[Pagina precedente]...are mettere el basto a' camelli per coronarci su messer Maco de spini, ortiche e bietoloni; al dispetto de' lauri e de' mirti, che fanno tante cacherÃe inanzi che vogliono ornare le tempie a niuno e non si degnono se non con l'imperatori e con poeti e con le taverne. Ma mi pare cosà vedere che messer Maco farà impazzire d'alegrezza una coperta, e ch'egli scoppia se non sta tre mesi legato. Ora a trovare el Zoppino.
SCENA QUATTORDICESIMA
Rosso, solo.
La vecchia farà el debito. Oh, l'è gran ribalda questa Aloigia, e l'ha piú punti che non hanno mille sarti. Barbuta, strega, suocera de Satanasso, avola de l'Aversiera e madre de Antecristo! Ma sia come la vuole; a me basta d'assassinare el mio padrone e vendicarmi de' mille disagi che mi dà senza proposito il furfantino, ché gli pare essere de ventidue anni cavati d'aprile al maggio, e passa la quarantina; e crede che tutte le duchesse del mondo si consumino per lui. Ma tu assaggerai d'una fornaia, ignorantone! Ma ci comparisce.
SCENA QUINDICESIMA
Rosso e Parabolano.
PARABOLANO Che c è, Rosso?
ROSSO Vorrei che voi ridessi un poco, per amor mio.
PARABOLANO E sà sia.
ROSSO Mala parola, et è scritta per tutto né si seppe mai chi la scrivessi né mai fu detta da uomo lieto.
PARABOLANO Che piú?
ROSSO Ma torniamo al proposito. Che pagheresti voi se m'endovinassi de chi e de come amor vi crucifigge? E non mi fa profetizzare el vino, ché, Dio grazia, s'adacqua in modo che 'l cervello sta in cervello.
PARABOLANO Che di' tu, fratello?
ROSSO Fratello, ah? Sappiate ch'io so come l'ha nome, di chi è moglie, dove è la casa e tutto.
PARABOLANO Come, la casa, el marito e lei?
ROSSO Ogni cosa: moglie, marito, balie, fratelli e peggio.
PARABOLANO Se mi dici la prima lettera del suo nome ti guadagni cento ducati.
ROSSO D'oro o di carlini?
PARABOLANO D'oro!
ROSSO Larghi o stretti?
PARABOLANO Traboccanti e larghi.
ROSSO Levà timi di tinello e diròvi ogni cosa, ancora che no 'l meritati.
PARABOLANO Padrone de la mia casa ti faccio. Comincia per S?
ROSSO Messer no.
PARABOLANO Per A?
ROSSO A punto: 'Viola'
PARABOLANO Per Z?
ROSSO Piú su sta Santa Luna!
PARABOLANO Per C?
ROSSO A un buco vedesti. A fe' che domani o l'altro ve lo dirò e molto voluntieri.
PARABOLANO Ah, Cielo, perché consenti tu che un mio famiglio mi schernisca?
ROSSO Che vi fa piú oggi che domani a saperlo? Dipoi se voi mi amazzate... Laura... non sète voi per avere il Rosso valente come Astolfo!
PARABOLANO Non piú! Dove son io?
ROSSO In estesis!
PARABOLANO Dormo io?
ROSSO SÃ, a farmi bene.
PARABOLANO Con chi parlo io?
ROSSO Col Rosso, che non ha piú a mangiare in tinello, e l'ho piú caro che s'io fussi potestà di Norcia, imbasciatore di Todi e veceré di Baccano.
PARABOLANO Andiam dentro, amico mio carissimo, ch'è buon per te.
SCENA SEDICESIMA
Zoppino tabacchino e Maestro Andrea.
M. ANDREA Mai da che furon fatte le baie si udà la maggior ciancia de questa.
ZOPPINO Io gli dirò che la Signora mi manda a Sua Altezza e si non fussi per rispetto di Don Lindezza spagnolo, che per gelosia tien le guardie dà e notte a la sua porta, ch'egli potrÃa venire a dormir seco; ma che, scognosciuto, non c'è niuno periculo.
M. ANDREA Tu sei per la via maestra; ma el babuasso vien fuora. CÃ vategli la beretta.
SCENA DICIASSETTESIMA
Messer Maco, Maestro Andrea e 'l Zoppino.
ZOPPINO La Signora vi bascia le mani e' piedi, e sta molto mal di voi.
MESS. MACO O poveretta, gran mercè a voi.
ZOPPINO Piú di cento baci ha dato la Signora a la letterina e a lo strambotto e l'ha imparato a mente e cà ntalo in su l'organo.
MESS. MACO Come io mando per marzapani a Siena, ve ne darò uno per questa buona nuova!
M. ANDREA Liberalaccio che voi siete! Or, Zoppino, drento in casa; e ordinaremo quello che la Signora Camilla vuol qui da messer Maco.
SCENA DICIOTTESIMA
Rosso, solo.
Io sto meglio che non merito; el mio padron m'ha dato mille baci e me dice 'messere' e vuol che me obedisca sino al canovaio. Ah, ah, ah! E che sà che sÃ, che sà ch'io dovento piú gran maestro che Marforio. Infin beato è chi sa ben portare polli. E mi pare cosà vedere ch'ognun mi si caverà la beretta. Or m'è forza ritrovare Aloigia e menarla a lui; ma se questa cosa si scuopre, suo danno; io so ogni buco in Italia a irsi con Dio. Ma io mi confido in santa Aloigia che ne sa piú che 'l calendario, che insegna le feste a l'anno; e credo che mi bisognerà spettarla un'ora, perché l'ha piú da fare che la solicitudine.
SCENA DICIANNOVESIMA
Grillo, solo.
Che cicalone e simpliciotto è questo mio padrone: ti so dire che per un pecorone egli non ha invidia a niuno. Ma gli è capitato in buone mani a maestro Andrea e al Zoppino! Uno giuntarÃa l'usura e l'altro farÃa impazzire la sapienza capranica. O può fare questo la natura, ch'egli si creda che gli asini tenghino scuola? Veramente gli è, come disse la buona memoria de Strascino, un maccherone senza sale, senza caseo e senza fuoco.
SCENA VENTESIMA
Maestro Andrea, Zoppino e Messer Maco.
MESS. MACO La mi vuol bene, è vero?
M. ANDREA Piú che se la v'avesse partorito.
MESS. MACO Se la mi fa un figliolo, gli pagherò la culla a la fegatella, ghiotta, traditrice, ribaldella!
ZOPPINO Torniamo a la cosa nostra. A me pare che serÃa securissimo a venire vestito da facchino e Grillo vestito con suoi panni gli verrà dietro.
MESS. MACO Acconciatemi pur ben, maestro!
M. ANDREA Non dubitate, ma bisogna che voi impariate certe parole per contrafare la lingua, e se nisun dicessi se voi sète facchino, dite: 'Ohi, olà !'
MESS. MACO Olà !
M. ANDREA Galante; e se persona dicessi: 'Se' tu da Bergamo?', dite: 'Maidé! Maidé!'
MESS. MACO Be'... be'...!
M. ANDREA E se nesun dicessi: 'Quando venesti qui facchino?', respondete: 'Anco'.
MESS. MACO Cancaro!
M. ANDREA Ah, ah, ah, buono, bonissimo! Andate a travestirvi con Grillo, ché in casa sono i vostri panni.
SCENA VENTUNESIMA
Mastro Andrea e Zoppino.
ZOPPINO Vogliamo noi metterlo sotto un peso che li rompa una spalla?
M. ANDREA Non, che serÃa peccato; basta vestirlo da facchino, e come s'è posto a sedere su la porta, muta solamente la cappa e dimandagli poi s'e' ti vuol portare un ammalato di peste a l'ospitale.
ZOPPINO T'ho inteso; io ti farò ridere, ché una di queste burle farÃa ringiovenire el Testamento vecchio! A revederci.
SCENA VENTIDUESIMA
Maestro Andrea e Grillo con i panni di Messer Maco.
GRILLO Sto io da uomo ?
M. ANDREA Non guastare l'ucellare; noi gli volemo dare ad intendere che gli è el Siciliano facchino e menarlo dove tu sai.
SCENA VENTITREESIMA
Messer Maco, Maestro Andrea e Grillo.
M. ANDREA Non vi conosceria el senno, ma bisogna mostrare el cervello che voi avete. Ponetevi a sedere su la porta de la Signora, e se niuno passa fingete d'avere a portare una cassa; ma se voi non vedete nisuno per la strada, intrate in casa e fate quella cosa a la Signora.
MESS. MACO Con gintilezza, giuro a Dio bacio le mani.
M. ANDREA Avviatevi inanzi, noi vi verremo dietro, passo passo; e se la mala ventura volessi che quel spagnolo traditore ve incontrassi, Grillo, che per avere vostri panni par voi al naturale, gli passerà da lato e non piglierà sospetto di voi cosà travestito; intendi, gocciolon mio dolciato?
MESS. MACO Io v'afferro; ma caminatemi presso, ché qualcun non mi furassi a me stesso.
SCENA VENTIQUATTRESIMA
Maestro Andrea e Grillo.
M. ANDREA Questa novella non è nel Boccaccio! O che ladra cosa, eh, eh, eh, ah, ah, ah! El coronare de l'Abbate di Gaeta non fu niente, ancora ch'egli andassi su lo Elefante; né quante ciance si fecion mai in Palazzo al buon tempo, agiongono a questa.
GRILLO O che da ben tristo è questo Zoppino; oh, gli è el suttile impiccato! Vede come si mostra d'essere un altro, e messer mescolone s'è posto a sedere e sta saldo come un edificio.
M. ANDREA Andiamoli presso e ascoltiamo ciò che li dice el Zoppino reverendissimo.
SCENA VENTICINQUESIMA
Zoppino e Messer Maco vestito da facchino.
ZOPPINO Hai tu, compagno, da portarci uno ammalato in Santo Spirito?
MESS. MACO Ben sai ch'io ho spirito!
ZOPPINO Dico ben a Santo Spirito, et è poco male la peste.
MESS. MACO Che peste? No io, che non l'ho!
ZOPPINO Tu cianci gaglioffo; come el pan val poco cosà non volete durare fatica!
MESS. MACO Se 'l pan val poco, tuo danno!
SCENA VENTISEIESIMA
Maestro Andrea, Messer Maco, Grillo e Zoppino.
M. ANDREA Siciliano, fa' piacere a questo gintilomo: è una opera de misericordia.
MESS. MACO Maestro Andrea, volete voi la baia, o pur mi sono scambiato in questi panni?
M. ANDREA Tu parli sanese, perché i sanesi ogni Natale si fanno uno di cotesti saltimbarchi ricamati; oh, il gintil manigoldo!
MESS. MACO Adonque, non son io?
M. ANDREA Deh, vanne a le forche!
GRILLO Che tu trovi quel che tu cerchi, boiaccia!
MESS. MACO Deh, Grillaccio ladro, tu mi dileggi! Or da' qua e' mia panni, malandrino traditore!
M. ANDREA Fatti indietro, becco, pesadeos, vigliacco, che chiero matarti!
MESS. MACO Oimè, ch'i' mi son perduto!
ZOPPINO Dice uno che passa adesso adesso de qui, che 'l Governatore ha mandato uno bando che chi sapessi, avessi o tenessi un Messer Maco da Siena, che a pena del polmone lo riveli, perché gli è venuto a Roma senza bulettino.
MESS. MACO Oimè, ch'io son spacciato!
M. ANDREA Non dubitare; spoglia qui queste veste e mettiamole a questo facchino, e tu vestiti el saltimbarco e cosà trovandolo el Bargello lo appiccarà in tuo scambio.
MESS. MACO Impiccato, ah! Misericordia! A la strada, a la strada! Soccorretime, io son morto!
ZOPPINO Tenetelo, tenetelo! Piglia, para! A la spia, al mariolo! Ah, ah, ah, ah!
M. ANDREA Di grazia, Grillo, corrigli dietro e rimenalo a casa e digli che abbiamo burlato seco per dare piacere a la Signora, perché a Roma s'usano queste burle. Perché gli è ben nato e qualcuno de' suoi il porrÃa avere per mal da noi.
GRILLO Andrò, perché me lo pare vedere come un barbagiannino e avere intorno tutti i banchieri fiorentini, ché i cicaloni ingrassano a queste coglionerie come fanno nel guadagno de le usure.
ATTO TERZO DE LA CORTIGIANA
SCENA PRIMA
Parabolano e Valerio suo camariero.
PARABOLANO Virtuoso, savio, discreto e da bene è 'l Rosso, messer sÃ.
VALERIO Voi lodate el Rosso non altrimenti che se v'avessi fatto quel che voi sète.
PARABOLANO Non m'ha già ditto che la famiglia se lamenti!
VALERIO Perch'egli mente.
PARABOLANO Né che gli staffieri non sieno pagati.
VALERIO Non vi vuol ben, però.
PARABOLANO Né che'l zanetto sia rappreso.
VALERIO Donque date voi credenza alle menzogne?
PARABOLANO Né che 'l mercante domandi denari de' drappi.
VALERIO Bisogna pur pagare chi ha d'avere.
PARABOLANO Né anche m'ha portato versi in mia laude, ma la mia vita, la mia salute e la mia pace, e l'ho per cordial amico, per ottimo compagno e per carnale fratello.
VALERIO Mi maraviglio assai che non vi piaccino gli spiriti peregrini.
PARABOLANO Fa' tuo conto ch'io [non] vivo de poesie, e non sarà dui giorni ch'io vo' dare licenzia a tanti filosofi ch'io ho in casa e a mio dispetto gli ho dato el pane sino a qui; e ciò ch'io ho voglio spartire col Rosso, el qual m'ha cavato de l'inferno e messomi in paradiso, e m'ha dato la vita et ha in me resuscitato la speranza secca e aduggiata ne le amorose passioni; e però lièvamiti dinanzi, ch'io spetto il Rosso con piú grate nuove ch'altri che lui non può darmi.
SCENA SECONDA
Rosso e Aloigia.
ROSSO Fa' tu.
ALOIGIA Credi tu che questa sia la prima?
ROSSO Non io!
ALOIGIA Donque lascia il pensiero a me. Ma questo debbe essere il tuo padrone.
ROSSO Quello è esso.
ALOIGIA Io il cognosco al rincroscicchiare de le mani, a l'alzare del volto al cielo e al porsi or el dito a la bocca or la mano a la guancia, signali de inamorati. Oh, che bestie son questi signori! Sempre si vanno guastando de le principesse, e poi con qualche zambracca si caveno la fame; e anche Dietro Banchi n'ho visti, e poi si vantano d'avere fatto e detto a madonna tale e a la signora cotale.
ROSSO Per mia fe' che 'l credo, e per certo, ché 'l possedere de una gran donna debbe essere una gran fatica.
ALOIG...
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