]...n disse quel prudente a un simile: «O sciocco, non bisogna tanta incomposta gravità per parere al popolo tanto leggiere e vano».
E della incontinenza, alcuni alla mensa (spurcizia odiosa!), che ne può parere a chi gli vede? Sta el guloso prono, e pende con gli occhi e col fronte sopra a quello che sia posto in mensa tutto parato a grappirlo e aboccarlo come se fusse cosa fuggitiva e lungo tempo sequitata; sollecita le mani simili alle secchie della tinta al pozzo, l'una in su verso la bocca, l'altra in giù al catino spesseggiando senza intermissione e carpendo per volta quanto se n'empia ambo le mascelle, e per la fretta ne cade molta parte sul mento e in sul petto, e pell'impeto del divorare gli gronda il naso e viso di sudore; e sentesi né sazio né stracco d'ingurgitare se non quando la copia de' rutti scoppian fuori, spesso bene spumosi e bene inzuppati del vino beuto senza misura. Appresso degli antichi, certo dì festivo dell'anno, e' padri della famiglia paravano a' servi la cena ben copiosa con molto vino, e voleano che loro figliuoli e minori vedessero le ubriachezze loro, acciò ch'egli imparassero biasimare, odiare e fuggire tanta oscenità . Ottimo instituto tra le cose ottime sempre fu el discorrere e riconoscere el male. E vuolsi in noi quello che tu conosci brutto in altri schifarlo in te, e non credere essere reputato omo ben costumato se tu sarai in parte alcuna simile a uno ingluvioso. Voglionsi fuggire da' primi anni quelle difformità onde alla fama di molti fu imposta macula per tutta la vita indelebile. Quinci el bomba, el succione, el mangione; e così a molti altri costumi ingrati agli omini, el pispiglia, el ghigna, el vespa, el tempione, el pazzaglia. Niuno luogo dimostra e' buoni costumi d'un bene allevato quanto la mensa. E chi arà l'animo nobile più tosto vorrà levarsi con fame che porgersi simile a un guattero affamato pieno di lordura. Bella cosa la mondizie, massime in mensa. Una sposa, per formosa ch'ella sia, e non servi al convito degna riverenza, piacerà non al padre, non alla madre, non a chi più l'ama; e meno piacerebbe a sé, s'ella si vedesse nello specchio.
E del vestire dico a voi figliuoli quello a che io posi mente lungo tempo: un famiglio co' panni stracciati e lordi mai lo troverrete che non sia o inertissimo o barattiero. Gli uccelli s'adobbano le penne adosso; l'omo non al tutto desidiosissimo vorrà parere uno spaventacchio che vada? E chi non può oggi vestirsi, potrà domani, purché no' gli giuochi. Piacerammi in un giovane l'abito giovanile, in quale appaia non venustà effeminata, ma dignità virile; e piacerammi l'abito più tosto atto e la vesta pulita che suntuosa. Non si condice a un giovane la toga, né agli omini maturi l'abito fanciullesco. Ricordano e' savi, e parmi qui da non preterirlo, che tu imiti il vestire de' paesani per più rispetti. In Perusia a' nostri dì interlassorono l'abito de' loro antiqui usitato in testa ben caldo. Per questo molti periron d'apoplesia; a un numero maggiore mancoron e' denti. Non senza ragione ciascuna gente assuefece i suoi al proprio abito per essere difeso dalle offensioni quale ivi più nuoceno. E tu, adunque, simile cura la salute tua, e d'altra parte non volere singulare essere fra gli altri sempre come testé giunto forestiere. E qualche volta giovò non parere forestiere; e par che concili grazia el conformarsi agli altri. E piacciati in questo imitare non uno o un altro differente dagli altri, ma conformarti con que' che sono per età e condizione pari a te e non ultimi reputati. Massime fuggiremo e con costumi e con portamenti e abiti nostri essere simili agli omini audaci, arroganti, ostentatori; fuggiremo parere lievi, lascivi, voluttuosi; non comporremo el viso, e' gesti, l'abito, le parole, in essere fitti simulatori con odiosa gravità e importuna santimonia: ma da ogni parte porgeremo in tutti e' modi indizio che in noi sia animo ben pacato, mente ben composta, e ben moderata ragion di vivere.
Circa le parole accade referire più cose molto utili e molto necessarie. Pigliaremo, a questa recitazione, da' principi dalla natura. Noi vediamo comune agli altri animali le voci loro date dalla natura a qualche fine, con qualche cagione. Sarebbe iniuria se alle bestie lo esplicare e' concetti loro fusse concesso con più ragione che all'omo. El cane, dicono, abaia per la fame, urla per desiderio, ringhia per ira, mugola per amore. Non è da credere che in noi siano le parole senza ragione e fine ottimo, quanto siamo differenti e superiori al resto di tutti gli altri animali. El favellare per sua natura mostra l'ordine delle cose passate, e rende la ragione delle presenti; e dicesi ch'egli è vinculo della società fra gli omini, dimandando per imparare e dicendo per esplicare insieme quello che bisogni loro a bene e beato vivere. Richièdevisi, adunque, carità e prudenza. Non sarà prudenza dire a caso ciò che ti viene testé in bocca senza discernere quello che importino le tue parole. Per questo si conviene in altro tempo formare quello che accade a dire, altro a recitare quello che sia da non tacere. Ma vuolsi non men prudenza circa il tacere che circa el favellare. Lodavasi altrove chi disse più, altrove chi disse meno. Sarà non biasimato chi dirà cose convenienti a sé e a chi l'ode. Delle poche parole e delle tarde risposte sequita quasi sempre meno errore. La loquacità sì come ella abita negli omini ignoranti, temerari, insolenti, impudenti, così accade loro che peccano spesso nel molto favellare e nelle fatue e subite risposte. E sono le subite risposte raro senza levità ; e delle parole lievi spesso ricevettero molti gravissime pene. Vorrebbesi poter pesare ogni sillaba colle bilance e minutoli di chi assaggia l'oro, e forse non basterebbe al riguardo qual bisogna che abbi el savio a profferire la parola. Ma noi almeno saremo rattenuti, e diremo solo quello che non si può ben tacere. Non sempre sarà necessario a me dire qualunque cosa sia utile a te udirla. Verum dir le busie e tacere il vero pare che in qualche parte siano finittimi mancamenti; ma e' mi sarà non raro più utile tacere, che laude dire in questo luogo a questi tempi cose per altro di sua natura degne e dotte. L'omo circunspetto dove si richiederà , dirà cose utili agli altri, non dannose a sé, e arà per suggello delle parole el silenzio, e apprenderà dal tempo norma del suo tacere. Affermano e' dotti che niuna voce si sente più suave che la nuda e semplice verità . Ma spesso la arroganza e temerità di chi la porge, la rende insuave e male accetta. Saranno pertanto e' nostri ragionamenti con modestia e buon riguardo almeno tali che non mostrino essere nell'animo qualche vizio, e saranno fra gravi omini. Come la gemma rende splendore perché ella in sé è pura e limpida, così la buona mente rende parole simili a sé composte bene e costumate. Ed è come si dice: tale quale è l'omo in sé, tal cose pensa, dice e fa. L'omo pravo, in cui la mente sempre furia agitata dalle perturbazioni, continuo pensa, dice e studia cose perverse, ottrettazioni, calunnie, raportamenti e simile altre pestilenze; onde si dice che uno male omo tal sia piggiore che mille pessime bestie.
Chi raccontarebbe quanta ruina sequiti spesso alle famiglie, alla republica, da simili omini pestiferi? E che furore è questo? Del numero de' viziosi alcuni sono in prima dannosi sol a sé quanto e' si lasciano vincer dalle voluttà , libidini, gulosità e simili. Ma tu da questi accetti qualche scusa: che furono poco savi; fecero come omini giovani non ben consigliati. Alcuni nuoceno ad altri, e questi allegano lo sdegno prima conceputo, e la speranza e occasione dell'utile, e altre condizioni che gli mosse. Ma questi maledici quali peccano mossi non da ignoranza ma da escogitata malizia, e concitati da nulla altro che dal piacere quale e' pigliano nel far male, certo sono senza scusa niuna, sono perdutissimi nell'ultima sentina della nequizia, omini scellerati, dannosissimi, nuoceno a sé e nuoceno agli altri. Dicea quello iniquissimo calunniatore: «Mordi pur forte sul collo; almeno vi si vedrà el livore e macula della morsura». Non cerca chi ode s'egli è questo vero; assai basta che sia verisimile. Egli è più facile el credere che il discredere. Malignità essecrabile! Omini sopra tutti gli altri pessimi! Niuno latrone, niuno pirata, niuno tiranno mai potrà quanto la calunnia levarti cosa da stimarla e da mettervi la vita per recuperarla. Gli omini sordidi, a' quali nulla piace la virtù e fastidiano e' virtuosi, godono udire e referire simili diffamazioni, e diranno altrove: Io vidi non solo quello ch'egli odono qui, ma quello ancora che loro vi potranno agiugnere fingendo per fare che altri il creda. Ma e' buoni e pesati omini stimano quello che non si può non consentire. S'tu mi amassi, tu non diresti male di me; ed essendo tu inimico, niuno ti debba credere; e non puoi fingere d'essere non malivolo, quando in cosa dove a te risulta niuno utile, el fare iniuria capitale a uno innocente ti diletta. E in questo modo confermi che tu vorresti che così fusse, non che così sia quello che tu predichi e promulghi; qual turpitudine de' ditti tuoi più impone lordura a te, che a colui verso cui tu la effundi con tanto veneno, senza riguardo della fama tua, e senza reverenza del iudizio di chi t'ode. Chi potrà mirare un maledico ottrettatore, calunniatore, e non avere orrore della rabbia sua? Omini ancora e ancora pessimi, degni d'essere persequitati da tutto el populo, non dirò con l'arco e colle saette, ma co' funali e face infiammate, e brustulati tanto che l'ossa rimangono denudate, acciò che niuna fizione possa più in quel mostro essere latente! Giovani, mai vederete omo maledico a cui non resulti in tempo qualche miserabile calamità . E merito chi offende molti, molti lo vegghiano per vendicarsi: e spesso per far qualche gran vendetta, basta uno e forse el minimo fra gli offesi. E quando contro a tanta offesa non apparisse altro vendicatore che Dio, non mancherà loro gravissima punizione. A Dio dispiace sopra tutto la iniquità , perfidia, tradimento, massime fatto verso chi non può per sé difendersi né ancora pe' suoi. Che difesa si può fare contro a chi in più luoghi dove tu non se' e non lo sai, ti lacera, e quanto in lui sia, ti sotterra vivo? Quale iniquità sarà più odiosa che nuocere senza cagione chi mai offese te? Qual perfidia sarà più scellerata che rapire ad altri quello che a te giova nulla, e più mai sarà che tu gliel possi rendere, e insieme estingue e' primari frutti della vita a chi richiesto da te ti servirebbe? Qual tradimento sarà mai tanto crudele quanto nuocere a chi tu mostri essere non inimico, e nuocere in quella cosa quale ancora dopo la vita torni in danno a quello innocente e chi sarà di lui? Non è da credere che Dio, quando che sia, non mostri dispiacerli tanta improbità . Non dirò qui a voi figliuoli: fuggite tanto errore; non vi profferite alle inimicizie maculando la fama altrui e lo onore vostro; non fate poco stima de' tempi qua' possono occorrere; temete la severità della iustizia di Dio. Questo non bisogna ricordarlo a voi. Tanta perversità non fu mai nella famiglia vostra, e so che niuno di voi ce la importerà . Ma abbiatevi riguardo: fuggite la familiarità e presenza di questi fracidi e fetidi ollocutori linguacciuti, acciò che non paia che vi piaccia quello a che forse voi dessi orecchie con attenzione.
Nel favellare sono da natura due parti primarie e necessarie agli omini: l'una sarà interrogare per imparare, l'altra el rispondere per insegnare. Gli altri ragionamenti, quali non vanno a questo fine, sono o per voluttà d'essere ascoltato, o perché gli diletta dar piacere ad altri favellando; e questi ultimi quanto meno imiteranno que' primi, tanto saranno men necessari, e così meno convenienti a costui a cui più deletti tacendo pensare cose degne, che favellando recitare cose non degne. Ma dicono che della eloquenza una parte governa la republica, e tanto può nella republica la eloquenza quanto nelle guerre el ferro: l'altra si è indagatrice della ...
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