IL MEDICO OLANDESE, di Carlo Goldoni - pagina 1
IL MEDICO OLANDESE
di Carlo Goldoni
La presente Commedia fu per la prima volta rappresentata in Milano
nell'estate dell'anno 1756
A SUA ECCELLENZA
IL SIGNORE
DON ALESSANDRO RUSPOLI
PRINCIPE DI SANTA CHIESA
CAVALIERE DELL'INSIGNE ORDINE
DEL TOSON D'ORO ECC.
Mai più, Eccellentissimo Signor Principe, con tanta impazienza ho attesa la stampa di alcuna Opera mia, quanto presentemente mi accadde desiderare la pubblicazione del Sesto Tomo di mie Commedie, niente per altro che per adempiere un mio disegno, tanto per me più onorevole, quanto più n'è giusto il motivo, e decoroso il fine.
Il maggior bene ch'io vantar possa essermi derivato dal mio soggiorno in Roma, egli è certamente il prezioso acquisto della protezione di V.
E., e deggio dire, a gloria di quella verità che è l'anima de' miei scritti, averne riportati de' segnalati vantaggi, non solo per quegli atti di generosità ch'Ella mi ha praticati, ma perché degnatasi di ammettermi alla di Lei erudita conversazione, ho avuto campo d'approfittare di buone massime e di saggi ragionamenti.
Fra le tante consolazioni che mi recò il dolce tratto e la cortesia inesplicabile di V.
E., mi toccò nell'animo estremamente sentirla con tanta benignità prevenuta in favor delle mie Commedie, e che da esse, o nel Teatro veggendole rappresentare, o in camera leggendole di quando in quando, ne ritraeva qualche piacere.
Fu dunque il disegno ch'io aveva sin da Roma fermato, unire a' miei Mecenati il Nome grande di V.
E., dedicandole una Commedia, che è quanto nella mia povertà mi è permesso di fare per dimostrare l'ossequio mio e la mia gratitudine verso chi mi onora, e mi protegge, e benefica.
Ho scelto fra le mie inedite il Medico Olandese, che siccome è stata una di quelle sulla Scena più fortunate, mi lusingo che possa essere dall'E.
V.
benignamente accolta e sofferta.
Spero le riuscirà non discaro il carattere di Monsieur Bainer, sotto di cui potrà Ella ravvisare qual altro cognito Personaggio intesomi sia mascherare, soltanto che alla Patria di lui, ed alla professione, ed al carattere si compiaccia por mente.
Mi do a credere parimenti, che altre due cose in questa Commedia mia le debbano recar piacere: l'una si è l'impostura di alcuni Filosofastri; l'altra il buon sistema della educazione Olandese.
Rispetto ai falsi sapienti, non può certamente che divertirla vederli posti in ridicolo, poiché amando Ella le Scienze e le belle Arti, si sarà abbattuta più d'una volta in simili originali, che affettano di sapere, e disonorano i Letterati.
In quanto poi all'educazione delle Famiglie, che per dir vero in Olanda con accuratezza si osserva, avrà l'E.
V.
motivo di rallegrarsi, sendo questa la principal cura del di Lei animo, e lo scopo più delicato delle sue virtuose attenzioni.
Iddio Signore benedì la Casa illustre di V.
E., concedendole dalla Nobilissima Dama Sposa una sì amabile famigliuola che innamora a vederla, e che fa sperare aumentata la gloria dell'augusta Patria e dell'eccelso Casato.
Vidi io medesimo con quanta amorosa cura e con quale onorato impegno si applica l'E.
V.
al massimo affare della educazione de' Figli, ed osservai il mirabile effetto di già prodotto nell'animo e nella persona del di Lei Primogenito, che in età tenera ancora, mostra uno spirito sì regolato ed un costume sì colto e nobile, che rende a chi lo scorge ammirazione e contento.
Dio volesse che i Padri tutti, ed i più nobili specialmente, conoscessero un tal dovere, ed osservassero un sì essenziale precetto.
Oh quanti beni ne deriverebbero alla Civil Società! Oh quanti miglior Vassalli avrebbero i Principi, quanto maggior difesa la Religione, quanto maggior rispetto esigerebbero i Cavalieri costituiti da Dio per esempio degl'inferiori! A che vale la nobiltà e la ricchezza, dove manchi la scienza del buon costume? V.
E.
merita i primi onori nel Mondo per la purezza del Sangue de' suoi Maggiori, per le cospicue parentele che a Pontefici e Principi e valorosi Eroi la congiunse, per il ricchissimo patrimonio che la fa risplendere fra i più doviziosi Cavalieri d'Italia, per gl'infiniti onori antichi e moderni di sua Famiglia, a' quali ultimamente s'aggiunse l'insigne Ordine del Toson d'Oro, conferitole dall'Augusta Imperatrice Regina.
Tutto ciò La rende degna di venerazione ed omaggio; ma mi sia permesso di dire che a tutti questi sì eccelsi beni prevale in V.
E.
il bene massimo della Virtù, e che da questa tutti i doni della provvidenza acqui stano il vero pregio ed il più luminoso splendore.
E per dir vero, riesce malagevole e duro l'inchinarsi ai Figli della Fortuna sol perché da essa benificati; ma allora quando accoppiasi in un oggetto all'altezza del suo destino il merito della persona, si benedice l'autore di sua grandezza, giustizia chiamasi la felicità del suo stato, e volentieri si venera, si rispetta e si ama.
Questo è il maggior tesoro che ai cari Figli l'E.
V.
procura, e la Nobilissima Genitrice, di Lei Consorte, che al Sangue illustre de' Capizucchi unisce la più perfetta ed esemplare Virtù, contribuisce infinitamente ad un'opera sì essenziale.
Il metodo di V.
E.
nell'istruire coll'esempio e coi precetti i Figliuoli non è severo, ma docile e temperato, conoscendo Ella benissimo, che giova più guadagnare i tenerelli animi coll'amore, di quello vaglia il costringerli con asprezza.
Ella perciò non niega loro quegli onesti divertimenti che valer possono a recreare lo spirito, e fra questi non crede indegne le mie Commedie, conducendovi Ella stessa il Cavalierino suo Primogenito, cosa che, sendo io in Roma, mi consolava infinitamente.
Pur troppo il piacer sommo ch'io ebbi di vedere codesta alma Città fortunata, che dopo essere stata la Padrona del Mondo, passò ad essere la Reggia della Cattolica Religione, mi venne amareggiato da non so quale sinistro incontro in quel Teatro medesimo per cui di qua venni mosso inutilmente, e con pochissimo onore.
Vuolsi che contribuisse alla sfortuna delle Opere mie nel Teatro di Tordinona la situazione, la qualità del Popolo che lo frequenta, l'uso di que' Recitanti portati più all'improvviso che allo studiato.
Comunque stata sia la faccenda, so certo che asprissimo mi riescì lo sfortunato incontro; ma una stella poi favorevole risarcì l'onor mio nel Teatro di Capranica, dove il valor de' Comici, e la comoda situazione, e il buon ordine bene eseguito, fece talmente brillare alcune Opere mie, che miglior sorte non mi poteva desiderare.
Colà vidi più volte intervenire V.
E., ed era per me una consolazione, un trionfo.
Seppi con estremo piacere che l'anno dopo ancora nello stesso Teatro si mantenne il mio buon concetto, e che fra l'altre Commedie mie compatite, riuscì molto felicemente La Pamela maritata, scritta da me espressamente per quelle scene.
Nel Mondo i mali ed i beni si succedono ordinariamente a vicenda.
Ciò che in ogni sinistro incontro può farmi lieto, si è la certezza di essere da V.
E.
compatito e protetto.
E sarà un novello dono della benignissima di Lei protezione, se Ella si degnerà aggradire l'umilissima Offerta di questa Commedia, col di cui mezzo renderò pubblico al Mondo il padrocinio ch'Ella generosamente mi accorda, ed ossequiosamente m'inchino
Di V.
E.
Venezia li 12 Luglio 1760.
Umiliss.
Devotiss.
Obbligatiss.
Servitore.
CARLO GOLDONI
L'AUTORE A CHI LEGGE
Io non ardirò nominare il Personaggio riguardevole per virtù e per fama, che sotto il nome di Monsieur Bainer nascondo.
La Patria, la professione, il carattere ponno agli eruditi nella Storia manifestarlo.
Oltre del sistema di sì grand'uomo, mi valsi di qualche circostanza vera di sua Famiglia, ma tuttociò non disonora il suo nome, e procurai di rendergli quell'onore che gli è dovuto.
Piacquemi d'innestarvi la buona educazione delle fanciulle, famigliare in Olanda, e questa può essere utile a tutto il Mondo.
I pazzi che vi ho introdotto, sono ancora più universali, e se ne trovano in ogni parte.
Questa Commedia è stata fortunatissima, ma ultimamente fu la delizia de' Bolognesi, locché può bastare per accreditarla.
Se poi, Lettore carissimo, brami sapere se l'Ipocondriaco che ricorre al Medico è carattere da me immaginato, o se n'ebbi qualche originale esemplare, sappi che ho inteso di lavorare sopra di me medesimo, che per due anni interi mi vidi soggetto a simili galanterie.
Sì, certo, ho posto in ridicolo me medesimo espressamente; però non se n'abbia a male taluno, che si vedesse per accidente copiato.
PERSONAGGI
Monsieur BAINER medico e filosofo olandese;
Madama MARIANNA sua nipote;
Monsieur GUDEN polacco ipocondriaco;
Il MARCHESE DI CROCCAND fiammingo;
Madama ELISABETTA;
Madama FEDERICA.;
Madama GIUSEPPINA;
CAROLINA cameriera di madama Marianna;
Monsieur LASS ;
Monsieur TAUS ;
Monsieur MANN ;
Monsieur PAFF;
PETTIZZ servitore di monsieur Bainer;
Un servitore di monsieur Bainer, che non parla.
La Scena si rappresenta in Olanda, nella città di Leiden, in casa di monsieur Bainer.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Camera con libreria di monsieur Bainer
Mounsier GUDEN e PETIZZ.
PET.
Signor, se trattenersi le aggrada in questo loco,
A casa il mio padrone dee ritornar fra poco.
GUD.
L'aspetterò.
Frattanto, per non starmi ozioso,
Datemi qualche libro.
PET.
Lo vuol serio, o giocoso?
GUD.
Qualche cosa di buono.
PET.
Vuol di filosofia?
GUD.
Se ci fosse un trattato sopra l'ipocondria...
PET.
Oh signor, ve n'è uno, che al certo non ha pari:
La vita di un poeta, ch'è ognor senza danari.
GUD.
Eh, che sono i poeti, ancorché sien meschini,
Contenti della gloria degli estri peregrini.
A compensar lor duolo bastano Euterpe e Clio.
Modo tal io trovassi di consolare il mio!
Ma, oimè, non ha rimedio finor questo mio male;
Recatemi, vi prego, un libro di morale.
PET.
Signore, un romanzetto è uscito ora in Olanda,
Che parmi sia a proposito per quel che mi domanda.
È un uomo indifferente nel ben come nel male:
Le par che questo sia trattato di morale?
GUD.
Soggetto di romanzo è l'uomo indifferente.
Il bene è sempre bene; il male ognor si sente.
Soffrir senza lagnarsi? No, no, credete a me,
Questa moral si scrive, ma in pratica non è.
PET.
Vorrei pur divertirlo, se fossemi concesso:
Vuole un poema inglese, che critica il bel sesso?
GUD.
No, critiche non voglio, non sono al genio mio,
E quando mi allettassero, so criticare anch'io.
Il criticar le donne, lo stesso è che pretendere
Assalir colla spada chi non si sa difendere.
Si oltraggiano le buone degne di eterni onori,
Le triste non per questo si rendono migliori.
PET.
Non so che dir, signore; ecco la libreria:
Si serva come vuole, scelga vossignoria.
GUD.
Non so; per dir il vero, tutto mi reca tedio,
Invano alla tristezza trovar tento il rimedio.
Lo studio era una volta il mio piacer più grato,
Or subito mi sento il capo riscaldato.
Alle conversazioni ero portato un dì,
Adesso son ridotto a vivere così.
Solo dal padron vostro la mia salute io spero.
Monsieur Bainer io stimo, lo stima il mondo intero;
E tante e tante leghe scorsi rapidamente,
Solo per consigliarmi col medico eccellente.
PET.
Ciascuno al mio padrone non sol si raccomanda
In Leiden, dove siamo, ma per tutta l'Olanda.
E vengono ammalati da' più lontan paesi,
Italiani, Tedeschi, e Svizzeri, e Francesi;
E d'Inghilterra poi, non molto a noi lontana,
Verran dieci persone almen per settimana.
Di quei che son di stanza di Leiden nel contorno,
Vengono qualche volta venti ammalati al giorno;
E se venir non possono, per altri la mattina
In vetri custodita gli mandano l'orina.
GUD.
Ecco perché mi spinse fama di sua virtute;
Spero, e non spero invano, da lui la mia salute.
PET.
Signor, con sua licenza.
GUD.
Dove andate, figliuolo?
Per cortesia vi prego, non mi lasciate solo.
Se compagnia mi manca, mi assaltano i tremori,
Mi ascendono alla testa i torbidi vapori.
PET.
Non tarderà il padrone: son l'ore consuete
Ch'egli ritorna a prendere in casa un po' di quiete.
Verranno anche a momenti alcuni amici sui
Che per studiar con comodo radunansi da lui.
Appunto andar io deggio a preparar il tè:
Eccole compagnia, signor, meglio di me.
(osservando fra le scene)
Ecco la cameriera della padrona mia,
Che le può far passare la sua melanconia:
È una giovane allegra, che le darà piacere.
...
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