[Pagina precedente]...ssario per certe cariche. Avete delle malattie che danno il diritto a certi onori. Che so io? La podagra fa tutto. La vostra gioventù si stanca in un'aspettazione interminabile, e vi ritrovate negli uffici che richiedono più vigore di mente e di nervi appunto nell'età in cui il vigore vien meno. Sciupate tutte le vostre forze a salire, e quando siete sulla cima suona l'ora della morte.
Comparve in quel punto la cameriera ad annunciar l'ora del battesimo. Il deputato scappò in camerino a cambiare il berrettino di seta con una copertura di capo più sacramentale. Io m'incamminai verso la camera nautica. A prua c'era già movimento, in specie fra le donne, che volevano salir tutte sul castello centrale, per vedere; tanto che i marinai si dovettero piantar di guardia alle scalette per impedire che si ammucchiasse troppa gente di sopra. Era un vocìo, una curiosità da tutte le parti come per il battesimo d'un principino ereditario, e nessuno badava alla minaccia d'un piovasco solenne, che cominciava a far l'aria buia. Entrai con due o tre altri nella camera nautica, che era già affollata, e trovai a stento un po' di posto. Davanti a un tavolo stavano in piedi il comandante, che doveva far da ufficiale dello Stato Civile, e il Secondo e il Commissario, che facevan da testimoni; tutt'intorno, con le spalle alle pareti, la signora bionda, l'argentina, la sposa, la madre e la figliuola pianista, la brasiliana con la serva negra, e una diecina d'uomini, fra i quali il garibaldino, col suo solito viso chiuso e triste. La finestra in fondo, che dava sul castello, era addirittura riempita di facce di donne della terza classe, che formavano scala, e brillavano dalla contentezza d'aver conquistato i primi posti; e dietro di loro si sentiva il mormorio della folla. C'erano sul tavolo il ruolo d'equipaggio e il giornale di bordo, aperti; un vassoio con un bicchiere d'acqua e una saliera; e dei moduli stampati d'atti di nascita. Tutti stavano con una certa compostezza pensierosa. Quella camera singolare, tappezzata di carte marine, luccicante qua e là di strumenti nautici, con quelle ventiquattro lettere maiuscole iscritte come un epitaffio enimmatico sopra le bandierine dei segnali, - quel gruppo di persone così diverse e strane, che barcollavano ogni tanto per effetto d'un leggero rullìo, - quegli ufficiali immobili e gravi, - quel brulichìo d'una moltitudine che non si vedeva, - e quell'orizzonte oscuro dell'oceano, che tagliava il vano dell'uscio, - destavano insieme un sentimento di stupore e di rispetto che s'esprimeva in un bisbiglio sommesso.
Dopo alcuni momenti arrivò il lungo prete, con una stola e una cotta che pareva avessero servito a battezzare i primi navigatori dell'Atlantico, e l'attenzione di tutti si fissò su di lui. Entrò, curvandosi, senza guardar nessuno, e avvicinatosi al tavolo e fatto il segno della croce, cominciò a mormorare a occhi chiusi, in mezzo a un silenzio profondo, gli esorcismi d'uso per l'acqua e pel sale. Poi mise una cucchiaiata di sale nel bicchiere, l'agitò, e intintovi il dito, benedisse i presenti. Le donne fecero il segno della croce. Il bisbiglio ricominciò.
Tardando a venire il bambino, il comandante mandò il Commissario a vedere. Siccome s'era aggravato il vecchio malato di polmonite, la puerpera era stata trasferita dall'infermeria in un camerino vuoto delle seconde classi. Il tragitto da farsi non era che di pochi passi. Il Commissario ritornò subito, dicendo: - Vegnan.
Venivano in fatti su per la scaletta il padre, tutto trionfante, con la barba fatta, con una camicia fresca, e col marmocchio in mano, la signorina di Mestre, col suo solito vestito verde-mare, sorretta per una mano dall'argentino, e dietro di loro, con mia gran maraviglia e di tutti, la puerpera pallida, ma sorridente, tenuta su per la vita dal marinaio gobbo. Non c'era stato verso, brontolava il marinaio, aveva voluto venire, nonostante le minacce del medico, cocciuta a fare là come a casa sua, dove dopo do zorni la se gaveva sempre messo a far le so façende. Ultimo veniva uno dei due gemelli, con candela in mano.
Un mormorio carezzevole di pietà e di simpatia accolse il piccolo Galileo, che dormiva placidamente, col visetto rosso, ravvolto in una coperta azzurra, con una cuffietta bianca a piegoline, e una medaglia al collo.
Appena entrata, la signorina prese il bimbo dalle braccia del padre, e lo mostrò al comandante, con quel suo sorriso mesto e dolcissimo, e non a un solo credo che sfuggisse il contrasto pietoso di quel piccolo essere che incominciava la vita con quella povera e buona creatura per la quale tutto stava per finire. Tutti guardarono per un momento lei sola, che contemplava il bimbo col capo chino, mostrando negli occhi tutti i tesori di maternità che avrebbe portato nella tomba.
Il comandante, col suo schietto accento del quartiere di Prè, e con un cipiglio come se leggesse un atto d'accusa, diede lettura dell'atto di nascita scritto sul ruolo d'equipaggio.
- L'anno mille e ottocento etc., giorno ed ora etc., a bordo del piroscafo denominato il Galileo, iscritto al compartimento marittimo di Genova, etc., il signor medico tal dei tali ha presentato a noi, Capitano in comando del detto piroscafo, in presenza dei signori tali e tali, un bambino di sesso maschile di cui s'è sgravata la signora...
Spuntò un sorriso sulle labbra di tutti quando s'intese leggere che il luogo nativo di quel povero bambino era: latitudine nord 4, longitudine ovest, meridiano di Parigi, 28,48.
- ... In fede di che noi, - continuò il comandante, - abbiamo steso il presente atto che è stato iscritto a piè del ruolo d'equipaggio, ed è stato sottoscritto...
Il comandante e i due ufficiali firmarono l'atto sul ruolo e sui tre moduli stampati da rimettersi al Consolato italiano di Montevideo, alla Capitaneria del porto di Genova, e al padre; poi porsero la penna a questo, che, stentatamente, con la fronte in sudore, scarabocchiò tre volte il suo nome.
In quel punto il piroscafo fece un moto brusco da un lato, e la madrina vacillò: l'argentino la ritenne per un braccio: ed io gli lessi negli occhi l'impressione di stupore penoso ch'egli provò al sentire quel braccio senza carne. Il cielo s'era fatto più oscuro e il mare livido; qualche goccia cadeva sopra coperta.
Il prete si fece avanti.
Inteso i nomi imposti, si segnò, e messa la sua enorme mano pelosa sotto la testa del bimbo dormente, mentre l'argentino gli metteva la destra sul petto, gli fece col bicchierino le tre versate d'acqua, dicendo:
- Galilee, Petre, Johannes, ego te baptizo in nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti.
Poi: - Galilee, Petre, Johannes, vade in pacem et Dominus sit tecum.
Tutte le donne dalla finestra risposero: - Amen.
Allora disse l'Agimus.
Io osservavo intanto la madre, la quale girava gli occhi larghi sul bimbo, sugli ufficiali, sugli strumenti nautici, su quella strana cappella, e porgeva l'orecchio allo scricchiolìo della ruota della timoniera e al fischio lontano delle sartie investite dal vento, dando ogni tanto un'occhiata furtiva al mare oscuro; e pareva agitata da una viva inquietudine, come se ci fosse qualche cosa di profano e quasi di malauguroso in quella funzione fatta a quel modo, così alla spiccia, e in quel luogo, e con quel tempo.
- Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, - terminò il prete.
- Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis... - risposero le donne.
Nel momento stesso un lampo vivissimo illuminò la camera e s'intese il muggito lungo d'un bove; il piroscafo balzò; la puerpera si mise a piangere.
- Amen, - disse il prete.
- Amen, - risposero di fuori.
Tutti si rivolsero alla donna, chiedendole che cos'avesse, facendole animo. Essa s'asciugò gli occhi col dorso della mano, e domandò: — Parché no'l ghe ga messo el sal sula boca? [5]
Dovettero ragionarla, spiegarle: era un battesimo di necessità , non si poteva farlo completo perché non s'era in chiesa, si sarebbe completato in America; stesse tranquilla: il sacramento era valido lo stesso.
Allora baciò con espansione il bambino, si rasserenò, ringraziò, e tutti uscirono. Pioveva già forte. Eppure il piccolo corteo, seguito dal garibaldino, stentò a aprirsi il passo tra la calca per arrivare fino al camerino di seconda; il gobbetto dovette più volte far largo coi gomiti, e al gemello fu portato via il mozzicone di candela: tutti volevan vedere, non il bimbo, ma chi fossero il padrino e la madrina, per farsi un'idea della importanza dei regali che sarebbero toccati alla puerpera fortunata. Al vedere la signorina, qualcheduno batteva le mani. All'improvviso s'udì una voce alta e rauca:
- Strusciate, strusciate i signori!... Oggi lo tengono a battesimo e quando sarà grande lo faranno crepare di fame... Cretini!
Era il vecchio tribuno dal gabbano verde, ritto sulla boccaporta del dormitorio delle donne. Molti si staccarono subito dalla folla dei curiosi. Altri gli inveirono contro, altri gli fecero eco. Ma il gridìo festoso della ragazzaglia coperse le loro voci.
Messo appena il piede nel camerino, la puerpera si lasciò cadere sopra un baule, spossata; il padre mise il bambino in una cuccetta, e il padrino e la madrina tiraron fuori i regali. E allora cominciarono le esclamazioni di maraviglia e di gratitudine, a due voci: - Ma cassa fali? Lori se desturba tropo! I ne fa deventar rossi! Oh ma che brave creature! Xelo par mi sto qua? e anca st'altro? Oh santo Dio benedeto! - E il padre, in uno slancio di riconoscenza per il neonato, curvandosi sulla cuccetta, esclamò: — Vorò strussiarme, vorò suar sangue per ti, vissare mie! — ma con un accento del cuore, che prometteva sinceramente una vita di lavoro e di sacrifizio per quella piccola creatura nata fra il mare e il cielo, a mezza strada fra la patria perduta e una terra ignota, senz'altro bene al mondo che le braccia e il coraggio del padre suo. E poi: - Tazi, vecia mata! - gridò brutalmente alla moglie che piangeva, e le gettò le braccia al collo.
La signorina allora si voltò verso il garibaldino che stava affacciato all'uscio, e indicandogli quell'abbraccio, gli fece con l'indice un cenno di rimprovero, e poi disse affettuosamente, sorridendo: - Ecco la famiglia.
Egli non rispose.
IL MARE DI FUOCO
Ma il battesimo, come la festa dell'equatore, non fu che una breve tregua all'irritazione che serpeggiava a prua per effetto del caldo crescente, in particolar modo fra le donne, le quali erano ogni dì più uggite e stufe di quella maniera di vita tanto lontana da ogni loro consuetudine. Da vari giorni era scoppiata la malattia contagiosa del piccolo ladroneccio, e con questa, la febbre generale del sospetto: gli asciugamani, le scarpette, i cenci sparivano come per incanto, le derubate credevano di riconoscer la roba loro nelle mani dell'una o dell'altra, e ogni momento si vedevan venire dal Commissario due scarmiglione frementi, coi ragazzi per mano, col corpo del delitto sotto il braccio, seguite dai mariti e dai testimoni, a chieder giustizia. E allora avevan luogo processi e dibattimenti in tutte le regole. Si trattava d'un fazzoletto a cui la ladra aveva levato la marca, d'uno stivaletto a cui era stata strappata la fettuccia col nome del calzolaio. L'accusata negava, invocando Gesù e la Madonna; la derubata s'incocciava, tirando giù il resto del calendario: bisognava chiamar due perite che esaminassero la marca sfatta, o un ciabattino per lo stivaletto. Ma la piemontese rifiutava le perite napoletane, la napoletana non le voleva dell'alta Italia, i mariti pigliavan le parti delle mogli, i testimoni e i curiosi tenevan ciascuno dalla sua provincia. Erano contestazioni interminabili tra montanare testarde che ripetevano cento volte la stessa ragione con la medesima frase, e pianigiane linguacciute che vomitavano torrenti di parole. Spesso anche non si capivan tra loro e bisognava nominare un interprete. Altre volte si doveva ordinare una perquisizione delle robe. Le accusate si mettevano a piangere, i bambini a frignare, i mariti a minacciarsi. - Ci rivedremo a terra, canaglia! - Ti caccer...
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