[Pagina precedente]...rova giustizia.
Ma sai, Gigi, che la storia di Piazza Morgana e quella di Monte della Farina si rassomigliano come due novizi di zoccolanti o come due fette di codichino? Tribunale là e tribunale qua: là ricorso per carati e qua supplica per associazione: in entrambi i luoghi una chierca, in entrambi un dottore, in entrambi uno stizzosetto diavolo incarnato di picchiamartelli. La sola differenza può consistere nella dose della paura, per la quale inclinerei a favore del Monte della Farina; e so io quel che mi dico. Circa poi alla tanagliata, questa può comodamente cambiarsi in uno stoccatone nello stomaco di chi torna a casa più tardi. Badate adunque, figliuoli, e consultate la Sig.ra Nanna sulle ore pericolose, che non sono ogni sera le stesse. Intanto io seguo la prudenza di Don Giovanni, e pagherò volentieri i miei quindici paoli per non far torto a Biagini, a padron Maurizio e a quanti altri anelano di dar questa dimostrazione di buona amicizia al caro Prosperi, vera prosperità di tutto il nostro vicinato. Il Prosperi non poteva usare meglio l'occasione di Piazza Margana né meglio dirigersi che ad Orlando-furioso; né questi ha mostrato minor talento che il Prosperi nel correr subito a versare i bollenti suoi spiriti nel ventre della seconda Anna d'arco, a cui non manca per adeguar la prima fuorché il brevet de pucelage della facoltà dottorale; ma glielo potremo far dare per privilegio, onde non mandare al diavolo il paragone.
Da queste mie chiacchiere tu conosci bene che io rispondo alla tua del 5 corrente. Ma, o che tu te la sia covata cinque giorni in saccoccia, o che i Pilari della posta romana ci si sian divertiti per un quinquendiale, o qualunque altro ostacolo siasi frapposto al di lei libero corso da Roma a Perugia, il fatto è che il tuo foglio del 5 non giunse dal Tevere al Trasimeno in men di sei giorni, perché io l'ho ricevuta col segno d'arrivo dell'11, ossia di ieri, volgarmente parlando. Nota tu però in questo un sapiente consiglio del caso, e poi niega se puoi che non si muove foglia che il vento non voglia. Perché la lettera arrivò il giorno 11? Affinchè le dessi riscontro oggi, che al ciel piacendo ne abbiam dodici del mese di settembre, memorabile giorno, giorno fasto e nefasto secondoché vogliansi intender le cose. Oggi è duella Dies albo signanda lapillo, in cui, tra per la virtù de' carabinieri e per quell'altra de' 15 paoli, Ser Giuseppe Prosperi ci si deve toglier via dalle tasche per andarsene a insegnare la virtù della vigilanza là dove tutti i chiavai della contrada non parranno più appetto a lui che fabbricanti di stuzzicadenti.
Gigi!, Rossi!, Laurenti! Scriviamo un 12 settembre e incarichiamone il 5 maggio dell'Odà ro di Lombardia. Sentirà il Mondo che nebbia!
Il 16 io parto per Terni, e poco oltre il 20 sarò a Roma a cose quiete. Ma su ciò ci sentiremo meglio. A Ciro furono aggiudicati quattro primi premii. Ebbe alcuni libri, e poi una medaglia d'argento, appiccatagli al petto da Monsignor Delegato. Suonò il pianforte coram populo, nello stesso giorno della solenne premiazione, che fu nel dì 8 verso la sera. Concorsero alla funzione i pubblici magistrati in forma pauperum, e la Banda della città rallegrò gli astanti con molti e lieti concerti: amen.
Quando partorisce Luca??
Lui farà priesto
Come fa il resto,
E come fecelo
Nel giorno fausto
Che ingravidò.
Salutami tutti i consueti personaggi tragici e comici, e di' a Tonino che mi tenga preparata la nota di Nonna. Sono ex corde e spaghetti
Il figlio della sorella di tuo padre
P.S. Ti prego di mandare a Biagini i miei saluti per lui per Spada e per Ricci, e insieme co' saluti le notizie del mio ritorno.
LETTERA 371.
AD ANTONIO MEZZANOTTE - PERUGIA
Di casa, giovedì 12 settembre [1839]
Carissimo Professore,
Il Reverendissimo P. Tizzani, Procuratore Generale de' Canonici Regolari Lateranensi di S. Pietro in Vincoli di Roma (il quale è qui di passaggio con due altri giovani e dotti Canonici del suo Ordine) desidera ardentemente di conoscervi personalmente come vi conosce di fama. Egli è professore di Storia ecclesiastica nella Romana Università , e unisce molta gentilezza a somma dottrina. Siccome ignoro dove e quando vi possiamo trovare, e altronde il R.mo Tizzani non si trattiene a Perugia, ardisco proporvi di trovarvi (se vi pare e non vi riesce di troppo disturbo) al Collegio Pio, mezz'ora prima del mezzogiorno, alla quale ora saremo là per visitare il Collegio.
Oggi siamo andati a Santa Margherita, dove abbiamo avuto il piacere di parlare col caro Dottor Massari.
Domani mattina andremo prima a S. Pietro, poi al Cambio, quindi in qualche chiesa, e finalmente alle 11 1/2 al Collegio, come vi ho già detto.
Perdonatemi, mio gentilissimo amico, dell'abusar che io faccio della vostra cortesia, e credetemi pieno della solita stima e amicizia
Il vostro Belli.
LETTERA 372.
A FRANCESCO SPADA - ROMA
Perugia, 14 settembre 1839
Checcuccio mio rosicarello
Questa volta toccherebbe il pagar la posta a Ricci, ossia il pagar la posta toccherebbe a Ricci; ma pagala tu per nove ragioni. Se poi Ricci nostro te ne vuol rimborsare non glielo impedire, perché veramente la presente mia 3a lettera doveva essere diretta a lui per distributiva giustizia, ma per le stesse nove ragioni non gli scrivo. Mi è stato detto che attualmente è troppo occupato. Sia vero?
La tua lettera del 10 mi è stata ritardata di un ordinario perché i letterati ministri di questo uficio postale avevano preso lo scherza pel cognome d'indirizzo, e il Belli che gli restava sotto era loro sembrato una cerimonia di più.
Tutte le tue novità io già le sapeva. Il Biondi, il fabbro, il Parrasio, la polveriera, l'accademia... tutto insomma. Le spie mi costano un occhio, ma poi mi servono bene.
Tu te la sei già presa con quel povero anonimo, autore del sonettaccio che mi trascrivi. E qui è uscito un altro scardafone, scritto da un somaro più orecchiuto del tuo. Ferretti lo ha già avuto da un pezzo. Non so se te l'ho comunicato. Comunque sia, leggilo un po' qui, e vedi che razza di tartari emetici debbono a' giorni nostri ingoiarsi a stomaco vuoto.
[È trascritto il sonetto "Ai Musicomani"].
Le cose dette nella sesta fetta di questo pasticcio sono qui realmente accadute a gloria della Sig. Erminia Frezzolini; ma che c'entrava quel Sig. Dottore d'anonimo a metterci bocca? Ha però avuto una buona fischiata e buon pro gli faccia. -
Intanto di' all'anonimo tuo che scriva pio costume e abbandoni l'altra lezione del bel costume. Il verso scenderà più armonioso, converrà meglio alla natura del soggetto, e diversificherà dai bei modi canori che lo precede al 3° verso. Io direbbe accussì: lui poi facci la pasce sua.
Con quell'acchiappatina del mento fra l'indice e il medio etc. mi avete tutta l'arietta di Don Abbondio nel vicoletto. Peraltro ingrassatevi un po' più, signor Abate: se no vi prenderanno per Don Abbondio dopo la peste. - Sì, Ciro si è portato bene, e domenica 8, giorno della solenne premiazione, oltre a diversi libri si pizzicò una medaglia d'ariento, appiccatagli al petto da Mons. Delegato. Insomma ha ottenuto a scuola ciò che non ottenni io all'accademia. Egli ti saluta e saluta Menico e Pippo; e li saluto io pure pel tuo tramezzo. E sai? Monsù Ciro si è dato a coltivar fiori e piante. Ne ha delle belle; e in ciò consistono le sue predilette ricreazioni. - Oggi mi ha dimandato un piacere. - Che vuoi, Ciro mio? - Il Corso elementare di botanica del Savi. - Ed io subito il Savi; e Ciro contento.
Il R.mo Tizzani passò le giornate di ieri a Perugia. Visitò con me due volte il mio Ciro. Egli col suo ameno discorso e Ciro colle sue poche parole hanno già fatto amicizia.
Itinerario del Sig. Belli: Lunedì 16 da Perugia a Fuligno. - Martedì 17 da Fuligno a Terni: il 21 o il 22 a Roma per riabbracciare Checco, Menico e Pippo: amen.
Il tuo aff.mo chi lei sapete.
LETTERA 373.
A CIRO BELLI - PERUGIA
Di Terni, 19 settembre 1839
Ciro mio caro
Eccoci un'altra volta divisi. Puoi facilmente pensare se ciò mi dolga; ma la necessità lo vuole, dovendo ciascuno di noi fare il proprio dovere sino al punto in cui ci sarà concesso il riunirci per quanto mi rimarrà di vita. L'ultima mattina della mia dimora in Perugia io corsi spesso al balcone nella speranza di rivederti e salutarti con un baciamano. Ed io infatti ti vidi affacciarti ad accomodar qualche pianta ne' vasi della camerata; tu però non guardasti dalla mia parte. Il tempo che di tanto in tanto si turba, sembra affrettare il momento delle tue agresti ricreazioni. Godine con vantaggio dello tuo corpo e dello spirito, per quindi ritornare alle occupazioni dello attuale tuo stato. Intanto io mi restituisco ad attendere alla nostra meschina economia domestica, e sarò in Roma tra il 21 e il 22. Puoi quindi rispondermi colà , donde ripeterò altra lettera dopo avuta una tua. Mantienti, o mio Ciro, nella tua lodevole condotta, riverisci i tuoi Sig.ri Superiori e Maestri, fra i quali particolarmente il Sig. Prof. Mezzanotte e il Sig. Tancioni. Presenta anche i miei rispetti al Sig. Prefetto ed ai bravi tuoi compagni, cominciando dal Sig. Pernossi.
Ti abbraccio e benedico di vero cuore
Il tuo aff.mo padre.
LETTERA 374.
A CIRO BELLI - PERUGIA
Di Roma, 6 novembre 1838
Ciro mio caro
Ieri sera mi fu recata la tua del 2 corrente, giuntami col mezzo della posta, e mentre nel leggerla io mi maravigliava di non aver ricevuta l'altra che mi dicevi avermi spedita a cura del Sig. Caramelli, udii suonare il campanello, ed era il servitore dello stesso Sig. Caramelli che me la recava con molte scuse del padrone circa il ritardo, provocato da altri fatti dopo la partenza da Perugia. Comunque sia, eccomi dunque fuor di pena sullo stato della tua salute.
Evviva il mio Signor Eugenio! Dico il vero, Ciro mio che volentieri ti avrei udito, perchè m'immagino che lo scartarello, come tu dici, non fosse poi roba da gittarsi allo straccivendolo. - Così va bene: per qualche tempo ti sei divertito: ora torni ai tuoi studi e seguiti ad aggiungere nuove forze al tuo spirito onde far meglio un giorno la tua comparsa nel Mondo. E ciò verrà presto, o mio Ciro. Non vedi come gli anni volano? Noi uomini invecchiamo, e intanto voi giovanetti succedete a noi e vi andate a impadronire del Mondo che a noi sarà forza di abbandonare. Questa è la vicenda delle cose umane. Quando un giorno si nominerà onoratamente un Signor Belli, non sarà più un Sig. Giuseppe ma un Sig. Ciro, e si dirà : è un galantuomo. Se io allora vivrò, riscalderò il mio vecchio cuore col nobile orgoglio di questi elogi a te dati: se poi sarò tornato a Dio, Lo ringrazierò più da vicino dei favori a te compartiti. Dunque coraggio e avanti.
L'accomodatura del pianforte è riuscita bene?
Hai ancora veduto il Sig. Biscontini?
Ti ringrazio del conto dello scorso anno. - Quanto agli studi già siamo intesi. Spero che mi compiacerai sull'esercizio del latino del quale avrai qui tanto bisogno. Io confido in te e nella cortese vigilanza del Sig. Rettore.
Io ho sofferto un tumore sotto l'ascella del braccio sinistro; ma non avendo voluto esso suppurare si risolve e va indietro. Avrei amato il contrario. Forse mi avrebbe giovato alla testa.
Abbiti i miei ringraziamenti per chiunque mi ha salutato e ricevi i saluti consueti di parenti, amici e antichi domestici.
Ti abbraccia e benedice il tuo aff.mo papà .
LETTERA 375.
A CIRO BELLI - PERUGIA
Di Roma, 26 novembre 1839
Mio carissimo figlio
Lo stesso giorno in cui partiva da questa città il Rev. Sig. Professor Colizzi, latore della mia precedente per te, mi giunse per la posta la tua del 21. Fra le persone alle quali feci parte de' tuoi saluti il Rev.mo Sig. Procuratore Generale Tizzani lesse egli stesso co' propri occhi la menzione che mi facesti di lui, e ne rimase contento, e m'incaricò di ripeterti i sentimenti della sua benevolenza. Egli ed io abbiamo un po' riso della bonomia di quella espressione con cui tu chiudi la tua lettera, cioè (sono le tue parole) beneditemi, giacché io anche in mezzo alla logica mi dichiaro etc. - Parrebbe, ad udirti, ...
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