[Pagina precedente]...oltre a ciò la gelosia turca, che nella maggior parte dei casi è una gelosia fredda, corporale, d'amor proprio più che d'amore, è bensì severa, pesante, ed anche vendicativa; ma non può avere i mille occhi e l'attività investigatrice e infaticabile di quella che vien proprio dal vivo dell'anima innamorata. E poi chi vigila sulle donne separate dal marito, od anche non separate, ma che stanno in una casa a parte, dove egli non va tutti i giorni? Chi le segue per i vicoli intricati di Pera e di Galata e per i quartieri lontani di Stambul? Chi impedisce a un bell'aiutante di campo del Sultano di fare quel che gli vidi far io, di passar di galoppo accanto a una carrozza, alla svoltata d'uno stradone, nel punto in cui l'eunuco che è dinanzi gli volge le spalle e quello di dietro non può vederlo perchè c'è la carrozza frammezzo, e di gettare passando un bigliettino nello sportello? E le sere del Ramazan che le donne stan fuori fino a mezzanotte? E le cocone compiacenti, specie quelle che stanno sul confine d'un sobborgo cristiano e d'un sobborgo musulmano, che ricevono in casa un'amica velata, senza chiuder la porta ad un amico europeo? Le avventure però non son più nè strane nè terribili come altre volte. Non ci son più le gran dame che di notte, dopo soddisfatto un capriccio, precipitano nel Bosforo per un trabocchetto il giovane di bottega che ha portata all'arem la stoffa comprata da loro la mattina; come faceva una Sultana del secolo scorso. Ora tutto procede prosaicamente. I primi convegni si danno per lo più nelle retrobotteghe. Si sa; ci sono da per tutto dei bottegai che fanno bottega d'ogni cosa. E non c'è da domandare se le autorità turche cerchino di impedire questi abusi. Basti il dire che delle prescrizioni per il buon ordine che dà la Polizia di Costantinopoli in occasione delle grandi feste, la maggior parte si riferiscono alle donne, e sono direttamente rivolte a loro in forma di consigli o di minaccie. È proibito alle donne, per esempio, d'entrare nelle stanze interne delle botteghe: debbono stare in modo da esser viste dalla strada. È proibito alle donne di andare in tramway per divertimento: ossia debbono scendere al termine della corsa e non tornare subito indietro per la stessa via. È proibito alle donne di far segni alla gente che passa, di fermarsi qui, di passar per di là , di trattenersi più di quel certo tempo in quei dati luoghi: tutte prescrizioni che ognuno può immaginare come vengano poi rispettate e se sia possibile farle rispettare. E poi c'è quel benedetto velo, che fu istituito come una salvaguardia dell'uomo, e che ora è diventato una salvaguardia della donna, perchè se lo mettono trasparente per far saltare i capricci, e fitto per poterli appagare; dal che si dice che nascano molti accidenti bizzarri: di amanti fortunati che dopo molto tempo non sanno ancora chi siano le loro belle; di donne che si nascondono sotto il nome d'un'altra per fare una vendetta; di corbellature, di riconoscimenti, d'imbrogli, che danno luogo a chiacchiere e a battibecchi infiniti.
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Le chiacchiere vanno poi tutte a confondersi e a ribollire nelle case di bagni, che sono i luoghi usuali di convegno per le donne turche. Il bagno è in certo modo il loro teatro. Ci vanno a coppie e a brigate colle schiave, portando con sè cuscini, tappeti, oggetti di toeletta, ghiottonerie, e qualche volta il desinare, per starvi dalla mattina alla sera. Là , in quelle sale semioscure, fra i marmi e le fontane, si trovano qualche volta insieme più di duecento donne, nude come ninfe o mal velate, che a detta delle signore europee che ci furono, presentano uno spettacolo da far cadere il pennello di mano a cento pittori. Vi si vedono le hanum bianchissime accanto alle schiave nere come l'ebano; le belle matrone dalle forme poderose che rappresentano l'ideale della bellezza per i turchi di gusto antico; delle sposine smilze e giovanissime, coi capelli corti e ricciuti, che sembrano giovinetti; circasse coi capelli d'oro che cascano fino alle ginocchia; turche che hanno fino a cento trecce nerissime sparse per il seno e per le spalle; altre coi capelli divisi in un'infinità di piccole ciocche disordinate che fanno la figura d'una parrucca enorme; una con un amuleto al collo, un'altra con uno spicchio d'aglio legato al capo per scongiurare il mal d'occhio; delle mezze selvagge con rabeschi sopra le braccia; le donnine alla moda che hanno intorno alla vita le tracce del busto e intorno al collo del piede i segni dello stivaletto; e qualche volta anche delle povere schiave che mostrano sulle spalle le impronte del frustino degli eunuchi. Si vedono mille gruppi e mille atteggiamenti graziosi e bizzarri; alcune fumano sdraiate sui tappeti, altre si fanno pettinar dalle schiave, altre ricamano, altre canterellano, ridono, si spruzzano e si rincorrono, o strillano sotto le doccie, o gozzovigliano sedute in cerchio, o tagliano i panni al prossimo aggruppate in disparte. E scoprendo il loro corpo, scoprono anche, là più che altrove, la loro indole fanciullesca. Si misurano i piedini, si giudicano, si confrontano. Una dice francamente: - Son bella; - un'altra: - Son passabile: - un'altra: - Mi rincresce d'aver questo difetto - oppure: - Ma sai che sei più bella di me, tu? - E qualcuna dice in tuono di rimprovero all'amica: - Ma guarda dunque la signora Ferideh com'è diventata grassa a mangiar gamberi schiacciati, tu che dicevi che fanno meglio le pallottole di riso? - E quando c'è una cocona garbata la circondano e le fanno mille domande: - Ma è vero che andate ai balli scoperte fin qui? Il vostro effendi che cosa ne pensa? E gli altri uomini che cosa ne dicono? E come vi pigliate per ballare? In codesto modo? Ma davvero? Ma son proprio cose che bisognerebbe vederle per poterci credere!
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E non solo nei bagni, ma per tutto e in tutte le occasioni cercano di conoscere signore europee, e son felici quando possono attaccar discorso con esse, e specialmente quando possono riceverle in casa. Allora radunano le amiche, mettono in vista tutte le donne di servizio, fanno un po' di festa, rimpinzano la visitatrice di dolci e di frutti, e di rado la lasciano andar via senza un regalo. Il sentimento che le muove a queste dimostrazioni è più la curiosità , si capisce, che la benevolenza; e infatti, appena hanno preso un po' di famigliarità colla nuova amica, si fanno dire mille particolari della vita europea, esaminano il suo vestiario parte per parte dal cappellino agli stivaletti, e non sono soddisfatte se non quando l'hanno condotta al bagno e hanno visto bene com'è fatta una nazarena, una di queste donne straordinarie, che studiano tante cose, che dipingono, che scrivono per le stampe, che lavorano negli uffici pubblici, che montano a cavallo, che salgono sulla cima delle montagne. Da molto tempo, però, non hanno più di loro le strane idee che avevano prima della riforma; non credono più, per esempio, che il busto sia una specie di corazza messa dai mariti alle mogli per assicurarsi della loro fedeltà , e di cui essi soli abbian la chiave; nè che le donne europee siano di tutti coloro con cui vanno una volta a braccetto; per il che le guardavano con diffidenza e ne parlavano con disprezzo, non invidiando nemmeno la loro coltura, di cui non avevano idea o che non erano in grado d'apprezzare. Ora nutrono invece per esse un tutt'altro sentimento, e son diventate diffidenti nel senso opposto; si vergognano, cioè, in faccia a loro, della propria ignoranza; temono di parer rozze o sciocche o puerili; e molte non s'abbandonano più coll'ingenuità confidente delle prime volte. Ma le imitano sempre più nel vestire e nei modi. Quelle che studiano una lingua europea, la studiano più per imitazione che per desiderio di sapere, o la studiano per parlare con le cristiane. Discorrendo, s'ingegnano d'incastrare nel turco qualche parola francese; quelle che non sanno quella lingua, fingon di saperla o almeno d'intenderla; sono beate di sentirsi chiamar madame; vanno apposta in certe botteghe di franchi per essere salutate con quel titolo; e Pera, la gran Pera le attira, come il lume le farfalle; attira i loro passi, le loro fantasie e i loro quattrini, e qualche volta anche i loro peccati. Per questo son smaniose di conoscer signore franche, che sono per esse come le rivelatrici d'un nuovo mondo. Da loro si fanno descrivere i grandi spettacoli dei teatri d'occidente, i balli splendidi, i bei conviti, i ricevimenti sontuosi delle gran dame, le avventure carnevalesche e i grandi viaggi, e tutte queste immagini luminose turbinano poi tutte insieme nella loro testina affaticata, fra le pareti uggiose dell'arem, all'ombra dei giardini malinconici; e come le donne europee sognano gli orizzonti sereni dell'Oriente, esse sospirano in quei momenti, la vita varia e febbrile dei nostri paesi, e darebbero tutte le meraviglie del Bosforo per un quartiere nebbioso di Parigi. Ma non è soltanto la vita varia e febbrile ch'esse sospirano; è anche, e più sovente e più intimamente desiderata, la vita domestica, il piccolo mondo della casa europea, il cerchio degli amici devoti, le mense coronate di figli, le belle vecchiezze onorate; quel santuario pieno di memorie, di confidenze e di tenerezze, che può render bella l'unione di due anime anche senza l'amore; al quale si ritorna anche dopo una lunga vita d'aberrazioni e di colpe; nel quale, anche fra i dolori del presente e le tempeste della giovinezza, il pensiero si rifugia e il cuore si conforta, come in una promessa di pace per gli anni più tardi, come nella bellezza d'un tramonto sereno contemplato dall'oscurità della valle.
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Ma c'è una gran cosa da dire a conforto di tutti coloro che lamentano la sorte della donna turca, ed è che la poligamia decade di giorno in giorno. Già è stata considerata sempre dai turchi medesimi piuttosto come un abuso tollerabile che come diritto naturale dell'uomo. Maometto disse: - È sempre lodevole chi sposa una donna sola, - benchè egli ne abbia sposato parecchie; e sposano infatti una donna sola tutti coloro che vogliono dar l'esempio di costumi onesti ed austeri. Chi n'ha più d'una, non è apertamente disapprovato, ma non è nemmeno lodato. Sono pochi i turchi che sostengono la poligamia apertamente, più rari quelli che l'approvino nella loro coscienza. Quasi tutti ne comprendono l'ingiustizia e le male conseguenze; molti la combattono a viso aperto e con ardore. Tutti coloro che sono in una condizione sociale che impone una certa rispettabilità di carattere e una qualche dignità di vita, non hanno che una donna. Ne hanno una sola gli alti impiegati dei ministeri, gli ufficiali dell'esercito, i magistrati, gli uomini di religione. Una sola, per necessità , tutti i poveri e quasi tutti gli uomini del mezzo ceto. Quattro quinti dei turchi di Costantinopoli non sono più poligami. Molti, è vero, non sposano che una donna per la manìa d'imitar gli europei; e molti altri, che hanno una moglie sola, si rifanno colle odalische. Ma quella manìa d'imitazione ha le sue prime radici in un sentimento confuso della necessità d'un cangiamento nella società musulmana; e l'uso delle odalische, apertamente biasimato come vizio, non può che scemare col ristringersi del commercio, ancora tollerato, delle schiave, fin che si confonderà colla corruzione ordinaria di tutti i paesi europei. Ne nascerà una corruzione maggiore? Ad altri la sentenza. Questo è il fatto: che la trasformazione europea della società turca non è possibile senza la redenzione della donna, che la redenzione della donna non si può compiere senza la caduta della poligamia, e che la poligamia cade. Nessuno forse leverebbe la voce, se la sopprimesse improvvisamente domani un decreto del Gran Signore. L'edifizio è crollato e non c'è più che da sgombrar le rovine. La nuova aurora tinge già di rosa le terrazze degli arem. Sperate, o belle hanum! Le porte del selamlik saranno spezzate, le grate cadranno, il feregé andrà a decorare i musei del gran bazar, l'eunuco non sarà più che una reminiscenza nera dell'infan...
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