[Pagina precedente]... dall'ultimo soffio degli alisei. Ora navigavamo nella regione della nebbia, degli acquazzoni e dell'uggia. E se ne mostrarono subito gli effetti nelle terze classi. L'agente mi venne a cercare nel salone. - Venga a vedere, - mi disse, - le baruffe chiozzotte. Lo spettacolo comincia.
Un gruppo di donne s'era levato a rumore per la distribuzione dell'acqua dolce; della quale, oltre al numero dei litri fissati per ciascun rancio, un marinaio doveva fornire una certa quantità a ogni donna che ne domandasse per suo uso particolare. Ora alcune si lagnavano che a loro fosse stata negata, mentre ad altre era stata concessa. Ma la quistione era intricata, era uno scoppio di risentimenti che covavano da un pezzo contro un'ingiustizia creduta interessata e abituale: le vecchie dicevano che s'usava preferenza alle giovani, che facevan le civette; queste affermavano il contrario: le preferite eran le vecchie, che avevan dei soldi, e ungevano il distributore; altre poi si lagnavano che le meglio trattate fossero le signore, per servilità: le signore! certe povere diavole che di signorile non avevan più che il vestito usato e le memorie. Le protestanti più inviperite s'erano affollate vicino alla cucina, in un angolo dove pendeva da un gancio un grosso vitello sparato. Quando io arrivai, c'era già il Commissario, circondato da quindici o venti ciabattone, rosse come gallinacci, che parlavano tutte insieme in tre o quattro dialetti, segnando con l'indice accusatore il marinaio, un barbone di frate cappuccino, impassibile tra quel cianìo, come una statua in mezzo a un girone di vento. - Ma se non ci capisco nulla! - rispondeva con la sua placidità solita il Commissario. - Fatemi il santo piacere di parlare una alla volta. - E lo sguardo di qualcuna delle più giovani si raddolciva un momento sulle guance rosee e sulle mani bianche di quel bel giovanotto; ma balenava negli occhi delle altre quell'ira livida, che divampa nelle donne del popolo ogni volta che leticano, anche per una cosa di nulla, con gente delle classi superiori, e che vien da un cumulo di rancori antichi e confusi, estranei alla cagion del momento. - Inn balossad! - si sentiva dire. - Pure nui avimmo pagato, signurì. - A l'è ora d'finila! - E le querele femminili erano sostenute dal brontolìo sordo d'una schiera d'uomini, i quali, spassandosela in cuor loro come a uno spettacolo, istigavano però il malcontento per ispirito di classe e anche un poco per tutta una certa coscienza baldanzosa di futuri cittadini repubblicani. Finalmente il Commissario ottenne un po' di silenzio, e una donna sola parlò. Io non vedevo altro che una capigliatura scarduffata e un indice minaccioso che tagliava l'aria, battendo il tempo a una parlantina di raganella; quando uno scoppio d'esclamazioni coperse quella voce: - Non è vero! - Tazé vu! - Busiarda! - Che 'l me senta mi! - A l'è n'onta! - E già nel serra serra qualche bambino piangeva, ed eran lì lì per menar le unghie...
All'improvviso s'udì da un'altra parte uno strillo acuto di donna, si vide accorrer gente vicino all'albero di trinchetto, e in pochi momenti formarsi una folla, di mezzo a cui si alzò uno scroscio di risa e parve che partisse una notizia; la quale rapidamente propagandosi, propagò la risata fino agli ultimi accorsi, e fece accorrer altri da ogni banda; tanto che in breve fu tutto un rimescolìo e un ridere dalle cucine al castello di prua. Ma un ridere grasso e sguaiato, accompagnato da uno strizzar d'occhi e da un ricambiarsi di colpi di gomito e di spalla, che diceva aperto la natura della sorgente comica da cui derivava. E tale fu la curiosità destata da quel ridere, che le stesse litiganti, dimenticando a un tratto il loro piato, si dispersero qua e là, per domandare che cosa fosse accaduto. Era accaduto che due pesci volanti, spiccando il volo ad arco sopra il piroscafo e urtando tutti e due quasi ad un punto nelle sartie, erano cascati sopra coperta, e l'uno aveva battuto tra le ruote del verricello, l'altro s'era andato a cacciare a capo fitto nell'incrociatura del fazzoletto da collo d'una ragazza, ma proprio tra i due rialti fioriti, come se avesse avuto l'intenzione di proseguire il cammino. Quando la folla s'aperse, la ragazza scappò a nascondersi dietro al macello, e un emigrante burlone portò in giro il pesce inverecondo, vociando non so che cosa, a modo degli spiegatori dei serragli, fin che il Commissario lo fece tacere con un cenno. Ma le buffonate e le risa continuarono per un altro pezzo, e le due belle rondini marine, scintillanti come l'argento, passando di mano in mano, ammirate e commentate con discorsi infiniti, servirono a quietare un poco l'irritazione nascente delle "classi lavoratrici".
Intanto io notai tra la folla parecchi passeggieri di prima, il marsigliese, il toscano, il tenore; i quali dovevano aver l'abitudine di far delle corse d'esploratori nelle terze classi. Quella che dava più nell'occhio era la faccia di Napoleone idropico del marsigliese, il quale gironzava intorno alla boccaporta del dormitorio femminile, dondolando sulle gambe arcate il suo lungo busto di Patagone. Mi disse poi l'agente di cambio che fin dal primo giorno del viaggio egli aveva iniziato una serie di visite regolari al bel sesso emigrante, con delle intenzioni di seduttore, alle quali alludeva socchiudendo un occhio: - Il y a quelque chose à faire par là, savez vous? - E aveva cercato di agevolarsi la via ostentando con gli uomini una certa simpatia nazionale, riscalducciata di socialismo; ma pare che oltre al trovar poca corrispondenza nei più, fosse stato salutato da alcuni con certe apostrofi da levare il pelo. Le persone gentili d'animo e di coltura, nelle quali è innato e fortificato dall'educazione il sentimento dell'eguaglianza, non immaginano quanto sia ancora comune nella nostra borghesia democratica il disprezzo quasi inconscio del popolo, e come sian pochi quelli che gli sanno parlare senza umiliarlo, anche quando se lo vogliono ingraziare, fingendo di trattarlo da pari a pari. Vista dunque la mala riuscita dei primi tentativi, il marsigliese aveva diradato le visite, e ridotto il suo scopo a una semplice "ricerca artistica" della bellezza: e scopriva ogni tanto una bellezza, infatti, della quale faceva la descrizione a tavola, vantandosi di distinguere i vari tipi d'Italia, sentenziando sul naso toscano, sulla bocca veneta, sulle "attaccature" lombarde, con una sicumera impossibile a immaginarsi, e benché più d'uno gli avesse già provato che pigliava la Calabria per la Val d'Aosta, e altri granchi colossali, egli tirava via imperterrito a dar lezioni a tutti quanti. La bouche de la femme toscane... Le type genois, messieurs... J'ai remarqué que l'angle facial napolitain... Il y a là une nuance, je vous assure... Era uno spasso. Ma alla colazione di quella mattina non riuscì neppur lui a rallegrare i commensali, che sentivano i primi influssi del tropico, e la cui musoneria stonava lepidamente con le vesti chiare e coi panciotti bianchi che quell'estate improvvisa aveva fatti apparire. Solo per qualche minuto egli ci ricreò con una discussione sulle teorie malthusiane, nella quale lo tirarono per celia gli argentini, e principalmente intorno al vecchio quesito, se l'emigrazione sia un rimedio sufficiente al troppo rapido accrescersi della popolazione d'un paese. Digiuno affatto del Malthus, ma cocciuto a mostrarsi al fatto di tutto, egli sosteneva avventatamente che l'emigrazione spopolava gli Stati, che l'Europa, fra cent'anni, sarebbe stata mezza deserta, con gli orsi e i lupi alle porte delle capitali. Gli altri affermavano di no: locuras! (pazzie): in tutti i paesi le nascite superando le morti, non solo, ma nei paesi abbandonati moltiplicandosi più facilmente la specie per effetto dell'agevolazione dei matrimoni, prodotta da una più favorevole proporzione tra i mezzi di sussistenza e il numero degli abitanti, ne seguiva che i vuoti fossero sempre colmati ad esuberanza. La prova era che nei paesi donde più si emigra non si esperimenta, alla lunga, una diminuzione sensibile di miseria. - Pas possible! - rispondeva il marsigliese arditamente. - Prouvez-moi cela! - Ma quelli, con la prontezza e la memoria mirabile che li distingue, citavano: anche negli anni delle maggiori emigrazioni, dice il Malthus, il popolo d'Inghilterra non cessò d'essere in preda al bisogno. - Malthus n'a pas dit cela! - Come? Come? - Ma quegli senza insistere né disdirsi, batteva la campagna. - Stuart Mill, - continuavano gli altri, - ha detto che l'emigrazione non dispensa dalla necessità di combattere l'aumento della popolazione. Convenite che ha detto questo? - E l'altro, francamente: - Pas précisément, messieurs. - E non conosceva Stuart Mill più del Malthus, e s'incaponiva, fra le risate dei suoi contradittori, che capivano il gioco. Fu quella l'unica nota gaia della colazione. L'orizzonte nebbioso, il mare grigio, il caldo che cominciava a far luccicare le fronti tennero chiuse tutte le altre bocche dal principio alla fine. Non c'era che la signora bionda che serbasse la faccia fresca come una mela rosa, gittando un doppio zampillo continuo di parole negli orecchi del marito che aveva a sinistra e del tenore che aveva a destra, ed esortando tratto tratto, con uno sguardo pietoso, il toscanello che le sedeva davanti, a non ingelosirsi del suo nuovo amico. E si dovette ancora a lei un soffio d'ilarità che passò per i crocchi sbadiglianti sul cassero, durante l'ora grave della chilificazione. Correva di bocca in bocca fin dalla mattina un ingenuo sproposito che rivelava quanto fossero incomplete e confuse le idee geografiche sotto quella capricciosa capigliatura d'oro. L'agente, incontrandola, le aveva detto: - Signora, quest'oggi passeremo il tropico del Cancro. - Ed essa aveva risposto con allegrezza: - Oh finalmente! almeno si vedrà qualche cosa.
Io però non capivo ancora come a bordo fosse possibile d'annoiarsi: anzi mi rallegrava la vista degli annoiati per la stessa ragione che si prova più piacevole il sentimento della salute in mezzo a gente che soffra il mal di mare. E quel giorno non mi poteva mancare lo spettacolo: tra il tocco e le quattro specialmente, che è sempre l'ora più terribile, incominciai a veder delle facce da far dire: - A momenti costui si decompone, e bisognerà spazzarlo fuor di coperta. - Non era la noia che il Leopardi chiama il più grande dei sentimenti umani; ma un imbecillimento compassionevole, che si manifestava in una cascaggine generale di palpebre, di guance, di labbra, come se le facce fossero fatte di carne lessa. Fra i più martoriati, trovai il genovese, che stava affacciato all'osteriggio della macchina, con un viso su cui non appariva più nemmeno un riflesso moribondo d'intelligenza. - Che cosa fa qui? - gli domandai; - come non è in cucina? - N'era uscito allora: nessuna novità. I tagliatelli domani... forse; ma non era accertato. E mi spiegò perché stesse là a guardare per lungo tempo il movimento monotono di un'asta di stantuffo; una teoria sulla noia, sua personale. - Ho osservou, diceva, che la noia deriva dal non poter fare a meno che pensare a cose spiacevoli. Dunque, per scacciar la noia, non c'è altro rimedio che di non pensare, come le bestie. Ebbene, io mi metto qui, immobile, a guardare il saliscendi di quello stantuffo. A poco a poco, in meno di venti minuti, mi riduco in uno stato di completo istupidimento, un vero asino; allora non penso più a niente e non mi annoio più. No gh'è atro. Io diedi in una risata; ma egli rimase serio, e tornò a guardar lo stantuffo con l'occhio dilatato e fisso d'un morto. Stavo per dirgli che, per cacciar la noia, sarebbe stato meglio discendere addirittura a veder la macchina; ma parendomi che si trovasse già quasi nello stato desiderato, me ne astenni. E discesi io.
Un'osservazione appunto mi veniva fatta ogni giorno, passando di là: quella macchina maravigliosa, non dieci forse dei mille e settecento passeggieri del Galileo sarebbero stati in grado di dire che cosa fosse, e neppur...
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