LETTERE A CENCIA 1, di Giuseppe Gioachino Belli - pagina 1
Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia
Vincenza Perozzi Roberti
Volume primo
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All'Ill.mo Sig.
P[adro]ne Col[endissi]mo
Sig.e Domenico Rutili
Macerata per Morrovalle
Roma, - 15 Gennaio 1823
Caro Rutili,
Sono veramente angustiato per questa sconcertata salute della cara Amica nostra Marchesina.
Ma saranno poi solo convulsioni come voi mi fate credere? Non sarò contento sino a che non la saprò perfettissimamente ristabilita.
Voi assistetela colla vostra naturale premura e fate le veci di quanto amerei di oprare io, ove le fossi dappresso.
Da lettere di Loreto odo il miglioramento notabile d'Ignazina.
Ciò mi fa piacere.
Io ancora sto meglio assai, ed oggi, con permissione del tempo meno perverso; sono uscito a passeggiare alcun poco.
Ho avuto insomma come sapete una costipazione per giunta alla derrata.
Godo siavi giunto il piego coll'accluso per la Marchesina.
Ignoro però come voi siate stato in tempo a spedire la vostra risposta a Macerata il dì 11, di quanti essa è data.
Avrete errato invece di dire 10.
- Questo plico spero vi sarà giunto gratis in virtù dell'Amministrazione.
Dopo avrete avute due altre mie lunghe alla 1a delle quali attendo risposta domani; siccome anziosamente [sic] l'aspetto anche dalla Marchesina di una mia scrittale contemporaneamente.
- Ho saputo da vari giorni la morte del bravo General Gaddi.
La immaginavo ancor prima di udirla, essendo mancato di una lettera che Egli mi doveva scrivere.
Era un caro uomo! - Vorrei pregarvi di un favore.
Il Generale Gaddi a Morro m'imprestò per leggere, una traduzione in ottave italiane della Henriade di Voltaire.
Questo libro era stato anche a lui imprestato non mi ricordo se dal S[igno]r Lazzarini o dal S[igno]r Liberati.
Dovendomi sovvenire del nome del traduttore, mi sembra averne confusa memoria.
Mi pare sia un certo Medini socio dell'Accademia di Modena, ma non potrei giurarci.
Se dal S[igno]r Lazzarini, o dal S[igno]r Liberati (potendo parlargli o scrivergli) mi ricavaste questa notizia ve ne sarei obligato.
In questo caso amerei sapere tutto l'intiero frontespizio dell'opera sino all'ultimo punto.
Perdonatemi.
Vi trascrivo qui sotto un paragrafo di lettera inviata a questo s[igno]r Lustrini dal sig[no]r Armillej di Fuligno, il quale mandò a Macerata il mio rotolo musica [sic] diretto alla Marchesina.
Al Signor Geminiano Lustrini
Direttore dell'ufficio de' corrieri
Roma
Fuligno, 11 Gennaio 1823
"Riguardo al rotoletto di musica, che pare si sia smarrito, il corriere Signore Sgariglia, che questa mattina ho fatto qui in posta chiamare espressamente, mi assicura che quel ministro postale di Macerata, a cui egli lo aveva consegnato, lo ha accertato di averlo passato al destinatario.
Affinché io però possa con più sicurezza spiegare come la cosa vada, sarà necessario che voi mi sappiate indicare il nome a cui il rotoletto era diretto; ed in qual giorno, e con qual corriere me lo avete mandato".
V[ostro]
(Armillej)
Questo è il paragrafo della lettera scritta dal ministro postale di Fuligno al Direttore dell'uficio de' Corrieri di questa Città di Roma.
Questo Signor Direttore me l'ha comunicata perché io gli fornissi que' lumi che in essa si chieggono.
Io gli ho risposto che il rotolo fu mandato a Fuligno nel giorno di sabato 30 novembre 1822: che il nome del Corriere conduttore sino a quella città poteva egli meglio di me indagarlo da' suoi registri; e che finalmente il rotolo portava il seguente indirizzo:
Alla Nobile e gentil donzella
Signora Marchesa Vincenza Roberti
(Fermo in posta) Macerata.
Oltrediciò il rotolo portava una piccola impronta in nero simile a quella di un contrassegno che la S[ignor]a Marchesina avrebbe mandato pel più sicuro ritiro al Signor Direttore di Macerata.
Caro Rutilj, fatemi il piacere di far copia di tutto il contenuto di sopra fra le due linee, cioè tanto il paragrafo Armillej quanto la mia giunta, e mandarla al Direttore di Macerata acclusa separatamente in altra vostra o alla Marchesina (per non far confusione di tante scritture in un sol foglio) e dire a questo Signor Direttore, che l'acclusa carta è una copia di lettera venuta di Roma dalla parte di chi mandò alla Marchesina il rotolo di musica: pregandolo finalmente di interrogare maturamente tutti gli impiegati del suo uficio per rilevare lo equivoco.
Mi darei il capo al muro per questa perdita inesplicabile.
Vi era della musica veramente bella; ed alcuni pezzi di Parigi che non posso rimpiazzare nemmeno.
Addio.
Riveritemi tutti, e credetemi
Il vostro G.
Belli
Ho incontrato oggi per Roma il S[igno]r Adone Palmieri.
Mi ha detto essere qui venuto da non molto, ed uscire oggi per la prima volta dopo una fiera malattia sofferta.
Il Padre spaventato da questa sua infermità è corso qui per le poste ed ancora vi dimora.
Vogliono visitarmi.
Io però ho dimandato il loro indirizzo per prevenirli, se mi sarà possibile.
Non so se la Marchesina sapeva questo viaggio del dottore.
Se no, non le sarà discaro, che io pel vostro mezzo la istruisca di cosa appartenente ad un amico comune.
Oltre la vostra carissima ricevei anche le poche linee della Marchesina.
La partecipazione ad essa di questa mia potrà servirle di risposta.
Salutatemela come io posso desiderare.
* * *
All'Ill.mo S[ignor]e P[adro]ne Col[endissi]mo
Sig.
Giuseppe Meconi
Macerata
per Morrovalle.
[Di mano della Roberti]
Doxio fu il primo,
che fabricò con bitu-
me prendendo esempio
dalle rondini.
Plinio libro 7
In seguito poi Eurialo e Iperbio
le tegole furono poi inventate
da Cinira di Cipro.
Pausania
Di Roma, 8 Dicembre 1824
Mio caro Amico,
Uno de' più aggradevoli piaceri può nella vita arrivarmi nella memoria e nelle lettere degli amici lontani, di quelli, intendo, le cui qualità m'impegnarono a riguardarli sotto tale aspetto, e chiamarli con questo dolcissimo nome.
Da simile preambolo toglierete misura della soddisfazione che deve avermi recata la carissima vostra del 2 andante Dicembre.
E per rispondervi comincerò dal ringraziarvi pe' voti che mi dite avere formati a prosperità del mio viaggio il quale, per quanto può riguardare disgrazia, non ne ha avuta, ed in questa parte è seguito giusta i vostri desideri.
Nel resto avrei amato non averlo mai principiato, perché mi ha tolto da' luoghi dove il mio cuore stava bene, e meglio il mio spirito.
Ora il primo non gode, ed il secondo travagliatissimo sospira il momento della calma che vede lontana.
Il racconto vostro sulla qualità de' colloqui, che spesso avete con Cencia sul mio conto, mi commove ed accresce in me il dispiacere di averla lasciata.
Vado più che convinto delle rette intenzioni di lei sulla condotta di ogni maniera che rispetto a me può aver menata.
Se qualche cosa vi è di spiacevole dipende dalla natura troppo secondata da chi amò d'incontrare più favore che stima.
Costoro approvano tutto, o se non approvano, consentono col silenzio.
Ma la mia amica è poi di fondo eccellente, come voi pure sapete.
Se io mi paragono ad essa, veggo subito tutti i suoi difettucci al cospetto de' miei molto più rilevanti.
Non andate però tanto oltre colle laudi di me sino a credere e dire di poter esser da me lusingato l'amor proprio di qualunque donna, a cui rivolgessi i miei sentimenti.
Persuadetevi, amico caro, che su ciò errate: ed io non ho mai fatto simili incontri.
Sono però contentissimo di possedere l'affetto di chi amo, né voglio affatto che se ne chiami lusingata, ma paga.
Conosco benissimo di quanto imbarazzo debba riuscirvi la differenza di gusti delle due amiche madre e figlia Roberti: e convegno con voi, che in qualunque modo operiate, ad una delle due dovrete spiacere.
Consigli non vuo' darvene, ma pure vi dirò quel che ne penso, così per questo capo del passeggio, come per ogni altro.
Ambedue riguardo, ma quando si dovesse meritano per necessità contentarne una sola, io contenterei sempre la figlia.
I quattro spagnuoli vi saranno piaciuti, perché sono bellissimi.
La mia salute è piuttosto buona per dire il vero; ma pure sono travagliato da qualche dolore di capo.
Sarà effetto delle riprese occupazioni dopo tanto tempo di riposo.
Il non avermi dato mai notizie di Cencia mi fa credere che non le abbiate detto che mi scrivevate.
Se ciò non è, e non avete ragioni per farlo essere, vi prego salutarmela affettuosamente.
Io le scriverò sabato in risposta alla sua che in detto giorno debbo ricevere.
Nello scorso ordinario scrissi a Rutili [sic], e gli acclusi un mezzo foglio per essa.
- Amatemi come vi amo, e credetemi pieno di stima.
Vostro aff.mo a[mi]co
G.
G.
Belli
* * *
N.
6 = Risp.a al N.
3 - Roma, Sabato, 11 Dicembre 1824
Tu sei veramente graziosa, Cencia: vai imponendomi leggi a tutto pasto, e pretendi che mi vi assoggetti alla cieca.
La tua intenzione è ottima, ma talora mandandola ad atto non prevedi, cuor mio, potere io avere ragioni vigorose per mancare.
Lasciamo stare le leggi fondamentali del nostro amore: quelle vanno bene, e mi taccio: ma il non volere che io replichi nulla a cose che mi dici, e nelle quali posso esser persuaso che tu viva in errore, ecco ciò che non ti vuò menar buono.
Quando le tue parole colpiranno nel segno, io osserverò silenzio: ma questa volta per esempio non posso dispensarmi dal ripeterti che la somiglianza del mio stato a quello di Liberati è verissima, e non già pietosa finzione.
Dunque, Cencia mia, se ciò ti giova, vivine lieta e convinta.
Ora non ne parlerò più.
- Mia sorella non sarà più sposa per la negativa che si fa da' superiori della dispensa onde contrarre nodo con uomo che l'è cugino benché di altro cognome.
Intanto Montani di Fermo ottenne licenza di sposare la figlia del fratello, cosicché ella chiama il padre cognato.
Ma di ciò abbiamo altra volta parlato; ed ora è più bello il tacerne.
Io non ho danari.
- Aspetterò dunque Marchetti col plico.
Non mi hai più detto se a Latini sia poi stato o no da voi scritto.
- Il conto delle spese fatte per te non posso oggi mandartelo perché essendo da momenti arrivata a me la tua lettera, e fra poco dovendosi impostare non posso vedere M.
che le ha eseguite e ne tiene memoria.
Oltre di ciò credo che ancora non sia noto quanto deve avere il tintore.
In altra mia lo dirò.
Peraltro tu sai, che io ho di tuo alcuni scudi.
Le attuali funzioni non rendono affatto piacevole questo soggiorno, almeno per me.
A differenza di quanto da altri e non da me si credeva, vanno arrivando moltissimi stranieri, e le locande si empiono a rigurgito.
A giorni viene la vedova regina di Piemonte e Sardegna con numerosissima corte.
Ha preso in affitto la villa Massimo col palazzo annesso in cui si alzeranno quarantatrè letti da padroni, e poi quelli per la servitù.
Vivano le noie! - Sì, tu potresti riuscire facilmente nell'intento di farmi ridere: ma quì...
- Che vuoi tu già parlare di altro viaggetto? Vado vedendo su ciò molta dubbieezza nascente da costante silenzio, che io per ora stimo bene non violare.
Ti ringrazio de' saluti che mandi per me a Liberati.
A proposito di bicchiere, io contava di mandartene due, uno per Mamà bello, l'altro per te bellissimo: ma senza riguardi con te, ti dirò, che io mi trovo senza un baiocco, avendo dovuto comperare alcuni libri, ne' quali ho impiegato alcuni scudi che mi ritrovavo.
Questo è accaduto senza notizia di M., alla quale non vuò chieder nulla per discrezione, mentre i pesi a' quali ella soggiace son molti, ed attualmente la nostra economia va sempre più a rotta di collo per certi incagli minacciosi di irreparabile rovina.
Sono contento di potere con te parlare senza riserve, perché di due siamo uno.
Se non fosse così arrossirei nel dover mancare ad una promessa che ne feci a tua madre.
- Rendi a Meconi non il bacio, ma un saluto.
Il ritorno è vizioso come non era l'andata
[Manca il seguito]
* * *
Alla Nobile e gentil Donna
Sig.ra Vincenza Perozzi,
nata M.sa Roberti
Macerata
per Morrovalle
Di Roma, 8 Aprile 1828
O.[norevole] S.[ignora]
Che i miei caratteri abbianvi suscitato parte dell'antico piacere è da credersi alla moderazion vostra che si appaga del poco: la sorpresa non mi sembra accordabile con alcun de' vostri sentimenti né con alcuna delle vostre qualità, dacché voi ben sapevate le parole passate da voi a Meconi, da lui a me, e da me a lui intorno alla teoria de' colori; la quale però voi aspettavate di giorno in giorno forse anche non soddisfatta del di lei ritardo, male opposto al desiderio da voi manifestato di averla con sollecitudine.
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