[Pagina precedente]...o per susservire. Questi altri in mare fanno quanto dice el nocchiero per non pentirsi navigando e per conducersi in porto con secura navigazione. E questi per liberarsi dalle lassitudini e raffermarsi a sanità ubbidiscono al medico. La disciplina militare può sopra e' suoi armati: la severità delle leggi impone maiestà e venerazione al principe.
Tutti questi imperi bisogna che 'l nostro iciarco sappi adoperare in tempo. Di questi niuno da natura perfetto più che 'l paterno. E quando dallo iciarco si richiede, come noi dicemmo, che sia per amore padre a tutti, converrà si porga tale che meriti reverenza paterna. Adonque sarà maturo, grave, moderato; fuggirà ogni suspizione di lascivia, però ch'e' vizi benché minimi sono molto notati negli omini degni: comanderà non come a' servi, ma ecciteralli, comoveralli come carissimi figliuoli a fare quelle cose onde e' siano salvi e beati; e' cercherà in tutti e' modi essere amato da loro, e riceverne in tempo consolazione di vederli per sua opera fatti felici. A questo nulla gioverà quanto farli amatori della onestà e studiosi delle cose lodate. Tanto sarà ogni imperio perfetto, quanto el principe farà bene a' suoi e quanto e' suoi ameranno lui. E tu, quanto chi t'è figliuolo sarà migliore, tanto lo amerai più, e lui pari a te retribuirà vero amore. Con quegli che saranno aspri e ritrosi ed elati, forse perché e' sono più fortunati che gli altri, - qual vizio suole abitare insieme colla improbità femminile, - tu iciarco userai lo imperio del marito, e seguirai mitigando con blandizie più che con rigore di parole, e conducera'li con lusinghe più che con precetti, e aiutera'li mitigare que' suoi costumi inurbani, persuadera'gli che la facilità e umanità , l'essere ossequioso rapporta più utile che l'essere riputato abbiente e potente. A quelli che saranno ventosi e cupidi d'essere appellati splendidi e godono essere acerchiati da molti assentatori, e' dotti e periti nella ragion del vivere mostreranno col raccontare gl'incommodi sequiti agli altri simili malconsigliati, che la vera gloria e degna fama non s'acquista con prodigalità e vane ostentazioni, ma con moderare sé stessi e curare più d'essere iusto, buono, temperato, officioso, che di essere portato in voce de' fabulatori. Con quelli che troppo atribuiscono alle voglie sue e troppo stimano el proprio iudizio suo e sentenza, useremo la licenza concessa a chi te ama: favellaremo aperto, libero, in modo che s'avederanno quanto ci piacerebbe che seguissero instituti e via più atta a intendere el vero delle cose da' suoi principi in acquistar prudenza e sapienza. Con questi simili ingegni voglio quanto sia in te usi ogni diligenza circa e' princìpi onde succedano a' giovani corruttele e alle famiglie perturbazioni. Dicono che 'l principio di molto male sta in permettere ch'e' fanciugli e le femmine s'ausino a mantenere le voglie sue. Da questa dissoluta libertà nasce la insolenza e intemperanza: vizi pessimi, pestiferi alla gioventù. L'omo intemperato e dedicato alla voluttà in molti modi nuoce a sé e nuoce agli altri, e consumando nelle voluttà il suo, non solo rimane inutile a sé e a' suoi, ma seguene che impulso dalle necessità impara appetire gli altri, e diventa iniurioso e dannoso a tutta la famiglia. E può tanto la intemperanza che sendo in uno solo, ella facile vizierà tutto il resto della gioventù quale conversi seco. Adonque bisogna ne' primi cenni e indizi usarvi ogni arte e ragione in eradicarli. Meno faccenda sarà contenere chi ora cominci a correre, che opporsegli nello impeto e furor del corso.
Agli omini liberi dicono che le lode e le vituperazioni sono gli stimoli a concitarli, e in luogo di busse a gastigarli. Di natura sono certe faville nell'animo dell'omo pronte a illuminare la mente co' radî della ragione. Troverai niuno a chi non piaccia el bello e non appetisca il bene. Nulla si trova invero per sé bello quanto la virtù; nulla in tutta la vita comodo quanto la bontà . E agli omini per età non ancora infusi d'alcuna mala impressione, facile accenderà voglia e ardore ad acquistare lode e buona fama, quando tu assiduo lo ecciterai a mirare e riconoscere la carità e splendore che insurge dalla virtù. Adonque in ogni ragionamento, presente e' giovani, si vuol con laude ponere in cielo quello e quell'altro virtuoso e accendere in loro cupidità di gloria. E contro, bisogna insistere mostrando quanto sia brutto, dannoso, detestabile el vizio. Chi impara odiare el vizio acquista in sé in molta parte virtù. Ma quando per la varietà degl'ingegni bisogni adoperare imperio più severo, useremo rimedi simili al medico, quale adopera al bisogno medicamenti mordaci, e saremo, quanto patirà el bisogno delle cose, ancora simili al duttore dello essercito, rigidi osservatori della disciplina atta a' buoni costumi: porgeremo in tempo el fronte imperioso e pieno di maiestà religiosa. Non ogni pianta si può domesticare, né ogni fera si può far mansueta. Questo argentario con questi instrumenti, con questo medesimo artificio e modo non può d'una medesima massa d'oro stampare monete tutte simili finite e da ogni parte perfette. E se vi sarà forse qualcuno quale tu nulla potrai renderlo migliore con arte tua e diligenza, almeno cureremo che non diventi piggiore. Quello che stia prono a ruina e non si può reggere, di necessità perirebbe se qualche opposta forza non li resistesse. Questi tali incorretti si vogliono esterminare lungi dagli altri, non dove e' vivano miseri e abbandonati, ma dove e' dimentichino le delizie e depongano e' vezzi e interlassino le lascivie, e intendino quanto possa la industria a riporgli in miglior vita e stato; e sarà questo non escluderli a servitù, ma sarà un revocarli a salute. E doveratti meno dolere che in mensa sia de' tuoi testé uno meno a numero, che vederlo inutile e da meno che non se li conviene. E sarà molto salutifero in questo modo levarli e alienarli dalla conversazione de' voluttuosi, immodesti, petulanti, insolenti, arroganti, rissosi, temerari, temulenti, però che con questi diventerebbono ogni dì più dannosi a sé, molesti a' suoi, perniziosi alla patria sua.
Niuna cosa tanto pestifera ed eccidiosa a una città quanto sono e' suoi propri cittadini improbi e malcorretti. E sopra tutti e' vizi, se tu lo vedi dedicato e adiudicato a quella bruttissima pravità del giuoco, ponvi rimedio. E bench'ella sia cura più da non la recusare che da sperare sanità , tu pure con ogni arte, studio, diligenza, industria, ancora e ancora e senza intermissione osserva e' gesti e le compagnie sue, cura che si rammendi e ritraisi da tanta perversità . Detestabile cosa el giuoco! Vita inquietissima quella del giucatore, sentina di vizi abominevoli! Non so vedere che 'l giuoco venga altronde che da miserabile avarizia. Gli altri sono avari per serbare e sé e il suo contro a' casi della fortuna: el giucatore con arte buone e non buone, anzi con ogni scellerata malizia e fraude rapisce quello d'altri per esporlo in arbitrio del caso qual può venire nella volubilità d'un dado. E cresce in loro dalla avarizia el furore e rabbia del giucare, e dal giuoco arde l'avarizia. Che maraviglia adonque se uno giucatore s'ausa essere decettore, rubatore, perfido, se non cura la grazia di persona, se non stima onore, s'ello intrapreende ogni biasimo per avere luogo fra gli altri simili a sé, senza e' quali né sa né può vivere né ben contento né mal contento?
Con questi adonque useremo ogni severità coniunta con buona modestia. Del resto bisognerà che tu adatti te allo ingegno di costui quale tu curi. Alcuno metallo si conduce meglio caldo che freddo; alcuno soffera più e più battiture freddo. Dicono che l'altre virtù sono comuni con molti: la prudenza sta propria virtù dovuta al presidente. Qui sarà , come allo artefice, prudenza non solo conoscere la natura della materia in quale e' pone l'opera sua, quanto sarà bene conoscere da sé il modo de adoperarvi gli strumenti suoi. Del nostro iciarco gli strumenti atti alla opera sua sono le parole e autorità . Nulla porge tanta autorità presso la moltitudine quanto essere conosciuto buono e degno d'essere onorato. Manterrete adonque autorità e gravità , ma adatterete le parole e gesti a tempo in modo che non possano riceverle a contumelia, e, quasi come trattassi simile a' fanciugli, abbino da pigliarne da sé sdegno. Non cerco che te ubbidischino come servi, ma che te ascoltino senza fastidio, senza contumacia, e osservino pari a' detti tuoi a sanificar l'error suo, quanto essi osserverebbono e' precetti del medico a sanificare el corpo. Né a te il fine di questa impresa sarà come volere comandando essere al tutto obbedito quasi come solo per satisfare a te; ma el fine dove concorreranno tutte le cure tue sarà in aducere onestà in costui quale tu ami, e indi fermare dignità a tutta la famiglia. E sarà questa cura piena di carità e amore paterno, presa con buona circunspezione, dedutta con prudenza e maturità , condutta con diligenza e perseveranza. Moveremoli adonque persuadendo, e convinceremoli colle ragioni aperte e accommodate. Castigamento severissimo a chi non ubbidisce sarà mostrarli e persuaderli cose onde esso si penta quando e' non le fece. Non però nelle faccende voglio ti commuova sdegno a essere molto austero verso di lui. Quello sviamento qual molto gli piacque non ti credendo, forse ora per l'avvenire gli dispiacerà conoscendo quanto e' sia dannoso. Né con tutti, né sempre, né in ogni luogo, né per ogni cosa si concede alterarsi; sì bene, quando presso de' giovani possa la reverenza e pudore verso e' suoi maggiori, non biasimeremo chi amonendo ed emendando si porgerà contro gli errori meno tollerabili più rigoroso. E forse qualche volta sarà meglio dissimulare e fingere di non vedere che non correggere. E dobbiamo considerare che se in questo sviato fusse più ragione, sarebbe meno lascivia. Ultimo a tutto non mi piace la durezza, né lodo la troppa suspizione. Ben dico che 'l buon medico cessa mai di ovviare e contrastare al male se non quando e' perde ogni speranza dell'arte sua. Noi con molto sforzo consoliamo nel merore gli animi aflitti per imminuire loro el dolore. Per levarli dal vizio dobbiamo con più diligenza affaticarci, e saracci concesso usarvi in tempo qualche obiurgazione e veemenza di reprensione. Ma in noi sarà el fronte, el volto, el spirito delle parole pacato, vacuo d'ogni indizio d'animo perturbato. Più cureremo mostrare che a noi dolga el biasimo suo, che cercare che a lui dolgano le morsure tue. E saranno le nostre reprensioni in secreto senza testimoni; saranno brevissime, più per circuizioni dette e irronia che alla scoperta; saranno non iterate, né più volte repetite, quasi come chi voglia ritrattando la ferita inducervi dolore. Anzi vi agiugneremo qualche scusa in mitigare el concitamento intimo onde egli di fuori troppo arrossisce. Forse sarà chi responderà qualche parola inconsiderata, fastidiosa. Molte cose più fetide e stomacose tratta chi cura el corpo non sano, e ricevene lodo e grazia. Vuolsi quasi non udendo attutare el fervore della sua impazienza e concederli ch'ello sfoghi el bollimento dell'animo onde e' s'infiamma. Raro si coruccia omo se no' gli pare avere ragione. Pertanto saranno più da sofferire le parole dette in qualche sdegno, ch'e' fatti degli insolenti e simili alle bestie perduti nelle voluttà . A comprimere e ritenere la superfluità de' prodighi effessori e gittatori della roba presertim in golosità e lascivia, se li converrà qualche volta esser infesto e molesto riprenditore, ma tutto, come dicemmo, senza cruccio. Ottima e necessaria virtù ne' superiori omini e presidenti sempre fu la pazienza.
Non preterirò qui quello che mi viene in mente circa la suntuosità de' giovani. Officio de' maggiori sarà curare che delle ricchezze si spenda in le cose private e domestiche nulla meno che richiegga el vivere civile, ma tutto con parsimonia e buona moderazione. In le cose onde seguiti onore alla patria, alla famiglia, ameremo esser conosciuti splendidi, magnifici, prontissimi. Ma in ques...
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