[Pagina precedente]...edo che suor Agata, la povera matta, sia stata la sola ad aver pietà di quella sventurata, perché non osò farle alcun male; la guardava con quei suoi occhi istupiditi, e si accosciava sul suolo accanto a lei, la toccava e la scuoteva come se avesse voluto rianimarla. Quando venne il medico, la trovò ancora in quello stato; allora ordinò che fosse trasportata all'infermeria, e siccome la reverenda madre superiora, nell'interesse della comunità , temeva qualche nuovo accesso, egli ci rassicurò dicendoci che sarebbe stato per poco.
Infatti non durò molto...
La povera malata rinvenne quando fu nell'infermeria. Non potrebbesi immaginare come spezzava il cuore con quel solo sguardo spaventato che fissava su di noi... poiché non poteva più muoversi, la poverina! le sue forze erano esaurite. Durò così tre giorni: tre giorni d'agonia. non si mosse, né parlò più. Rimase come l'avevano distesa sul letto, cogli occhi spalancati, tremando sempre, e un rantolo affannoso nella gola. Soltanto all'alba del terzo giorno mi fece capire cogli occhi che voleva le volgessi il capo verso la finestra, e quando vide il cielo, gli occhi le si riempirono di lagrime.
Povera suor Maria! Non era più che un cadavere. Gli occhi soli erano ancor vivi, erano i suoi begli occhi! Ella mi diceva tante cose guardandomi, e il dolore lacerava gli ultimi avanzi della sua misera vita. Quando le sollevai il capo mi guardò in un certo modo che mi strappò le lagrime. Volle alzare il braccio per gettarmelo al collo, ma non ebbe la forza e sospirò: allora io le presi la mano ed ella me la strinse, me la strinse come se mi parlasse.
Verso le dieci le recarono il S. Viatico. Si comunicò con una serenità , una fede tale che pareva che tutti i santi e gli angeli del paradiso facessero corona attorno al suo letto. Beata lei! Tutto il giorno poi rimase così, mentre le si recitavano le litanie. Quando il sole tramontò parve che provasse un nuovo affanno; le sue lagrime scorrevano così abbondanti che una delle converse si mosse a pietà e le asciugò il viso, ché la poveretta l'aveva tutto bagnato e non ci vedeva più. Poi agitò le labbra come se chiamasse; io mi chinai su di lei; fece uno sforzo per accostare il suo viso al mio, e mi sussurrò all'orecchio quel suo ultimo desiderio con uno stento affannoso che spezzava il cuore... Il rantolo la soffocava. Indovinai più che non mi dicesse. Corsi a prendere l'involto che mi avea designato, e allorché me lo vide fra le mani sorrise come sorridono gli angeli del paradiso... Quando il rantolo non la soffocava, diceva sempre: «Per lui! per lui!". Sarà stato delirio. Volle che le facessi veder tutto: i fogli, i capelli, il crocifisso, le foglie secche; le baciò, le baciò tanto, che una di quelle foglie l'ho tolta dalle sue labbra dopo morta.
Poi volse il capo dall'altra parte e sospirò lievemente... Parve che s'addormentasse... e si addormentò per sempre.
Povera suor Maria!
Però ella adesso è fra i beati e prega il Signore per noi miseri peccatori che abbiamo la debolezza di piangere la sua morte. Devo ancora aggiungere, a lode della madre abbadessa e di tutta la comunità , e a conforto di tutti coloro che l'amarono in vita, che le sue esequie furono commoventissime. Più di trenta messe furono celebrate a tutti gli altari della chiesa e al De-profundis ardevano più di cento candele. Mi raccomandi al Signore nelle sue orazioni, e mi creda con stima:
Sua devotissima serva
Suor Filomena