[Pagina precedente]...otrai e con giudicio e con esperienza provare quanto a te sia il nostro velo utilissimo.
32. Né io qui udirò quelli che dicano poco convenirsi al pittore usarsi a queste cose, quali bene che portino molto aiuto a bene dipignere, pure sono sì fatte che poi senza quelle potrai nulla. Non credo io dal pittore si richiegga infinita fatica, ma bene s'aspetti pittura quale molto paia rilevata e simigliata a chi ella si ritrae; qual cosa non intendo io sanza aiuto del velo alcuno mai possa. Adunque usino questa intercisione, cioè velo, qual dissi. E dove a loro piaccia provare l'ingegno suo senza velo, pure in prima notino i termini delle cose drento da' paraleli del velo, o vero così seguitino rimirandole che sempre immaginino una linea a traverso ivi da un'altra perpendiculare essere segata, ove sia statuito quel termine. Ma perché non raro ad i pittori inesperti sono gli orli delle superficie non conosciuti, dubbi e incerti, come ne' visi degli uomini, ove non discernono che mezzo sia tra 'l fronte e le tempie, pertanto conviensi loro insegnare in che modo possano conoscere. Questo bene ci dimostra la natura. Veggiamo nelle piane superficie che ciascuna ci si dimostra con sue linee, lumi e ombre; così ancora le sperich'e concave superficie veggiamo quasi divise in molte superficie quasi quadrate con diverse macchie di lumi e d'ombre. Pertanto ciascuna parte, con sua chiarità divisa da quella che sia oscura, si vuole avere per più superficie. Ma se una medesima superficie cominciando ombrosa a poco a poco venendo in chiaro continua, allora quello che fra loro sia il mezzo si noti con una sottilissima linea, acciò che ivi sia la ragione del colorire men dubbia.
33. Resta da dire della circonscrizione cosa quale non poco apartiene alla composizione. Per questo si conviene sapere che sia in pittura composizione. Dico composizione essere quella ragione di dipignere, per la quale le parti si compongono nella opera dipinta. Grandissima opera del pittore sarà l'istoria: parte della istoria sono i corpi: parte de' corpi sono i membri: parte de' membri sono le superficie. E dove la circonscrizione non altro sia che certa ragione di segnare l'orlo delle superficie, poi che delle superficie alcuna si truova picciola come quella degli animali, alcuna si truova grande come quella degli edifici e de' colossi, delle picciole superficie bastino i precetti sino a qui detti, quali dimostrano quanto s'apprendano col velo. Alle superficie maggiori ci convien trovare nuove ragioni. Ma dobbiamo ricordarci di quanto di sopra ne' dirozzamenti dicemmo delle superficie, de' razzi, della pirramide e della intersegazione, ancora e de' paraleli del pavimento, e del centrico punto e linea. Nel pavimento scritto con sue linee e paraleli sono da edificare muri e simili superficie quali appellammo giacenti. Qui adunque dirò brevissimo quello che io faccio.
Principio, comincio dai fondamenti. Pongo la larghezza e la lunghezza de' muri ne' suoi paraleli, in quale descrizione seguo la natura, in qual veggo che di niuno quadrato corpo, quale abbia retti angoli, ad uno tratto posso vedere d'intorno più che due facce congiunte. Così io questo osservo descrivendo i fondamenti dei pareti; e sempre in prima comincio dalle più prossimane superficie, massime da quelle quali equalmente sieno distanti dalla intersegazione. Queste adunque metto inanzi l'altre, descrivendo loro latitudine e longitudine in quelli paraleli del pavimento, in modo che quante io voglia occupare braccia, tanto prendo paraleli. E a ritrovare il mezzo di ciascuno paralelo truovo dove l'uno e l'altro diamitro si sega insieme, e così quanto voglio i fondamenti descrivo. Poi l'altezza seguo con ordine non difficilissimo. Conosco l'altezza del parete in sé tenere questa proporzione, che quanto sia dal luogo onde essa nasce sul pavimento per sino alla centrica linea, con quella medesima in su crescere. Onde se vorrai questa quantità dal pavimento persino alla centrica linea essere l'altezza d'uno uomo, saranno adunque queste braccia tre. Tu adunque volendo il parete tuo essere braccia dodici, tre volte tanto andrai su in alto quanto sia dalla centrica linea persino a quel luogo del pavimento. Con queste ragioni così possiamo disegnare tutte le superficie quali abbiano angolo.
34. Restaci a dire in che modo si disegnino le circulari. Tragonsi le circulari delle angulari; e questo fo io così. Fo in sullo spazzo uno quadrangolo con angoli retti, e divido i lati di questo quadrangolo in parte simili a quelle parti in quale divisi la linea iacente nel primo quadrangolo della pittura; e qui da ciascuno punto al suo oposito punto tiro linee, e così rimane lo spazzo diviso in molti piccioli quadrangoli. Quivi io scrivo uno cerchio quanto il voglio grande, così che le linee de' piccioli quadrati e la linea del circolo insieme l'una con l'altra si tagli, e noto tutti i punti di questi tagliamenti, quali luoghi segno ne' paraleli del pavimento nella mia pittura. Ma perché sarebbe fatica estrema e quasi infinita con nuovi minori paraleli dividere il cerchio in molti luoghi, e così con molto numero di punti seguire continovando il circolo, per questo, quando io arò notato otto o più tagliamenti, segno con ingegno il mio circulo nella pittura guidando la linea da termine a termine. Forse sarebbe più brieve via corlo all'ombra? Certo sì, dove il corpo quale facesse ombra fusse in mezzo posto con sua ragione in suo luogo. Dicemmo adunque in che modo coll'aiuto de' paraleli le superficie grandi acantonate e tonde si disegnino. Finita adunque la circunscrizione, cioè il modo del disegnare, restaci a dire della composizione. Convienci repetere che sia composizione.
35. Composizione è quella ragione di dipignere con la quale le parti delle cose vedute si pongono insieme in pittura. Grandissima opera del pittore non uno collosso, ma istoria. Maggiore loda d'ingegno rende l'istoria che qual sia collosso. Parte della istoria sono i corpi, parte de' corpi i membri, parte de' membri la superficie. Le prime adunque parti del dipignere sono le superficie. Nasce della composizione delle superficie quella grazia ne' corpi quale dicono bellezza. Vedesi uno viso, il quale abbia sue superficie chi grandi e chi piccole, quivi ben rilevate e qui ben drento riposto, simile al viso delle vecchierelle, questo essere in aspetto bruttissimo. Ma quelli visi s'aranno le superficie giunte in modo che piglino ombre e lumi ameni e suavi, né abbino asperitate alcuna di rilevati canti, certo diremo questi essere formosi e dilicati visi. Adunque in questa composizione di superficie molto si cerca la grazia e bellezza delle cose quale, a chi voglia seguirla, pare a me niuna più atta e più certa via che di torla dalla natura, ponendo mente in che modo la natura, maravigliosa artefice delle cose, bene abbia in be' corpi composte le superficie. A quale imitarla, si conviene molto avervi continovo pensieri e cura, insieme e molto dilettarsi del nostro, qual di sopra dicemmo, velo. E quando vogliamo mettere in opera quanto aremo compreso dalla natura, prima sempre aremo notato i termini dove tiriamo ad uno certo luogo nostre linee.
36. Sino a qui detto della composizione delle superficie. Seguita de' membri. Conviensi in prima dare opera che tutti i membri bene convengano. Converranno quando e di grandezza e d'offizio e di spezie e di colore e d'altre simili cose corrisponderanno ad una bellezza: ché se fusse in una dipintura il capo grandissimo e il petto piccolo, la mano ampia e il piè enfiato, il corpo gonfiato, questa composizione certo sarebbe brutta a vederla. Adunque conviensi tenere certa ragione circa alla grandezza de' membri, in quale commensurazione gioverà prima allogare ciascuno osso dell'animale, poi apresso agiungere i suoi muscoli, di poi tutto vestirlo di sue carne. Ma qui sarà chi mi contraponga quanto di sopra dissi, che al pittore nulla s'apartiene delle cose quali non vede. Ben ramentano costoro, ma come a vestire l'uomo prima si disegna ignudo, poi il circondiamo di panni, così dipignendo il nudo, prima pogniamo sue ossa e muscoli, quali poi così copriamo con sue carni che non sia difficile intendere ove sotto sia ciascuno moscolo. E poi che la natura ci ha porto in mezzo le misure, ove si truova non poca utilità a riconoscerle dalla natura, ivi adunque piglino gli studiosi pittori questa fatica, per tanto tenere a mente quello che piglino dalla natura, quanto a riconoscerle aranno posto suo studio e opera. Una cosa ramento, che a bene misurare uno animante si pigli uno quale che suo membro col quale gli altri si misurino. Vitruvio architetto misurava la lunghezza dell'omo coi piedi. A me pare cosa più degna l'altre membra si riferiscano al capo, benché ho posto mente quasi comune in tutti gli uomini che il piede tanto è lungo quanto dal mento al cocuzzolo del capo.
37. Così adunque, preso uno membro, si accommodi ogni altro membro in modo che niuno di loro sia non conveniente agli altri in lunghezza e in larghezza. Poi si provegga che ciascuno membro segua, a quello che ivi si fa, al suo officio. Sta bene a chi corre non meno gittare le mani che i piedi; ma voglio un filosafo, mentre che favella, dimostri molto più modestia che arte di schermire. Lodasi una storia in Roma nella quale Meleagro morto, portato, aggrava quelli che portano il peso, e in sé pare in ogni suo membro ben morto ogni cosa pende, mani, dito e capo; ogni cosa cade languido; ciò che ve si dà ad espriemere uno corpo morto, qual cosa certo è difficilissima, però che in uno corpo chi saprà fingere ciascuno membro ozioso, sarà ottimo artefice. Così adunque in ogni pittura si osservi che ciascuno membro faccia il suo officio, che niuno per minimo articolo che sia, resti ozioso. E sieno le membra de' morti sino all'unghie morte. Dei vivi sia ogni minima parte viva. Dicesi vivere il corpo quando a sua posta abbia certo movimento: dicesi morte dove i membri non più possono portare gli offici della vita, cioè movimento e sentimento. Adunque il pittore, volendo espriemere nelle cose vita, farà ogni sua parte in moto; ma in ciascuno moto terrà venustà e grazia. Sono gratissimi i movimenti e ben vivaci quelli e' quali si muovano in alto verso l'aere. Dicemmo ancora alla composizione de' membri doversi certa spezie: e sarebbe cosa assurda se le mani di Elena o di Efigenia fussero vecchizze e zotiche, o se in Nestor fusse il petto tenero e il collo dilicato, o se a Ganimede fusse la fronte crespa o le coscie d'un facchino, o se a Milone, fra gli altri gagliardissimo, fusseno i fianchi magrolini e sottiluzzi. E ancora in quella figura, in quale fusse il viso fresco e lattoso, sarebbe sozzo soggiungervi le braccia e le mani secche per magrezza. Così chi dipignesse Acamenide, trovato da Enea in su quell'isola con quella faccia quale Virgilio il descrive, non seguendo gli altri membri a tanta tisichezza, sarebbe pittore da farsene beffe. Pertanto così conviene tutte le membra condicano ad una spezie. E ancora voglio le membra corrispondano ad uno colore, però che a chi avesse il viso rosato, candido e venusto, a costui poco s'affarebbe il petto e l'altre membra brutte e sucide.
38. Adunque nella composizione de' membri dobbiamo seguire quanto dissi della grandezza, officio, spezie e colori. Poi apresso ogni cosa seguiti ad una dignità . Sarebbe cosa non conveniente vestire Venere o Minerva con uno capperone da saccomanno: simile sarebbe vestire Marte o Giove con una vesta di femmina. Curavano gli antiqui dipintori, dipignendo Castor e Poluce, fare che paressero fratelli, ma nell'uno apparesse natura pugnace, nell'altro agilità . Facevano ancora che a Vulcano sotto la vesta parea il suo vizio di zopicare, tanto era in loro studio espriemere officio, spezie e dignità a qualunque cosa dipignessero.
39. Seguita la composizione de' corpi, nella quale ogni lode e ingegno del pittore consiste. Alla quale composizione certe cose dette nella composizione de' membri qui s'apartengono. Conviensi che i corpi insieme si confacc...
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