[Pagina precedente]...e dichiarata alla ginnastica, nata da che un loro nipote, alunno d'un collegio convitto di Milano, anni prima, s'era rotto un braccio cadendo dalle pertiche d'ascensione.
- Amici, - le soleva dire il Ginoni incontrandola su per le scale; - ma fino alla soglia della palestra.
Oppure: - Abbasso la ginnastica! - e ogni volta che si trovavano insieme, la stuzzicava facetamente su quell'argomento.
E la conversazione cadde lí, anche quella sera. Fra l'altre cose, per criticare il nuovo metodo d'insegnamento, l'ingegnere raccontava di aver visto l'anno prima eseguire i passi ritmici alle Figlie dei militari dell'istituto di San Domenico, dov'era andato per visitare i locali. Sí, lo spettacolo gli era piaciuto. Quelle cento e cinquanta ragazze grandi, con quei bei vestiti neri e azzurri, e con quei piccoli grembiali bianchi, schierate in un vasto cortile, che si movevan tutte insieme al comando d'una maestra, con dei movimenti graziosi di contraddanza, facendo un fruscio cadenzato che pareva una musica di bisbigli; tutte quelle belle braccia e quelle piccole mani per aria, quelle grosse trecce saltellanti sulle nuche rosee e sui torsi snelli, quei trecento piedi arcati e sottili, e la grazia indefinibile di quelle mosse cosí tra il ballo e il salto, con quelle vesti lunghe, che davan loro l'aspetto di un corpo di ballo pudibondo, era nuovo e seducente senza dubbio. Ma, Dio mio! Quante parole metteva fuori quella maestra per farle muovere! Chiacchierava più lei di quello che esse movessero, eran dei comandi interminabili da generale di brigata, una complicazione faticosa di coreografia. E poi, un movimento rattenuto e misurato a centimetri, insufficiente per quei corpi fatti e pieni di vita, una combinazione d'esercizi compassati, cercati con la penna, per servir di spettacolo a commissioni e a invitati. A lui sarebbe venuto voglia di troncar la rappresentazione a metà, e di sguinzagliarle tutte in un prato fiorito, come una mandra di puledre.
Ma la Pedani, su questo, era d'accordo con lui. Essa era baumannista appunto perché il Baumann faceva guerra alla ginnastica coreografica e voleva per le ragazze una scuola più virile.
- Allora, - disse l'ingegnere, - per farla arrabbiare le dirò male del Baumann.
- Io lo difenderò, - rispose la maestra. - Si provi.
- No, - disse lui, sorridendo, - non lo farò, non sono abbastanza enciclopedico perché ora la ginnastica abbraccia tutte le scienze -. E citò un conferenziere della Filotecnica che, sere innanzi, dovendo trattar della ginnastica, aveva fatto prima una corsa sterminata a traverso alla filosofia, all'etnologia, all'antropologia, e messo sottosopra tutto lo scibile umano; poi aveva finito coi manubri.
- La ginnastica, - rispose tranquillamente la Pedani, - ha relazione con tutte le scienze.
- E come no? - ribatte l'ingegnere. - Anzi, è la chiave di tutte. Ora dicono che un ragazzo che trova difficoltà a risolvere un problema, non ha che a fare un quarto d'ora d'esercizio alle parallele, poi si rimette a tavolino, e tutto è fatto,
- Il signor ingegnere scherza, - disse la Pedani, alzando una spalla, - io non rispondo più.
- Non scherzo, - rispose il Ginoni, continuando a scherzare, - Non s'è anche detto che la ginnastica darà il gambetto alla medicina? Mi par che sia il maestro Fassi che ha scritto che ci son certi esercizi che equivalgono a certe ricette. Bel tipo quel maestro Fassi! È anche lui, credo, che trova delle trasformazioni maravigliose nella musculatura dei suoi alunni dalla mattina del lunedí alla sera del sabato. Per esempio, egli ha un'ideale di società originalissimo: la gente saltellante per le strade, capre e parallele in tutte le piazze, la lotta obbligatoria in tutti gli uffizi, esercizi degli arti superiori nei salotti...
- Non dica di più, ingegnere, - disse la Pedani,- perchè mi rincresce davvero di sentire un uomo come lei mettere in ridicolo una cosa tanto seria. Come si fa a scherzare sulla ginnastica mentre abbiamo, su trecentomila iscritti alla leva, ottantamila riformati per inattitudine fisica! Mentre abbiamo i ginnasi pieni di giovanetti scoloriti, che hanno petti e braccia di bambini, e su dieci ragazze della miglior società non se ne trovan due senza qualche difetto di costituzione!... Oh! è un triste scherzo!
- Domando perdono, - rispose 1'ingegnere - Io non combatto la ginnastica... ginnastica. Io l'ho con questa nuova ginnastica scientifico-letterario-apostolico-teatrale, che hanno inventata per dar delle feste e degli spettacoli, per fabbricare dei grandi uomini e moltiplicare i congressi, e per menare la lingua e la penna mille volte più che non le braccia e le gambe. Non è mica questa, credo, la ginnastica che difende la signorina.
- Non la difendo, - rispose questa, - perchè non esiste, perchè non è altro che un'invenzione di loro signori. Io non conosco altro che una ginnastica ragionata, fondata sulla conoscenza dell'anatomia, della fisiologia e dell'igiene, che dà all'infanzia la forza, l'agilità, la grazia, la salute, il buon umore, e rialza tutte le facoltà morali e intellettuali. Io credo a questi effetti perchè sono provati e li vedo; credo quindi che la ginnastica sia la più utile, la più santa delle istituzioni educative della gioventù, e quelli che la combattono, mi scusi... mi fanno pena, mi paiono gente accecata, nemici incoscienti dell'umanità.
L'ingegnere rise un poco del leggero tono declamatorio delle ultime parole: - No, signorina, - disse poi - non sono nemico di chi senza consultare il medico come si dovrebbe far sempre e non si fa mai, mette a far ginnastica dei ragazzi che hanno delle infermità e dei difetti, e che si fanno del male; mi comprende? Sono anche nemico di chi fa nascere fra i robusti e i deboli delle gare d'amor proprio, che ai deboli costano delle rotture di collo; nemico di chi riduce la ginnastica, che dovrebb'essere un sollievo dello spirito, a un artificio teorico che occupa e affatica la mente come un altro studio qualunque. E questo è quel che succede. E sono anche nemico delle esagerazioni. Credo che i buoni effetti, che sono innegabili, della ginnastica si esagerino iperbolicamente, ingannando il mondo. Mi permetta di assicurarle, per esempio, che nessun esercizio e nessun attrezzo avrebbe mai dato a lei la fiorente salute e la conformazione, che ella si può vedere nell'armadio a specchio.
Il figliuolo maggiore approvò, facendo l'atto di batter le mani. Negli occhi alla Pedani passò il lampo d'un sorriso. Ma si rifece subito seria. - Sempre cosí, - rispose; - io dico delle ragioni, lei degli scherzi. Non le dico più che una cosa. La Germania e l'Inghilterra, che sono le due prime nazioni d'Europa, sono quelle che fanno più ginnastica. Il popolo greco, che fu il primo dell'antichità, era il popolo più ginnastico del mondo -. E soggiunse con un sorriso: - Lei lo sa: Aristodemo, perchè gli abitanti di Cuma, ch'egli aveva assoggettati, non potessero più ribellarsi alla sua tirannia, proibí loro di far la ginnastica.
- L'avrà fatto per amicarseli, - rispose l'ingegnere.
La maestra tacque un momento. Poi disse con vivacità: - Per fortuna, non la pensan tutti come lei.
Lei non conosce il nostro mondo. L'idea si fa strada da ogni parte, anche in Italia. Lo sa lei che abbiamo delle centinaia di società di ginnastica? Che ci sono dei signori appassionati che profondono il loro patrimonio per fondar palestre, che c'è un gran numero di medici giovani che consacrano alla ginnastica tutti i loro studi, e delle centinaia di maestri che imparano apposta le lingue straniere per studiare la letteratura ginnastica universale, la quale conta migliaia di volumi, scritti da scienziati eminenti?
L'ingegnere fece un gesto vago, senza rispondere, perché era occupato da qualche momento a far dei cenni col capo al suo figliuolo maggiore, il quale si avvicinava tanto alla maestra e la bruciava con gli occhi in un modo, che era una vera indecenza.
- Abbasso Baumamn! - disse infine, per dir qualche cosa,
Ma quando le toccavano il Baumann, la Pedani non ammetteva celie. Saltò su. Il Baumann era benemerito del paese, era il fondatore d'una nuova ginnastica che avrebbe dato immensi frutti, un grande ingegno, un gran dotto, un creatore di caratteri. Essa l'aveva conosciuto al Congresso: era una figura di uomo predestinato a grandi cose: vicino alla sessantina, pareva un giovane; aveva una fronte superba, il gesto fulmineo, la parola scultoria, un'eloquenza dominatrice di soldato e d'apostolo. Il Baumann, datigli i mezzi, avrebbe rifatto una nazione. Non foss'altro che per la riforma che voleva fare della ginnastica femminile, le donne d'Italia gli avrebbero dovuto innalzare una statua.
L'ingegnere fece insieme una piruletta e un frullo con una mano. La signora Ginoni prese allora la parola, con la sua voce indolente: - Eppure, cara maestra, la ginnastica, per le ragazze, ha anche i suoi inconvenienti. I maestri di ballo osservano che toglie la grazia e abitua a movimenti scomposti. Cosí i maestri di pianoforte dicono che, quando tornan dalla palestra, le signorine non san più sonare. Anche i professori di disegno si lamentano.
- È gelosia di mestiere, - rispose la maestra; - lo creda, signora. È impossibile che faccia danno al ballo o a qualunque arte l'esercizio ginnastico, poiché per effetto appunto di quest'esercizio la sinovia si versa più abbondante nelle articolazioni mobili delle ossa e rende tutti i movimenti più facili e più liberi... Vede? Anche il suo figliuolo mi dà ragione. A proposito, - soggiunse, voltandosi verso lo studente, - debbo ringraziarla del suo bel regalo.
Il giovane diede un guizzo; ma non arrossí punto: ci voleva altro. Però, avrebbe preferito il silenzio. E con molta disinvoltura disse a sua madre che aveva mandato alla maestra, supponendo che le dovesse piacere, il piano d'un ginnasio greco, copiato da lui in biblioteca,
La signora sorrise a fior di labbra. E disse alla Pedani:
- Domenica scorsa, Alfredo ha vinto il premio d'una bandiera alle corse dei velocipedi.
La Pedani si fece raccontare: essa si occupava con curiosità di quelle gare, conosceva i nomi dei vincitori soliti, andava qualche volta alla pista, e benché non fosse mai montata sopra un velocipede, discorreva di bicicli, di tricicli e di biciclette con piena cognizione della materia. Ma questa volta, raccontandole le vicende della sua corsa, nella quale egli aveva cavallerescamente aspettato che si rialzasse il suo competitore caduto, il giovane le si strinse addosso per modo, civettando col capo e con gli occhi, che suo padre non poté a meno di fargli un cenno severo, che egli non vide.
- Vede dunque, - disse la maestra all'ingegnere, facendosi un po'in dietro con la seggiola, - anche il suo studente è con noi. Siamo dunque in maggioranza per la ginnastica, in questa casa. Il Fassi, io e la mia amica, il signor Padalocchi che fa ginnastica polmonare, suo figlio, il commendator Celzani...
Al nome di Celzani l'ingegnere diede una risata, - Ah! Quanto al commendator Celzani, - disse, - lo lasci stare.
- Come? - domandò la Pedani. - Non va forse a tutti i saggi di ginnastica che si dànno, dal primo all'ultimo, alla Palestra, a scuole, a istituti?... La sua approvazione vuol dir molto. Non mi potrà negare la serietà del commendator Celzani.
- Io non la nego; tutt'altro! - rispose il Ginoni con brio; - tanto più che è mio buon amico. Anzi, dico che è una delle più venerande canizie di Torino. Soltanto... - e qui guardò furtivamente le bimbe grattandosi il mento, come se cercasse un modo di spiegarsi senza farsi capire da loro. Ma le bimbe, occupate a spartirsi i confetti, non gli badavano. - Soltanto... - riprese, il suo culto per la ginnastica è troppo parziale. Veda un po' s'egli si cura più che tanto della ginnastica maschile. E poi, dà troppo più importanza alla seconda età che alla prima. Però, è ammirabile la puntualità con cui va a quegli spettacoli e l'attenzione che vi presta. Egli ci trova proprio degli alti godimenti... intellettuali. E n'esce tutto grave, coi suoi dolci occhi azzurri ...
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