[Pagina precedente]...quella impresa che pigliarebbe per me contro a uno meno suo familiare, quella medesima fuggirà tentarla contro a te, e stimerà più utile non imminuire la benivolenza tua che raffermare la mia, quando così sia che male possa omo favoreggiare la causa mia senza offendere te, mio avversario. E videsi più volte in più luoghi che la conspirazione e confederazione di pochi superò e condusse lo stato d'una città secondo e' pensieri e voglie loro, contro la volontà di tutti gli altri non bene uniti. Questa coniunzione e consenso alle famiglie fa che ciascuno di loro sta simile a quello Briareo vostro, giovani, quale e' poeti fingono che avea molte mani, molti occhi, qual cosa dissi ch'io desiderava a me. E simile goderò sia l'uno pell'altro in voi. Credo dire el vero, e così affermo: se questa famiglia vostra, giovani, sarà per voi in tempo quello ch'io spero, voi arete tal luogo in questa republica che tutti e' buoni cittadini si rallegreranno della felicità vostra. Mai niuno potrà disturbare lo stato vostro più che voi stessi.
E non sono divise le famiglie solo per le contenzioni e discordie, né saranno unite solo per lo abitare insieme. Alcune altre cose utili a intenderle, danno alle famiglie unione meno che non si converrebbe. Pare che da natura siano le voglie de' giovani dissimili da quelle de' vecchi. E così come la similitudine de' costumi, instituti e studi porge addito prontissimo alla benivolenza, così la dissimilitudine proibisce e recusa quella compiuta unione quale si richiede nel vero amore. S'e' giovani in tutto instituissero essere in ogni costume simili a' vecchi, e contro, e' vecchi pigliassero abito e movimenti giovinili, sarebbe all'uno e all'altro impresa difficile e non ben condegna. Ecci al bisogno nostro questa adattezza competente e conveniente all'uno e all'altro, ch'e' vecchi si ritrovino spesso co' giovani in lieta familiarità , massime alle cene. Non so donde sia che questo trastullo del motteggiare in mensa concili tanta grazia e domestichezza. E qui basterà s'e' giovani aranno quanta modestia richieggono e' buoni costumi e reverenza de' maggiori, e s'e' vecchi deponeranno quella severa gravità loro e porgerannosi umani, facili, affabili, quanto indi apparisca che degnino aguagliarsi alla gioventù senza levità . Meno fatica sarà a uno di noi, Paule, in questa età maturi, repetere la ilarità e festività qual fu in noi in quel fiore della gioventù, massime dove la suavità de' buoni costumi in questi giovani c'inviti a pigliarne voluttà e recrearci, che non sarebbe a questi giovani deponere el gaudio e letizia giovenile e fingere in sé la durezza e tristezza della vecchiaia. Come la osservanza loro verso di noi eccita in noi più ardore di carità , così el fronte, la affabilità , facilità , benignità nostra alletterà questi ad amarci. E dobbiamo desiderare da loro più molto d'esser amati che temuti. Se tu donandomi insegni a me referirti cortesia e merito, certo dandoti a me benigno, ossequente, trattevole e amichevole, riceverai domestichezza pari e amorevolezza. Saranno e' ragionamenti de' vecchi alla gioventù ne' conviti lascivi nulla, ma ben iocosi, ameni, consentani a' diletti iuvenili. Racconteremo casi rari accaduti in la venazione; diremo de' cavagli, de' cani, dello uccello rapace, della piscazione, natazione; loderemo chi si portò nel certame publico in arme con virilità e fermezza; ascolteremo poeti e musici, approveremoli senza assentazione; interporremo qualche discettazione atta a movere onesto riso; reciteremo qualche degna istoria de' tempi nostri. Nel resto darete voi padri ogni indizio ch'e' vostri studi passati vi fecero dotti, l'uso periti, la diligenza cauti circa le cose del vivere. Ma sopra tutto daran più opera e' vecchi in essere conosciuti amorevoli, pieni di fede e di bontà , che di parere molto pesati e circunspetti. Ultimo, cureremo ch'e' minori d'età ardiscano teco esplicare e' pensieri loro e consigliarsi sperando che la fede tua gli giovi non meno che la perizia e sagacità . E tu indi in quelle cose quali e' potrà per sé, li mostrerai reggersi colla ragione e buona discrezione. Quelle che saranno in arbitrio della fortuna vi consiglierete insieme col tempo, e ne' casi dubbi vi reggerete con prudenza. Nelle avversità confermerete all'animo fortitudine; in le cose seconde e prospere adatterete gesti, fatti e parole che siano da ogni parte modestissimi. Egli è molto più difficile reggersi bene nelle cose prospere senza modestia, che nelle avverse colla virtù. Diffiniscono la modestia ch'ella sia certa scienza circa ordinare e collocare detti e fatti a luogo e tempo con ragione. Tale adonque saranno e' vecchi in adattarsi colla gioventù a domestica familiarità . E' giovi qui, Niccolò, dico, e a te, Paulo, giovi motteggiar con questi. E sarà quasi come essemplo atto a questo proposito, massime quando così sia che le cure amatorie siano a questa età molto adiudicate. L'amore, giovani, ha in sé due voluttà e due dolori: l'uno dura breve tempo, e questo mi pare sia el coruccio, e dicesi le risse degli amanti rinuovano l'amore; l'altro dolore dura troppo, e questo si è la gelosia. Delle voluttà , quella quando soli insieme satisfanno al desiderio, dura molto poco; ma quella festività e amenità per quale s'incende el desiderio, porge sollazzo quanto e' buoni costumi e la modestia ben retta gli governa.
PAULO. Eia! E che ridete voi giovani?
NICCOLÒ. Quale eleggeresti voi, o quella breve voluttà , o questo diuturno sollazzo?
BATTISTA. Penseretevi. Or sì, e dicesi spesso: fammi l'uno ricco, l'altro povero, e arai divisa fra loro l'amicizia. Questo, s'e' giovani saranno allevati con disciplina e costumi racconti da noi, e s'e' padri della gioventù adopereranno quanto si richiede, non interverrà nella famiglia, primo perché la povertà non abita se non con la desidia, coll'ozio e inerzia, poi arà in loro più forza la bontà a mantenere l'amore e raffermare el vincolo della confraternità , che non arà forza la inumanità a fastidirsi e odiarsi insieme. Omo allevato con industria e buona civilità non vedo che possa per età esser povero. E dove sarà lo amore, ivi sarà comune ogni altra cosa. Chi desiderasse ricchezza per non benificare a persona, sarebbe peggio ch'una fera immanissima. Le bestie crudelissime quello che avanza loro lo cedono agli altri. E tu a che fine vorresti avere ricchezze se non per bene adoperarle benificando, e a chi vorresti far bene prima che a' tuoi, massime fatti da te simili a te in bontà e virtù? Ma niuna dissimilitudine, niuna disgregazione e alienazione d'animi e volontà mai sarà da natura maiore quanto de' buoni virtuosi mansueti contro a' viziosi ambiziosi rapaci. Gli studi, le voglie, le deliberazioni al tutto fra questi sono opposite e repugnante.
NICCOLÒ. Mala cosa la improbità d'uno, massime concitato da ambizione o da avarizia e cupidità . Quinci le invidie, le iniustizie, risse e ogni perversità .
BATTISTA. Sì, ma non cade questa nequizia negli animi maturi e ben composti, massime fra coniunti. Quale stolto non sente che lo onore e lume posto in qualunque suo propinquo, risplende ancora a sé? Quella emulazione per quale tu cerchi meritar fama e gloria sopra gli altri, viene da prestanza d'ingegno e generosità d'animo, e acquistila non con malignità , ma solo con virtù quale sede in te. E ben disse colui: in che sarà il re de' Persi maiore omo di me, se io sarò iusto più di lui? Brutta iniustizia rapire ad altri quello che tu non li possa restituire. Se 'l nostro iciarco, omo bono e dotto, arà le condizioni richieste in lui, tutti lo ameranno, tutti seguiranno e' vestigi suoi. Niuna invidia vi si avolgerà , niuna mala contenzione vi insurgerà : solo concerteranno a gratificarsi e benificarsi insieme. Questo farà che a ciascuno per sé qualunque degli altri sarà in luogo di padre e di fratello. E tanto sarà nella famiglia questo imperio glorioso quanto chi comanderà , e pari chi ubbidirà sarà migliore.
NICCOLÒ. Non volsi interrumpere il dir tuo. Ed è vero: dove sia integro amore, ivi sarà comune ogn'altro bene. Pur cosa più facile a ragionarne che a ritrovarla oggi fra' nostri costumi. E in tanta dissimilitudine quanta interviene fra questo buono e quello altrove vizioso, concedoti non può essere amore né vincolo fra loro comune che gli contenga in ferma benivolenza: non si può negare. E dicesti quello che doverebbono e' maggiori, e quello che tornerebbe utilissimo a' minori, e molto mi piacque. Ma vediamo; sequi, a fare che niuno de' miei senta povertà , questo che tu contasti, Battista.
BATTISTA. Io e più volte e non poco pensai a questo. E forse affermeresti ch'egli è difficile colla sola bontà superare la fortuna, sì che tu non senta le molestie sue; e vedesi che molti omini pur buoni per vari casi si levorono poveri quali erano posati a letto ricchi. A me veniva questo in mente: s'egli è bello in una famiglia vederli che nel vestire e' paiano fratelli, molto più sarà quando con ogni officio di benivolenza si porgeranno coniuntissimi. E sarebbe indi forse non meno da lodarli quando e' volessero ancora colle cose della fortuna aversi l'uno all'altro pari. El carico delle ricchezze tutto posto da un lato si porta con molto male assetto; e quando le ricchezze pervengono a pochi, raro che questi non diventino superchiosi e contumeliosi. Non però mi pare da privarne chi le possiede. Dicono che quanto io indugio a farti bene, tanto non voglio. Non però manca ch'io non possa domani quel che oggi non volsi. Ma se modo ci è da provedere alla instabilità de' tempi contro la volubilità della fortuna, sarà forse fra gli altri questo: quando la famiglia si trovi in stato fortunato, bisogna provedere quanto sia in te a quello che sogliono apportare e' casi impremeditati. Adonque a me piacerà se tutti insieme constituiranno tanta casa dentro la terra fra' suoi, e tanto terreno altrove in luogo sicuro, che indi si pasca e riposi chi altronde potesse meno.
Ma torniamo al proposito nostro. Sono gli animi e mente degli omini vari e differenti; alcuni sùbiti al coruccio; alcuni più facili a misericordia; alcuni acuti, suspiziosi; alcuni creduli, puri; alcuni sdegnosi, provani, acerbi; alcuni umani, trattevoli, ossequiosi; alcuni festerecci, aperti, goditori; alcuni subdoli, solitari, austeri; alcuni amano esser lodati, soffrano esser ripresi; alcuni contumaci, ostinati a ubbidire niuno altro che la legge; duri nel comandare, crudeli nello sdegno, effeminati ne' pericoli, e simili: sarebbe prolisso raccontarli. Conviene che 'l nostro prudente iciarco esplori, tenti, ricognosca ora per ora costumi, vita e fatti di ciascuno de' suoi, e a ciascuno adoperi ottima e accomodata ragione di comandare. Adonque userà non sempre, non con tutti quello uno medesimo moderamento, ma adatterà la varietà degli imperi alla varietà degli animi. Gl'imperi e ragioni del comandare agli omini si vede palese che sono differenti. E al padre dicono ch'egli ha sopra e' figlioli imperio domestico iusto simile a un re. E confessasi che 'l comandare sia proprio officio del padre, e al figliolo sta debito ubbidire. A' fratelli conviensi il consigliare: el marito impera alla moglie, el precettore a' discipuli, el fratello ancora a' minori; e allo amico par licito in qualche modo comandare. L'architetto comanda a' suoi operari fabbri, el nocchiere in mare agli altri ministri della nave, el medico allo infermo, el duttore dello essercito a' suoi armati, el magistrato a' cittadini. Que' che ubbidiscono a costoro soffrano quella subiezione non per uno solo, ma per vari rispetti. E' figliuoli allevati sotto quella ubbidienza imparon da piccioli ubbidire el padre. La moglie ubbidisce in prima per non imminuire l'amore e grazia del marito. Al precettore, quanto el discipulo più sarà cupido d'imparare, tanto più lo ubbidirà circa le cose onde e' diventi più dotto. E quest'altro, quanto e' più conoscerà essere amato dal fratello o dallo amico, tanto più l'ascolterà e seguirà e' suoi ricordi e amonimenti, massime se crederà che sia bene esperto. Gli operari sono obligati al premi...
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