[Pagina precedente]...idere e sorridere con lei, dove sarebbe arrivato? Per non offenderla volle parlare solo della propria colpa: - Se quel giorno mi fossi avvicinato a te solo per consigliarti per il tuo meglio...
Il buon senso semplice della giovinetta ebbe qui una obbiezione che doveva occupare il vecchio anche piú tardi: - Ma se tu non ti fossi innamorato di me non ti saresti neppure avvicinato. - Infatti egli riconobbe subito che se egli non fosse stato tenuto su quella piattaforma del tramway dal suo desiderio, sarebbe disceso al Tergesteo senza neppur avvedersi che la giovinetta avrebbe potuto aver bisogno di lui.
Essa non aveva preso molto sul serio le sue parole perché subito gli disse: - Ero carina su quel carrozzone? Di' la verità ! Ti piacevo molto! - Si levò, andò da lui e gli fece una carezza sulla guancia che quel giorno era stata rasata. Egli non poté fare a meno di corrispondere alla carezza poggiandole la mano sotto il mento.
Egli volle riprendere il filo del suo discorso: - Io ero troppo vecchio per te e avrei dovuto saperlo.
- Vecchio! - essa protestò. - Io ti volevo bene perché mi piacevi con quel tuo aspetto distinto! - Al complimento egli dovette sorridere davvero contento. Egli sapeva di avere anche da vecchio una figura distinta e se ne compiaceva tuttavia.
- Se poi - essa aggiunse mangiando - tu volessi adottarmi da figlia, bada che siamo ancora in tempo. Non sarei forse una bella figlia?
Trapelava una grande presunzione da ogni parola ch'essa diceva e a lui sembrava che la fanciulla del popolo fosse stata differente. Nei cenci, proprio quando lo aveva sedotto, essa era stata tanto piú morale. Mangiando essa trovava il tempo di stendersi sulla poltrona e sporgere alla vista del vecchio le gambe elegantemente calzate. Adottarla? Una donna che gli faceva vedere delle gambe che non gl'importavano?
L'ira lo rese piú eloquente. - Già quel giorno io m'avvicinai a te per farti del bene e avviarti ad una vita migliore. Ricordi che ti parlai d'impieghi e studii? Lo ricordi? Poi la passione ebbe il sopravvento. Ma ricordi che subito la prima sera volli riparlare di lavoro eppoi ne parlai la seconda e sempre ogni volta che ti vidi? Poi ti dissi anche di stare attenta e di non lasciarti trascinare ad altri amori disordinati. Ricordi? - Aveva cosà detto e senz'alcuno sforzo che anche il proprio amore era stato disordinato.
E respirò. Visto che la giovinetta ricordava tutto quello ch'egli voleva e nient'altro, respirò. Gli pareva d'essere nettato da ogni rimprovero e credeva che adesso avrebbe potuto dedicarsi ad insegnare la morale alla giovinetta senza trovare impedimento nell'esempio ch'egli stesso aveva dato. Con la propria infermiera egli era stato piú sincero ed aveva scusati gli antichi trascorsi con la propria gioventú. Con la giovinetta, invece, tendeva a cancellare quei trascorsi con le parole con le quali li aveva accompagnati.
Pareva che ci fosse riuscito e ne provò una gioia indicibile. Credette di poter guardare il mondo intero oggettivamente trovandosi finalmente fuori di tutte le compromissioni cui tutti son spinti dalle proprie debolezze. Se fosse stato veramente l'osservatore oggettivo che credeva, avrebbe potuto accorgersi che nella fanciulla sussisteva tuttavia qualche cosa di popolare, di semplice e d'ingenuo, e averne gioia. Essa continuava a mangiare di buon appetito e diceva di ricordare tutto quello ch'egli non voleva. Non aveva affatto capito perché egli parlasse a quel modo, ma non si sorprendeva delle sue parole. Non si sarebbe affatto meravigliata se egli si fosse poi messo a baciarla ed abbracciarla come in passato. Poteva cioè essere che in passato egli avesse usato di fare a l'amore prima e predicare poi, mentre, dopo la sua grave malattia, avesse deciso di cominciare dalla predica; e non era suo il compito di intendere la ragione di tale nuovo aspetto.
Però essa asserà di aver sempre tenuto conto delle sue raccomandazioni. Non le aveva mai dimenticate e mai s'era abbandonata ad amori disordinati. Lo diceva serenamente, continuando a masticare e senza studiare affatto la faccia del suo interlocutore per vedere se lui ci credesse.
Egli non le credette, ma si sentiva in obbligo di dimostrarle un poco di riconoscenza perché era stata tanto accondiscendente con lui. - Brava, - le disse, - sono molto contento di te. Mi fai un vero regalo conservandoti onesta e vedrai che te ne sarò molto grato. - Gli sembrava di aver fatto molto in quel primo abboccamento. Il resto si poteva riservarlo al giorno appresso dopo di essersi preso il tempo necessario alla riflessione. Tuttavia non seppe cambiar discorso e non solo perché i vecchi sono un po' come i coccodrilli che non cambiano facilmente direzione, ma anche perché oramai con la giovinetta egli non aveva che un legame. In fondo piú di uno con lei non aveva mai avuto, solo che non era piú lo stesso. - E quel giovinotto, col quale passasti ieri sotto le mie finestre?
Essa non subito ricordò di essere passata per quella via. Lo ricordò dopo uno sforzo di memoria anzi di ragionamento: doveva essere passata per quella via essendo giunta a quell'altra da casa sua. Il giovinotto era un suo cugino ritornato dagli studii. Un ragazzo cui non bisognava dare importanza.
Di nuovo egli non le credette, ma gli parve per il momento di non dover insistere. Prima di congedarla - pretestò una grande stanchezza - le diede del denaro, questa volta non chiuso in una busta, ma contato accuratamente sul tavolo. Guardò la fanciulla per poter gioire della sua riconoscenza. Non ne vide molta. Prima di tutto a lei ripugnava sempre di parlare di denaro e il vecchio dovette piú volte invitarla di assistere a quel computo perché essa guardava via; poi la somma non era grande in verità perché allora con quei denari si potevano comperare tutt'al piú gli stivali che la giovinetta portava.
Essa se ne andò dopo di avergli dato un gran bacione e certamente pensò che l'amore veniva riservato al secondo abboccamento.
IX.
Il vecchio quando voleva mettere ordine nei propri pensieri usava di chiacchierare con la persona che aveva a mano, dunque sempre la sua nemica e la sua unica compagna, l'infermiera. Perciò le racconto ch'egli si sentiva sollevato perché la giovinetta aveva ricordato anche le lezioni di morale da lui datele in passato, e non s'arrestò per un'occhiataccia di meraviglia che l'infermiera gli inviò. Le raccontò poi bonariamente, come se avesse pensato a voce alta, ch'egli intendeva ora di beneficare la giovinetta e disse anche la somma di denaro che quel giorno intanto le aveva dato.
L'infermiera scattò. Diventava sempre cattiva quando sentiva nominare la giovinetta, ma cominciò con lo sprezzare la cifra di denaro che a lui era sembrata tanto vistosa. Non fu accorta - come poi si vedrà , - ma allora perseguà una certa sua politica con la quale tendeva a farsi aumentare il salario. Effettivamente il vecchio non aveva ancora capito come il denaro fosse divenuto piú vile che mai. Poi, appena essa soggiunse: - In quanto a quella là - l'accenno vago della mano era per la fanciulla - le è facile di ricordare le belle lezioni di morale da voi date; è certo che ne approfittò per bene.
Questa seconda osservazione fu per il vecchio meno importante della prima; gli appariva gravissimo il fatto che s'era bruttato di avarizia proprio quando aveva voluto mostrarsi tanto generoso. Se era vero quello che diceva l'infermiera egli aveva sbagliato gravemente perché quella somma doveva rappresentare il proprio riscatto che non poteva essere pagato con un importo lieve.
Questa fu la prima ragione di malcontento dopo tanta fiducia di arrivare alla quiete. In fondo il rimorso non è altro che il risultato di un dato modo di guardarsi in uno specchio. Ed egli si vide misero e piccolo. Sempre egli aveva pagato troppo poco quella giovinetta. Per certe gioie gli uomini generosi assumono equivalenti impegni. Per non assumerne alcuno egli ricordava di non avere in passato neppur preso anticipatamente degli appuntamenti con lei cosà che quando ne ebbe abbastanza gli bastò di non richiamarla. Gli altri uomini usano di pagare le donne ogni giorno perché esse devono mangiare anche quando nulla si chiede da loro. Lui invece l'aveva fatta lavorare alla Tramvia perché potesse mangiare ogni giorno eppoi l'aveva pagata in modo che a lui era sembrato signorile perché gli era parso di non dover altro che il fitto di poche ore. Cosà egli aveva condotto quell'avventura ch'egli, per diminuire l'aspetto sconcio, aveva voluto designare di «vera».
E gli parve che questo fosse il rimorso vero, non il fatto ch'egli, vecchio, si fosse attaccato ad una giovinetta. Perché avrebbe dovuto rimordergli se egli avesse presa con sé la giovinetta e messa al posto di quell'odiosa infermiera? Il vecchio sorrise, con un poco d'amarezza, ma sorrise. La giovinetta era eternamente a sé da canto! La grande angina sarebbe intervenuta ben prima. Non adesso perché egli era sicuro che avrebbe potuto vivere vicinissimo alla giovinetta senz'aver a temere alcuna tentazione. Lo seccava ch'essa con lui continuasse ad assumere quelle arie di sirena e questa era la ragione per cui egli ora non avrebbe potuto sopportarla accanto a sé.
Ma in passato, avendola amata, il suo obbligo sarebbe stato di tenerla con sé e sarebbe stata educata meglio. Cosà facevano i giovani, mentre i vecchi amavano e correvano via o spingevano da sé l'oggetto amato.
Come doveva esser stato ridicolo lui quando l'aveva costretta ad assistere alla revisione di quella gran somma ch'egli le offriva! Ma a ciò poteva riparare. Ordinò subito all'impiegato di fargli avere per il primo giorno appresso una somma vistosa di denaro.
Poteva riparare anche ad altro. Provando per essa solo un affetto paterno poteva pur tentare di educarla. Se ne sentiva la forza. Solo doveva prepararsi bene prima d'incontrarla. Adesso non gli importava piú di farle ricordare quelle sciocche parole dalle quali soleva far accompagnare le manifestazioni della propria corruzione. Era stato debole con lei perché ancora sempre preoccupato dell'insensato desiderio di apparire puro.
Per qualche tempo restò ancora a meditare sulla poltrona. Gli sarebbe stato comodo di spiegare a qualcuno le proprie intenzioni prima di metterle in atto. Anche negli affari egli usava consultarsi col procuratore per avere la visone netta di quello ch'egli voleva. Ma in questo affare da lui condotto da solo non poteva avere il consiglio di nessuno. Certo con la sua infermiera non doveva parlarne.
Ed è proprio cosà che nei suoi tardi anni il mio buon vecchio divenne scrittore. Quella sera scrisse solo degli appunti per la conferenza ch'egli voleva tenere alla giovinetta. Abbastanza alla breve: raccontava le proprie colpe senza attenuarle. Egli aveva voluto approfittare di lei e sottrarsi a qualunque obbligo verso di lei. Queste le sue due colpe. Era tanto semplice di scriverle! Avrebbe egli avuto il coraggio di ripetere ciò alla giovinetta? Perché no quando egli era pronto a pagare? Pagare con denaro e pagare di persona, cioè educarla e tutelarla. Quello zerbinotto non avrebbe avuto piú tanto facile il giuoco. Ecco che, scrivendo, veniva a galla anche costui che pur doveva avere avuto la sua parte nei dolori e nei rimorsi del vecchio.
Questi appunti furono scritti prima a matita eppoi copiati accuratamente a penna. I manoscritti in quella stanza non correvano pericolo perché la sua infermiera non sapeva leggere. Scrivendoli in penna vi aggiunse una morale piú generale un po' noiosa e retorica. A lui pareva di aver corretto e completato. Invece aveva distrutto. Ma era inevitabile questo in un novellino. In passato il buon vecchio era stato uno scettico. Ora che la sua infermità aveva squilibrato il suo organismo si sentiva propenso alla protezione dei deboli e nello stesso tempo incline alla propaganda. Egli credette tutt'ad un tratto di aver qualche cosa da dire e non mica alla sola giovinetta.
Rilesse il manoscritto e a dire la verità fu una disillusione. Ma non assoluta perché egli credette di ...
[Pagina successiva]