[Pagina precedente]...ggere, rettificato più o meno il gusto dello scrivere, preparata in somma ogni cosa; altro non si aspetta fuorchè sublimi, chiare, e intere verità , che con semplice sublimità di stile annunziate, gli animi tutti più o men sublimando, fortemente gli incendano e sforzino a riporre sul trono la verità sola. I principi oramai non possono accrescere facilità , ma possono bensì accrescere gl'inciampi, se diversificargli e adattarli sapran destramente. I moderni scrittori adunque, che vorranno essere padri di verità , di virtù, di alto diletto, e fondatori di un nuovo secolo letterario, essere dovranno pria d'ogni cosa, figli di se medesimi. La loro gloria sarebbe di tanto maggiore, di quanto l'impulso necessario per superare gli ostacoli debb'essere sempre maggiore di quello che si prevale dei favori. Ma la loro utilità tanto maggiore potrebbe riuscire, quanto meno aspettata nel secolo della oppressione, in cui scriverebbero. Cotali scrittori, eleganti, perchè dalle antecedenti eleganze ammaestrati; veraci e liberi, perchè amano gli uomini, la vera gloria conoscono, e ardentemente oltre ogni cosa la bramano; caldi ed energici, perchè il timor non gli agghiaccia, ed anzi dagli impedimenti generoso incitamento ritraggono: cotali scrittori, rinnovando la libertà la forza e la leggiadria dei sommi Ateniesi, maggior della loro ne dovrebbero ritrarre la fama. Appunto perchè, non avendo come quelli la proteggente e incentiva libertà per lor madre, hanno pure ardito e saputo agguagliargli, ancorchè nati in servaggio. Anzi, nello sviluppare le verità importanti, riuscirebbero costoro anche assai più forti e feroci dei Greci: perchè la natura dell'uomo è di maggiormente sentire la privazione delle cose, che non il godimento di esse. Quindi la libertà dottamente studiata da chi appunto per non vi essere nato ardentissimamente la brama, verrà poi vestita da costui di ben altramente focose, terribili, e veraci espressioni, che non da tal altro che tranquillamente già la possiede. E ben altro scalpello ci vuole a scolpire negli umani petti la intensa brama di una cosa non mai posseduta, e quindi appena appena da tali uomini conosciuta, che non ad accrescere in altri il desiderio di mantenere e difendere un bene già prima conosciuto e lungamente gustato. Di tanto dovrebbero in somma, e potrebbero, i moderni sublimi scrittori superare nella forza e nell'utile i più sublimi d'Atene, di quanto per l'appunto i moderni popoli nella conoscenza e pratica del vero minori sono del popol di Atene.
Se dunque, in vece di effimeri foglietti, libri eccellenti di ogni specie, ed in copia, uscissero alla luce in questi nostri principati, sì per l'utile che arrecherebbero, sì per gli ostacoli superati, un tal secolo letterario sarebbe certamente da pregiarsi assai più d'ogni altro. Ed io insisto, e ripeto, e torno a ripetere; che non è vero che il tutto sia stato già detto. Ma, se pure anche ciò fosse, non tutti leggono tutto ciò che è stato già detto; o per essere in lingue non note abbastanza, o per essere sotto forme difficili e non dilettevoli appresentato, o per non essere in fine adattato al gusto ed ai tempi. Quindi le verità già dette dai Greci nelle loro tragedie, commedie, poemi, satire, storie &cc., nuove riappariranno del tutto in tali moderne composizioni, ove lo scrittore abbia in se stesso assai più pensato e sentito, che non imitato: e, parlando io sempre dello scrittore sublime, mai non dubito che ciò altrimenti possa essere.
Un tale moderno secolo letterario, che può diventare maggiore d'ogni altro, io lo reputo già bello e nato. Basta, che i sommi ingegni moderni nati per iscrivere, vogliano da prima ben conoscere e stimare se stessi; e che poscia, la loro fama assai più apprezzando che il loro corporeo ben essere, rotti i loro nativi ceppi, si ricovrino in parte dove adoprare essi possano senza tremare tutte le lor facoltà : e basta, che i begli ingegni nati soltanto per leggere, vogliano incontaminati vivere pensando e leggendo, lontani sempre da ogni aura pestilenziale di corte.
In tal modo, le lettere torneranno indubitabilmente purissime, ed alte, e giovevoli; puri e sublimi essendone, come di alta deità , i sacerdoti e i devoti. E si appellerà questo secolo dalla virtù che il fea nascere, e che proteggevalo sola; IL SECOLO DELLA INDIPENDENZA.
CAPITOLO DECIMO.
CHE DA TALI NUOVE LETTERE NASCEREBBERO A POCO A POCO DEI NUOVI POPOLI.
Roma, dall'aver cacciati i re, ricevea quell'impulso a virtù, che per tanti anni la facea sempre poi crescere, e così sterminatamente grande al fin la faceva. E questo negar non si può, mirando agli effetti. Dall'avere ella poi soggiogate molte nazioni, e massime le suddite ai re, ne riceveva, insieme coi loro monarchi in Campidoglio strascinati, le ricchezze, le morbidezze, i vizj tutti, ed i guasti costumi. Roma da queste regie pesti ben tosto poi ricevea, sotto altro nome, dei novelli e ferocissimi re: e da questi finalmente poi riceveva ella il suo ultimo avvilimento e sterminio.
Così, nei tempi nostri, l'Inghilterra, dall'aver cacciata la regal potestà , serbando tuttavia dietro l'infrangibile scudo delle leggi i suoi re, in meno di un secolo saliva ella in forza ed in gloria grandissima; e la vediamo ai dì nostri far fronte ella sola, e vincere spesso, e non mai soggiacere finora, a molte delle maggiori monarchie dell'Europa congiurate in suo danno. Perciò nove milioni appena d'Inglesi si sono veduti in quest'ultima guerra di America stare a fronte di venti e più milioni di Francesi, di dieci o non so quanti di Spagnuoli, e di cinque o sei tra Olandesi e Americani. Politica maraviglia, di cui non si può trovar la ragione, se non se confessando, che un uomo libero equivale almeno a sei schiavi. Ma pure, combattendo gli Americani per la loro libertà non soggiacquero in questa guerra agli Inglesi, i quali in America faceano assai più la parte di schiavi e tiranni essi stessi, che non di liberi uomini.
Ma, lasciando questo (che al mio tema non spetta) se io in questi due popoli, nel moderno Inglese e Americano, e nell'antico Romano, osservo le cagioni della lor libertà , e quindi dei loro progressi, felicità , virtù, e grandezza; trovo pur sempre esserne stata principalissima origine la loro piena ottenuta conoscenza dei proprj diritti. Diritti, ad essi, come agli altri uomini tutti, dalla natura accordati, ma dal principato che contro natura è, menomati, tolti, scambiati, e corrotti. Alla custodia di tali e così sacri diritti vegliavano in Roma i tribuni, in Inghilterra la camera dei comuni, e non so finora chi ci veglierà nella nascente libertà dell'America: benchè, per non aver essa nè ottimati nè clero, assai meno necessaria vi sarà tal custodia; poichè tutti non cercano mai di pregiudicare al dritto di tutti. La libertà dunque nasce, e vièri promulgata conservata e difesa da quegli uomini principalmente, che insegnando ai popoli i loro diritti, somministrano loro gli opportuni mezzi al difenderli. La libertà in oltre, è la sola e vera esistenza di un popolo; poichè di tutte le cose grandi operate dagli uomini la ritroviamo sempre esser fonte. In Roma dunque ed in Londra erano e sono necessariamente illuminati e sovrani oratori quegli uomini, cui con sì bel privilegio la libertà destinava e destina a stabilire conservare ed accrescere le più sacre e legittime prerogative di tutti. Ma fra noi popoli servi, che non abbiamo tribuni, chi altri mai ci potrà insegnare a conoscere i nostri diritti, a ripigliarcegli, e a difenderli, se ciò gli scrittori non fanno? e se le lettere, più che ad ogni altra cosa, a questa non giovano; se anzi, fattesi esse ministre di falsità e di lordura, sotto un aspetto pur tanto diverso dalla loro naturale istituzioni primitiva, si veggono appiè del trono in un col servaggio nel fango bruttate; non debbono elle giustamente venir reputate dai popoli per una delle più fetide pesti delle lor società ? le sacre lettere, che di tanto traviate, riduconsi pure ad insegnare laudare e proteggere il falso, con quell'arte e lusinga così possente ognora su gli uomini tutti, la elegante eloquenza. Ciascuno militi nel mondo sotto le proprie insegne. L'interesse e lo scopo dei principi si è il comandare quanto più essi possono; e, per ottener tal vittoria, incontro ai popoli schierano l'ignoranza e gli eserciti. L'interesse e lo scopo dei popoli, (e il solo degno di loro) si è, o dev'essere, il valersi di tutte le proprie facoltà pel maggior vantaggio di ciascun individuo e di tutti; ma a questo alto scopo manifestamente si oppone il cieco obbedire ad un solo. Dunque, infin che venga quel giorno, in cui contra i principeschi satelliti schierare si possano degli uomini cittadini, e distruggerli, incontro alla principesca ignoranza in copia schierar vi si debbono arditi e veraci scrittori, che ai tremanti loro conservi insegnino a farsi uomini e cittadini; e che ai tremanti principi ricordino, che, per se soli, degli uomini tutti i minori son essi.
Gli arditi e veraci scrittori son dunque gli onorati, naturali e sublimi tribuni dei non liberi popoli. Eletti a così alto incarico dalla sola forza del natural loro impulso, sotto mille forme diverse, ma tutte calde convincenti ed energiche, appresentano e scolpiscono nel cuor di quei popoli l'amor del vero, del grande, dell'utile, del retto, e della libertà , che necessariamente da questi tutti deriva. Il teatro, la storia, i poemi, l'eloquenza oratoria, le lettere tutte in somma, e sotto gli aspetti tutti, una vivissima scuola divengono di virtù, e di libertà . Proibiti, è vero, e impediti, e perseguitati verranno tai libri; ma quindi letti saranno, e meditati, e giovevoli. Tutto penetra nei presenti tempi; e se finora le verità tutte non si sono fatte la dovuta strada, si dee ascrivere al timore, o al non bastante ingegno di chi assunto si era di svelarle. Ma principalmente ascrivere si debbe questo indugio di verità e di luce, a un deplorabile errore di alcuni moderni sommi scrittori, che licenziosi e non liberi, anzi degni fabri di servitù, il loro ardire piuttosto rivolgeano ad offendere con laidezze i costumi, come se abbastanza corrotti non fossero; ovvero tutte le loro deboli forze rivolgeano a schernire ad abbattere una religione per la sua fievolezza e vecchiaja già vinta; una religione, i di cui abusi non possono nuocere senza il principe che gli acconsenta e fomenti; e i di cui abusi nuocono sempre assai meno di lui.
Ma questi veri tribuni-scrittori, tanto più alto ufficio si assumerebbero, e ne verrebbero a conseguire una gloria tanto maggiore a quella degli antichi tribuni, quanto a ciò eleggendosi da se stessi, non ad un solo popolo intendono di giovare, ma ai popoli tutti; non ai loro soli coetanei, ma alle più remote generazioni. E da questo aspetto delle lettere (nuovo affatto per noi, ma antico per esse, e sacro, e solo veramente legittimo e delle lettere degno) nascerne di necessità col tempo ne dovrebbe un nuovo aspetto di governi e di popoli.
L'opinione è la innegabile signora del mondo. L'opinione è sempre figlia in origine di una tal qual persuasione, e non mai della forza. Ora, chi negarmi ardirà , che gli eccellenti scrittori non siano stati sempre assai più fabri e padroni dell'opinione a lungo andare, che i principi? Ragionano quelli, e sforzano questi: ma la verità , allorchè vien presentata sotto forme intelligibili da ogni classe di uomini, può penetrare in ogni uomo, e diventa ella quindi propria di tutti: all'incontro la forza del principe, che per via del timore penetra pur anche nel cuore di tutti, e l'abborrimento e la rabbia vi genera, in chi sta ella riposta questa sì temuta forza, fuorchè nel volere di tutti, o dei più? Ora, io domando; Come potrà esser mai, che i tutti, od i più, conoscendo essi appieno la ragione ed il vero, vorranno pure far male, paura, e danno a se stessi, per giovare ad un solo? il qual uno, dalla stessa ragione vien loro rappresentato e dimostrato pel loro primo oppressore e nemico: ed impotente, e sprezzabile, e risibil nemico, ogniqualvolta ...
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