[Pagina precedente]...le braccia di dui portare il cavaliere tutto sanguinoso, con molta gente dietro. Ella tramortita cadde in terra; e portato suso il poveretto, lo posaro nel letto; e mandato in furia per i medici, intanto che si trovò uova e fasce di camisce di uomo, ella rivenne in sé, e corsa al marito, che non favellando la guardava, messe a romore ciò che ci era; e vedendo che egli passava, segnandolo con candele benedette, gli diceva: "Perdonate, raccomandatevi a Dio"; ed egli, facendo segno di perdonare e di raccomandarsi, spirò. E il medico e 'l prete vennero dopo il fatto.
ANTONIA. Per che conto fu egli morto?
NANNA. Perché la traditora contentò uno che lo mandò al palegro con tre ferite, onde tutta la terra gì in scompiglio per tal cosa; e fingendo poi di volersi due volte gittare delle finestre, lasciandosi perciò tenere, ordinò le essequie, le più solenni che mai fossero fatte. E dipinte le arme per i muri della chiesa coperto di un palio di broccato riccio, portato da sei cittadini, quasi con tutta la terra in compagnia, fu posto in chiesa: dove ella, vestita di nero, con ducento donne dietro, piangendo disse cose, e con sì soave suono, che ne lagrimò ciascuno. E fatta la diceria da uno sopra il pergamo, e contate tutte le virtù del cavaliere e tutte le sue valentie, cantando il requiem eternam più di mille preti, monaci e frati di tutti i colori, fu posto in un bel deposito dipinto, con il pitaffio letto da tutto il popolo: e sopra di esso furo appiccate le bandiere, lo stocco col fodro di velluto rosso, con le ghiere di ariento indorato, lo scudo e lo elmo pur di velluto ornato come lo stocco. Mi sono dimenticata di dire come vennero tutti i suoi lavoratori, i quali, con la berretta nera che si gli diede, si affiocaro dietro al corpo: fra i quali era quello dalle anetre, dai capponi e dalle uova, e dalla buona ventura. Che bisogna spendere parole indarno? Ella trovò modo di asciugare i suoi pianti seco, e sendo rimasa donna e madonna ed erede del tutto, però che il morto, avendola tolta per innamoramento, avvistosi di non potere averne figlio né figlia con malo stomaco dei suoi parenti le avea fatto donagione della sua robba...
ANTONIA. La fu ben posta!
NANNA. Dico che, potendo scorrere la campagna sanza rispetto niuno, rimandati gli altri a casa si ritenne il successore del cavaliere: che, col suo dente di liofante, la racconsolò di maniera che, posta da canto la vergogna, deliberò di torlo per marito inanzi che il parentado la molestasse col volergliene dare uno altro. E dando voce di farsi monica, per avere ella da rodere agiatamente da tutti gli ordini di suore ci
fatto disegno; ed ella, risoluta di darsi al villano, sanza più pensare al "che si dirà di me? che onore faccio al mio sangue?" e questo e quell'altro, sapendo che i rispetti sono i guastatori delle contentezze e che gli indugi fanno divieto e che il pentirsi è una morte, mandato per un notaio, si cavò la vogli del capo.
ANTONIA. Ella potea pure starsi vedova, e né più né meno sfamarsi del battaglio.
NANNA. Perché ella non si rimase vedova te lo dirò un'altra volta, però che la vita loro è tale, che vuole un ragionamento da per sé; e ti dico sol questo: esse sono venti carati più fine puttane che le suore e che le maritate e che le cantoniere.
ANTONIA. Come così?
NANNA. Le suore, le maritate e le puttane si fanno imbrunire dai cani e dai porci, ma le vedove son pettinate dalle orazioni dalle discipline, dalle divozioni, dalle prediche, dalle messe, dai vespri, dagli uffici, dalle limosine e da tutte le sette opre della misericordia.
ANTONIA. Non ci son delle suore, delle maritate, delle vedove e de le puttane buone?
NANNA. Coteste quattro generazioni son come il proverbio dei denari, senno e fede.
ANTONIA. Stiamo bene adunque! Torna torna alle nozze della cavaliera.
NANNA. Ella se lo tolse suso per marito: e scopertasi la cosa, se ne andò seco con vituperio di tutta la terra, non pur della casa sua e gli era morta dietro di modo che al campo, alla vigna e per tutto li portava fino al desinare. E il villano, che era di gran parentado, avendo date delle ferite a uno suo fratello che minacciava di attossicarla, fece sì che non ardiva niun cittadino di uscire della porta.
ANTONIA. È mala cosa lo avere a fare con essi.
NANNA. Si suol dire "Dio mi scampi dalle mani dei villani". Ma vegnamo un poco in su le allegrezze, e inzuccheriamo la morte del povero cavaliere con la vita di un vecchio riccone, miserone, asinone, che avea una moglie di .XVII. anni, sostenuta da una sua la più forbita vitetta che mi paia anco aver veduto, con una grazia sì graziosa, che ciò che ella dicea e ciò che ella facea tutto era pieno di dolcezza. E avea alcuni suoi gesti signorili alcuni suoi modi altieri, alcuni suoi atti vezzosi da spasimarne dà lle in mano il liuto, parea maestra del suono dà lle in mano il libro, simigliava una poetessa, dà lle in mano la spada, aresti giurato che ella fosse una capitana; vedila ballare, una cervietta; odila cantare, una angeletta; mirala giocare, non ti potrei dire, e con certi suoi occhietti ardenti pieni di un non so che ognuno cavava del sentimento, e mangiando pareva che indorasse il cibo, e bevendo che desse sapore al vino. Acuta nei motti, liberale, e con tanta maestà parlava in sul savio, che le duchesse al parangone sariano parse pisciotte, e si ornava di alcune vesti a fogge trovate da lei, molto guardate, mostrandosi talora con la scuffia talora in capegli mezzi raccolti e mezzi intrecciati con un crinetto che impacciandole un occhio gliene facea chiudere, Dio, con uno uccidere gli uomini di amore e le donne di aschio, e con la sua maniera nativa sapea pur troppo astutamente farsi schiavi gli amanti, perduti nel tremolare del suo seno sul quale natura avea spruzzate stille di rose vermiglie. Ella stendea spesso la mano quasi volesse trovarci menda: e fatto riscontrare il lume dei suoi anelli con quello dei suoi occhi, abbagliava la vista di chi più intentamente le vagheggiava la mano che ella artifiziosamente si vagheggiava. Appena toccava terra quando caminava, ballando sempre con gli occhi; e alla acqua santa che le si spargeva in testa si inchinava con una riverenza che parea che dicesse "Così si fanno in paradiso". E con tutte queste sue bellezze, e con tutte queste sue virtù, e con tutte queste sue grazie, non poté far sì che il suo padre bue non la maritasse ad uno di sessanta anni, secondo che egli (che non volea che si gli dicesse vecchio) confessava. Questo suo marito si chiamava "il conte" per non so che bicocca con le mura smerlate, con duo forni, che egli avea, e per virtù di certi suoi scartabelli di cartapecora piombati, secondo che dicea datigli dallo imperadore. Potendo dare il campo a questi civettini che hanno piacere di farsi forar la pelle, quasi ogni mese ivi si combattea, parendogli esser la potta da Modona, per vedersi sberrettare dagli sfaccendati che venivano a vedere pazzeggiare questo e quello. E il dì degli abbattimenti si mostrava in pontificale con una giornea sparsa di tremolanti dorati di velluto pavonazzo alto e basso, non ispelata perché cotali velluti non si spelano mai, e con una berretta a tagliere; con una cappa di rosato foderata di verde, con la scapperuccia di broccato di argento simile a quella che soleano usare gli scolari a certi loro mantelli; con uno stocco al lato aguzzo aguzzo, col pomo di ottone, in una guaina antica. E dato due giravolte per lo steccato a piedi, con venti discalzi dietro con balestre con arme da birri, parte suoi servidori e parte accattati nel suo stato, montava sopra una cavallessa piena di semola, che centomilia paia di sproni, non che uno, non gli averiano fatto spiccare un salto, e tutto si rincriccava udendo andare il bando da sua parte: e in tal dì tenea sotto la chiave la moglie, che sempre negli altri tempi il cane-dello-ortolano alla chiesa e per le feste e per tutto le fiutava la coda. Nel letto poi le contava le valentarie che fece quando fu soldato, e nel raccontarle una battaglia dove fu prigione, fino al tuff taff delle bombarde le facea con bocca, scagiandosi come un pazzo per lo letto. La poverina, che avea voglia di giostrare con le lance della notte, si disperava: e qualche volta per dispetto lo facea porre in terra carpone; e accomodatogli una cinta in bocca a modo di un freno, salitagli a dosso, menando i calcagni gli facea fare come faceva lui al suo cavallo. Ora, standosi costei in sì maninconica vita, pensò una malizia galante galante.
ANTONIA. Questo vorrei io sapere.
NANNA. Ella cominciò la notte a parlare in sogno parole che non appiccavano l'una con l'altra: di che il vecchio facea risa sgangherate; ma venendo ella poi al menare delle mani, e datogli un pugno in uno occhio che ci bisognò la biacca con lo olio rosato, ne la riprendeva molto, ed ella, fingendo non si ricordare di ciò che facea e dicea, vi aggiunse lo uscir del letto aprendo finestre e casse; e qualche volta si vestiva, onde il menchione le giva dietro scuotendola e chiamandola ad alta voce. E fra le altre volte avvenne che volendola seguir fuor dello uscio della camera, posto il piede nel capo di una scala credendolo porre a piano, ruinò sino a basso: e oltra che si fiaccò tutto, spezzò una gamba; e udito la famiglia sua il grido col quale destò il vicinato, corsa a lui lo riposero donde buon per lui se non se ne levava. Ed ella, parendo destarsi alle strida del marito, inteso il caso piangea e si rammaricava maladicendo il vizio del suo levarsi; e mandò per il medico, così di notte come era, che gli rimise le ossa al luogo suo.
ANTONIA. A che proposito finse ella il sogno?
NANNA. Per condurlo a cadere onde ei cadde, acciò fiaccandosi non le potesse ir dietro. Ora il rimbambito nella gelosia era ben misero oltramodo, ma tanto fumoso che a crepacuore tenea da dieci famigliacci tutti a dormire in uno suo camerone a terreno: e il più vecchio non passava .XXIV. anni, e chi avea buona berretta, avea triste calze; chi buone calze, peggior farsetto; chi buon farsetto, sciagurata cappa, chi buona cappa, uno straccio di camiscia e mangiavano spesso spesso pane e scambietti.
ANTONIA. Perché ci stavano i furfanti?
NANNA. Per la libertà che gli dava. Ora, Antonia cara, ella avea dato di occhio a questa brigatella: e fitto che ebbe il goffo nel letto, con la coscia fra due assicelle, si rimisse a sognare; e alzando le braccia saltò del letto, dicendole sempre il vecchio: "O là , o là !", e aperta la camera, lasciandolo strangolare col chiamarla, se n'andò ai famigli, che intorno ad una lucerna, che stava tuttavia per ispegnersi, giocavano alcuni quattrini rubacchiati al messere nel comprare di alcune frascherie: e dettogli "Buona notte", spense il lume; e tiratosi a dosso il primo che le venne alle mani, si cominciò seco a trastullare; e in tre ore che stette con essi gli provò tutti e dieci, due volte per uno. E ritornatasi suso scarca degli umori che la faceano anfanare, disse: "Marito mio, volete male alla mia naturaccia che mi strascina come una strega a gire a processione la notte per casa?"
ANTONIA. Chi ti ha detto sì minutamente ogni cosa?
NANNA. Ella che, gittatosi lo onore nelle scarpette, divenne femina del popolo; e avendo mise le sue gentilezze in novelle, le contava a chi non le volea udire: benché uno de' dieci combattenti, scorrucciato seco però che ella si era data in preda ad uno di più sodo naturale di lui, partitosi per disperato, per le piazze, per le taverne, per le barbarie e per le botteghe ne fece istoria.
ANTONIA. Gli stette ben cotesto, e peggio al vecchio pazzo, che dovea tòrre una di sua età , e non una che gli poteva essere figlia cento volte.
NANNA. Tu te lo odi: egli fu così. E non le bastando di averlo caricato di tante corna che non le averebbero portate mille cervi, sendosi guasta di un vende-leggende, con uno scartoccio di pepe, col quale gli condì la minestra, se lo levò dinanzi, e mentre moriva, in sua presenza sposò il poltroniere e seco si trafficò: così si disse per la terra, e nol giurerei, p...
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