DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI, di Galileo Galilei - pagina 90
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Il dire anco (come si referisce d'uno antico matematico) che il moto della Terra, incontrandosi col moto dell'orbe lunare, cagiona, per tal contrasto, il flusso e reflusso, resta totalmente vano, non solo perché non vien dichiarato né si vede come ciò debba seguire, ma si scorge la falsità manifesta, atteso che la conversione della Terra non è contraria al moto della Luna, ma è per il medesimo verso: talché il detto e imaginato sin qui da gli altri resta, al parer mio, del tutto invalido.
Ma tra tutti gli uomini grandi che sopra tal mirabile effetto di natura hanno filosofato, piú mi meraviglio del Keplero che di altri, il quale, d'ingegno libero ed acuto, e che aveva in mano i moti attribuiti alla Terra, abbia poi dato orecchio ed assenso a predominii della Luna sopra l'acqua, ed a proprietà occulte, e simili fanciullezze.
SAGR.
Io son d'opinione che a questi piú specolativi sia avvenuto quello che di presente accade a me ancora, cioè il non potere intendere il viluppo de i tre periodi, annuo, mestruo e diurno, e come le cause loro mostrino di dependere dal Sole e dalla Luna, senza che né il Sole né la Luna abbiano che far nulla con l'acqua; negozio, per piena intelligenza del quale a me fa di mestiero una piú fissa e lunga applicazione di mente, la quale sin ora dalla novità e dalla difficultà mi resta assai offuscata: ma non dispero, col tornar da me stesso, in solitudine e silenzio, a ruminar quello che non ben digesto mi rimane nella fantasia, d'esser per farmene possessore.
Aviamo dunque da i discorsi di questi 4 giorni grandi attestazioni a favor del sistema Copernicano; tra le quali queste tre, prese, la prima, dalle stazioni e retrogradazioni de i pianeti e da i loro accostamenti e allontanamenti dalla Terra, la seconda dalla revoluzion del Sole in se stesso e da quello che nelle sue macchie si osserva, la terza da i flussi e reflussi del mare, si mostrano assai concludenti.
SALV.
Ci si potrebbe forse in breve aggiugner la quarta, e per avventura anco la quinta: la quarta, dico, presa dalle stelle fisse, mentre in loro per esattissime osservazioni apparissero quelle minime mutazioni che il Copernico pone per insensibili.
Surge di presente una quinta novità, dalla quale si possa arguir mobilità nel globo terrestre, mediante quello che sottilissimamente va scoprendo l'Illustrissimo signor Cesare della nobilissima famiglia de i Marsilii di Bologna, pur Accademico Linceo, il quale in una dottissima scrittura va esponendo come ha osservato una continua mutazione, benché tardissima, nella linea meridiana; della quale scrittura, da me ultimamente con stupore veduta, spero che doverà farne copia a tutti gli studiosi delle maraviglie della natura.
SAGR.
Non è questa la prima volta che io ho inteso parlar dell'esquisita dottrina di questo Signore, e di quanto egli si mostri ansioso protettor di tutti i litterati; e se questa o altra sua opera uscirà in luce, già possiamo esser sicuri che sia per esser cosa insigne.
SALV.
Ora, perché è tempo di por fine a i nostri discorsi, mi resta a pregarvi, che se nel riandar piú posatamente le cose da me arrecate incontraste delle difficultà o dubbii non ben resoluti, scusiate il mio difetto, sí per la novità del pensiero, sí per la debolezza del mio ingegno, sí per la grandezza del suggetto, e sí finalmente perché io non pretendo né ho preteso da altri quell'assenso ch'io medesimo non presto a questa fantasia, la quale molto agevolmente potrei ammetter per una vanissima chimera e per un solennissimo paradosso: e voi, signor Sagredo, se ben ne i discorsi avuti avete molte volte con grand'applauso mostrato di rimaner appagato d'alcuno de' miei pensieri, ciò stimo io che sia provenuto, in parte, piú dalla novità che dalla certezza di quelli, ma piú assai dalla vostra cortesia, che ha creduto e voluto co 'l suo assenso arrecarmi quel gusto che naturalmente sogliamo prendere dall'approvazione e laude delle cose proprie.
E come a voi mi ha obbligato la vostra gentilezza, cosí m'è piaciuta l'ingenuità del signor Simplicio; anzi la sua costanza nel sostener con tanta forza e tanto intrepidamente la dottrina del suo maestro, me gli ha reso affezionatissimo: e come a Vossignoria, signor Sagredo, rendo grazie del cortesissimo affetto, cosí al signor Simplicio chieggio perdono se tal volta co 'l mio troppo ardito e resoluto parlare l'ho alterato; e sia certo che ciò non ho io fatto mosso da sinistro affetto, ma solo per dargli maggior occasione di portar in mezo pensieri alti, onde io potessi rendermi piú scienziato.
SIMP.
Non occorre che voi arrechiate queste scuse, che son superflue, e massime a me, che, sendo consueto a ritrovarmi tra circoli e pubbliche dispute, ho cento volte sentito i disputanti non solamente riscaldarsi e tra di loro alterarsi, ma prorompere ancora in parole ingiuriose, e talora trascorrere assai vicini al venire a i fatti.
Quanto poi a i discorsi avuti, ed in particolare in quest'ultimo intorno alla ragione del flusso e reflusso del mare, io veramente non ne resto interamente capace; ma per quella qual si sia assai tenue idea che me ne son formata, confesso, il vostro pensiero parermi bene piú ingegnoso di quanti altri io me n'abbia sentiti, ma non però lo stimo verace e concludente: anzi, ritenendo sempre avanti a gli occhi della mente una saldissima dottrina, che già da persona dottissima ed eminentissima appresi ed alla quale è forza quietarsi, so che amendue voi, interrogati se Iddio con la Sua infinita potenza e sapienza poteva conferire all'elemento dell'acqua il reciproco movimento, che in esso scorgiamo, in altro modo che co 'l far muovere il vaso contenente, so, dico, che risponderete, avere egli potuto e saputo ciò fare in molti modi, ed anco dall'intelletto nostro inescogitabili.
Onde io immediatamente vi concludo che, stante questo, soverchia arditezza sarebbe se altri volesse limitare e coartare la divina potenza e sapienza ad una sua fantasia particolare.
SALV.
Mirabile e veramente angelica dottrina: alla quale molto concordemente risponde quell'altra, pur divina, la quale, mentre ci concede il disputare intorno alla costituzione del mondo, ci soggiugne (forse acciò che l'esercizio delle menti umane non si tronchi o anneghittisca) che non siamo per ritrovare l'opera fabbricata dalle Sue mani.
Vaglia dunque l'esercizio permessoci ed ordinatoci da Dio per riconoscere e tanto maggiormente ammirare la grandeza Sua, quanto meno ci troviamo idonei a penetrare i profondi abissi della Sua infinita sapienza.
SAGR.
E questa potrà esser l'ultima chiusa de i nostri ragionamenti quatriduani: dopo i quali se piacerà al signor Salviati prendersi qualche intervallo di riposo, conviene che dalla nostra curiosità gli sia conceduto, con condizione però che, quando gli sia meno incomodo, torni a sodisfare al desiderio, in particolare mio, circa i problemi lasciati indietro, e da me registrati per proporgli in una o due altre sessioni, conforme al convenuto; e sopra tutto starò con estrema avidità aspettando di sentire gli elementi della nuova scienza del nostro Accademico intorno a i moti locali, naturale e violento.
Ed in tanto potremo, secondo il solito, andare a gustare per un'ora de' nostri freschi nella gondola che ci aspetta.
Note:
1 Nota all'edizione elettronica Manuzio: Il nostro testo di riferimento (Einaudi 1964), e l'Edizione Nazionale delle opere di Galileo, riportano in forma di nota, ma nello stesso corpo del testo, una serie di aggiunte che Galileo riportò a margine di una copia del Dialogo conservata oggi alla Biblioteca del Seminario di Padova.
Per evitare confusioni, in questa edizione elettronica, i brani sono inseriti all'interno del testo, compresi tra parentesi quadre.
2 La lettera H, la quale nell'edizione originale manca nella figura, è stata aggiunta a penna di mano di GALILEO nell'esemplare, già più volte citato, di detta edizione, che è oggi posseduto dalla Biblioteca del Seminario di Padova.
3 Il moto annuo della Terra costringe i copernicani ad asserire [anche] la rotazione diurna; altrimenti sarebbe rivolto continuamente verso il Sole lo stesso emisfero della Terra, e l'altro sarebbe sempre in ombra.
4 "Che questa rotazione della Terra sia impossibile, lo dimostriamo come segue."
5 "Poste queste premesse ne consegue necessariamente che, muovendosi la Terra di moto circolare, tutte le cose dall'aria ad essa, ecc.
Se poi immaginiamo che queste palle siano di ugual peso, grandezza, gravità, e le lasciamo cadere dal concavo lunare, ammesso che il moto di discesa abbia la stessa velocità del moto di rotazione (cosa che in realtà non è, perché la palla A ecc.) arriveranno al suolo (per fare una grossa concessione agli avversari) in almeno sei giorni: nel qual tempo sei volte intorno alla Terra, ecc."
6 "Se dall'esterno, è Dio stesso che lo produce con un miracolo continuo? O forse un angelo? O l'aria? E questa è invero la spiegazione di molti.
Ma contro queste argomentazioni..."
7 "Insorgono questioni seconde difficilissime, anzi inestricabili."
8 "Quel principio interno è accidente o sostanza: se è accidente, qual è? Poiché finora sembra non si conosca nessuna qualità che muova in cerchio di moto locale."
9 "La quale, anche se esistesse, come potrebbe trovarsi in cose tanto contrarie? Nel fuoco come nell'acqua? Nell'aria come nella terra? Nei viventi come negli esseri inanimati?"
10 "Se sostieni la seconda ipotesi (ossia se asserisci che tale principio è una sostanza), allora esso è o materia o composto di materia e forma; ma a quest'ipotesi si oppongono di nuovo tante diverse nature, quali sono gli uccelli, le lumache, i sassi, le frecce, le nevi, i fumi, le grandini, i pesci, ecc., cose che tutte, benché differenti per specie e per genere, sarebbero mosse circolarmente dalla loro natura, essendo per le loro nature, diversissime."
11 "Se la Terra, per volontà di Dio, fosse in quiete, le altre cose ruoterebbero o no? Se no, è falso che ruotino per natura; se sí, si tornerebbe alle questioni prime; e invero sarebbe ben strano che, anche volendolo, il gabbiano non potesse trattenersi sopra un pesciolino, l'allodola sopra il suo nido, e il corvo sopra una lumaca o sopra un sasso."
12 "Inoltre, come avviene che cose tanto diverse si muovano soltanto da occidente a oriente, parallele all'equatore? E che si muovano sempre, senza mai fermarsi?"
13 "Perché tanto più velocemente quanto piú sono alte, e tanto piú lentamente quanto piú sono basse?"
14 "Perché le cose piú prossime all'equinoziale si muovono in un cerchio maggiore, e quelle piú lontane in un cerchio minore?"
15 "Perché una stessa palla sotto l'equinoziale si rivolgerebbe intorno al centro della terra in un cerchio massimo, con velocità incredibile, e sotto il polo invece ruoterebbe intorno al proprio centro, con rotazione nulla, e con lentezza massima?"
16 "Perché una stessa cosa, ad esempio una palla di piombo, se avrà ruotato una volta intorno alla Terra descrivendo un cerchio massimo, non continuerà a rivolgersi ovunque, intorno ad essa, secondo un cerchio massimo, ma, portata fuori dell'equinoziale, si muoverà in cerchi minori?"
17 "Se il moto circolare è naturale ai corpi gravi e ai leggeri, come si potrà definire quello in linea retta? Se infatti lo si definirà naturale, come potrà esser tale anche il moto circolare, differendo in specie dal retto? Se lo si definirà violento, come accade che un razzo, volando verso l'alto, muova il capo scintillante in su invece che in giro?"
18 "Perché il centro di una sfera in caduta libera all'equatore descrive una spira nel suo piano, mentre alle altre latitudini descrive una spira in una superficie conica? Perché cadendo al polo discende nell'asse (terrestre) descrivendo circolarmente una linea su una superficie cilindrica?"
19 "Se tutta la terra, insieme con l'acqua, fosse annientata, dalle nubi non cadrebbero grandine o pioggia, ma per natura si muoverebbero soltanto in cerchio; né alcun fuoco o corpo igneo salirebbe, poiché probabilmente a loro giudizio in alto non c'è fuoco."
20 Alle quali conclusioni si oppongono tuttavia l'esperienza e la ragione.
21 "Una pietra posta nel centro, o salirà per congiungersi alla Terra in qualche punto, oppure no: in questo secondo caso è falso che le parti, per il semplice fatto di esserne separate, si muovano verso il tutto; quanto al primo caso vi si oppone ogni ragione ed esperienza, e in tal caso i gravi non riposerebbero nel loro centro di gravità.
Analogamente, se una pietra lasciata libera cadrà nel centro, si separerà del tutto, contro Copernico; che rimanga sospesa, è contrario ad ogni esperienza; vediamo infatti archi interi crollare."
22 "Non si avvede di fare il cerchio annuo minore o l'orbe della Terra molto maggiore del giusto."
23 "E in primo luogo, se si accetta l'opinione del Copernico, pare si metta in grave pericolo, se pure non si distrugge del tutto, il criterio della filosofia naturale."
24 "Insieme con la Terra si muove l'aria che la circonda, e tuttavia noi non sentiremmo il suo moto, benché piú veloce e piú rapido di qualunque impetuosissimo vento, ma anzi lo considereremmo una somma calma, se non vi si aggiungesse un altro moto.
Quando mai si potrebbe dire che i sensi s'ingannano, se questo non è un inganno dei sensi?"
25 "Inoltre noi stessi siamo portati in giro dalla circolazione della Terra, ecc."
26 "Secondo quest'opinione è necessario che noi diffidiamo dei nostri sensi, in quanto del tutto fallaci o ottusi nel giudicare le cose sensibili, anche quelle a noi piú prossime; che verità possiamo dunque sperare da una facoltà cosí soggetta a errore?"
27 "È piú difficile accrescere l'accidente oltre la norma del soggetto, che aumentare il soggetto senza l'accidente: è dunque piú verosimile quel che fa Copernico, accrescendo l'orbe delle stelle fisse senza conferirgli il moto, che quel che fa Tolomeo, che accresce con velocità immensa il moto delle fisse."
28 "Nel punto del regresso intercorre quiete."
29 "Copernico [trasportò] la Terra, insieme con la Luna e tutto questo mondo elementare..."
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