IL VENTAGLIO, di Carlo Goldoni - pagina 1
Il ventaglio
di Carlo Goldoni
PERSONAGGI
Il signor Evaristo
La signora Geltruda, vedova
La signora Candida, sua nipote
Il Barone del Cedro
Il Conte di Rocca Marina
Timoteo, speziale
Giannina, giovane contadina
La signora Susanna, merciaia
Coronato, oste
Crespino, calzolaio
Moracchio, contadino fratello di Giannina
Limoncino, garzone di caffè
Tognino, servitore delle due signore
Scavezzo, servitore d'osteria
La scena è una villa del Milanese della Case nuove
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
TUTTI - Disposizione e colpo d'occhio di questa prima scena.
- GELTRUDA e CANDIDA a seder sulla terrazza.
La prima facendo de' gruppetti, la seconda dell'entoilage.
EVARISTO ed il BARONE vestiti propriamente da cacciatori, sedendo su i seggioloni, e bevendo il caffè co' loro schioppi al fianco.
Il CONTE da campagna con rodengotto, cappello di paglia e bastone, sedendo vicino allo Speciale, e leggendo un libro.
TIMOTEO dentro la sua bottega, pestando in un mortaio di bronzo sulla balconata.
GIANNINA da paesana, sedendo vicino alla sua porta filando.
SUSANNA sedendo vicino alla sua bottega, e lavorando qualcosa di bianco.
CORONATO sedendo sulla banchetta, vicino all'osteria, con un libro di memorie in mano ed una penna da lapis.
CRESPINO a sedere al suo banchetto, e lavorando da calzolaro con una scarpa in forma.
MORACCHIO di qua dalla casa di Giannina verso i lumi, tenendo in mano una corda con un cane da caccia attaccato, dandogli del pane a mangiare.
SCAVEZZO di qua dell'osteria, verso i lumini, pelando un pollastro.
LIMONCELLO presso alli due, che bevono il caffè colla sottocoppa in mano, aspettando le tazze.
TOGNINO spazzando dinanzi alla porta del palazzino, e sulla facciata del medesimo.
Alzata la tenda, tutti restano qualche momento senza parlare, ed agendo come si è detto, per dar tempo all'uditorio di esaminare un poco la scena.
EVARISTO Che vi pare di questo caffè? (al Barone)
BARONE Mi par buono.
EVARISTO Per me lo trovo perfetto.
Bravo, signor Limoncino, questa mattina vi siete portato bene.
LIMONCINO La ringrazio dell'elogio, ma la prego di non chiamarmi con questo nome di Limoncino.
EVARISTO Oh bella! Tutti vi conoscono per questo nome, siete famoso col nome di Limoncino.
Tutti dicono: andiamo alle Case nove a bevere il caffè da Limoncino, e ve ne avete a male per questo?
LIMONCINO Signore questo non è il mio nome.
BARONE Oh via da qui innanzi vi chiameremo signor Arancio, signor Bergamotto.
(bevendo il caffè)
LIMONCINO Le dico che io non son fatto per far il buffone.
CANDIDA (ride forte)
EVARISTO Che ne dice signora Candida?
CANDIDA (si fa fresco col ventaglio, e lo rimette sul poggio) Che vuole ch'io dica? Sono cose da ridere veramente.
GELTRUDA Via signori, lasciatelo stare quel buon ragazzo, egli fa del buon caffè, ed è sotto la mia protezione.
BARONE Oh quando è sotto la protezione della signora Geltruda, gli si porterà rispetto.
(Sentite la buona vedova lo protegge).
(piano ad Evaristo)
EVARISTO Non dite male della signora Geltruda.
Ella è la più saggia, e la più onesta donna del mondo.
(piano al Barone)
BARONE Tutto quel che volete, ma si dà aria di protezione come lei...
il signor Conte, che siede e legge con un'aria da giurisdicente.
(come sopra)
EVARISTO Oh in quanto a lui, non avete il torto, è una vera caricatura, ma è troppo ingiusta la comparazione colla signora Geltruda.
(come sopra)
BARONE Un per un verso, l'altra per l'altro, per me li trovo ridicoli tutti due.
(come sopra)
EVARISTO E cosa trovate di ridicolo nella signora Geltruda?
BARONE Troppa dottrina, troppo contegno, troppa sufficienza.
EVARISTO Scusatemi, voi non la conoscete.
(piano fra loro)
BARONE Stimo più la signora Candida cento volte.
(Il Barone ed Evaristo finiscono di bere il caffè.
Si alzano, rendono le tazze a Limoncino.
Tutti e due vogliono pagare.
Il Barone previene; Evaristo lo ringrazia piano.
Limoncino con le tazze e i denari va in bottega.
In questo tempo Timoteo pesta più forte)
EVARISTO Sì, è vero...
La nipote ha del merito...
(Non vorrei che costui mi fosse rivale).
CONTE Eh! signor Timoteo (grave)
TIMOTEO Che mi comanda?
CONTE Questo vostro pestamento m'annoia.
TIMOTEO Perdoni...
(battendo)
CONTE Non posso leggere, mi rompete la testa.
TIMOTEO Perdoni, or ora ho finito.
(seguita, staccia e ripesta)
CRESPINO Ehi Coronato.
(lavorando e ridendo)
CORONATO Cosa volete mastro Crespino?
CRESPINO Il signor Conte non vuole che si batta.
(batte forte sulla forma)
CONTE Che diavolo d'impertinenza! Non la volete finire questa mattina?
CRESPINO Signor illustrissimo non vede cosa faccio?
CONTE E cosa fate? (con sdegno)
CRESPINO Accomodo le sue scarpe vecchie.
CONTE Zitto là impertinente.
(si mette a leggere)
CRESPINO Coronato! (ridendo batte, e Timoteo batte)
CORONATO Or ora non posso più.
(dimenandosi sulla sedia)
SCAVEZZO Moracchio.
(chiamandolo e ridendo)
MORACCHIO Cosa c'è Scavezzo?
SCAVEZZO Il signor Conte! (ridendo e burlandosi del Conte)
MORACCHIO Zitto, zitto che finalmente è un signore...
SCAVEZZO Affamato.
GIANNINA Moracchio.
(chiamandolo)
MORACCHIO Cosa vuoi?
GIANNINA Cosa ha detto Scavezzo?
MORACCHIO Niente, niente bada a te, e fila.
GIANNINA Oh è gentile veramente il mio signor fratello.
Mi tratta sempre così.
(Non vedo l'ora di maritarmi).
(con sdegno volta la sedia, e fila con dispetto)
SUSANNA Cos'è Giannina? Che cosa avete?
GIANNINA Oh se sapeste signora Susanna! Non credo che si dia al mondo un uomo più grossolano di mio fratello.
MORACCHIO Eh bene! Son quel che sono.
Cosa vorresti dire? Finché state sotto di me...
GIANNINA Sotto di te? Oh, spero che vi starò poco.
(con dispetto fila)
EVARISTO Via cosa c'è? (a Moracchio) Voi sempre tormentate questa povera ragazza.
(s'accosta a lei) E non lo merita, poverina.
GIANNINA Mi fa arrabbiare.
MORACCHIO Vuol saper tutto.
EVARISTO Via via basta così.
BARONE È compassionevole il signor Evaristo.
(a Candida)
CANDIDA Pare anche a me veramente.
(con un poco di passione)
GELTRUDA Gran cosa! Non si fa che criticare le azioni altrui, e non si prende guardia alle proprie.
(a Candida)
BARONE (Ecco questi sono que' dottoramenti ch'io non posso soffrire).
CRESPINO (Povera Giannina! Quando sarà mia moglie, quel galeotto non la tormenterà più).
(lavorando)
CORONATO (Sì la voglio sposare se non fosse che per levarla da suo fratello).
EVARISTO Ebbene signor Barone volete che andiamo? (accostandosi a lui)
BARONE Per dirvi la verità, questa mattina non mi sento in voglia d'andar alla caccia.
Sono stanco di ieri...
EVARISTO Fate come vi piace.
Mi permetterete che ci vada io?
BARONE Accomodatevi.
(Tanto meglio per me.
Avrò comodo di tentare la mia sorte colla signora Candida).
EVARISTO Moracchio.
MORACCHIO Signore.
EVARISTO Il cane ha mangiato?
MORACCHIO Signor sì.
EVARISTO Prendete lo schioppo, e andiamo.
MORACCHIO Vado a prenderlo subito.
Tieni.
(a Giannina)
GIANNINA Cosa ho da tenere?
MORACCHIO Tieni questo cane fin che ritorno.
GIANNINA Date qui mala grazia.
(prende il cane e lo carezza; Moracchio va in casa)
CORONATO (È proprio una giovane di buon cuore.
Non vedo l'ora ch'ella divenga mia).
CRESPINO (Che bella grazia che ha a far carezze! Se le fa ad un cane tanto più le farà ad un marito).
BARONE Scavezzo.
SCAVEZZO Signore.
(si avanza)
BARONE Prendete questo schioppo e portatelo nella mia camera.
SCAVEZZO Sì, signore.
(Questo almeno è ricco e generoso.
Altro che quello spiantato del Conte!) (porta lo schioppo nell'osteria)
EVARISTO Pensate voi di restar qui per oggi? (al Barone)
BARONE Sì, mi riposerò all'osteria.
EVARISTO Fate preparare che verrò a pranzo con voi.
BARONE Ben volentieri, vi aspetto.
Signore a buon riverirle.
(alle signore) (Partirò per non dar sospetto).
Vado nella mia camera, ed oggi preparate per due.
(a Coronato, ed entra)
CORONATO S'accomodi, sarà servita.
SCENA SECONDA
MORACCHIO, EVARISTO e dette
MORACCHIO (collo schioppo esce di casa, e si fa dare il cane da Giannina) Eccomi, signore sono con lei.
(ad Evaristo)
EVARISTO Andiamo.
(a Moracchio) Signore mie, se me lo permettono vado a divertirmi un poco collo schioppetto.
(verso le due signore, e prende lo schioppo)
GELTRUDA S'accomodi, e si diverta bene.
CANDIDA L'auguro buona preda, e buona fortuna.
EVARISTO Son sicuro d'essere fortunato, se sono favorito da' suoi auspizi.
(a Candida, e va accomodando lo schioppo e gli attrezzi di caccia)
CANDIDA (Veramente è gentile il signor Evaristo!) (a Geltruda)
GELTRUDA (Sì è vero.
È gentile e compito.
Ma nipote mia non vi fidate, di chi non conoscete perfettamente).
CANDIDA (Per che cosa dite questo signora zia?)
GELTRUDA (Perché da qualche tempo ho ragione di dirlo).
CANDIDA (Io non credo di poter esser condannata...)
GELTRUDA (No non mi lamento di voi, ma vi prevengo perché vi conserviate sempre così).
CANDIDA (Ah, è tardo il suo avvertimento.
Sono innamorata quanto mai posso essere).
EVARISTO Oh tutto è all'ordine: andiamo.
(a Moracchio) Nuovamente servitor umilissimo di lor signore.
(saluta le due signore in atto di partire)
GELTRUDA Serva.
(s'alza per fargli riverenza)
CANDIDA Serva umilissima.
(s'alza ancor ella, urta, ed il ventaglio va in istrada)
EVARISTO Oh! (raccoglie il ventaglio)
CANDIDA Niente, niente.
GELTRUDA La non s'incomodi.
EVARISTO Il ventaglio è rotto, me ne dispiace infinitamente.
CANDIDA Eh non importa, è un ventaglio vecchio.
EVARISTO Ma io sono la cagione ch'è rotto.
GELTRUDA Non si metta in pena di ciò.
EVARISTO Permettano ch'abbia l'onore...
(vorrebbe portarlo in casa)
GELTRUDA La non s'incomodi.
Lo dia al servo Tognino.
(chiama)
TOGNINO Signora.
(a Geltruda)
GELTRUDA Prendete quel ventaglio.
TOGNINO Favorisca.
(lo dimanda ad Evaristo)
EVARISTO Quando non mi vonno permettere...
tenete...
(dà il ventaglio a Tognino, che lo prende e va dentro)
CANDIDA Guardate quanta pena si prende, perché si è rotto il ventaglio! (a Geltruda)
GELTRUDA Un uomo pulito, non può agir altrimenti.
(Lo conosco che c'entra della passione).
SCENA TERZA
Tognino sulla terrazza dà il ventaglio alle donne; esse lo guardano e l'accomodano.
EVARISTO, SUSANNA, e detti
EVARISTO (Mi spiace infinitamente che quel ventaglio si sia rotto per causa mia; ma vo' tentare di rimediarvi).
Signora Susanna.
(piano alla stessa)
SUSANNA Signore.
EVARISTO Vorrei parlarvi.
Entriamo in bottega.
SUSANNA Resti servita.
S'accomodi.
(s'alza)
EVARISTO Moracchio.
MORACCHIO Signore.
EVARISTO Andate innanzi.
Aspettatemi all'entrata del bosco, ch'or ora vengo.
(entra con Susanna)
MORACCHIO Se perde il tempo così prenderemo delle zucche, e non del selvatico.
(via col cane)
GIANNINA Manco male che mio fratello è partito.
Non vedo l'ora di poter dire due parole a Crespino; ma non vorrei che ci fosse quel diavolo di Coronato.
Mi perseguita, e non lo posso soffrire.(da sé, filando)
CONTE Oh oh bella, bellissima.
(leggendo) Signora Geltruda.
CRESPINO Cosa ha trovato di bello signor Conte?
CONTE Eh cosa c'entrate voi? Cosa sapete voi che siete un ignorantaccio?
CRESPINO (Ci scometto che ne so più di lei).
(batte forte sulla forma)
GELTRUDA Che mi comanda il signor Conte?
CONTE Voi che siete una donna di spirito, se sentiste quello, ch'io leggo presentemente è un capo d'opera.
GELTRUDA È qualche istoria?
CONTE Eh! (con sprezzatura)
GELTRUDA Qualche trattato di filosofia?
CONTE Oh! (come sopra)
GELTRUDA Qualche bel pezzo di poesia?
CONTE No.
...
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