LA SERVA AMOROSA, di Carlo Goldoni - pagina 1
LA SERVA AMOROSA
di Carlo Goldoni
Commedia di tre atti in prosa rappresentata per la prima volta in Bologna
la Primavera dellanno 1752
A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR MARCHESE SENATORE
FRANCESCO ALBERGATI CAPACELLI
Questa mia Commedia, che ha per titolo La Serva Amorosa, ricorre alla protezione benignissima di V.
E, perché nulla le manchi per essere fortunata.
Ella fu da me concepita lanno scorso in Bologna; costì la scrissi, costì comparve per la prima volta alla luce, e in Paese.
sì colto, in un Teatro ripieno dUomini dotti, di Dame perspicacissime e di Cavalieri eruditi, fu acclamata, la poverella, con estremo giubbilo del proprio Autore, e fu con istrano modo, per le pubbliche acclamazioni, da Comici ripetuta.
Comecché conosco me stesso, e della insufficienza mia sono a ragion persuaso, parmi, rileggendo tale Commedia, aver fatto qualche cosa di più di quello può promettermi ordinariamente il mio scarso talento.
Pensai talora fra me medesimo che il clima felicissimo di Bologna, atto a rischiarare le menti degli Uomini più che ogni altro, in me medesimo fatto avesse un prodigio, fondando io la ragione sulla copia maravigliosa de talenti felici che costì regnano, li quali fanno risplendere cotesta illustre Città sopra tutte le altre, e giustamente le serbano lo specioso titolo di Madre delle Scienze.
Senza però ricorrere alle costellazioni, delle quali non abbiamo niente di certo, trovo più da vicina la causa di qualche miglior lume acquistato.
La conversazione degli Uomini dotti tal più dogni studio; dai essi apprendesi con facilità ciò che dai libri a forza di sudori si acquista, ne passò giorno di mia dimora costì, in cui la società di cotesti grandUomini non mi arricchisse di nuovi lumi, e non isgombrasse dal mio intelletto qualche ombra di pregiudizio.
Il maggior profitto, però, che io abbia fatto costì, lo riconosco dallamabilissima compagnia di V.
E., poiché degnandosi Ella di seco volermi frequentemente, e in Città, e in Villa, e a tavola seco, e seco nelle conversazioni, dal modo suo di pensare, e dai ragionamenti suoi, ho concepita lidea del vero Cavaliere, dotto, prudente, affabile e generoso, nemico della vanità e dellalterigia.
Sembra quasi impossibile, che nelletà di cinque lustri appena vaglia un Uomo solo ad unire dentro di se medesimo tanta erudizione, tanta dottrina; eppure lE.
V in una sì verde etade, in mezzo a tanti Uomini illustri prodigiosamente risplende.
Ella agli studi più seri, sotto linfallibile scorta del celeberrimo Francesco Zanotti, unì felicemente gli studi più dilettevoli.
Possedendo, oltre alla Latina e alla più perfetta Toscana la favella Tedesca, lInglese, la Francese e la Spagnuola, scrivendole e traducendole egregiamente, conosce di tutte il buono, e può agevolmente condursi allottimo.
Con quanti ho io ragionato delle materie Teatrali, niuno ritrova, più esattamente informato di V.
E.
delle regole, de costumi della cognizion degli Autori, e sulle Opere di loro Giudice più veridico non ho di Lei conosciuto.
Aggiungesi in Lei alle cognizioni collo studio acquistate, un genio Teatrale comune alla maggior parte de valorosissimi Bolognesi, ma in Lei più vivace, più sorprendente; genio veramente maestro a cui se accoppiata si fosse quella necessità che muove agli Autori la mano, tutti cederebbono a Lei la palma.
Ma a cose molto maggiori è destinato da Dio un Cavaliere sì grande, duna delle più antiche, delle più illustri Famiglie dItalia, a cui le Sacre Romane Porpore, le Parentele e gli Onori hanno in ogni secolo i fregi moltiplicati; un Cavaliere, che dal materno lato non meno che dal paterno, una lunga serie dEroi conta gloriosamente per Avi; e siami qui permesso riflettere e ragionare, che se dal sangue e dalla educazione formansi il temperamento ed i costumi dellUomo, non potea lE.
V.
meno perfettamente riuscire dal sangue nutrito di una sì eccelsa Dama (1), e dalla savissima sua educazione perfezionato.
Tre mesi, che soggiornai lanno scorso in Bologna, formarono i più felici giorni della mia vita.
Godere, oltre la di Lei protezione, anche la deliziosissima Sua compagnia, è un bene che non ha pari, è un bene di cui la rimembranza, che ho nel cuore stampata, mi serve tuttavia di conforto.
Vuole il mio destino che io Le viva lontano, ma col cuore umile e rispettoso Le tengo dietro per tutto, ed ora in luogo mio questa Commedia, che teneramente amo, allE.
V indirizzo, raccomando ed umilmente offerisco.
Nata sotto gli auspici Suoi è a Lei giustamente dovuta, poiché fra le infinite Virtù che ladornano, trionfa mirabilmente il di Lei cuore amoroso.
Questo mi fa sperare un generoso perdono alaudace mia presunzione, la quale è certamente congiunta a quel profondo rispetto, con cui mi onoro di rassegnarmi
Di V.
E.
Umiliss.
Divotiss.
ed Obbligatiss.
Serv.
CARLO GOLDONI
LAUTORE A CHI LEGGE
Questa Commedia mia fortunatissima ebbe il suo concepimento ed il suo natale in Bologna, ove rappresentatasi la penultima sera delle loro recite da que Comici, pe quali io laveva scritta, fu da quella fioritissima Udienza con alte voci per la susseguente sera richiesta.
Confesso il vero: non mi attendeva un esito così felice.
Sapeva io dentro di me medesimo, che una estraordinaria attenzione aveva intorno di essa praticata, e che il carattere di Corallina potea far colpo; ma lettala per prima prova a Comici, lapplaudirono così poco, che quasi anchio mi sarei determinato a sprezzarla.
Ciò vuol dire che ho diffidato sempre di me medesimo e ho preferito sempre alla mia opinione il giudizio degli altri.
Compresi per altro in tale occasione, che mal mi fidava di cotai Giudici, e non esser vero che la Commedia, per piacere al popolo, abbia sempre da piacere a Comici, li quali non fondando il loro criterio che sulla pratica, non giungono a ravvisar perfettamente la delicatezza de caratteri e della condotta, le quali cose si rilevano dagli Uditori.
Non nego che molto non abbia contribuito allottima riuscita di tal Commedia il merito personale di quelleccellente Attrice, che sostenne mirabilmente il personaggio di Corallina (2); ma appunto conoscendo io dove potea fare maggior risalto la di lei abilità, ho procurato vestirla duna prontezza di spirito, che a lei suol essere familiare, e mi è riuscito leffetto a misura dellintenzione.
Non ostante che la mia Serva Amorosa abbia avuto sì bellincontro a Bologna, a Milano, e a Venezia, non manca a lei la sua critica.
Dicesi che Corallina parla più che da Serva, ed opera con troppo ingegno e con troppo fina condotta.
Ciò è vero, se tutte le Serve hanno ad essere quelle sciocche, che tali Critici avranno praticato sol tanto; ma io ne ho conosciute delle bene educate, delle pronte di spirito, capaci de più difficili, de più delicati maneggi.
Io non imbarazzo questa mia Serva in cose superiori al femminile talento: ella è una femmina più accorta di molte altre, siccome lo è effettivamente lAttrice medesima, che ha tal carattere rappresentato.
È osservabile in questa Commedia il carattere della Matrigna, che per far la fortuna di un suo Figliuolo cerca rovinare il Figliastro, ed è non meno essenziale il personaggio di Ottavio, acciecato dalle lusinghe della seconda Moglie a segno di abbandonare il proprio Figlio, sagrificandolo alla tirannide di una Donna mal conosciuta.
Corallina ha il merito di disingannare il buon Vecchio, di svelare le mali arti della Matrigna, e di restituire allo stato suo il povero sventurato Florindo, onde le si adatta mirabilmente il titolo di amorosa.
SIG.
GOLDONI CARISSIMO
Dunque ella va a Parigi? Nho rammarico, poiché forse non avrò il piacere di vederla una volta costì: ne ho gusto, perché io penso che quella gita debba riescire di suo vantaggio.
In somma io, Sig.
Goldoni, ho una perfettissima stima del suo valore nellarte Comica.
Penso che, che i Parigini col Voltaire faranno giustizia al suo merito.
Certa cosa è, che in questo Mondo la vuol esser fortuna.
Io le auguro dal Cielo vita, fama e baiocchi, secondo il merito suo, e in Italia, e in Francia, e per ogni dove.
Se io, come è probabile, non verrò a Vinegia prima chella abbandoni lItalia, mi giova sperare chella vorrà onorarmi di quando in quando colle sue Lettere, e costì, e a Parigi.
E così sia.
Odo chElla faccia fare una ristampa di tutte le Opere sue.
È egli poi vero? Se così è, io certamente vorrò provvedermene; e collocare i suoi Tomi tra i miei libri più cari.
Ho già raccomandato agli Stampatori di Bergamo ad avvisarmi.
Mi dà ella, Sig.
Goldoni, licenza che io le suggerisca un argomento per una Commedia? Il quale argomento a me pare che non sia stato finora trattato, o veramente maneggiato con quella varietà, dottrina e costume, che richiede unutile, sana e ben condotta Commedia? La Matrigna.
Questo si è lArgomento.
Ma che? un tale argomento sarà stato forse da Lei trattato, prima che io pur ci pensassi.
In tal caso, a monte le già scritte cinque o sei righe.
Per altro ella si è una grande pazzia di un Padre, che passa alle seconde nozze; si è grande la ingiustizia e la crudeltà di quelle Matrigne, che odiano e maltrattano i figliuoli del loro Marito; e vogliono tutto il lor bene talora ad un marmocchio scimunito, per essere quegli uscito dal ventre loro: e grandissima iniquità finalmente si è quella di certi figliuoli, che, disprezzano, svillaneggiano, e sovente minacciano la mogliera del Padre loro.
Non è poi da discorrere della babbuassagine, per non dire bricconeria e crudeltà di quei Padri, che per non contradire alla seconda, o terza lor Moglie, quanto bella e giovane; altrettanto malvagia e fiera, arrivano spesse volte a perseguitare glinnocenti lor primi figliuoli in modo, che tratti alle volte i meschinelli dalla disperazione, abbandonano la propria Casa.
E poi cosa veramente da ridere il vedere un uomo qua e là menato pel naso come un buffalo da una giovine e bella Moglie; e alle volte ancora da una vecchia, grinza e mal composta Beffana.
Ma oimè: io ho predicato ad un Dottore, e ad un Dottore Goldoni.
Mi compatisca..
Ho scritto in fretta, e forse alla peggio.
Mi do lonore di sempre essere
Di Leprenno, li 17 dellAnno 1762.
Umiliss.
Devotiss.
e Obbligatiss.
Serv.
ANTON MARIA BORGA
ENDECASILLABI
DI ANTON MARIA BORGA
Goldoni egregio, che in finte Scene
La bella imiti natura semplice,
affetti vani damor, di riso,
Di pianto e dira, di pace e dodio,
Ne cuor magnanimi, ne cuor gentili,
Con dolce forza talor fai nascere
E in dotte Favole qual sia dimostri
Il bel sentiero dacquistar gloria:
Questi miei candidi, questi sì puri,
Sinceri e lieti Endecasillabi Accogli,
e serbali nel cuor gentile,
E dal tuo seno giammai non partano.
Te dellItalico Socco le Muse,
Te il biondo chiama canoro Apolline
Del Socco Italico Maestro e Padre.
Per te famosa nandrà lItalia,
La ricca Italia, dEroi, di Vati
Madre e nudrice, per lustri e secoli,
Al par di Grecia, della sì chiara,
Sì nota al Mondo superba Grecia.
Per te la libera, lantica e forte
Vinegia, lalta, la vaga ed inclita
Città dellAdria, del Mar Reina,
Non cede il vanto alla di Popolo
Piena, alla florida, nobil Parigi,
Che il Molier ebbe, quel felicissimo
Molier, sì celebre, sì chiaro al Mondo,
Poiché felice, poiché ammirabile
Nellarte Comica non men tu sei,
Goldoni amavo, che affetti vari
Necuor magnanimi, necuor gentili,
Con dolce forza valor fai nascere;
E in dotte Favole qual sia dimostri
Il bel sentiero dacquistar gloriati.
PERSONAGGI
OTTAVIO mercante in età avanzata;
BEATRICE sua seconda moglie;
FLORINDO figlio dOttavio del primo letto;
LELIO figlio di Beatrice daltro matrimonio;
ROSAURA figlia di
PANTALONE de BISOGNOSI mercante ricco veneziano;
BRIGHELLA servitore di Pantalone;
ARLECCHINO servitore di Ottavio;
Ser AGAPITO notaro;
Un SERVITOR di Ottavio, che parla;
Altro Servitor del Notaro, che non parla;
Testimoni, che non parlano.
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