[Pagina precedente]...nio mai permise alcuno il dipignesse o isculpisse: non li piacea la propia sua forma, che fuggiva essere conosciuto da chi dopo lui venisse. E così certo il viso di chi già sia morto, per la pittura vive lunga vita. E che la pittura tenga espressi gli iddii quali siano adorati dalle genti, questo certo fu sempre grandissimo dono ai mortali, però che la pittura molto così giova a quella pietà per quale siamo congiunti agli iddii, insieme e a tenere gli animi nostri pieni di religione. Dicono che Fidia fece in Elide uno iddio Giove, la bellezza del quale non poco confermò la ora presa religione. E quanto alle delizie dell'animo onestissime e alla bellezza delle cose s'agiugna dalla pittura, puossi d'altronde e in prima di qui vedere, che a me darai cosa niuna tanto preziosa, quale non sia per la pittura molto più cara e molto più graziosa fatta. L'avorio, le gemme e simili care cose per mano del pittore diventano più preziose; e anche l'oro lavorato con arte di pittura si contrapesa con molto più oro. Anzi ancora il piombo medesimo, metallo in fra gli altri vilissimo, fattone figura per mano di Fidia o Prassiteles, si stimerà più prezioso che l'argento. Zeusis pittore cominciava a donare le sue cose, quali, come dicea, non si poteano comperare; né estimava costui potersi invenire atto pregio quale satisfacesse a chi fingendo, dipignendo animali, sé porgesse quasi uno iddio.
26. Adunque in sé tiene queste lode la pittura, che qual sia pittore maestro vedrà le sue opere essere adorate, e sentirà sé quasi giudicato un altro iddio. E chi dubita qui apresso la pittura essere maestra, o certo non picciolo ornamento a tutte le cose? Prese l'architetto, se io non erro, pure dal pittore gli architravi, le base, i capitelli, le colonne, frontispici e simili tutte altre cose; e con regola e arte del pittore tutti i fabri, iscultori, ogni bottega e ogni arte si regge; né forse troverai arte alcuna non vilissima la quale non raguardi la pittura, tale che qualunque truovi bellezza nelle cose, quella puoi dire nata dalla pittura. Però usai di dire tra i miei amici, secondo la sentenza de' poeti, quel Narcisso convertito in fiore essere della pittura stato inventore; ché già ove sia la pittura fiore d'ogni arte, ivi tutta la storia di Narcisso viene a proposito. Che dirai tu essere dipignere altra cosa che simile abracciare con arte quella ivi superficie del fonte? Diceva Quintiliano ch'e' pittori antichi soleano circonscrivere l'ombre al sole, e così indi poi si trovò questa arte cresciuta. Sono chi dicono un certo Filocle egitto, e non so quale altro Cleante furono di questa arte tra i primi inventori. Gli Egizi affermano fra loro bene anni se' milia essere la pittura stata in uso prima che fusse traslata in Grecia. Di Grecia dicono i nostri traslata la pittura dopo le vittorie di Marcello avute di Sicilia. Ma qui non molto si richiede sapere quali prima fussero inventori dell'arte o pittori, poi che non come Plinio recitiamo storie, ma di nuovo fabrichiamo un'arte di pittura, della quale in questa età , quale io vegga, nulla si truova scritto, benché dicono Eufranore istmio scrivesse non so che delle misure e de' colori, e dicono che Antigono e Senocrate misono in lettere non so che pitture, e dicono che Appelle scrisse a Perseo de pittura. Raconta Laerzio Diogenes che Demetrio fece commentari della pittura. E così estimo, quando tutte l'altre buone arti furono dai nostri maggiori acomandate alle lettere, con quelle insieme dai nostri latini scrittori fu la pittura non negletta, già che i nostri Toscani antiquissimi furon in Italia maestri in dipignere peritissimi.
27. Giudica Trimegisto, vecchissimo scrittore, che insieme con la religione nacque la pittura e scoltura. Ma chi può qui negare in tutte le cose publiche e private, profane e religiose la pittura a sé avere prese tutte le parti onestissime, tale che mi pare cosa niuna tanto sempre essere stata estimata dai mortali? Racontasi i pregi incredibili di tavole dipinte. Aristide tebano vendè una sola pittura talenti cento; e dicono che Rodi non fu arsa da Demetrio re, ove temea che una tavola di Protogenes non perisse. Possiamo adunque qui affermare che la città di Rodi fu ricomperata dai nemici con una sola dipintura. Simile molte cose raccolse Plinio, per le quali tu conoscerai i buoni pittori sempre stati apresso di tutti in molto onore, tanto che molti nobilissimi cittadini, filosafi, ancora e non pochi re, non solo di cose dipinte, ma e di sua mano dipignerle assai si dilettavano. Lucio Manilio cittadino romano e Fabio uomo nobilissimo furono dipintori. Turpilio cavaliere romano dipinse a Verona. Sitedio, uomo stato pretore e proconsolo, acquistò dipignendo nome. Pacuvio poeta tragico, nipote ad Ennio poeta, dipinse Ercole in foro romano. Socrate, Platone, Metrodoro, Pirro furono in pittura conosciuti. Nerone, Valentiniano e Alessandro Severo imperadori furono studiosissimi in pittura. Ma sarebbe qui lungo racontare a quanti principi e re sia piaciuto la pittura. E ancora non mi pare da racontare tutta la turba degli antiqui pittori, quale quanto fusse grande vedilo quinci che a Demetrio Falerio, figliuolo di Fanostrato, furono fra quattrocento di trecentosessanta statue, parte a cavallo, parte sui carri, compiute. E in questa terra in quale sia stato tanto numero di scultori, credi che manco fussero pittori? Sono certo queste arti cognate e da uno medesimo ingegno nutrite, la pittura insieme con la scoltura. Ma io sempre preposi l'ingegno del pittore, perché s'aopera in cosa più difficile. Pure torniamo al fatto nostro.
28. Fu certo grande numero di scultori in que' tempi e di pittori, quando i prencipi e i plebei e i dotti e gl'indotti si dilettavano di pittura, e quando fra le prime prede delle province si estendeano ne' teatri tavole dipinte e immagini. E processe in tanto che Paolo Emilio e non pochi altri cittadini romani fra le buone arti a bene e beato vivere ad i figliuoli insegnavano la pittura; quale ottimo costume molto apresso de' Greci s'osservava. Voleano che i figliuoli bene allevati insieme con geometria e musica imparassono dipignere. Anzi fu ancora alle femine onore sapere dipignere. Marzia, figliuola di Varrone, si loda appresso degli scrittori che seppe dipignere. E fu in tanta lode e onore apresso de' Greci la pittura, che fecero editto e legge non essere ad i servi licito imparare pittura. Fecero certo bene, però che l'arte del dipignere sempre fu ad i liberali ingegni e agli animi nobili dignissima. E quant'io, certo così estimo ottimo indizio d'uno perfettissimo ingegno essere in chi molto si diletti di pittura; benché intervenga che questa una arte così sta grata ai dotti quanto agl'indotti, qual cosa poco accade in quale altra si sia arte, che quello qual diletti ai periti muova chi sia imperito. Né ispesso troverrai chi non molto desideri sé essere in pittura ben dotto. Anzi la natura medesima pare si diletti di dipignere, quale veggiamo quanto nelle fessure de' marmi spesso dipinga ipocentauri e più facce di re barbate e crinite. Anzi più dicono che in una gemma di Pirro si trovò dipinto dalla natura tutte e nove le Muse distinte con suo segno. Agiugni a questo che niuna si truova arte in quale ogni età di periti e d'imperiti così volentieri s'affatichi ad impararla e a essercitarla. Sia licito confessare di me stesso. Io se mai per mio piacere mi do a dipignere, - qual cosa fo non raro quando dall'altre mie maggiori faccende io truovo ozio -, ivi con tanta voluttà sto fermo al lavoro, che spesso mi maraviglio così avere passate tre o quattro ore.
29. Così adunque dà voluttà questa arte a chi bene la esserciti, e lode, ricchezze e perpetua fama a chi ne sia maestro. Quale cose così sendo quanto dicemmo, se la pittura sia ottimo e antiquissimo ornamento delle cose, digna ad i liberi uomini, grata ai dotti e agl'indotti, molto conforto i giovani studiosi diano quanto sia licito opera alla pittura. E poi amonisco chi sia studioso di dipignere imparino questa arte. Sia a chi in prima cerca gloriarsi di pittura questa una cura grande ad acquistare fama e nome, quale vedete gli antiqui avere agiunta. E gioveravvi ricordarvi che l'avarizia fu sempre inimica della virtù. Raro potrà acquistare nome animo alcuno che sia dato al guadagno. Vidi io molti quasi nel primo fiore d'imparare, subito caduti al guadagno, indi acquistare né ricchezze né lode, quali certo se avessero acresciuto suo ingegno con studio, facile sarebbono saliti in molta lode e ivi arebbono acquistato ricchezze e piacere assai. Ma di queste assai sino a qui sia detto. Torniamo a nostro proposito.
30. Dividesi la pittura in tre parti, qual divisione abbiamo presta dalla natura. E dove la pittura studia ripresentare cose vedute, notiamo in che modo le cose si veggano.
Principio, vedendo qual cosa, diciamo questo esser cosa quale occupa uno luogo. Qui il pittore, descrivendo questo spazio, dirà questo suo guidare uno orlo con linea essere circonscrizione. Apresso rimirandolo conosciamo come più superficie del veduto corpo insieme convengano; e qui l'artefice, segnandole in suoi luoghi, dirà fare composizione. Ultimo, più distinto discerniamo colori e qualità delle superficie, quali ripresentandoli, ché ogni differenza nasce da' lumi, proprio possiamo chiamarlo recezione di lumi.
31. Adunque la pittura si compie di circonscrizione, composizione, e ricevere di lumi. Seguita adunque dirne brevissimo. Prima diremo della circunscrizione. Sarà circunscrizione quella che descriva l'attorniare dell'orlo nella pittura. In questa dicono Parrasio, quel pittore el quale appresso Senofonte favella con Socrate, essere stato molto perito e molto avere queste linee essaminate. Io così dico in questa circonscrizione molto doversi osservare ch'ella sia di linee sottilissime fatta, quasi tali che fuggano essere vedute, in quali solea sé Appelles pittore essercitare e contendere con Protogene; però che la circonscrizione è non altro che disegnamento dell'orlo, quale ove sia fatto con linea troppo apparente, non dimostrerà ivi essere margine di superficie ma fessura, e io desiderrei nulla proseguirsi circonscrivendo che solo l'andare dell'orlo; in qual cosa così affermo debbano molto essercitarsi. Niuna composizione e niuno ricevere di lumi si può lodare ove non sia buona circonscrizione aggiunta; e non raro pur si vede solo una buona circonscrizione, cioè uno buono disegno per sé essere gratissimo. Qui adunque si dia principale opera, a quale, se bene vorremo tenerla, nulla si può trovare, quanto io estimo, più acommodata cosa altra che quel velo, quale io tra i miei amici soglio appellare intersegazione. Quello sta così. Egli è uno velo sottilissimo, tessuto raro, tinto di quale a te piace colore, distinto con fili più grossi in quanti a te piace paraleli, qual velo pongo tra l'occhio e la cosa veduta, tale che la pirramide visiva penetra per la rarità del velo. Porgeti questo velo certo non picciola commodità : primo, che sempre ti ripresenta medesima non mossa superficie, dove tu, posti certi termini, subito ritruovi la vera cuspide della pirramide, qual cosa certo senza intercisione sarebbe difficile; e sai quanto sia impossibile bene contraffare cosa quale non continovo servi una medesima presenza. Di qui pertanto sono più facili a ritrarre le cose dipinte che le scolpite. E conosci quanto, mutato la distanza e mutato la posizione del centro, paia quello che tu vedi molto alterato. Adunque il velo ti darà , quanto dissi, non poca utilità ove sempre a vederla sarà una medesima cosa. L'altra sarà utilità che tu potrai facile constituire i termini degli orli e delle superficie. Ove in questo paralelo vedrai il fronte, in quello e il naso, in un altro le guance, in quel di sotto il mento, e così ogni cosa distinto ne' suoi luoghi, così tu nella tavola o in parete vedi divisa in simili paraleli, ogni cosa a punto porrai. Ultimo a te darà il velo molto aiuto ad imparare dipignere, quando vedrai nel velo cose ritonde e rilevate, per le quali cose assai p...
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