[Pagina precedente]...egl'individui che nei popoli, l'impedirne il progresso. Gl'individui e le nazioni d'Europa e di una gran parte del mondo, hanno da tempo incalcolabile l'animo sviluppato. Ridurli allo stato primitivo e selvaggio è impossibile. Intanto dallo [4187]sviluppo e dalla vita del loro animo, segue una maggior sensibilità , quindi un maggior sentimento della suddetta tendenza, quindi maggiore infelicità . Resta un solo rimedio: La distrazione. Questa consiste nella maggior somma possibile di attività , di azione, che occupi e riempia le sviluppate facoltà e la vita dell'animo. Per tal modo il sentimento della detta tendenza sarà o interrotto, o quasi oscurato, confuso, coperta e soffocata la sua voce, ecclissato. Il rimedio è ben lungi dall'equivalere allo stato primitivo, ma i suoi effetti sono il meglio che resti, lo stato che esso produce è il miglior possibile, da che l'uomo è incivilito. - Questo delle nazioni. Degl'individui similmente. P.e. il più felice italiano è quello che per natura e per abito è più stupido, meno sensibile, di animo più morto. Ma un italiano che o per natura o per abito abbia l'animo vivo, non può in modo alcuno acquistare o ricuperare la insensibilità . Per tanto io lo consiglio di occupare quanto può più la sua sensibilità . - Da questo discorso segue che il mio sistema, in vece di esser contrario all'attività , allo spirito di energia che ora domina una gran parte di Europa, agli sforzi diretti a far progredire la civilizzazione in modo da render le nazioni e gli uomini sempre più attivi e più occupati, gli è anzi direttamente e fondamentalmente favorevole (quanto al principio, dico, di attività e quanto alla civilizzazione considerata come aumentatrice di occupazione, di movimento, di vita reale, di azione, e somministratrice dei mezzi analoghi), non ostante e nel tempo stesso che esso sistema considera lo stato selvaggio, l'animo il meno sviluppato, il meno sensibile, il meno attivo, come la miglior condizione possibile [4188]per la felicità umana.
(Bologna 13. Luglio 1826.)
Tabacco. Sua utilità . Suoi piaceri: più innocenti di tutti gli altri al corpo e all'animo; meno vergognosi a confessarsi, immuni dal lato dell'opinione; più facili a conseguirsi, di poco prezzo e adattati a tutte le fortune; più durevoli, più replicabili.
(Bologna 13. Lug. 1826.)
Ser-g-ius - Ser-v-ius.
Smiris - smeriglio.
Lampare-lampeggiare. Volgere-voltare-volteggiare, voltiger.
Avvolticchiare. Smiracchiare. V. Monti Proposta p. XXXIV. v. not.
Malastroso, cioè infelice, per ribaldo. V. Monti Proposta t.6. p. XLIX. not.
Caro Eneide l.4. v.452. E più non disse, Nè più (nè altra, cioè nè alcuna) risposta attese; anzi dicendo, Uscìo d'umana forma e dileguossi.
(Bologna. 15. Luglio. 1826.)
Propterea dicebat Bion ?? ??????? ????? ???? ??????? ????????, ?? ?? ????????? ????????? ? ??????: non posse aliquem vulgo omnibus placere, nisi placenta fieret aut vinum Thasium. Casaub. ad Athenae. l.3. c.29.
(Bologna. 17. Luglio. 1826.)
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V. ??????? e suoi composti usati per biasimare, sparlare ec. ap. Casaub. ad Athenae. l.3. c.32. modo analogo al nostro lavare il capo ec.
(Bologna. 20 Luglio. 1826.)
Tero-tritum-tritare-stritolare, triturare.
Sclamare-schiamazzare.
E ciò che forse potrebbe sorprendere si è che l'insalubrità dell'aria è quasi sempre sicuro indizio di straordinaria fertilità del suolo. Gioia, [4189]Filosofia della statistica, Milano 1826. tom.1. ap. l'Antologia di Fir. Giugno 1826. N.66. p.84. Narra (il Gioia) dell'Harmattan, vento soffiante sopra una parte della costa d'Affrica fra il capo Verde e il capo Lopez, pestifero a' vegetabili e saluberrimo agli animali. Quelli che sono travagliati dal flusso di ventre, dalle febbri intermittenti, guariscono al soffio dell'Harmattan. Quelli le cui forze furono esauste da eccessive cavate di sangue, ricuperano le loro forze a dispetto e con grande sorpresa del medico. Questo vento discaccia le epidemie, fa sparire il vaiuolo affatto, e non si riesce a comunicarne il contagio neanche col soccorso dell'arte. Tanto è vero che ciò che nuoce alla vita vegetativa è utilissimo alla vita animale, ed all'opposto. (Journal des voyages t.19, p.111.) Ivi, p.85. Questa opposizione tra due regni così analoghi, così vicini, anzi prossimi, nell'ordine naturale; e così necessarii reciprocamente; così inevitabilmente, per dir così, conviventi; è una nuova prova della somma provvidenza, bontà , benevolenza della Natura verso i suoi parti.
(28. Luglio. 1826. Bologna.)
Nominiamo francamente tutto giorno le leggi della natura (anche per rigettare come impossibile questo o quel fatto) quasi che noi conoscessimo della natura altro che fatti, e pochi fatti. Le pretese leggi della natura non sono altro che i fatti che noi conosciamo. - Oggi, con molta ragione, i veri filosofi, all'udir fatti incredibili, sospendono il loro giudizio, senza osar di pronunziare della loro impossibilità . Così accade p.e. nel Mesmerismo, che tempo addietro, ogni filosofo avrebbe rigettato come assurdo, senz'altro esame, come contrario alle leggi della natura. Oggi si sa abbastanza generalmente che le leggi della natura non si sanno. Tanto è vero che il progresso [4190]dello spirito umano consiste, o certo ha consistito finora, non nell'imparare ma nel disimparare principalmente, nel conoscere sempre più di non conoscere, nell'avvedersi di saper sempre meno, nel diminuire il numero delle cognizioni, ristringere l'ampiezza della scienza umana. Questo è veramente lo spirito e la sostanza principale dei nostri progressi dal 1700 in qua, benchè non tutti, anzi non molti, se ne avveggano.
(Bologna. 28. Luglio. 1826.)
Insatiatus per insatiabilis. Stazio Thebaid. l.6. nel luogo cit. alla nota 7. del mio Inno a Nettuno.
Smerletto, diminutivo positivato di smerlo o forse di merlo. Folgore da S. Geminiano, Corona 1. di Sonetti, Sonetto di Settembre, v.2. nei Poeti del primo secolo della lingua italiana, Firenze 1816. ap. il Monti, Proposta, vol. ult. p. CXCIX.
(Bologna 31. Luglio. 1826.)
Concordanza delle antiche filosofie pratiche (anche discordi) nella mia; p.e. della Socratica primitiva, della cirenaica, della stoica, della cinica, oltre l'accademica e la scettica ec.
(Bologna 1. Agosto, Giorno del Perdono. 1826.)
Offensus per qui offendit neutro. V. Catullo l.1. eleg.3. v.20.- e Forcell. Similmente inoffensus, come inoffenso pede ec.
Le destina, plur. V. Monti Proposta vol. ult. p. CCXIV. col.2. lin.3.
Alla p.4164. capoverso 3. Luogo notabile di Fazio degli Uberti presso il Monti loc. cit. qui sopra, p. CCXVII. col.2. lin.6. Che mi vendrei se fosse chi comprare, cioè chi mi comperasse. Parla Roma, che riferisce il detto di Giugurta sopra di lei: urbem venalem, et mature perituram si emptorem invenerit. (Bologna 13. Agosto. 1826. Domenica; tornato questa mattina or ora da Ravenna.).
??? ??????? intanto. Vetus argument. Ranarum Aristophanis, circa medium, et Argument. Pacis Aristophan.
???????? per potius, come noi prima, anzi, innanzi ec. Aristophan. Nub. v.24. (Act.1. sc.1.). Dio Chrysost. Orat. 1. de Regno, init., p.2. A. ed. Lutet. 1604. Morell.
[4191]??? ?????? ????????? ??? ????? ? ????? (?????? ??? ???????????, ???? ?????????? ???? ???????? ???? ???? ???????), ???????? ??? ??? ?????? ??????????????? ?????? ??? ???? ???? ?????? ?? ??????? ?????? ????????. Phot. Biblioth. Cod.209. ed. gr.-lat. 1611. col.533.
(Bologna. 18. Agosto. 1826.)
Tacheté, Marqueté. Déchiqueter.
Immotus, immoto ec. per immobile.
Altro è che una lingua sia pieghevole, adattabile, duttile; altro ch'ella sia molle come una pasta. Quello è un pregio, questo non può essere senza informità , voglio dire, senza che la lingua manchi di una forma e di un carattere determinato, di compimento, di perfezione. Questa informe mollezza pare che si debba necessariamente attribuire alla presente lingua tedesca, se è vero, come per modo di elogio predicano gli alemanni, che ella possa nelle traduzioni prendere tutte le possibili forme delle lingue e degli autori i più disparati tra se, senza ricevere alcuna violenza. Ciò vuol dire ch'ella è una pasta informe e senza consistenza alcuna; per conseguente, priva di tutte le bellezze e di tutti i pregi che risultano dalla determinata proprietà , e dall'indole e forma compiuta, naturale, nativa, caratteristica di una lingua. La pieghevolezza, la duttilità , la elasticità (per così dire), non escludono nè la forma determinata e compiuta nè la consistenza; ma certo non ammettono i vantati miracoli delle traduzioni tedesche. La lingua italiana possiede questa pieghevolezza in sommo grado fra le moderne colte. La greca non possedeva quella vantata facoltà della tedesca.
(Bologna 26. Agosto. 1826.)
Felicità non è altro che contentezza del proprio essere e del proprio modo di essere, soddisfazione, amore perfetto del proprio stato, qualunque del resto esso stato si sia, e fosse pur anco il più spregevole. Ora da questa [4192]sola definizione si può comprendere che la felicità è di sua natura impossibile in un ente che ami se stesso sopra ogni cosa, quali sono per natura tutti i viventi, soli capaci d'altronde di felicità . Un amor di se stesso che non può cessare e che non ha limiti, è incompatibile colla contentezza, colla soddisfazione. Qualunque sia il bene di cui goda un vivente, egli si desidererà sempre un ben maggiore, perchè il suo amor proprio non cesserà , e perchè quel bene, per grande che sia, sarà sempre limitato, e il suo amor proprio non può aver limite. Per amabile che sia il vostro stato, voi amerete voi stesso più che esso stato, quindi voi desidererete uno stato migliore. Quindi non sarete mai contento, mai in uno stato di soddisfazione, di perfetto amore del vostro modo di essere, di perfetta compiacenza di esso. Quindi non sarete mai e non potete esser felice, (30. Agosto. 1826. Bologna.) nè in questo mondo, nè in un altro.
Il detto del Bayle, che la ragione è piuttosto uno strumento di distruzione che di costruzione, si applica molto bene, anzi ritorna a quello che mi par di avere osservato altrove, che il progresso dello spirito umano dal risorgimento in poi, e massime in questi ultimi tempi, è consistito, e consiste tutto giorno principalmente, non nella scoperta di verità positive, ma negative in sostanza; ossia, in altri termini, nel conoscere la falsità di quello che per lo passato, da più o men tempo addietro, si era tenuto per fermo, ovvero l'ignoranza di quello che si era creduto conoscere: benchè del resto, faute de bien observer ou raisonner, molte di siffatte scoperte negative, si abbiano per positive. E che gli antichi, in metafisica e in morale principalmente, ed anche in politica (uno de' cui più veri principii è quello di lasciar fare più che si può, libertà più che si può), erano o al pari, o più avanzati di noi, unicamente perchè ed in quanto anteriori alle pretese [4193]scoperte e cognizioni di verità positive, alle quali noi lentamente e a gran fatica, siamo venuti e veniamo di continuo rinunziando, e scoprendone, conoscendone la falsità , e persuadendocene, e promulgando tali nuove scoperte e popolarizzandole.
(Bologna 1. Settembre. 1826.)
???? ?? ????? (? ?????????) ??? ????? ?? ???? ??????????, ??? ?? ??? ?????? ????????? ??????? ????????????? ???? ??? ???. ec. Photius, Biblioth. cod.128. - Dare a vedere, dare a conoscere, ad intendere ec. V. p.4196. fin.
Alla p.4153. Questo passo di Agatarchide è un nuovo esempio di quello che la critica osserva o deve osservar nella storia, cioè che spessissimo la storia d'una nazione s'è appropriata i fatti, veri o finti, narrati dagli storici di un'altra. Tale è ancor quello di Suetonio, Octav. Caes. Augustus, cap.94. Auctor est Julius Marathus, ante paucos quam (Augustus) nasceretur menses, prodigium Romae factum publice, quo denuntiabatur regem populo romano naturam parturire; senatum exterritum censuisse ne quis illo anno genitus educaretur; eos q...
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