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CONVIVIO, di Dante Alighieri - pagina 1
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CONVIVIO
grazie pelagus
E IL TERZO?
il secondo dove sta???
TRATTATO PRIMO.
quali sono le mense di cui parla dante?
CAPITOLO I.
1.
PORCODIOOOOOOOOOOOOOOOO
come dice il filosofo greco Aristotele tutti gli uomini per natura desiderano sapere
fa schifo..................................................................................................
così come dice il filosofo (riferimento a socrate)al riguardo della \"prima filosofia\", tutti gli uomini desiderano in primo luogo sapere.
infatti sono d'accordo con gli altri...servirebbe un'analisi del testo...il testo originale ce l'ho anke io!!!!!!idioti!!!!
l'opera completa è utile ma a noi serve qualcosa d più specifico come ad esempio la metafora del primo capitolo che consiste nella spiegazione del nutrimento
ggg g ggfgg ff
volevo scrivere maledetti PEZZI di merda
ma maledetti oezzi di merda!! allora questa parafrasi?? e l'analisi??
ma andate tutti a cagare...a me non serve il convivio, mi serve una parafrasi oppure una spiegazione, un'analisi del testo...insomma qualcosa che non sia questo...
servirebbe molto anche a me
servirebbe molto anche a me
si tutti desiderano sapere!!!ma la cosa che più desidererei sapere è l'analisi del testo del convivio che non si trova da nessuna parte...per capire cosa c'è scritto...GRAZIE!!la spiegazione delle opere è fondamentale x studiare!!!!!!
Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere.
nessuno è down o stupido o cieco xkè nn c'è nessuno ke vi fa la parafrasi dell intero convivio! ki l ha già fatto lo scrive!così funziona questo sito!
la ragione di chi può essere ed è in ogni cosa,dalla provvidenza della propria natura \"impinta\" è dipendente la propria perfezione;nonostantela scienza è l ultima perfezione della nostra anima nella quale la nostra felicità deve sperare,ttt al suo
Una piccole parafrasi per noi studenti in crisi no eh?? Uffa!!
la parafrasiiiiiiii!!!!!
yessssssssss
ciao dsfdgsdgsgsgsdfhhsddg
serve l'analisiiiiiiiiiiii
dante è UNICOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO prrrrrrrrrrrr
NO NON è UNO SCHERZO!!!!!!!!!!!!!! O SI? IHIHHI
COMUNQUE NON è SOCRATEEEEEEE è ARISTOTELEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!! 'GNURANT! IHIHI SCHERZETTO!
una parafrasi????????
La ragione di che puote essere ed è che ciascuna cosa, da providenza di propria natura impinta è inclinabile a la sua propria perfezione; onde, acciò che la scienza è ultima perfezione de la nostra anima, ne la quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti.
2.
sisi prp cosi...prrrrrrrrrrrrrrrr
ciao aristotele
l'incipit è veramente della metafisica di aristotele dante non sbaglia!
sto dante per me o nn aveva un caspio da fare...o si era fumato una canna tanto grande da scrivere qst coso illeggibile....
Le ragioni per il quale molti sono privati di tale dote[sapere] sono molteplici, le stesse ragioni[che rpovengono da se stesso o da eventi esterni] che lo spingono a non entrare nella scienza...
Veramente da questa nobilissima perfezione molti sono privati per diverse cagioni, che dentro a l'uomo e di fuori da esso lui rimovono da l'abito di scienza.
3.
bello veramente
non vorrei deludere l'amico,che ha scritto che dante si riferisce a Socrate.Dante si riferisce al filosofo per antonomasia:Aristotele,infatti Dante riprende il suo insegnamento \"l'uomo ha il natural desiderio del sapere\"
Dentro da l'uomo possono essere due difetti e impedi[men]ti: l'uno da la parte del corpo, l'altro da la parte de l'anima.
UN SOLO GRIDO... DANTE MERDAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
Anche voi siete sordi,muti e pure ciechi! ci serve l'analisi non il testo originale!
fa skifo
ssssssssssttttttttttrrrrrrrrrroooooooooonnnnnnnnnnzzzzzzzzzziiiiiiiiii
Da la parte del corpo è quando le parti sono indebitamente disposte, sì che nulla ricevere può, sì come sono sordi e muti e loro simili.
Da la parte de l'anima è quando la malizia vince in essa, sì che si fa seguitatrice di viziose delettazioni, ne le quali riceve tanto inganno che per quelle ogni cosa tiene a vile.
4.
w lA TOPA SEMPRE E COMUNQUE
Di fuori da l'uomo possono essere similemente due cagioni intese, l'una de le quali è induttrice di necessitade, l'altra di pigrizia.
ke cagata cazzo
senza parole
La prima è la cura familiare e civile, la quale convenevolmente a sè tiene de li uomini lo maggior numero, sì che in ozio di speculazione esser non possono.
L'altra è lo difetto del luogo dove la persona è nata e nutrita, che tal ora sarà da ogni Studio non solamente privato, ma da gente studiosa lontano.
5.
Le due di queste cagioni, cioè la prima da la parte [di dentro e la prima da la parte] di fuori, non sono da vituperare, ma da escusare e di perdono degne; le due altre, avvegna che l'una più, sono degne di biasimo e d'abominazione.
6.
invece di bestemmiare impara a cercare pirla
PORCODIOOOOOOOOOOOOO
ma che cazzo io volgio il riassunto e nn il testo originale....
chdhgsxfsyhtifvhdcy
Manifestamente adunque può vedere chi bene considera, che pochi rimangono quelli che a l'abito da tutti desiderato possano pervenire, e innumerabili quasi sono li 'mpediti che di questo cibo sempre vivono affamati.
7.
Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli si manuca! e miseri quelli che con le pecore hanno comune cibo! 8.
ma sto coriò nn poteva strozzarsi col cordone ombelicale?
ma sto coriò nn poteva strozzarsi col cordone ombelicale?
prrrrrrrrrrrrrrr.
io sono i boss e non mi abbasso a dante
io sono i boss e non mi abbasso a dante
io sono i boss non c sono persone al mio livello
sono pienamente daccordo.
MAGARI FOSSE VERAMENTE COSì
Ma però che ciascuno uomo a ciascuno uomo naturalmente è amico, e ciascuno amico si duole del difetto di colui ch'elli ama, coloro che a così alta mensa sono cibati non sanza misericordia sono inver di quelli che in bestiale pastura veggiono erba e ghiande sen gire mangiando.
9.
E acciò che misericordia è madre di beneficio, sempre liberalmente coloro che sanno porgono de la loro buona ricchezza a li veri poveri, e sono quasi fonte vivo, de la cui acqua si refrigera la naturale sete che di sopra è nominata.
10.
uffi, nn capisco
vaffanculo.. il testo è già presente sul testo.. servirebbe una parafrasi o un' analisi.. un riassunto!!!!!!!!!!! nn siete di aiuto..
ma alla i fine in breve proprio sinteticamente sinteticamente in due paroline proprio semplici semplici sto convivio di cosa cazzo parla???!!!
E io adunque, che non seggio a la beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a' piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m'ho lasciati, per la dolcezza ch'io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata, la quale a li occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata; e in ciò li ho fatti maggiormente vogliosi.
11.
cosa vuol direee?????
Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch'i' ho loro mostrato, e di quello pane ch'è mestiere a così fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe esser mangiata.
12.
E questo [è quello] convivio, di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere ministrata.
E però ad esso non s'assetti alcuno male de' suoi organi disposto, però che nè denti nè lingua ha nè palato; nè alcuno settatore di vizii, perchè lo stomaco suo è pieno d'omori venenosi contrarii, sì che mai vivanda non terrebbe.
13.
ma dov'è il pianeta mercurio
Ma vegna qua qualunque è [per cura] familiare o civile ne la umana fame rimaso, e ad una mensa con li altri simili impediti s'assetti; e a li loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni di più alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane, che la far[à] loro e gustare e patire.
14.
La vivanda di questo convivio sarà di quattordici maniere ordinata, cioè quattordici canzoni sì d'amor come di vertù materiate, le quali sanza lo presente pane aveano d'alcuna oscuritade ombra, sì che a molti loro bellezza più che loro bontade era in grado.
15.
Ma questo pane, cioè la presente disposizione, sarà la luce la quale ogni colore di loro sentenza farà parvente.
16.
ke significa????????????????
alice ti amo tantissimo
mauro e uno stronzo
mi fate cagare il cazzo
2 palle sta robba
doooooooooooooooooooooveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee kkaaaaaaaaaaaaaaaaaaaazzzzzzzzzzzzzoooooooooooooo èèèèèèèèèèèèèèèè illllllllll rrrrrrrrrrrrriiiiiiiiiiiiaaaaassssssssuuuuuuunnnttttttooooooooo diiiiiiiiiiiiii ssssssstttttttttttaaaaaa merdaaaa
efWQF<fcCFadcADSDsddD
troieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
PENSO CHE SIA BELLO
che belle frasi!!! blah...
Chi dice terrone è impotente.
ma sparati cretino di reggio insieme a tutti i terroni
ciao a tutti sono di reggio e dddue ppiù ddue fa ventidddue
E se ne la presente opera, la quale è Convivio nominata e vo' che sia, più virilmente si trattasse che ne la Vita Nuova, non intendo però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa quella; veggendo sì come ragionevolmente quella fervida e passionata, questa temperata e virile esser conviene.
17.
sono a pezzi, anzi a pezzettini.............................................non riesco..no..non ci riuscirò, ma sì ci devo riuscire, perchè....perchè??CHI ME LO FA Fà!!!!la vita, banalizzata, il mondo il mondo il mondo....voglio un mondo a modo mio
bravo... e che centra??
Chè altro si conviene e dire e operare ad una etade che ad altra; perchè certi costumi sono idonei e laudabili ad una etade che sono sconci e biasimevoli ad altra, sì come di sotto, nel quarto trattato di questo libro, sarà propria ragione mostrata.
E io in quella dinanzi, a l'entrata de la mia gioventute parlai, e in questa dipoi, quella già trapassata.
18.
ma andate a cagare buca fighe a tradimento
E con ciò sia cosa che la vera intenzione mia fosse altra che quella che di fuori mostrano le canzoni predette, per allegorica esposizione quelle intendo mostrare, appresso la litterale istoria ragionata; sì che l'una ragione e l'altra darà sapore a coloro che a questa cena sono convitati.
19.
piuttosto ke litigare su una opera del genere fatelo da qualke altra parte...falliti...cmq dante è tr tr toko...ma a me serve ...voi che 'ntendendo il terzo ciel movete..marta
ma questi dei commenti sono pazzi!
ti faccio sentire io qualcosa di divino il mio cazzo nel tuo fetillo(ano)bucaiolo succhia pene mosci
sei proprio un cojone idiota mo ti faccio vedere io come ci si comporta macho
io giulia te lo spaccherei nel culo e poi vediamo cosa è più bello
E' difficile comprendere questo tempo,ma penso che tutti ci possano riuscire con l'aiuto della volontà e della dedizione! ...io lo trovo un testo...bellissimo!!! Giulia
Li quali priego tutti che se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene a la sua grida, che non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni difetto; però che la mia voglia di compita e cara liberalitate è qui seguace.
CAPITOLO II.
1.
Nel cominciamento di ciascuno bene ordinato convivio sogliono li sergenti prendere lo pane apposito, e quello purgare da ogni macula.
Per che io, che ne la presente scrittura tengo luogo di quelli, da due macule mondare intendo primieramente questa esposizione, che per pane si conta nel mio corredo.
2.
L'una, è che parlare alcuno di se medesimo pare non licito; l'altra è, che parlare in esponendo troppo a fondo pare non ragionevole: e lo illicito e 'l non ragionevole lo coltello del mio giudicio purga in questa forma.
3.
Non si concede per li retorici alcuno di se medesimo sanza necessaria cagione parlare, e da ciò è l'uomo rimosso, perchè parlare d'alcuno non si può che il parladore non lodi o non biasimi quelli di cui elli parla; le quali due cagioni rusticamente stanno, a far [dire] di sè, ne la bocca di ciascuno.
4.
E' giusto...ROCK!
kkjlj.bbbbgbfvdfdddddddddsfdsxssssssssssssssssssssssssssssssssgtf
E per levare un dubbio che qui surge, dico che peggio sta biasimare che lodare, avvegna che l'uno e l'altro non sia da fare.
La ragione è che qualunque cosa è per sè da biasimare, è più laida che quella che è per accidente.
5.
Dispregiar se medesimo è per sè biasimevole, però che a l'amico dee l'uomo lo suo difetto contare strettamente, e nullo è più amico che l'uomo a sè; onde ne la camera de' suoi pensieri se medesimo riprender dee e piangere li suoi difetti, e non palese.
6.
Ancora: del non potere e del non sapere ben sè menare le più volte non è l'uomo vituperato, ma del non volere è sempre, perchè nel volere e nel non volere nostro si giudica la malizia e la bontade; e però chi biasima se medesimo appruova sè conoscere lo suo difetto, appruova sè non essere buono: per che, per sè, è da lasciare di parlare sè biasimando.
Ancora: del non potere e del non sapere ben sè menare le più volte non è l'uomo vituperato, ma del non volere è sempre, perchè nel volere e nel non volere nostro si giudica la malizia e la bontade; e però chi biasima se medesimo appruova sè conoscere lo suo difetto, appruova sè non essere buono: per che, per sè, è da lasciare di parlare sè biasimando.
7.
Lodare sè è da fuggire sì come male per accidente, in quanto lodare non si può, che quella loda non sia maggiormente vituperio.
È loda ne la punta de le parole, è vituperio chi cerca loro nel ventre: chè le parole sono fatte per mostrare quello che non si sa, onde chi loda sè mostra che non creda essere buono tenuto; che non li incontra sanza maliziata conscienza, la quale, sè lodando, discuopre e, discoprendo, si biasima.
8.
E ancora la propria loda e lo proprio biasimo è da fuggire per una ragione igualmente, sì come falsa testimonianza fare; però che non è uomo che sia di sè vero e giusto misuratore, tanto la propria caritate ne 'nganna.
9.
la delzotto e una puttana bastarda
imho è gay xD
Onde avviene che ciascuno ha nel suo giudicio le misure del falso mercatante, che compera con l'una e vende con l'altra; e ciascuno con ampia misura cerca lo suo mal fare e con piccola cerca lo bene; sì che 'l numero e la quantità e 'l peso del bene li pare più che se con giusta misura fosse saggiato, e quello del male meno.
10.
Per che, parlando di sè con loda o col contrario, o dice falso per rispetto a la cosa di che parla; o dice falso per rispetto a la sua sentenza, c'ha l'una e l'altra falsitate.
11.
E però, con ciò sia cosa che lo consentire è uno confessare, villania fa chi loda o chi biasima dinanzi al viso alcuno, perchè nè consentire nè negare puote lo così estimato sanza cadere in colpa di lodarsi o di biasimare: salva qui la via de la debita correzione, che essere non può sanza improperio del fallo che correggere s'intende; e salva la via del debito onorare e magnificare, la quale passar non si può sanza far menzione de l'opere virtuose, o de le dignitadi virtuosamente acquistate.
E però, con ciò sia cosa che lo consentire è uno confessare, villania fa chi loda o chi biasima dinanzi al viso alcuno, perchè nè consentire nè negare puote lo così estimato sanza cadere in colpa di lodarsi o di biasimare: salva qui la via de la debita correzione, che essere non può sanza improperio del fallo che correggere s'intende; e salva la via del debito onorare e magnificare, la quale passar non si può sanza far menzione de l'opere virtuose, o de le dignitadi virtuosamente acquistate.
12.
Veramente, al principale intendimento tornando, dico, come è toccato di sopra, per necessarie cagioni lo parlare di sè è conceduto: e intra l'altre necessarie cagioni due sono più manifeste.
13.
L'una è quando sanza ragionare di sè grande infamia o pericolo non si può cessare; e allora si concede, per la ragione che de li due sentieri prendere lo men reo è quasi prendere un buono.
E questa necessitate mosse Boezio di se medesimo a parlare, acciò che sotto pretesto di consolazione escusasse la perpetuale infamia del suo essilio, mostrando quello essere ingiusto, poi che altro escusatore non si levava.
14.
L'altra è quando, per ragionare di sè, grandissima utilitade ne segue altrui per via di dottrina; e questa ragione mosse Agustino ne le sue Confessioni a parlare di sè, chè per lo processo de la sua vita, lo quale fu di [non] buono in buono, e di buono in migliore, e di migliore in ottimo, ne diede essemplo e dottrina, la quale per sì vero testimonio ricevere non si potea.
15.
Per che se l'una e l'altra di queste ragioni mi scusa, sufficientemente lo pane del mio formento è purgato de la prima sua macula.
Movemi timore d'infamia, e movemi desiderio di dottrina dare la quale altri veramente dare non può.
16.
Temo la infamia di tanta passione avere seguita, quanta concepe chi legge le sopra nominate canzoni in me avere segnoreggiata; la quale infamia si cessa, per lo presente di me parlare, interamente, lo quale mostra che non passione ma vertù sia stata la movente cagione.
17.
Intendo anche mostrare la vera sentenza di quelle, che per alcuno vedere non si può s'io non la conto, perchè è nascosa sotto figura d'allegoria: e questo non solamente darà diletto buono a udire, ma sottile ammaestramento e a così parlare e a così intendere l'altrui scritture.
CAPITOLO III.
1.
Degna di molta riprensione è quella cosa che, ordinata a torre alcuno difetto, per se medesima quello induce; sì come quelli che fosse mandato a partire una rissa e, prima che partisse quella, ne iniziasse un'altra.
2.
E però che lo mio pane è purgato da una parte, convienlomi purgare da l'altra, per fuggire questa riprensione, che lo mio scritto, che quasi comento dir si può, è ordinato a levar lo difetto de le canzoni sopra dette, ed esso per sè fia forse in parte alcuna un poco duro.
La qual durezza, per fuggir maggiore difetto, non per ignoranza, è qui pensata.
3.
lekka kazziiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
nnnnnnnnnnnnn
CIAOùaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Ahi, piaciuto fosse al dispensatore de l'universo che la cagione de la mia scusa mai non fosse stata! chè nè altri contra me avria fallato, nè io sofferto avria pena ingiustamente, pena, dico, d'essilio e di povertate.
4.
grande danteeeeeeeeeeeee!
Poi che fu piacere de li cittadini de la bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gittarmi fuori del suo dolce seno - nel quale nato e nutrito fui in fino al colmo de la vita mia, e nel quale, con buona pace di quella, desidero con tutto lo cuore di riposare l'animo stancato e terminare lo tempo che m'è dato -, per le parti quasi tutte a le quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando contra mia voglia la piaga de la fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata.
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