BRUTO PRIMO, di Vittorio Alfieri - pagina 4
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Andiam noi dunque
tutti a breve riposo; assai ben, parmi,
noi cel mercammo.
Al sol novello, il foro
ci rivedrá; che d'alte cose a lungo
trattar col popol dessi.
COLLATINO
- Oh Bruto!...
Alquanto
sospendi ancora.
- Or, fa in disparte trarsi,
ma in armi stare i tuoi soldati: io deggio
a solo a sol qui favellarti.
BRUTO
E quale?...
COLLATINO
L'util di Roma il vuol; ten prego...
BRUTO
In armi
all'ingresso del foro, in doppia schiera,
voi, soldati, aspettatemi.
- Líttori,
scostatevi d'alquanto.
COLLATINO
- Ah Bruto!...
Il sonno,
ancorché breve, infra i tuoi Lari, in questa
orribil notte, il cercheresti indarno.
BRUTO
Che mai mi annunzj?...
Oh cielo! onde turbato,
inquieto, sollecito,...
tremante?...
COLLATINO
Tremante, sí, per Bruto io sto; per Roma;
per tutti noi.
- Tu questa mane, o Bruto,
alla recente profonda mia piaga,
pietoso tu, porgevi almen ristoro
di speranza e vendetta: ed io (me lasso!)
debbo in premio a te fare, oh ciel!...
ben altra
piaga nel core or farti debbo io stesso.
Deh! perché vissi io tanto?...
Ahi sventurato
misero padre! or dei da un infelice
orbo marito udirti narrar cosa,
che punta mortalissima nel petto
saratti!...
Eppur; né a te tacerla io deggio;...
né indugiartela posso.
BRUTO
Oimè!...
mi fanno
rabbrividire i detti tuoi...
Ma pure
peggior del danno è l'aspettarlo.
Narra.
Finora io sempre in servitú vissuto,
per le piú care cose mie son uso
a tremar sempre.
Ogni sventura mia,
purché Roma sia libera del tutto,
udir poss'io: favella.
COLLATINO
In te (pur troppo!)
in te sta il far libera Roma appieno;
ma a tal costo, che quasi...
Oh giorno!...
Io prima,
a duro prezzo occasione io diedi
all'alta impresa; a trarla a fine, oh cielo!...
forza è che Bruto a Roma tutta appresti
un inaudito, crudo, orrido esemplo
di spietata fortezza.
- Infra i tuoi Lari,
(il crederesti?) in securtá non stai.
Fera, possente, numerosa, bolle
una congiura in Roma.
BRUTO
Io giá 'l sospetto
n'ebbi, in udir del rio Mamilio i caldi
raggiri; e quindi ordine espresso a fretta,
pria di nona, a Tiberio ebbi spedito,
di farlo uscir tosto di Roma.
COLLATINO
Il sole
giungea giá quasi d'occidente al balzo,
quand'io qui ancor con i tuoi figli entrambi
ritrovava Mamilio.
- Il dirtel duolmi;
ma vero è pur; male obbedito fosti.
BRUTO
Oh! qual desti in me sdegno a terror misto?...
COLLATINO
Misero Bruto!...
Or che sará, quand'io
ti esporrò la congiura?...
e quando il nome
dei congiurati udrai?...
Primi, fra molti
de' piú stretti congiunti e amici tuoi,
anima son del tradimento, e parte,
primi i Vitellj stessi...
BRUTO
Oimè! i germani
della consorte mia?...
COLLATINO
Chi sa, se anch'essa
da lor sedotta or contra te non sia?
E,...
gli stessi...
tuoi figli?...
BRUTO
Oh ciel! Che ascolto?
Mi agghiacci il sangue entro ogni vena...
I figli
miei, traditori?...
Ah! no, nol credo...
COLLATINO
Oh Bruto!...
Cosí non fosse! - Ed io neppure il volli
creder da prima: agli occhi miei fu poscia
forza (oimè!) ch'io 'l credessi.
- È questo un foglio
fatal per noi: leggilo.
BRUTO
...
Il cor mi trema.
Che miro io qui? di propria man vergati
nomi su nomi: e son gli Aquilj i primi,
indi i Vitellj tutti; e i Marzi; ed altri;
ed altri; e in fin...
Tito! Tiberio!...
Ah! basta...
Non piú;...
troppo vid'io.
- Misero Bruto!...
Padre ormai piú non sei...
- Ma, ancor di Roma
consol non men che cittadin, tu sei.
-
Littori, olá, Tito e Tiberio tosto
guidinsi avanti al mio cospetto.
COLLATINO
Ah! meglio,
meglio era, o Bruto, che morir me solo
lasciassi tu...
BRUTO
Ma come in man ti cadde
questo terribil foglio?
COLLATINO
Io stesso il vidi,
bench'ei ratto il celasse, in mano io 'l vidi
del traditor Mamilio: il feci io quindi
torre a lui nell'espellerlo di Roma.
A fida guardia in tua magion commessi
ebbi intanto i tuoi figli; a ogni altra cosa
ebbi a un tratto provvisto: a vuoto, io spero,
tutti cadranno i tradimenti.
In tempo
n'ebbi io l'avviso; e fu pietade al certo
di Giove, somma, che scoperto volle
un sí orribile arcano a me non padre.
Io, palpitando, e piangendo, a te il narro:
ma forza è pur, che te lo sveli io pria,
che in tua magion tu il piede...
BRUTO
Altra magione
piú non rimane all'infelice Bruto,
fuorché il foro, e la tomba.
- È dover mio,
dar vita a Roma, anzi che a Bruto morte.
COLLATINO
Mi squarci il core.
Il tuo dolor mi toglie
quasi il senso del mio...
Ma, chi sa?...
forse,
scolpar si ponno i figli tuoi...
Gli udrai...
Io, fuorché a te, né pur parola ho fatto
finor della congiura: ogni piú saldo
mezzo adoprai, per impedir soltanto
ch'uom non si muova in questa notte: all'alba
convocato ho nel foro il popol tutto...
BRUTO
E il popol tutto, alla sorgente aurora,
il vero appien, qual ch'esser possa, e il solo
vero saprá, per bocca mia.
COLLATINO
Giá i passi
dei giovinetti miseri...
BRUTO
I miei figli!...
Tali stamane io li credea; nemici
or mi son fatti, e traditori a Roma?...
SCENA TERZA
TITO, TIBERIO FRA LITTORI, BRUTO, COLLATINO.
BRUTO
In disparte ognun traggasi: voi soli
inoltratevi.
TITO
Ah padre!...
BRUTO
Il consol io
di Roma sono.
- Io chieggo a voi, se siete
cittadini di Roma.
TIBERIO
Il siamo; e figli
ancor di Bruto...
TITO
E il proverem, se udirci
il consol degna.
COLLATINO
Ai loro detti, agli atti,
sento il cor lacerarmi.
BRUTO
- Un foglio è questo,
che ai proscritti Tarquinj riportava
il reo Mamilio.
Oltre molti altri, i vostri
nomi vi stan, di vostro proprio pugno.
Voi, traditori della patria dunque
siete, non piú di Bruto figli omai;
figli voi de' tiranni infami siete.
TITO
Vero è (pur troppo!) ivi sott'altri molti
illustri nomi, il mio v'aggiunsi io primo;
e, strascinato dal mio esempio poscia,
firmò il fratello.
Ei non è reo: la pena,
sia qual si vuol, soltanto a me si debbe.
Mi sconsigliava ei sempre...
TIBERIO
Eppur, non seppi
io mai proporti altro consiglio: e d'uopo
salvar pur n'era il giá tradito padre,
ad ogni costo.
Al falso il ver commisto
avea sí ben Mamilio, che noi presi
dall'arti sue, da tutti abbandonato
credendo il padre, a lui tradir noi stessi
sforzati, noi, dal troppo amarlo fummo.
Ah! se delitto è il nostro, al par siam degni
noi d'ogni grave pena: ma la sola
che noi temiamo, e che insoffribil fora,
(l'odio paterno) il ciel ne attesto, e giuro,
che niun di noi la merta.
BRUTO
Oh rabbia! e in seggio
riporre il re, voi, con quest'altri infami,
pur prometteste?
TITO
Io, col firmar, sperava
render Tarquinjo a te piú mite...
BRUTO
A Bruto?
Mite a Bruto Tarquinjo? - E s'anco il fosse;
perfido tu, tradir la patria mai
dovevi tu per me? Voi forse, or dianzi,
voi non giuraste morir meco entrambi,
pria ch'a niun re mai piú sopporci noi?
TITO
Nol niego io, no...
BRUTO
Spergiuri sete or dunque,
e traditori...
In questo foglio a un tempo
firmato avete il morir vostro;...
e il mio!...
TIBERIO
Tu piangi, o padre?...
Ah! se del padre il pianto,
sovra il ciglio del giudice severo,
attesta almen, che noi del tutto indegni
di tua pietá non siam, per Roma lieti
morremo noi.
TITO
Ma, benché reo, non era
né vil, né iniquo Tito...
BRUTO
Oh figli! oh figli!...
- Che dico io figli? il disonor mio primo
voi siete, e il solo.
Una sprezzabil vita,
voi, voi serbarla al padre vostro, a costo
della sua gloria e libertá? ridurmi
a doppiamente viver con voi servo,
allor che stava in vostra man di andarne
liberi meco a generosa morte?
E, a trarre a fin sí sozza impresa, farvi
della patria nascente traditori?
Sordi all'onor, spergiuri ai Numi? - E s'anco
foss'io pur stato oggi da Roma intera
tradito; e s'anco, a esempio vostro, io sceso
fossi a implorar clemenza dal tiranno;
ahi stolti voi! piú ancor che iniqui, stolti!
creder poteste mai, che in cor d'espulso
vile tiranno, altro allignar potesse,
che fera sete di vendetta e sangue?
A morte certa, e lunga, e obbrobríosa,
voi, per salvarlo, or serbavate il padre.
TITO
Timor, nol niego, in legger tanti e tanti
possenti nomi entro quel foglio, il petto
invaso mi ebbe, ed impossibil femmi
l'alta impresa parere.
Io giá, non lieve,
e per sé dubbia, e perigliosa (il sai)
la credea; benché in cor brama ne avessi.
Quindi, in veder cangiarsi affatto poscia
in sí brev'ora il tutto, e al re tornarne
cittadini, ed i piú illustri, in folla;
tremai per Roma, ove gran sangue, e invano,
scorrer dovrebbe, e il tuo primiero.
Aggiunti
nomi nostri a quei tanti altri, in cuore
nasceami speme, che per noi sottratto
dalla regia vendetta cosí fora
il padre almeno: e in larghi detti, astuto
Mamilio a noi ciò promettea.
BRUTO
Che festi?
Che festi? oh cielo! - Ah! cittadin di Roma
non eri tu in quel punto; poiché Roma
per me tradivi...
Né figliuol di Bruto
eri tu allor poiché il suo onor vendevi
al prezzo infame dei comuni ceppi.
TIBERIO
Il tuo giusto furor, deh! padre, in lui
non volger solo; al par lo merto anch'io.
Per te, il confesso, anch'io tremai; piú amato
da noi fu il padre, che la patria nostra:
sí, padre, il nostro unico error fu questo.
COLLATINO
Ahi giovinetti miseri!...
Oh infelice
padre!...
BRUTO
Ah! pur troppo voi di Bruto foste,
piú che di Roma, figli! In rio servaggio
voi nati, ad ingannarvi io pur costretto
dai duri nostri tempi, a forti ed alti
liberi sensi io non potea nudrirvi,
qual debbe un padre cittadino...
O figli,
del vostro errar cagion non altra io cerco.
Me, me ne incolpo, ed il servir mio prisco,
e il mio tacere; e, ancorché finto, il mio
stesso tremar, che a tremare insegnovvi.
Ah! non è muta entro al mio cor pietade;...
ma, in suon piú fero, mi grida tremenda
giustizia; e a dritto or la pretende Roma.
-
Figli miei, figli amati, io son piú assai
infelice di voi...
Deh! poiché a vostra
scelta era pure o il tradir Roma, o a morte
sottrarre il padre; oh ciel! perché scordarvi,
che a sottrar Bruto dall'infamia (sola,
vera sua morte) a lui bastava un ferro?
Ed ei lo aveva; ed il sapean suoi figli:
tremar potean mai quindi essi pel padre?
COLLATINO
Deh! per ora il dolore e l'ira alquanto
acqueta, o Bruto: ancor, chi sa?...
salvarli
forse....
TITO
Ah! salvarmi or si vorrebbe indarno:
non io piú omai viver potrei; perduta
ho dell'amato genitor la stima,
e l'amor, forse...
Ah! non fia mai, ch'io viva.
Ma il tristo esemplo mio bensí discolpi
l'innocente minor fratello; ei salvo...
TIBERIO
Orrido è molto il nostro fallo, o padre;
ma pari egli è; giusto non sei, se pari
non ne dai pena.
Il tutelar celeste
Genio di Roma espressamente or forse
volea, che base a libertá perenne
fosse il severo esempio nostro.
BRUTO
Oh figli!...
Deh! per or basti...
Il vostro egregio e vero
pentimento sublime, a brani a brani
lo cuor mi squarcia..
Ancor, pur troppo! io sono,
piú che console, padre...
Entro ogni vena
scorrer mi sento orrido un gelo...
Ah! tutto,
tutto il mio sangue per la patria sparso
sará fra poco...
A far rinascer Roma,
l'ultimo sangue or necessario, è il mio:
pur ch'io liberi Roma, a voi, né un solo
giorno, o miei figli, io sopravviver giuro.
-
Ch'io per l'ultima volta al sen vi stringa,
amati figli;...
ancora il posso...
Il pianto...
dir piú omai...
non mi lascia...
Addio,...
miei figli.
-
Consol di Roma, ecco a te rendo io 'l foglio.
Sacro dovere al dí novel t'impone
di appresentarlo a Roma tutta.
I rei
stanno affidati alla tua guardia intanto.
Teco nel foro al sorger dell'aurora
anch'io verronne.
- Or, sostener piú a lungo,
no, piú non posso cosí fera vista.
SCENA QUARTA
COLLATINO, TITO, TIBERIO, LITTORI.
COLLATINO
Necessitá fatal.
TITO
Misero padre!...
TIBERIO
Purché salva sia Roma!
COLLATINO
Ognun me segua.
ATTO QUINTO
SCENA PRIMA
POPOLO, VALERIO, SENATORI, PATRIZJ, tutti collocati,
COLLATINO E BRUTO in ringhiera.
COLLATINO
Romani, a voi lieto e raggiante il sole
jer sorgea; quando appunto in simil ora
di libertá le prime voci all'aura
echeggiavan per voi: nel dolor mio
sepolto intanto, io muto stava.
In questo
orribil dí, parte tutt'altra (ahi lasso!)
toccami in sorte, poiché a voi pur piacque
consol gridarmi, col gran Bruto, ad una.
-
Giurava ognun, (ben vel rimembra, io spero)
giurava ognun, ieri, nel foro, ai Numi
di pria morir che mai tornarne al vile
giogo del re.
Né soli i rei Tarquinj,
ma ogni uom, che farsi delle leggi osasse
maggior, da voi, dal giuramento vostro
venía proscritto.
- Il credereste or voi?
Alla presenza vostra, io debbo, io primo,
molti accusar tra i piú possenti e chiari
cittadini; che infami, empj, spergiuri,
han contra Roma, e contro a sé (pur troppo!)
congiurato pel re.
POPOLO
Pel re? Quai sono?
Quai son gl'iniqui traditori, indegni
d'esser Romani? Or via; nomali; spenti
li vogliam tutti...
COLLATINO
Ah!...
nell'udirne i nomi,
forse,...
chi sa?...
Nel pronunziargli, io fremo...
Piú la clemenza assai, che la severa
giustizia vostra, implorerò.
Son questi
pressoché tutti giovanetti: i mali
tanti, e sí feri, del civil servaggio
provato ancor, per poca etá, non hanno:
e i piú, cresciuti alla pestifer'ombra
della corrotta corte, in ozio molle,
di tirannia gustato han l'esca dolce,
ignari appien dell'atroce suo fiele.
POPOLO
Quai che pur sien, son traditor, spergiuri;
pietá non mertan; perano: corrotti
putridi membri di cittá novella,
vuol libertá che tronchi sieno i primi.
Nomali.
Udiamo...
VALERIO
E noi, benché convinti
pur troppo omai, che alla patrizja gente
questo delitto rio (disnor perenne!)
si aspetta, or pure i loro nomi a prova
noi col popol chiediamo.
- Oh nobil plebe
ad alte cose nata! oh te felice!
Tu almen della tirannide portavi
soltanto il peso; ma la infamia e l'onta
n'erano in noi vili patrizj aggiunte
al pondo ambíto dei mertati ferri.
Noi, piú presso al tiranno; assai piú schiavi,
e men dolenti d'esserlo, che voi;
noi quindi al certo di servir piú degni.
Io n'ho il presagio; a spergiurarsi i primi
erano i nostri.
- O Collatin, tel chieggo
e del senato, e de' patrizj in nome;
svela i rei, quai ch'ei sieno.
Oggi de' Roma
ad alta prova ravvisar, qual fera
brama ardente d'onor noi tutti invada.
POPOLO
Oh degni voi di miglior sorte!...
- Ah! voglia
il ciel, che i pochi dal servir sedotti,
né di plebei né di patrizj il nome
abbian da noi! Chi è traditor spergiuro,
cessò d'esser Romano.
COLLATINO
I rei son molti:
ma, nol son tutti a un modo.
Havvene, a cui
spiace il servaggio; e han cor gentile ed alto;
ma da Mamilio iniquo in guise mille
raggirati, ingannati...
POPOLO
Ov'è l'infame?
Oh rabbia! ov'è?
COLLATINO
Pria che sorgesser l'ombre,
fuor delle porte io trarre il fea: che salvo
il sacro dritto delle genti il volle,
bench'ei colpevol fosse.
Il popol giusto
di Roma, osserva ogni diritto: è base
di nostra sacra libertá, la fede.
POPOLO
Ben festi, in vero, di sottrarre al nostro
primo furor colui: cosí macchiata
non è da noi giustizia.
I Numi avremo
con noi schierati, e la virtude: avranno
rei tiranni a lor bandiere intorno
il tradimento, la viltade, e l'ira
giusta del ciel...
VALERIO
Ma i lor tesori infami
darem noi loro, affin che a danno espresso
se ne vaglian di Roma? Assai piú l'oro
fia da temersi or dei tiranni in mano,
che non il ferro.
POPOLO
È ver; prestar non vuolsi
tal arme a lor viltá: ma far vorremmo
nostro perciò l'altrui? che cal dell'oro
a noi, che al fianco brando, e al petto usbergo
di libertade abbiamo?...
VALERIO
Arsi sien, arsi
tutti i tesori dei tiranni; o assorti
sien del Tebro fra l'onde...
POPOLO
E in un perisca
ogni memoria dei tiranni...
VALERIO
E pera
del servir nostro ogni memoria a un tempo.
COLLATINO
- Degno è di voi, magnanimo, il partito;
eseguirassi il voler vostro, in breve.
POPOLO
Sí: ma frattanto, e la congiura, e i nomi
dei congiurati esponi.
COLLATINO
...
Oh cielo!...
Io tremo
nel dar principio a sí cruda opra...
POPOLO
E Bruto,
tacito, immobil, sta?...
Di pianto pregni
par che abbia gli occhi; ancor che asciutto e fero
lo sguardo in terra affisso ei tenga.
- Or via,
parla tu dunque, o Collatino.
COLLATINO
...
Oh cielo!...
VALERIO
Ma che fia mai? Liberator di Roma,
di Lucrezia marito, e consol nostro
non sei tu, Collatino? Amico forse
dei traditor saresti? in te pietade,
per chi non l'ebbe della patria, senti?
COLLATINO
- Quando parlar mi udrete, il dolor stesso
che il cuor mi squarcia e la mia lingua allaccia,
diffuso in voi fia tosto: io giá vi veggio,
d'orror compresi e di pietade, attoniti,
piangenti, muti.
- Apportator ne andava
Mamilio al re di questo foglio: a lui,
pria ch'ei di Roma uscisse, io torre il fea:
e confessava il perfido, atterrito,
che avean giurato i cittadin qui inscritti
di aprire al re nella futura notte
della cittá le porte...
POPOLO
Oh tradimento!
Muoiano i rei, muoiano...
VALERIO
Al rio misfatto
lieve pena è la morte.
COLLATINO
Il fatal foglio
da Valerio a voi tutti omai si legga.
Eccolo; il prendi: io profferir non posso
questi nomi.
VALERIO
Che veggio?...
Oh fera lista!...
Di propria man scritto ha ciascun suo nome?...
-
Romani, udite.
- Aquiljo il padre, e i sei
figli suoi, son della congiura i capi:
scritti son primi.
Oh cielo!...
COLLATINO
...
A ognun di loro
mostrato il foglio, il confessavan tutti:
giá in ceppi stanno; e a voi davanti, or ora,
trar li vedrete...
VALERIO
...
Oimè! ..
Seguon...
POPOLO
Chi segue?
Favella.
VALERIO
...
Oimè!...
Creder nol posso...
Io leggo...
quattro nomi...
POPOLO
Quai son? su via...
VALERIO
Fratelli
della consorte eran di Bruto...
POPOLO
Oh cielo!
i Vitellj?
COLLATINO
Ah!...
ben altri or or ne udrete.
Ad uno ad uno, a voi davante, or ora...
VALERIO
Che val, ch'io dunque ad uno ad un li nomi?
E Marzj, e Ottavj, e Fabj, e tanti e tanti
ne leggo; oimè!...
Ma gli ultimi mi fanno
raccapricciar d'orror...
Di mano...
il foglio...
a tal vista...
mi cade...
POPOLO
Oh! Chi mai fieno?
VALERIO
Oh ciel!...
No...
mai, nol credereste...
Silenzio universale.
BRUTO
- I nomi
ultimi inscritti, eran Tiberio e Tito.
POPOLO
I figli tuoi?...
Misero padre! Oh giorno
infausto!...
BRUTO
Oh giorno avventurato, a voi!
Bruto altri figli or non conosce in Roma,
che i cittadini; e piú nol son costoro.
Di versar tutto il sangue mio per Roma
ieri giurai; presto a ciò far son oggi:
e ad ogni costo...
POPOLO
Ahi sventurato padre!...
Silenzio universale.
BRUTO
- Ma che? d'orror veggio agghiacciata, e muta
Roma intera? - per Bruto ognun tremante
si sta? - Ma a chi piú fero oggi il periglio
sovrasta? il dite: a Bruto, o a Roma? Ognuno
qui vuol pria d'ogni cosa, o voler debbe,
secura far, libera, e grande Roma;
e ad ogni patto il de'.
Sovrastan ceppi,
e stragi rie; per Roma il consol trema;
quindi or tremar suoi cittadin non ponno
per un privato padre.
I molli affetti,
ed il pianto, (che uscir da roman ciglio
mai nel foro non puote, ove per Roma
non si versi) racchiusi or nel profondo
del cor si stieno i molli affetti, e il pianto.
-
Io primo a voi (cosí il destino impera)
dovrò mostrar, qual salda base ed alta
a perpetua cittá dar si convenga.
-
Littori, olá; traggansi tosto avvinti
i rei nel foro.
- Omai tu il sol, tu il vero
di Roma re, popol di Marte, sei.
Fu da costor la maestá tua lesa;
severa pena a lor si debbe; e spetta
il vendicarti, ai consoli...(2)
SCENA SECONDA
BRUTO E COLLATINO in ringhiera.
VALERIO, POPOLO, SENATORI, PATRIZJ.
I CONGIURATI TUTTI IN CATENE FRA LITTORI; ULTIMI D'ESSI TITO E TIBERIO.
POPOLO
Deh! quanti,
quanti mai fieno i traditori?...
Oh cielo!
Ecco i figli di Bruto.
COLLATINO
Oimè!...
non posso
rattener piú mie lagrime...
BRUTO
- Gran giorno,
gran giorno è questo: e memorando sempre
sará per Roma.
- O voi, che, nata appena
la patria vera, iniquamente vili,
tradirla osaste; a Roma tutta innanzi
eccovi or tutti.
Ognun di voi, se il puote,
si scolpi al suo cospetto.
- Ognun si tace? -
Roma, e i consoli chieggono a voi stessi,
se a voi, convinti traditor, dovuta
sia la pena di morte?
Silenzio universale.
BRUTO
- Or dunque, a dritto,
a tutti voi morte si dá.
Sentenza
irrevocabil pronunzionne, a un grido,
il popol re.
Che piú s'indugia?
Silenzio universale.
BRUTO
Oh! muto
piange il collega mio?...
tace il senato?...
Il popol tace?
POPOLO
Oh fatal punto!...
Eppure,
e necessaria è la lor morte, e giusta.
TITO
Sol, fra noi tutti, uno innocente or muore:
ed è questi.
POPOLO
Oh pietá! Del fratel suo,
mirate, ei parla.
TIBERIO
Ah! nol crediate: o entrambi
siam del pari innocenti, o rei del pari:
scritto è nel foglio, appo il suo nome, il mio.
BRUTO
Niun degli inscritti in quel funesto foglio,
innocente può dirsi.
Alcun può, forse,
in suo pensiero esser men reo; ma è noto
soltanto ai Numi il pensier nostro; e fora
arbitrario giudizio, e ingiusto quindi,
lo assolver rei, come il saria il dannarli,
su l'intenzion dell'opre.
Iniquo e falso
giudizio fora; e quale a re si aspetta:
non qual da un giusto popolo si vuole.
Popol che solo alle tremende e sante
leggi soggiace, al giudicar, non d'altro
mai si preval, che della ignuda legge.
COLLATINO
...
Romani, è ver, fra i congiurati stanno
questi infelici giovani; ma furo
dal traditor Mamilio raggirati,
delusi, avviluppati, e in error grave
indotti.
Ei lor fea credere, che il tutto
dei Tarquinj era in preda: i loro nomi
quindi aggiunsero anch'essi, (il credereste?)
sol per sottrar da morte il padre...
POPOLO
Oh cielo!...
E fia vero? Salvar dobbiam noi dunque
questi duo soli...
BRUTO
Oimè! che ascolto?...
ah! voce
di cittadin fia questa? Al farvi or voi
giusti, liberi, forti, e che? per base
una ingiustizia orribile di sangue
porreste voi? perché non pianga io padre,
pianger tanti altri cittadini padri,
figli, e fratei, fareste? alla mannaja
da lor mertata or porgeriano il collo
tanti e tanti altri; e n'anderiano esenti
duo soli rei, perché nol pajon tanto?
S'anco in fatti nol fossero, eran figli
del consol: scritti eran di proprio pugno
fra i congiurati: o morir tutti ei denno,
o niuno.
Assolver tutti, è un perder Roma;
salvar due soli, iniquo fia, se il pare.
Piú assai che giusto, or Collatin pietoso,
questi due discolpò, col dir che il padre
volean salvar: forse era ver; ma gli altri
salvar, chi il padre, chi 'l fratel, chi i figli,
volean pur forse; e non perciò men rei
sono, poiché perder la patria, innanzi
che i lor congiunti, vollero.
- Può il padre
piangerne in core; ma secura debbe
far la cittade il vero consol pria:...
ei poscia può, dal suo immenso dolore
vinto, cader sovra i suoi figli esangue.
-
Fra poche ore il vedrete, a qual periglio
tratti v'abbian costoro: a farci appieno
l'un l'altro forti, e in libertade immoti,
è necessario un memorando esemplo;
crudel, ma giusto.
- Ite, o littori; e avvinti
sieno i rei tutti alle colonne; e cada
la mannaja sovr'essi.
- Alma di ferro
non ho...(3) Deh! Collatino, è questo il tempo
di tua pietá: per me tu il resto adempi.(4)
POPOLO
Oh fera vista!...
Rimirar non gli osa,
misero! il padre...
Eppur, lor morte è giusta.
BRUTO
- Giá il supplizio si appresta.
- Udito i sensi
han del console i rei...
L'orrido stato
mirate or voi, del padre...
Ma, giá in alto
stan le taglienti scuri...
Oh ciel! partirmi
giá sento il cor...
Farmi del manto è forza
agli occhi un velo...
Ah! ciò si doni al padre...
Ma voi, fissate in lor lo sguardo: eterna,
libera sorge or da quel sangue Roma.
COLLATINO
Oh sovrumana forza!...
VALERIO
Il padre, il Dio
di Roma, è Bruto...
POPOLO
È il Dio di Roma...
BRUTO
Io sono
l'uom piú infelice, che sia nato mai.(5)
NOTE
(1) Nel fondo della scena si vede il corpo di Lucrezia portato e seguito da una gran moltitudine.
(2) Bruto ammutolisce nel vedere ritornare i littori coi congiurati.
(3) Bruto cade seduto, e rivolge gli occhi dallo spettacolo.
(4) Collatino fa disporre in ordine e legare i congiurati ai pali.
(5) Cade il spiario, standfo i littori in procinto di ferire i congiurati.
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