[Pagina precedente]...bbe ella sola senza farle in nulla scapitare: ma forse, un libero governo non se ne sentendo un bisogno così incalzante, quanto ne l'hanno (senza punto sentirselo) i popoli servi, disgraziatamente la pubblica libertà non protegge le lettere, o debolissimamente le protegge. La privata libertà politica, e civile, e domestica, dell'individuo scrittore non bisognoso d'altro che di gloria, vien dunque veramente ad essere la prima, la sola, la incalzante e caldissima protettrice delle vere lettere: ed essa può sola procreare sublimi scrittori, che degni ad un tempo si facciano del sublime nome di cittadini.
FINE
Ignoscent, si quid peccavero stultus, amici.
NOTE:
(1) Abbandonato con poco mio onore il proprio scudo. ORAZIO, LIB. II. OD. VII.
(2) L'audace povertà mi spinse a far versi: ma se io mi ritrovava agiato, qual elleboro sarebbe mai bastato a guarirmi di tal mattezza, di non preferire il dolce sonno al far versi? ORAZIO, LIB. II. EPIST. II. VER. 51.
(3) Giuro, che nè i Tarquinj, nè uomo altro nessuno lascerò io giammai in Roma regnare. LIVIO, LIB. I.
(4) L'opera meditata, e accurata, cresce fra i posteri; le facili e canore baje, col loro stesso scrittore si spengono. TACITO. ANN. LIB. IV.
(5) Altri popoli avranno più eccellenti oratori, che non ebbero i Romani. VIRGILIO, LIB. VI, VERS 850.
(6) I Tarquinj re, VIRGILIO, LIB VI, VERS. 818.
(7) E il superbo animo di Bruto vendicatore. VERS. 819.
(8) E l'insaziabile desiderio di lode, VIRGILIO, LIB VI, VERS. 824.
(9) Così intitolò il divino Machiavello il suo ultimo capitolo del PRINCIPE; e non per altro si è qui ripetuto, se non per mostrare che in diversi modi si può ottenere lo stesso effetto.
(10) Questo libro era scritto nel 1784.