SCHOPENHAUER E LEOPARDI, di Francesco De Sanctis - pagina 1
FRANCESCO DE SANCTIS
SCHOPENHAUER E LEOPARDI
DIALOGO TRA A.
E D(1).
D.
Fino a Zurigo?
A.
Che volete! Si viaggia per acquistare idee.
D.
Sí che a quest'ora devi averne piene le tasche.
A.
Vuoi dire i taccuini.
Eccone qui uno ancor tutto bianco, che m'aiuterai a riempire.
Cosa sono questi libri?
D.
Arturo Schopenhauer.
A.
Chi è costui?
D.
Il filosofo dell'avvenire.
In Germania ci sono i grandi uomini del presente e i grandi uomini dell'avvenire, gl'incompresi.
Fra questi è Schopenhauer.
A.
Non ho mai inteso questo nome.
D.
Lo intenderanno i tuoi nipoti.
La verità cammina a piè zoppo, ma pur giunge.
A.
E tu studii tutta questa roba?
D.
Da tre mesi, mio caro.
Ho promesso un articolo alla Rivista contemporanea.
A.
E per un articolo studii tre mesi? Sei troppo semplice.
Piú studii un autore e piú ti s'intenebra.
E fosse qualcosa di sodo! Un trattato di filosofia!
D.
Dispregi la filosofia?
A.
Un giorno ebbi anch'io un certo ticchio.
Studiai filosofia, poesia, storia; mi pareva che ad esser Platone bastasse impararlo a mente; feci inni, novelle, dissertazioni; mi si batterono parecchie volte le mani; credevo di divenire un Cantú o per lo meno un Prati.
Ma un bel dí che mi sfiatavo a dimostrare l'idea, quel brutto ceffo di Campagna(2), giá qui nessuno ci sente, mi fece una contro-dimostrazione.
E quando vidi per terra, miserabile vista!, la mia con tante cure coltivata barba, parvemi che insieme coi peli si dileguassero ad una ad una tutte le mie idee.
Miracolose forbici che operarono la mia conversione.
Ero un ragazzo; divenni un uomo.
Alla filosofia non ci credo piú, e mi son fatto astronomo.
De Gasparis l'ha indovinata: cavaliere, professore, e quattrini assai.
Parliamo delle stelle, e lasciamo stare la terra.
La filosofia mena diritto un galantuomo a farsi impiccare.
D.
Sicché alla filosofia ci credono i ragazzi.
A.
I ragazzi ed i pazzi.
Come oggi ridiamo delle puerili spiegazioni che gli antichi filosofi davano del mondo, cosí rideranno i posteri di tutto questo fracasso che si fa attorno all'idea.
La teologia e la filosofia sono destinate a sparire innanzi al progresso delle scienze naturali, com'è sparita l'astrologia, la magia, ecc.
Più s'avanza l'osservazione, e piú si restringe il cerchio della speculazione.
Molte cose appartenevano alla teologia ed alla filosofia, che ora appartengono alla fisica, alla chimica, all'astronomia, alle matematiche.
Il sole un giorno era Apollo, e faceva parte della mitologia; poi con Pitagora entrò in filosofia, e diventò musico e ballerino.
Un buon telescopio ha posto fine a tutte queste sciocchezze.
Quando una cosa io non la so,, in luogo di almanaccare e stillarmi il cervello, in luogo di spiegare un mistero con altri misteri piú tenebrosi, teologici o filosofici, io dico alla buona:- Non la so -.
Se tutto il tempo che si è perduto in queste fantasie si fosse speso a coltivar le scienze naturali, saremmo piú innanzi.
Sei divenuto pensoso.
D.
Eppure questo secolo cominciò con tanta fede, con tanto fervore; appena è varcata la metà, e la piú parte pensano come te.
A.
Segno che facciamo senno.
Mi viene a ridere quando penso a tutti quei professoroni con i loro sistemi.
Due buone cannonate hanno fatto fuggire le idee.
Chi vuoi che ci creda piú? Per me, quando nomino l'idea, mi par di vedere Campagna con le forbici.
È stata una rivoluzione di professori e di scolari.
Chi vuoi che creda piú a' professori? E vedi un po'.
Le idee ci hanno piantato e si sono messe a' servigi dei vincitori, che le fanno sbucar fuori, questa o quella, secondo che loro torna.
Si fa guerra alla Russia, ed ecco uscir fuori la civiltà..
Si fa un colpo di Stato, ed il progresso lo copre della sua ombra.
Si fa la caccia agli emigrati, ed ecco l'ordine che ti saluta.
Siamo burattini fatti ballare a grado altrui, e, vedi ironia!, in nome delle idee difese, messe su da noi stessi.
Qual credito possono avere piú queste idee, una volta si belle, ora fatte vecchie e mezzane?
D.
Arturo Schopenhauer è proprio il fatto tuo.
A.
Ancora con questo Arturo Schopenhauer! Ti ho detto giá in qual conto ho filosofi e filosofie.
L'idea non me la fa piú.
D.
Ma Schopenhauer è nemico dell'idea.
A.
Una filosofia senza l'idea! Mi pare impossibile.
Comincio a stimare Schopenhauer.
D.
Non solo; ma è d'accordo con te in molte cose; così la filosofia, secondo lui, non si dee occupare di quello che è al di lá dell'esperienza, come che cosa è il mondo, onde viene, dove va, ecc.
La sua materia non è il che, ma il come: quello solo è conoscibile che è osservabile.
A.
Bravo, san Tommaso.
Vedere e toccare.
Siamo giá in piena storia naturale.
Ma Dio, con qual telescopio osserverà Dio?
D.
Ma Dio va con tutte le cose che sono fuori della esperienza.
Schopenhauer dice:- Ragioniamo sulle cose di cui possiamo avere esperienza, e tutto il resto lasciamolo in pace: ché è un perder tempo -.
Proudhon è anche di questo avviso.
A.
Bravissimo Cosi staremo in pace co' preti.
La filosofia dopo tante millanterie batte in ritirata.
Cosa è il mondo, onde viene, dove va, ce lo diranno i preti.
Il giorno che i filosofi sottoscriveranno quest'atto di abdicazione, vorrá esser una gran festa a Roma.
Bene sta.
Lasciamo che il padre Curci ci spieghi il catechismo, e noi occupiamoci di fisica, di chimica, d'astronomia: ché non si corre pericolo.
Schopenhauer comincia a piacermi.
D.
Poiché debbo fare l'articolo, e dobbiamo pur chiacchierare di qualche cosa, ti voglio esporre il sistema di Schopenhauer.
A.
Caro mio, tu mi tenti.
Infine è una filosofia.
E ti vo' fare un'osservazione Tutti questi filosofi moderni s'accapigliano, si fanno il viso dell'arme, ma in sostanza s'accordano in certe massime che odorano di patibolo.
Robespierre, o chi altro, scoperse il segreto con la sua dea Ragione.
Hanno fatto della Ragione una specie di governatore: la Ragione governa il mondo.
Questa è la mala radice da cui è germogliata la teorica del progresso, il mondo divinizzato, il trionfo dell'idea, il tutto per lo meglio del dottor Pangloss, l'inviolabilitá e la dignitá umana, la libertá e simili spaventi.
E dire ch'io ho creduto a tutto questo, e sono stato lì lì per metterci la pelle.
Dimenticavo la teorica del sacrificio e come qualmente l'individuo deve lasciarsi ammazzare a maggior gloria e prosperitá della specie.
Spremi, spremi, e dimmi se non è questo il succo di tutte le filosofie moderne.
Chi te lo dice sfacciatamente; chi ti adduce de' temperamenti; chi vien fuori con l'ente possibile; chi con l'ente creato, chi con l'ente logico, chi con l'intuizione, chi con la dimostrazione, chi col processo dialettico; l'uno è ontologo e l'altro è psicologo; questi è realista, quegli è idealista; signori filosofi, guardatevi pure in cagnesco, ma non mi ci cogliete: siete tutti d'una pasta.
D.
E non vedi che questo è appunto il maggior titolo di lode che dar si possa al nostro secolo, questa unanimitá di dottrina sotto la corteccia di tante differenze, professata da filosofi, rappresentata dall'arte, infiltratasi nella scienza, entrata nella storia, attestata dal martirio, sicché è divenuta in certo modo la religione, la fede, il carattere, e, direi, l'anima del nostro tempo? I posteri non potranno ricusare ammirazione ad un secolo che ha professata una filosofia cosí nobile, che l'ha vivificata con la fede, e l'ha suggellata col sangue.
È difficile trovare due generazioni di uomini cosí eroiche, operose e credenti, come quelle dell'Ottantanove e del Trenta.
A.
Veggo che i fumi del Quarantotto non ti sono sgombri dal capo.
Avresti avuto bisogno di un par di forbici.
D.
Anzi.
Debbo questo servigio al tenente duca di San Vito, uno de' piú istrutti e cortesi tenenti e duchi del regno(3).
A.
Non credo che i tenenti ed i duchi sieno tenuti ad esser cortesi ed istrutti.
Veggo che sei d'una guarigione disperata.
E sì che avresti dovuto col tuo esempio capire che quello che governa il mondo non è la ragione, ma il duca di San Vito.
Bella governatrice ch'è la ragione, o, come si dice, l'idea! La quale fa la sua apparizione come una cometa, ed alle prime busse se la batte, lasciando tra guai i suoi fedelissimi sudditi.
Dicono che le busse sono un accidente; quello che non sanno spiegare con l'idea lo chiamano l'accidente, e l'accidente non ha ragion di essere, gli è come non avvenuto.
Consoliamoci dunque; gl'impiccamenti, gl'imprigionamenti, le mazzate e le forbiciate non hanno esistito, o, per dir meglio, sono esistite, ma non dovevano esistere.
Accidenti a questi filosofi! I posteri, poiché mi parli di posteri, dovranno fare le grandi rise, quando penseranno che per una buona metá di secolo si è creduto all'identitá del pensiero e dell'essere, onde sono germinate tutte queste belle dottrine.
Come se tutte le corbellerie che mi vanno pel capo, perché le penso, debbono esistere, e come se tutte le cose che succedono, se non le penso, non esistono, non hanno diritto di esistere, e sono l'accidente.
Ma non si è detta mai una simile assurditá.
Le idee voi potete come pallottole balzarle qua e lá a vostra guisa, perché non hanno cannoni per difendersi e si contengono le une e le altre, sí che basta cavarne fuori una perché tutte seguano a modo di processione.
I sistemi filosofici mi sembrano de' castelli di ciottoli, fatti, disfatti, rifatti in mille guise da' fanciulli.
E fin qui non c'è niente di male, perché, come il cervello ci è e non si può dargli congedo, è buono che si prenda questo passatempo.
Ma lo scherzo diventa serio quando si confondono le idee con le cose, e si mette le mani a queste, e si vuol ripetere il giuoco.
Perché le cose hanno i cannoni, e non si lasciano fare; e se ti ci ostini, n'esci col capo rotto.
E finché si tratta di mettere in carta, è fattibile, giacché ciascuna cosa ti si porge sotto diversi aspetti, e tu puoi tirarla a dritta e a sinistra e metterla sotto quell'idea che ti piace; ond'è che i fatti sono come quei poveretti che capitavano sul letto di Procuste, storpiati, stiracchiati; leggi i filosofi, e lo stesso fatto lo troverai sotto le piú diverse idee, secondo il bisogno de' sistemi; e dove non entra, accidente.
Bellissimo a scrivere; ma quando volete venire a' fatti...
È tanto chiaro; e non so capire come non si è trovato un uomo di polso, un uomo di buon senso che l'avesse detto.
È stato un tempo di una illusione, o piuttosto di una imbecillitá generale.
D.
Ma quest'uomo di polso, quest'uomo di giudizio ci è stato; ed è Arturo Schopenhauer.
Ti maravigli? Credi tu che Arturo sia nato l'altro ieri? Arturo è nato nel 1788, ed ha pubblicata la sua opera principale, questi due volumi qua, nel 1819 in Lipsia(4).
E quest'opera fu come la profezia di Cassandra.
Regnavano allora sulla scena Fichte, Schelling, Hegel; il mondo era come sotto un fascino; nessuno badò a lui.
Arturo, gravido d'indignazione, si strinse nelle spalle; e con un riso sardonico si pose a fare il mercante ed il banchiere, e diceva:- Aspettate e vedrete -.
A.
E ne abbiamo vedute delle belle.
Se avessi avuto il suo giudizio, a quest'ora avrei anch'io il borsellino pieno.
Quanto tempo ho perduto con questi Schelling ed Hegel, con questi Gioberti e Rosmini, con questi Leroux, Lamennais e Cousin.
E come fantasticavo! Come mi pareva facile capovolgere il mondo con la bacchetta dell'idea! Vorrei aver vent'anni di meno col giudizio d'ora.
Se i giovani potessero leggere nell'avvenire!
D.
Ma Arturo, giovine ancora, vi lesse con molta chiarezza, e, disprezzando il disprezzo de' contemporanei, si appellò all'avvenire.
E questo avvenire, dopo tanti disinganni, sembra sia giunto oramai, se debbo giudicarne da te e da molti altri che pensano allo stesso modo.
A.
Destino singolare dell'uomo, che non comprende il vero se non quando è troppo tardi.
E quando
Del vergognoso errore
A pentir s'incomincia, allor si muore.
Metastasio è una penna d'oro, e il suo buon senso val piú che l'intuizione e la dialettica.
Fossi rimaso col mio Metastasio che mi pose in mano un dabben zio! Ma sai cosa è.
I propagatori del falso sono animati da un genio direi infernale, e sanno a maraviglia l'arte di menar pel naso i gonzi, che sono i piú; laddove l'amico della veritá è modesto, semplice e non ha fortuna.
...
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