IL PRODIGO, di Carlo Goldoni - pagina 1
IL PRODIGO
di Carlo Goldoni
La presente Commedia, parte scritta e parte all'improvviso, fu rappresentata un anno dopo della precedente, per la prima volta in Venezia(1), nel Teatro detto di San Samuele.
A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR
PIETRO PRIULI
PATRIZIO VENETO
Conte Lodovico Widiman, ebbi la fortuna di conoscere l'E.
V., e di consacrarle l'umilissima mia servitù; e l'amicizia, ch'ella ha per il Cavaliere accennato, fe' sì ch'ella mi onorasse della sua validissima protezione.
Vostra Eccell.
me l'ha aumentata in progresso di tempo, pel genio Comico che forma il di Lei più gradevole divertimento, ond'io valendomi opportunamente di tanta grazia, scrivo il nome di Vostra Eccell.
fra quelli dei Protettori delle Opere mie, una di queste specialmente a Lei dedicando, per rendere vieppiù onorata la mia edizione.
Vano sarebbe, che io volessi dar la ragione al pubblico del lustro che da un sì gran nome le mie Commedie ricevono, sendo l'antichissimo di Lei Casato sì noto al Mondo, che torto farei a tutti quelli che leggono, se annoverar volessi le glorie sue in tutti i secoli contradistinte: chi non rammenta i Dogi, i Senatori, i Procuratori, i Generali, gli Ambasciatori di sì gran Casa? Chi è che non sappia le dignità Ecclesiastiche, Prelatizie, e le persone Cardinalizie, di cui furono in vari tempi i Priuli adornati? A chi note non sono le parentele illustri di così grande Famiglia, e chi non parla degli sapienti uomini ch'Ella ha prodotto, e chi non loda presentemente quelli che vivono? Se tutto questo si sa, che poss'io aggiugnere in onor vostro? qual novella ragione potrei addurre per maggiormente gloriarmi della vostra invidiabile protezione? Ah sì, basterebbe soltanto che io sapessi ritrarre al vivo il carattere vostro, e son certo che tutto il mondo si consolerebbe con me di un acquisto così prezioso.
Le vostre Virtù sono di lor natura luminosissime, ma voi date in guardia le avete alla più rigorosa modestia, ed ella, severa esecutrice degli ordini vostri, vuol ricoprirle di un velo; ma, suo mal grado, la beltà loro traspare, ed è dagli uomini conosciuta.
Certe Virtù pompose, che a prima vista sorprendono, esaminate poscia col tempo scemano spesse volte di pregio, ma quelle che a poco a poco si fan conoscere, ogni dì scoprono una nuova bellezza, e quelle sono che stabiliscono il miglior concerto, e s'impossessano veramente dei cuori umani.
Tali son elleno le Virtù vostre, e la modestia che le vorrebbe nascondere, è quella stessa che le rende più stimabili e più conosciute.
Non ardirei di dirlo, senza averlo io stesso esperimentato.
Nel praticarvi soltanto, ho potuto conoscere quanti e quali sieno i pregi del bell'animo vostro; ed io, che per le mie pratiche osservazioni talor mi vanto di conoscere assai presto i caratteri delle persone, ho dovuto studiare assai più a conoscere il vostro, e l'ho trovato alla fine il più amabile, il più virtuoso del mondo.
Ma se la custode delle vostre Virtù, voglio dir la modestia, non vale a nascondere i pregi vostri, sarebbe un mortificarla pubblicandoli a suo dispetto, ond'è ch'io lascio di numerarli, bastandomi la sicurezza che sono da tutti gli amici vostri conosciuti e apprezzati.
Prima che io finisca il foglio ossequioso, che all'Eccell.
Vostra questa Commedia accompagna, della Commedia istessa permettetemi che alcune coserelle vi dica.
Voi ne vedeste un modello due anni or sono, a Bagnoli, alla villeggiatura di Sua Ecc.
il Signor Conte Lodovico Widiman, che tanto è amico vostro, quanto è a voi simile nella virtuosa moderazione di se medesimo.
Trovavami io pure per buona sorte colà, ed essendo una parte di quei piaceri, che ivi si godono, l'esercizio delle Commedie, due ne abbozzai presto presto, per uso di una sì nobile compagnia.
Questa, di cui vi parlo, non dirò averla originalmente colà immaginata, ché molti anni prima una cosa simile data aveva in Venezia, intitolata: Momolo sulla Brenta ma collo scheletro in testa formai il soggetto più adattabile alle persone, che lo dovevano rappresentare.
Questo rigoroso precetto di adattar le parti agli Attori non lo ha lasciato scritto nessuno, ma io me ne sono fatta una legge, e me ne trovo contento.
Da ciò riconosco la maggior fortuna delle opere mie sui Teatri rappresentate, e da ciò riconoscono i Commedianti il loro concetto.
Quindi avviene, che alcuni Comici delle compagnie chiamate volanti scompariscono essi, e fanno le opere scomparire, perché o non hanno i personaggi alla rappresentazione adattati, o non le sanno, o non le vogliono adeguatamente distribuire.
Permettami Vostra Eccellenza che a questo passo le narri una novelletta, che può far ridere.
Un certo Capo Comico, la di cui truppa volante fu nelle mie prefazioni lodata fino che ebbe la compagnia sufficiente, recitava le mie Commedie stampate, e ne riportava gloria e profitto; mancatogli qualche buon personaggio, le Commedie mie compariscono meno, e meno conseguentemente profitta.
Sa ella, che cosa dice il buon uomo? "Goldoni ha rovinato il mestiere; le opere sue son cattive, vale più il mio Arlecchino, i miei Diavoli, i miei Pasticci, di tutte le sue Commedie".
Ma simile barzelletta prova il mio assunto, che le Commedie stampate e lette sono sempre le stesse, ma rappresentate cambiano aspetto, a tenore de' Recitanti.
Chi ha veduto rappresentare questa Commedia a Bagnoli, si ricorderà aver veduto una bella Commedia, perché animata da Cavalieri e Dame, pieni di spirito e di talento, che l'hanno fatta comparire quel che non è.
Io non feci che l'ossatura, detta comicamente il Soggetto, e i valorosi Attori sopra uno scheletro di poche carte, mi hanno lavorata una Commedia di ben tre ore.
Io pure ho rappresentato la parte mia, e si rammenterà aver io fatto il carattere del Fattore, e alquanto male, per dire la verità; e allora ho conosciuto quanto diverso sia lo scrivere dal recitare, e quanto sia necessaria all'Attore la pratica, l'esercizio e la naturale disposizione.
Ma quest'ultima qualità toccai con mano essere più delle altre essenziale.
Chi ha insegnato alla Nobilissima Dama di Lei Sposa a rappresentare il carattere della Servetta con tanto spirito, e con tanta verità e bravura? Una Giovanetta, escita poco prima dall'educazione di un rigorosissimo Monistero, che appena ebbe agio, dopo sposata, di vedere fra i vari spettacoli di Venezia poche Commedie colla Servetta, confesso il vero mi ha sorpreso a tal segno, che non cesserò mai di parlarne.
Disegnai a bella posta alcune scene fra lei e me nel soggetto, e mi trovai, sceneggiando all'improvviso con essa, in un impegno maggior di quello ch'io non pensava.
Il talento adunque più che la pratica può valere.
Infatti l'Eccellentissima Signora Loredana, degnissima di Lei consorte, se in ciò ha dimostrato un piccolo saggio del suo talento, grandi maggiori prove ne ha dato nelle più nobili, nelle più serie occasioni, sendo l'oggetto del più tenero amore di tutta la nobilissima Famiglia vostra, e di tutti quelli che la conoscono ed egualmente la stimano.
Oh quante lagrime ha fatto spargere la malattia lunga, pericolosa da lei sofferta! ma queste poi colla di lei guarigione convertite si sono in lagrime di tenerezza.
Doni il Signore e a Lei e all'Eccellenza Vostra lunga vita e salute per consolazione degli Amici loro e dei loro Servidori divoti, fra' quali ho anch'io l'onore di essere annoverato.
Di V.
E.
Umiliss.
Dev.
Obblig.
Servidore
CARLO GOLDONI
L'AUTORE A CHI LEGGE
Della Commedia presente, poco più, poco meno, posso dir quel che ho detto della precedente.
Fu ella fatta quasi nel tempo istesso, cioè un anno dopo, e, come quella, parte scritta e parte non scritta.
Vero è per altro che ora nello scriverla interamente e nell'esaminarla, per l'oggetto di darla al torchio, da molte coserelle un po' troppo libere ho dovuto purgarla.
Conosco anche da me medesimo quant'era scorretto il nostro Teatro, passando allora per bizzarrie del Poeta, o del Comico recitante, cose che nei presenti giorni offenderebbono le orecchie, rese assai delicate sul punto dell'onestà.
Benedetti sieno i salutevoli provvedimenti de' Magistrati Supremi, che hanno comandata delle Commedie la purgazione, e diasi lode all'accuratezza di quelli che alla revisione son destinati.
Pur troppo si trovano fra gli spettatori dei discoli, che amerebbono tuttavia sentir sul Teatro la scurrilità, l'immodestia, e chiamerebbono stucchevoli, insipide le Commedie oneste, se avessero i Poeti la libertà di solleticare il basso genio di questi tali; onde le venerabili prescrizioni di chi comanda, mettono i Poeti al coperto contro le sciocche brame degli scorretti, cari ci rendono alle persone bennate, e quietano perfettamente la nostra coscienza, in un mestiere che fu per lungo tempo pericoloso.
Fin tanto che alle Commedie andavano le persone per ridere all'impazzata, senza badare all'intreccio, ai caratteri, alla sentenza, poco mala impressione poteano fare negli animi le scioccherie, talvolta ancora immodeste, che si lasciavano i Commedianti cader di bocca; ma in oggi che la Commedia è divenuta qualche cosa di più serioso, e che molti vanno per ascoltar veramente, conviene ben pesare le massime, i concetti, le barzellette.
Queste leggi le ho avute in mente fin da principio, ma a poco a poco le posi in pratica, a misura che il buon gusto del pubblico si andava perfezionando.
Questa Commedia, come io diceva, fatta nei giorni del mal costume, avea bisogno più d'ogni altra di correzione.
La donna, che si conduce in villa a ritrovare il Prodigo, era donna di mal costume, e i due che l'accompagnavano, due personaggi di cattivo esempio.
Momolo avea delle mire inoneste, dicea delle cose lubriche; in somma ho ritrovato questa mia (in un tal genere) una Commedia cattiva.
Quanto son contento d'averla ridotta com'è, altrettanto mi pento di averla fatta com'era, e già che ho la consolazione in presente di veder le opere mie dalle oneste e religiose persone approvate, così desidero che tutto il mondo si scordi delle primiere mie leggierezze, e ne domando sinceramente il perdono.
Così, se per l'avvenire sfuggisse dagli occhi miei, o da quelli degli accuratissimi revisori, qualche cosa meno innocente, protesto che ciò non sarà fatto mai con malizia; ma se poi la malizia appunto degli uomini vorrà convertire in veleno le cose più indifferenti, la colpa sarà di loro soltanto, poiché da ogni parola, da ogni atto, si può formare un senso stravolto, con una falsa interpretazione.
Cambiato ho il titolo parimenti alla presente Commedia.
L'intitolai, allora ch'io la composi da prima: Momolo sulla Brenta.
Questo è un titolo che non significa niente, né dà il carattere del Protagonista.
Il Prodigo è il suo vero titolo, tale essendo il personaggio di Momolo, che per occasione della villeggiatura ritrovasi sulla Brenta.
Pochi saranno gli stranieri, anche da noi lontani, che non sappiano essere la nostra Brenta un delizioso fiume, che guida dalle lagune alla città di Padova, lungo le di cui rive sono sì frequenti i palazzi, i giardini e le piacevoli villeggiature, che nulla può desiderarsi in tal genere di più magnifico e di più dilettevole.
Là corrono tutti, in certi tempi, al divertimento della campagna.
Molti fanno più di quello che possono, e partono rovinati; il che non solamente accade sulla Brenta nostra, ma in più lontani paesi ancora, e in più remote villeggiature.
PERSONAGGI
MOMOLO giovane veneziano.
CLARICE vedova.
LEANDRO cugino del defunto marito di Clarice.
OTTAVIO fratello di Clarice.
CELIO amico di Momolo.
BEATRICE moglie di Celio.
Il DOTTORE LOMBARDI causidico.
TRAPPOLA fattore.
COLOMBINA castalda.
BRIGHELLA servitore.
TRUFFALDINO famiglio.
Contadini, Contadine, Servi, Barcaruoli, Creditori, che non parlano.
La Scena si rappresenta in una casa nobile di campagna, lungo le rive del fiume Brenta.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Cortile in casa di Momolo, corrispondente alla Brenta.
CELIO, BEATRICE, TRAPPOLA fattore.
TRAPP.
Signori, il padrone non è ancora alzato, e non è solito alzarsi così per tempo.
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