fai click su una frase qualsiasi per aggiungere un tuo commento...
Libri online
UNA GIORNATA, di Luigi Pirandello - pagina 1
Pagine:
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
[1-15]
devo fare il riassunto
riassunto please
ambigua...
fretfegrthgrthfvb ghrtherfgvdf fbetghe5ah
nn m piace
vorrei il riassunto ma nn lo trovo....
vorrei tanto capire x poter commentare
nn si capisce niente
prendilo nel culo
molto bella ed interesante
stupenda...fa pensare...!!!
mi è piaciuta molto
testo difficile da preparare per una prova!!!!!!!!!!
molto bello! davvero affascinante
ma è davvero0 una gionata?
bella questa novella !!!!!avreste dovuto sentire come l ha recitata il mio prof di teatro...........da commuoversi grande prof
molto carino e interessante...
molto bello
"Una giornata"
di Luigi Pirandello
okakate tutti
INDICE
opere belle
----------------------------------------------
sto stronzo fa l' animatore in una cologna di gay by zio bin
bella storia...mi è piaciuta tanto!
spero che questa novella piaccia alla commissione del mio esame di maturità... help!
sisi bello
semplicemente bellissimo...adoro i sogni...e questa novella fa riflettere...
tesina sul sogno
inserirò questa novella nella mia tesina. Grazie Pirandello!!
mi è piaciuto molto
molto bella questa novella
Effetti di un sogno interrotto
bello come tutti gli scritti di pirandello in fondo
molto bello
uff ghsgjj yjhjsd
utfyytfuytfutfu
C'è qualcuno che ride
il pirandello meno conosciuto
Visita
Vittoria delle formiche
é gay e lo prende dentro dalle mucche by zio bin
Quando s'è capito il giuoco
bello molto molto bello
vaffankulo al fuck freww world
suca pirandello
Padron Dio
hyujjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj
voglio il riassunto....!!!!!!Grazie
è gay pirandello
La prova
io dico che lo prende in culo da un cammello gay by zio bin
E BELLISSIMO E MOLTO IMOPORTANTE...OK??
pirandello nn è gay è ricchione
la casa dell'agonia a un bell racconto
Che tristezza !!
è gay pirandello
bella novella
La casa dell'agonia
bello lo consiglio
Il buon cuore
La Tartaruga
Fortuna di esser cavallo
Una sfida
bruttissimo
carino e bello
bruttissimo
Il chiodo
secondo me il pazzo è pirandello nn ho capito nulla
bhoooooooooooooooooooooooooooooooo
Da impazzire!!!!
fa schifo
La signora Frola e il signor Ponza, suo genero
Una giornata
inserirò questa novella nella mia tesina. Grazie Pirandello!!
inserirò questa novella nella mia tesina. Grazie Pirandello!!
EFFETTI D'UN SOGNO INTERROTTO
Abito in una vecchia casa che pare la bottega d'un rigattiere.
Una casa che ha preso, chi sa da quanti anni, la polvere.
La perpetua penombra che la opprime ha il rigido delle chiese e vi stagna il tanfo di vecchio e d'appassito dei decrepiti mobili d'ogni foggia che la ingombrano e delle tante stoffe che la parano, preziose sbrindellate e scolorite, stese e appese da per tutto, in forma di coperte, di tende e cortinaggi.
Io aggiungo di mio a quel tanfo, quanto più posso, la peste delle mie pipe intartarite, fumando tutto il giorno.
Soltanto quando rivengo da fuori, mi rendo conto che a casa mia non si respira.
Ma per uno che vive come vivo io...
Basta; lasciamo andare.
La camera da letto ha una specie d'alcova su un ripiano a due scalini; il soffitto in capo; l'architrave sorretto da due tozze colonne in mezzo.
Cortinaggi anche qui, per nascondere il letto, scorrevoli su bacchette d'ottone, dietro le colonne.
L'altra metà della camera serve da studio.
Sotto le colonne è un divanaccio, per dir la verità molto comodo, con tanti cuscini rammucchiati e, davanti, una tavola massiccia che fa da scrivania; a sinistra, un grande camino che non accendo mai; nella parete di contro, tra due finestrette, un antico scaffale con cadaveri di libri rilegati in cartapecora ingiallita.
Sulla mensola di marmo annerito del camino è appeso un quadro secentesco, mezzo affumicato, che rappresenta la MADDALENA IN PENITENZA, non so se copia o originale ma, anche se copia, non priva d'un certo pregio.
La figura, grande al vero, è sdrajata bocconi in una grotta; un braccio appoggiato sul gomito sorregge la testa; gli occhi abbassati sono intenti a leggere un libro al lume d'una lucerna posata a terra accanto a un teschio.
Certo, il volto, il magnifico volume dei fulvi capelli sciolti, una spalla e il seno scoperti, al caldo lume di quella lucerna, sono bellissimi.
La casa è mia e non è mia.
Appartiene con tutto l'arredo a un mio amico che tre anni fa, partendo per l'America, me la lasciò in garanzia d'un grosso debito che ha con me.
Quest'amico, s'intende, non s'è fatto più vivo, né, per quante domande e ricerche io abbia fatte, son riuscito ad averne notizie.
ciaoooooooooooooooooooooooo
Certo però non posso ancora disporre, per riavere il mio, né della casa né di quanto vi sta dentro.
Ora, un antiquario di mia conoscenza fa all'amore con quella MADDALENA IN PENITENZA e l'altro giorno mi condusse in casa un signore forestiere per fargliela vedere.
Il signore, sulla quarantina, alto, magro, calvo, era parato di stranissimo lutto, come usa ancora in provincia.
Di lutto, pure la camicia.
Ma aveva anche impressa sul volto scavato la sventura da cui è stato di recente colpito.
Alla vista del quadro si contraffece tutto e subito si coprì gli occhi con le mani, mentre l'antiquario gli domandava con strana soddisfazione:
- Non è vero? Non è vero?
Quello, più volte, col viso ancora tra le mani, gli fece segno di sì.
Sul cranio calvo le vene gonfie pareva gli volessero scoppiare.
Si cavò di tasca un fazzoletto listato di nero e se lo portò agli occhi per frenare le lagrime irrompenti.
Lo vidi a lungo sussultar nello stomaco, con un fiottìo fitto nel naso.
Tutto - meridionalmente - molto esagerato.
Ma fors'anche sincero.
L'antiquario mi volle spiegare che conosceva fin da bambina la moglie di quel signore, ch'era del suo stesso paese: - Le posso assicurare ch'era precisa l'immagine di questa MADDALENA.
Me ne son ricordato jeri, quando il mio amico venne a dirmi che gli era morta, così giovane, appena un mese fa.
Lei sa che son venuto da poco a vedere questo quadro.
- Già, ma io...
- Sì, mi disse allora che non poteva venderlo.
- E neanche adesso.
Mi sentii afferrare per il braccio da quel signore, che quasi mi si buttò a piangere sul petto, scongiurandomi che glielo cedessi, a qualunque prezzo: era lei, sua moglie, lei tal'e quale, lei così - tutta - come lui soltanto, lui, lui marito, poteva averla veduta nell'intimità (e, così dicendo, alludeva chiaramente alla nudità del seno), non poteva più perciò lasciarmela lì sotto gli occhi, dovevo capirlo, ora che sapevo questo.
Lo guardavo, stordito e costernato, come si guarda un pazzo, non parendomi possibile che dicesse una tal cosa sul serio, che potesse cioè sul serio immaginarsi che quello che per me non era altro che un quadro su cui non avevo mai fatto alcun pensiero potesse ora diventare anche per me il ritratto di sua moglie così col petto tutto scoperto, come lui solo poteva averla veduta nell'intimità e dunque in uno stato da non poter più lasciarla sotto gli occhi a un estraneo.
La stranezza di una tale pretesa mi promosse uno scatto di riso involontario.
- Ma no, veda, caro signore: io, sua moglie, non l'ho conosciuta; non posso dunque attaccare a questo quadro il pensiero che lei sospetta.
Io vedo là un quadro con un'immagine che...
sì, mostra...
Non l'avessi mai detto! Mi si parò davanti, quasi per saltarmi addosso, gridando:
- Le proibisco di guardarla ora, così, in mia presenza!
Per fortuna s'intromise l'antiquario, pregandomi di scusare, di compatire quel povero forsennato, ch'era stato sempre fin quasi alla follia geloso della moglie, amata fino all'ultimo d'un amore quasi morboso.
Poi si rivolse a lui e lo scongiurò di calmarsi; ch'era stupido parlarmi così, farmi un obbligo di cedergli il quadro in considerazione di cose tanto intime.
Osava anche proibirmi di guardarlo? Era impazzito? E se lo trascinò via, di nuovo chiedendomi scusa della scenata a cui non s'aspettava di dovermi fare assistere.
Io ne rimasi talmente impressionato che la notte me lo sognai.
Il sogno, a dir più precisamente, dovette avvenire nelle prime ore del mattino e proprio nel momento che un improvviso fracasso davanti all'uscio della camera, d'una zuffa di gatti che m'entrano in casa non so di dove, forse attratti dai tanti topi che l'hanno invasa, mi svegliò di soprassalto.
Effetto del sogno così di colpo interrotto fu che i fantasmi di esso, voglio dire quel signore a lutto e la immagine della MADDALENA diventata sua moglie, forse non ebbero il tempo di rientrare in me e rimasero fuori, nell'altra parte della camera oltre le colonne, dov'io nel sogno li vedevo; dimodoché, quando al fracasso springai da letto e con una strappata scostai il cortinaggio, potei intravedere confusamente un viluppo di carni e panni rossi e turchini avventarsi alla mensola del camino per ricomporsi nel quadro in un baleno; e sul divano, tra tutti quei cuscini scomposti, lui, quel signore, nell'atto che, da disteso, si levava per mettersi seduto, non più vestito di nero ma in pigiama di seta celeste a righine bianche e blu, che alla luce man mano crescente delle due finestre si andava dissolvendo nella forma e nei colori di quei cuscini e svaniva.
questa è una critica a freud
Non voglio spiegare ciò che non si spiega.
Nessuno è mai riuscito a penetrare il mistero dei sogni.
Il fatto è che, alzando gli occhi, turbatissimo, a riguardare il quadro sulla mensola del camino, io vidi, chiarissimamente vidi per un attimo gli occhi della MADDALENA farsi vivi, sollevar le pàlpebre dalla lettura e gettarmi uno sguardo vivo, ridente di tenera diabolica malizia.
Forse gli occhi sognati della moglie morta di quel signore, che per un attimo s'animarono in quelli dipinti dell'immagine.
Non potei più restare in casa.
Non so come feci a vestirmi.
Di tanto in tanto, con un raccapriccio che potete bene immaginarvi, mi voltavo a guardar di sfuggita quegli occhi.
Li ritrovavo sempre abbassati e intenti alla lettura, come sono nel quadro; ma non ero più sicuro, ormai, che quando non li guardavo più non si ravvivassero alle mie spalle per guardarmi, ancora con quel brio di tenera diabolica malizia.
Mi precipitai nella bottega dell'antiquario, che è nei pressi della mia casa.
Gli dissi che, se non potevo vendere il quadro a quel suo amico, potevo però cedergli in affitto la casa con tutto l'arredo, compreso il quadro, s'intende, a un prezzo convenientissimo.
- Anche da oggi stesso, se il suo amico vuole.
C'era, in quella mia proposta a bruciapelo, tale ansia e tanto affanno, che l'antiquario ne volle sapere il motivo.
Il motivo, mi vergognai a dirglielo.
Volli che m'accompagnasse lì per lì all'albergo dove quel suo amico alloggiava.
Potete figurarvi come restai, quando in una stanza di quell'albergo me lo vidi venire avanti, appena alzato dal letto, con quello stesso pigiama a righine bianche e blu con cui l'avevo visto in sogno e sorpreso, ombra, nella mia camera, nell'atto di levarsi per mettersi seduto sul divano tra i cuscini scomposti.
- Lei torna da casa mia - gli gridai, allibito - lei è stato questa notte a casa mia!
Lo vidi crollare su una sedia, atterrito, balbettando: oh Dio, sì, a casa mia, in sogno, c'era stato davvero, e sua moglie...
- Appunto, appunto, sua moglie è scesa dal quadro.
Io l'ho sorpresa che vi rientrava.
E lei, alla luce, m'è svanito là sul divano.
Ma ammetterà ch'io non potevo sapere, quando l'ho sorpreso sul divano, che lei avesse un pigiama come questo che ha indosso.
Dunque era proprio lei, in sogno, a casa mia; e sua moglie è proprio scesa dal quadro, come lei l'ha sognata.
Si spieghi il fatto come vuole.
L'incontro, forse, del mio sogno col suo.
Io non so.
Ma non posso più stare in quella casa, con lei che ci viene in sogno e sua moglie che m'apre e chiude gli occhi dal quadro.
Il motivo che ho io d'averne paura, non può averlo lei, perché si tratta di se stesso e di sua moglie.
Vada dunque a ripigliarsi la sua immagine rimasta a casa mia! Che fa adesso? Non vuole più? Sviene?
- Ma allucinazioni, signori miei, allucinazioni! - non rifiniva intanto d'esclamare l'antiquario.
Quanto son cari questi uomini sodi che, davanti a un fatto che non si spiega, trovano subito una parola che non dice nulla e in cui così facilmente s'acquetano.
- Allucinazioni.
C'E' QUALCUNO CHE RIDE
Serpeggia una voce in mezzo alla riunione:
- C'è qualcuno che ride.
Qua, là, dove la voce arriva, è come se si drizzi una vipera, o un grillo springhi, o sprazzi uno specchio a ferir gli occhi a tradimento.
Chi osa ridere?
Tutti si voltano di scatto a cercare in giro con occhi fulminanti.
(Il salone enorme, illuminato sopra la folla degli invitati dallo splendore di quattro grandi lampadarii di cristallo, rimane in alto, nella tetraggine della sua polverosa antichità, quasi spento e deserto; solo pare allarmata, da un capo all'altro della volta, la crosta del violento affresco secentesco che ha fatto tanto per soffocare e confondere in un nerume di notte perpetua le truculente frenesie della sua pittura; si direbbe non veda l'ora che ogni agitazione cessi anche in basso e il salone sia sgombrato.)
Qualche faccia lunga, forzata con pietoso stiracchiamento a un afflitto sorriso di compiacenza, forse, a guardar bene, si trova; ma nessuno che rida, propriamente.
Ora, sorridere di compiacenza sarà lecito, sarà credo anzi doveroso, se è vero che la riunione - molto seria - vuole anche aver l'aria d'uno dei soliti trattenimenti cittadini in tempo di carnevale.
C'è difatti sulla pedana coperta da un tappeto nero un'orchestrina di calvi inteschiti che suona senza fine ballabili, e coppie ballano per dare alla riunione un'apparenza di festa da ballo, all'invito e quasi al comando di fotografi chiamati apposta.
Stridono però talmente il rosso, il celeste di certi abiti femminili ed è così ribrezzosa la gracilità di certe spalle e di certe braccia nude, che quasi quasi vien fatto di pensare quei ballerini non siano stati estratti di sotterra per l'occasione, giocattoli vivi d'altro tempo, conservati e ora ricaricati artificialmente per dar questo spettacolo.
Si sente proprio il bisogno, dopo averli guardati, di attaccarsi a un che di solido e rude: ecco, per esempio, la nuca di questo vicino aggrondato che suda paonazzo e si fa vento con un fazzoletto bianchissimo; la fronte da idiota di quella vecchia signora.
...
[Pagina successiva]
Aggiungi ai preferiti