[Pagina precedente]...iano in istoria con grandezza e con adoperarsi. Chi dipignesse centauri far briga apresso la cena, sarebbe cosa innetta in tanto tumulto che alcuno carico di vino stesse adormentato. E sarebbe vizio se in pari distanza l'uno fusse più che l'altro maggiore, o se ivi fussero e' cani equali ai cavalli, overo se, quello che spesse volte veggo, ivi fusse uomo alcuno nello edificio quasi come in uno scrigno inchiuso, dove apena sedendo vi si assetti. Adunque tutti i corpi per grandezza e suo officio s'aconfaranno a quello che ivi nella storia si facci.
40. Sarà la storia, qual tu possa lodare e maravigliare, tale che con sue piacevolezze si porgerà sì ornata e grata, che ella terrà con diletto e movimento d'animo qualunque dotto o indotto la miri. Quello che prima dà voluttà nella istoria viene dalla copia e varietà delle cose. Come ne' cibi e nella musica sempre la novità e abondanza tanto piace quanto sia differente dalle cose antique e consuete, così l'animo si diletta d'ogni copia e varietà . Per questo in pittura la copia e varietà piace. Dirò io quella istoria essere copiosissima in quale a' suo luoghi sieno permisti vecchi, giovani, fanciulli, donne, fanciulle, fanciullini, polli, catellini, uccellini, cavalli, pecore, edifici, province, e tutte simili cose: e loderò io qualunque copia quale s'apartenga a quella istoria. E interviene, dove chi guarda soprasta rimirando tutte le cose, ivi la copia del pittore acquisti molta grazia. Ma vorrei io questa copia essere ornata di certa varietà , ancora moderata e grave di dignità e verecundia. Biasimo io quelli pittori quali, dove vogliono parere copiosi nulla lassando vacuo, ivi non composizione, ma dissoluta confusione disseminano; pertanto non pare la storia facci qualche cosa degna, ma sia in tumulto aviluppata. E forse chi molto cercherà dignità in sua storia, a costui piacerà la solitudine. Suole ad i prencipi la carestia delle parole tenere maestà , dove fanno intendere suoi precetti. Così in istoria uno certo competente numero di corpi rende non poca dignità . Dispiacemi la solitudine in istoria, pure né però laudo copia alcuna quale sia sanza dignità . Ma in ogni storia la varietà sempre fu ioconda, e in prima sempre fu grata quella pittura in quale sieno i corpi con suoi posari molto dissimili. Ivi adunque stieno alcuni ritti e mostrino tutta la faccia, con le mani in alto e con le dita liete, fermi in su un piè. Agli altri sia il viso contrario e le braccia remisse, coi piedi agiunti. E così a ciascuno sia suo atto e flessione di membra: altri segga, altri si posi su un ginocchio, altri giacciano. E se così ivi sia licito, sievi alcuno ignudo, e alcuni parte nudi e parte vestiti, ma sempre si serva alla vergogna e alla pudicizia. Le parti brutte a vedere del corpo, e l'altre simili quali porgono poca grazia, si cuoprano col panno, con qualche fronde o con la mano. Dipignevano gli antiqui l'immagine d'Antigono solo da quella parte del viso ove non era mancamento dell'occhio. E dicono che a Pericle era suo capo lungo e brutto, e per questo dai pittori e dagli scultori, non come gli altri era col capo nudo, ma col capo armato ritratto. E dice Plutarco gli antiqui pittori, dipignendo i re, se in loro era qualche vizio, non volerlo però essere non notato, ma quanto potevano, servando la similitudine, lo emendavano. Così adunque desidero in ogni storia servarsi quanto dissi modestia e verecundia, e così sforzarsi che in niuno sia un medesimo gesto o posamento che nell'altro.
41. Poi moverà l'istoria l'animo quando gli uomini ivi dipinti molto porgeranno suo propio movimento d'animo. Interviene da natura, quale nulla più che lei si truova rapace di cose a sé simile, che piagniamo con chi piange, e ridiamo con chi ride, e doglianci con chi si duole. Ma questi movimenti d'animo si conoscono dai movimenti del corpo. E veggiamo quanto uno atristito, perché la cura estrigne e il pensiero l'assedia, stanno con sue forze e sentimenti quasi balordi, tenendo sé stessi lenti e pigri in sue membra palide e malsostenute. Vedrai a chi sia malinconico il fronte premuto, la cervice languida, al tutto ogni suo membro quasi stracco e negletto cade. Vero, a chi sia irato, perché l'ira incita l'animo, però gonfia di stizza negli occhi e nel viso, e incendesi di colore, e ogni suo membro, quanto il furore, tanto ardito si getta. Agli uomini lieti e gioiosi sono i movimenti liberi e con certe inflessioni grati. Dicono che Aristide tebano equale ad Appelle molto conoscea questi movimenti, quali certo e noi conosceremo quando a conoscerli porremo studio e diligenza.
42. Così adunque conviene sieno ai pittori notissimi tutti i movimenti del corpo, quali bene impareranno dalla natura, bene che sia cosa difficile imitare i molti movimenti dello animo. E chi mai credesse, se non provando, tanto essere difficile, volendo dipignere uno viso che rida, schifare di non lo fare piuttosto piangioso che lieto? E ancora chi mai potesse senza grandissimo studio espriemere visi nei quale la bocca, il mento, gli occhi, le guance, il fronte, i cigli, tutti ad uno ridere o piangere convengono? Per questo molto conviensi impararli dalla natura, e sempre seguire cose molto pronte e quali lassino da pensare a chi le guarda molto più che egli non vede. Ma che noi racontiamo alcune cose di questi movimenti, quali parte fabbricammo con nostro ingegno, parte imparammo dalla natura. Parmi in prima tutti e' corpi a quello si debbano muovere a che sia ordinata la storia. E piacemi sia nella storia chi ammonisca e insegni a noi quello che ivi si facci, o chiami con la mano a vedere, o con viso cruccioso e con gli occhi turbati minacci che niuno verso loro vada, o dimostri qualche pericolo o cosa ivi maravigliosa, o te inviti a piagnere con loro insieme o a ridere. E così qualunque cosa fra loro o teco facciano i dipinti, tutto apartenga a ornare o a insegnarti la storia. Lodasi Timantes di Cipri in quella tavola in quale egli vinse Colocentrio, che nella imolazione di Efigenia, avendo finto Calcante mesto, Ulisse più mesto, e in Menelao poi avesse consunto ogni suo arte a molto mostrarlo adolorato, non avendo in che modo mostrare la tristezza del padre, a lui avolse uno panno al capo, e così lassò si pensasse qual non si vedea suo acerbissimo merore. Lodasi la nave dipinta a Roma, in quale el nostro toscano dipintore Giotto pose undici discepoli tutti commossi da paura vedendo uno de' suoi compagni passeggiare sopra l'acqua, ché ivi espresse ciascuno con suo viso e gesto porgere suo certo indizio d'animo turbato, tale che in ciascuno erano suoi diversi movimenti e stati. Ma piacemi brevissimo passare tutto questo luogo de' movimenti.
43. Sono alcuni movimenti d'animo detti affezione, come ira, dolore, gaudio e timore, desiderio e simili. Altri sono movimenti de' corpi. Muovonsi i corpi in più modi, crescendo, discrescendo, infermandosi, guarendo e mutandosi da luogo a luogo. Ma noi dipintori, i quali vogliamo coi movimenti delle membra mostrare i movimenti dell'animo, solo riferiamo di quel movimento si fa mutando el luogo. Qualunque cosa si muove da luogo può fare sette vie: in su, uno; in giù, l'altro; in destra, il terzo; in sinistra, il quarto; colà lunge movendosi di qui, o di là venendo in qua; il settimo, andando attorno. Questi adunque tutti movimenti desidero io essere in pittura. Sianvi corpi alcuni quali si porgano verso noi, alcuni si porgano in qua verso e in là , e d'uno medesimo alcune parti si dimostrino a chi guarda, alcune si retriano, alcune stieno alte, e alcune basse. Ma perché talora in questi movimenti si truova chi passa ogni ragione, mi piace qui de' posari e de' movimenti raccontare alcune cose quali ho raccolte dalla natura, onde bene intenderemo con che moderazione si debbano usare. Posi mente come l'uomo in ogni suo posare sottostatuisca tutto il corpo a sostenere il capo, membro fra gli altri gravissimo, e posandosi in uno piè sempre ferma il piè perpendiculare sotto il capo quasi come base d'una colonna, e quasi sempre di chi stia diritto il viso si porge dove si dirizzi il piè. I movimenti del capo veggo quasi sempre essere tale che sotto a sé hanno qualche parte del corpo a sostenerlo, tanto è grande peso quello del capo; overo certo in contraria parte quasi come stile d'una bilancia distende uno membro quale corrisponda al peso del capo. E veggiamo che chi sul braccio disteso sostiene uno peso fermando il piè quasi come ago di bilancia, tutta l'altra parte del corpo si contraponga a contrapesare il peso. Parmi ancora che, alzando il capo, niuno più porga la faccia in alto se non quanto vegga in mezzo il cielo, né in lato alcuno più si volge il viso se non quanto il mento tocchi la spalla; in quella parte del corpo ove ti cigni, quasi mai tanto ti torci che la punta della spalla sia perpendiculare sopra il bellico. I movimenti delle gambe e delle braccia sono molto liberi, ma non vorrei io coprissero alcuna degna e onesta parte del corpo. E veggo dalla natura quasi mai le mani levarsi sopra il capo, né le gomita sopra la spalla, né sopra il ginocchio il piede, né tra uno piè ad un altro essere più spazio che d'uno solo piede. E posi mente distendendo in alto una mano, che persino al piede tutta quella parte del corpo la sussegua tale che il calcagno medesimo del piè si leva dal pavimento.
44. Simile molte cose uno diligente artefice da sé a sé noterà ; e forse quali dissi cose tanto sono in pronto che paiono superflue recitare. Ma perché veggio non pochi in quelle errare, parsemi da non tacerle. Truovasi chi esprimendo movimenti troppo arditi, e in una medesima figura facendo che ad un tratto si vede il petto e le reni, cosa impossibile e non condicente, credono essere lodati, perché odono quelle immagini molto parer vive quali molto gettino ogni suo membro, e per questo in loro figure fanno parerle schermidori e istrioni senza alcuna degnità di pittura, onde non solo sono senza grazia e dolcezza, ma più ancora mostrano l'ingegno dell'artefice troppo fervente e furioso. E conviensi alla pittura avere movimenti soavi e grati, convenienti a quello ivi si facci. Siano alle vergini movimenti e posari ariosi, pieni di semplicità , in quali piuttosto sia dolcezza di quiete che gagliardia, bene che ad Omero, quale seguitò Zeosis, piacque la forma fatticcia persino in le femine. Siano i movimenti ai garzonetti leggieri, iocondi, con una certa demostrazione di grande animo e buone forze. Sia nell'uomo movimenti con più fermezza ornati con belli posari e artificiosi. Sia ad i vecchi loro movimenti e posari stracchi: non solo in su due piè, ma ancora si sostenghino sulle mani. E così a ciascuno con dignità siano i suoi movimenti del corpo ad espriemere qual vuoi movimento d'animo; e delle grandissime perturbazione dell'animo, simile sieno grandissimi movimenti delle membra. E questa ragione dei movimenti comune si osservi in tutti gli animanti. Già non si aconfà ad uno bue aratore darli que' movimenti quali daresti a Bucefalas, gagliardissimo cavallo d'Alessandro. Forse facendo Io, quale fu conversa in vacca, correre colla coda ritta, rintorcigliata, col collo erto, coi piè levati, sarebbe atta pittura.
45. Basti così avere discorso il movimento degli animanti. Ora, poi che ancora le cose non animate si muovono in tutti quelli modi quali di sopra dicemmo, adunque e di queste diremo. Dilettano nei capelli, nei crini, ne' rami, frondi e veste vedere qualche movimento. Quanto certo a me piace ne' capelli vedere quale io dissi sette movimenti: volgansi in uno giro quasi volendo anodarsi, e ondeggino in aria simile alle fiamme; parte quasi come serpe si tessano fra gli altri, parte crescendo in qua e parte in là ; così i rami ora in alto si torcano, ora in giù, ora in fuori, ora in dentro, parte si contorcano come funi. Medesimo ancora le pieghe facciano, e nascano le pieghe come al tronco dell'albero i suo rami. In questo adunque si seguano tutti i movimenti tale che parte niuna del panno sia senza vacuo movimento. Ma siano, quanto spesso ricordo, i moviment...
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