[Pagina precedente]... spesso li agrava. E seguire l'usitato suo primo costume del vivere non gli è concesso dalle debolezze quale continuo crescono, e assiduo richieggono più difesa. E usarsi a nuova condizione di mantenersi in vita viene loro pieno di dure e intollerabile imperio e moleste osservazioni. Veggonsi interditto ogni voluttuosa recreazione, né hanno, per fortunati che siano, abastanza tutti e' sovvenimenti loro necessari. E' fanciugli crescono con speranza e successo di più robusta e valida abitudine; concorrono più e più degli altri loro simili, co' quali e' viveno continuo lieti, contenti, festivi. E' vecchi d'ora in ora più affannati, meno sullevati da cosa ch'egli sperino, stanno inchiusi repetendo e desiderando gli amici perduti. Non occorre loro occasione di contrattare nuove amicizie con omini simili a sé, e con e' dissimili ancora meno loro succederebbe giungersi a familiarità . Adonque infelici viveno in solitudine, miseri, mesti: niuno lieto pensiere se non ricordarsi degli studi e opere lodate che fece in vita. E più, voi fanciugli ricevesti infiniti benefici da' vostri maggiori: nutriti, vestiti, educati da loro, esculti, instrutti con dottrina, ornati di virtù; apparecchioronvi con sue fatiche e sudore a ogni commodità e sussidio a ben vivere. Che dico? Negarete voi essere obligati loro? Che loro, contro, siano obligati a voi, né voi lo diresti, né io ve lo consentirei. Conoscete voi giovani ch'io dica il vero?
GIOVANI. Certo.
BATTISTA. Quanto stimate voi che ora a questi e a me sia voluttà e dolce recreamento vedervi qui presso di noi attenti, parati e cupidi satisfare alle espettazioni nostre, seguendo quanto noi desideriamo vedervi ottimi e felicissimi? O figliuoli, la bontà vostra sia quella che vi mova a ben meritare de' vostri maggiori più che le parole mie. Visitateli, confortateli, sovveniteli, date loro con la presenza vostra recreamento, coll'opera e ossequio aiuto e mantenimento contro le oppressioni della vecchiaia. Sì, figliuoli, sì. A loro levarete molestia, a voi accrescerete laude e buona grazia apresso degli omini e mercé da Dio. Dio ama, aiuta, accresce quelli che studiano simigliarsi a Lui con quello che a lui sia concesso. In questo sarete simili e participi della bontà divina, quando pietosi darete ad altri quello che voi chiedesti da Dio nollo impetrando da' mortali. E torniamo spesso a' nostri ragionamenti pur dove io molto desidero, e a quel che molto mi diletta vedere in voi figliuoli. Cosa gloriosa in ogni età , giovani, el buon costume. Sì certo, e' buoni costumi sono a te summo ornamento, però che e' danno splendore e illustrano la virtù quale sta in te. E tu ben costumato sarai onestamento della famiglia tua e insieme ornamento della patria, però che facile succederrà che gli altri educati in simile disciplina siano pur simili a te. Molti per non essere quanto si richiede composti, furono sviliti, ma de' costumati qual mai fu che indi non ricevesse onore e cortesia? E spesso chi non ti conoscerà , e vedratti in detti e in gesti modesto, grave, umano, intrapreenderà opporsi a chi ti sia molesto e infesto.
Parmi sino a qui avere in buona parte trascurso quanto preponemmo, esplicando l'officio e debito de' ben composti a virtù e atti a meritar grazia, favore e laude, se già non resti che fra 'l vivere civile accaggiono le inimicizie prese non raro per la iustizia e difesa de' tuoi, e qualche volta importate ancora a te da certi invidiosi rattori e malefici. Difficil cosa, non nego, nulla sentirsi morso e punto dagli oltraggi e dispetti. Ma non però bisogna per ogni offesa opporsi urteggiando chi ti si presenta tedioso. Non raro, stimar nulla gli omini levissimi, acquista a noi autorità e riputazione. E ben spesso avviene che la ragione e prudenza nostra rompe l'audacia degli insolenti con altro che col certare. E conviensi all'animo generoso più molto essere indulgente per acquistar grazia, che severo per mantenersi utilità . Né sarà meno fortitudine e gloria superare in te la indignazione e ira tua, che suprastare con durezza il tuo inimico. E io molto più loderò chi tolleri le offese passate con ragione, che chi ora persequiti el vendicarsi con acerbità e impeto concitato. L'animo grande non riceve a sé in contumelia se non quel solo quale e' non può tollerare colla pazienza, e non trascorre a punizione per contentar sé, ma sequita la ragione per satisfare alla dignità . Non è dubbio: s'tu potrai contro e' tuoi concitamenti, in molta parte potrai contro l'impeto dello inimico, parte meglio adoperando el consiglio, parte fermando lo stato tuo, parte disponendo quel che bisogni, e conducendo le cose con ragione e maturità . La pazienza, massima virtù, quieta e senza arme spesso vince e' ferocissimi armati, e non raro stracca el coruccio e infestamento del cielo. L'ira in noi non è altro che vapor d'animo furiato, onde suole susseguire che l'omo irato ruina per vendicarsi spesso in qualche non onesto movimento; e la vendetta fatta con disonestà riporta ferite mortali alla fama, e perde la dignità . Per questo sarà da preponere el sofferire etiam con qualche dura tolleranza e molestia privata, che vincere con turpitudine e publica infamia. E quasi mai sarà bene onesto, per la offesa ricevuta, darsi con severità a vendicarsi, se non quando e' tuoi ottrettatori palese concederanno che a te nulla più giovava la pazienza tua contro la insolenza e infestamenti di chi per sua natura e per tua tolleranza de ora in ora più errava. E se pur fussero le offese da non più sopportarle, sarà officio d'animo virile deponere quella inutile tolleranza, non con subitezza, ma con circunspetta cauzione, dove el troppo sofferire le iniustizie sente di servitù. Alcuni dissimularebbono forse ostinati aspettando migliore occasione alla vendetta. Ma a me, amare palese e' buoni, odiare palese e' pessimi pare impresa di più virilità . La troppa dissimulazione a fine di malignare sente in parte fraude e tradimento. Bene loderò nel resto chi molto occulterà le sue suspizioni, e molto supprimerà le sue paure. Simili agitazioni d'animo riposte in te, non intese da altri, nulla altronde nuoceno che da te; e questo, dove tu le ricevi senza buon discurso. Ma queste, qualunque elle siano, conosciute e divulgate spesso perturbano ogni tuo buono successo e quiete. E sarà officio d'omo ben composto sempre più pendere a emendare lo errore di chi trasanda, che a vendicarsi castigando. Non voglio pigli contenzione se non per cose quali sarebbe gran mancamento nolle curare. Chi mai sarà che recusi defendere l'onore, la salute de' suoi, la religione? E quando ultimo ben consigliato deliberasti castigare la iniquità di chi t'è molesto, nulla bisogna attentare senza diligenza e maturità e circunspezione. Dura impresa il vendicarsi! spesso fallace, sempre coniunta a molti periculi e accrescimento di più dannose inimicizie. Debbasi alla vendetta cauzione, ragione, tempo e modo. Bisógnavi adonque più molto prudenza che fortitudine, più consiglio che arme. Volere vincere con detrimento suo proprio, non verrà se non da furore. E sopra tutto bisogna non molto, anzi nulla cedere a quello che ora ti si mostra parato succedere alla intenzione tua, se non tanto quanto e' sia vacuo d'ogni suspizione avversa. Dubiosissima incostanza quella de' tempi! Vario intricamento quello de' successi umani! Conviensi preporre termine della impresa nostra, non tanto el detrimento dello avversario, quanto la salvezza delle cose tue, massime dello onore. E questo basti circa le inimicizie.
Spezie d'inimicizie sono e' letigi. Dicono e' savi che a chi bisogna el medico, non sta bene, e a chi bisogna iudice, sta pur male. Raro accaderanno simili bisogni dove sia buon reggimento. Spesso el repetere el debito con rigore e troppa assiduità fa che l'omo ingrato diventa inimico. Non hanno e' litigi in sé altro che molestia, dispendio, sollecitudine, sdegni e sospetti, forse ancora biasimo. Tutti sanno che tu litighi: pochi intendano chi di voi dica il vero. E qual sarà discreto che non iudichi essere meglio qualche volta perdere parte della roba che consumare el tempo, e' pensieri, el peculio, le fatiche, solo per ottenere la gara? E massime, chi difende le cose iniuste meriterebbe punizione, però ch'egli offende la iustizia e pecca in più modi, quanto e' rapisce e spoglia con perfidia, e quanto e' perturba quello in che si mantiene la quiete e tranquillità publica. Agiugni che ancora costui conferma in sé pertinacia a più mai deponere la sua iniquità . Contro, circa le assidue familiarità e conversazioni civili quale comune s'appellano amicizie, molto bisogna essere curioso e attento a provedere ch'elle molto giovino, nulla rapportino danno. E' frutti e fermamento delle coniunzioni sono favore, beneficio, buona fiducia, speranza e grata conversazione e beato vivere. Se dirai che coll'opera si presti favore, e co' doni si benifichi, niuna sarà opera più utile, più accomodata, che esporla in far chi tu ami per te migliore; niuno si trova dono maggiore né pari quanto la virtù. Per questo si vuol prima eleggere di tutta la multitudine quelli che più sono atti e parati a bene ornare e sé e te di molta virtù: con questi assiduo ragionare, investigare, adoperarsi in cose lodate, onde tuttora diventiate più studiosi, più dotti, più virtuosi. El solo conversare co' buoni sarà in molta parte ottima essercitazione ad acquistar fama e dignità e grazia, però che tutti iudicheranno che tu sia simile a questi con chi tu assiduo conversi. E da' buoni tu ricevi utilità molto da volerla e stimarla, però che continuo fra loro l'uno l'altro riceve e dà essemplo, amonimenti, conforti, eccitamenti, aiuto, comutando e porgendo insieme le cose in quali consiste la vita beata, onde quasi a gara diventa per sé ciascuno migliore, e tutti insieme felicissimi. Chi per suo studio e per opera de' buoni amici sarà felice in sé, a costui che romanerà altrove onde e' possa sperare cosa migliore? Potrà , sì, tanto sperare de essere amato quanto lui amerà altri. La suavissima conversazione sarà quando tu buono e virtuoso ti sforzerai in ogni modo che io sia simile a te. Le cose dissimili mai s'adatteranno ad essere bene adiunte insieme. Chi forse studierà piacere mediante qualche voluttà , diventerà lascivo corruttore di sé e d'altri. E simile chi con qualche utilità quasi mercaterà la benivolenza tua, costui sarà non amico, ma callido adulatore, e come lui servile in sé, così aesca te a susservire a lui. Nulla legato con vincolo di sua natura debole e fragile, mai si mantiene più tempo con fermezza. El dono per sé in quanto dono non genera benivolenza, ma in quanto e' sia segno de amore tanto eccita amicizia. Giovani, costui vero ama te, quale con summa voluttà usa verso di te quello che si lodi in un buon omo. Sopra tutto fuggite lungi le conversazioni de' viziosi, lascivi, inetti, voluttuosi malefichi. Fu usitato in Grecia che legavano el fieno al corno del bue maligno, acciò ch'e' cittadini lo schifassero. A questi omini pestiferi bisognerebbe che uno salariato publico gridasse dopo loro continuo: «fuggite, o cittadini, fuggite questa contaminazione e pestilenza di questi lascivi scellerati».
Circa questi ragionamenti forse acade ancora quello che molti stiman primo e precipuo ad acquistarsi grazia: fautori. Non niego e' conviti prestano atto e facile addito a conciliarti salutatori assai. Lodarotti se tu li farai con modo e ragione a fine solo di provocarti con questa civile familiarità onesti amici. Voglio ti piaccino fra gl'invitati più que' che sono modesti, gravi, e per qualche loro eccellenza stimati e onorati, che questi petulanti fabulatori di cose vane e lascive. Raro serà che questi altri dati alle buone arti e dottrine non ascendano col tempo in grado onoratissimo fra' suoi cittadini, onde a te ne risulterà fama e buon successo, arai da loro favore, aiuto, sussidio circa e' tempi tuoi privati e circa le onoranze publiche. Ripreendono e' savi in tutta la vita e ne' conviti lo error di molti, quali o per pompa, o per altro non bene considerato instituto...
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