[Pagina precedente]...va davvero pianto per nulla, e proprio perché ancora non aveva conosciuto lo scoramento senza rimedio in cui ora si trovava. Egli, invece, ricordò quanto quella scena fosse somigliata a questa, e sentì un nuovo peso piombare sulla propria coscienza. Questa scena era evidentemente la continuazione dell'altra.
Ma Amalia aveva deciso. - Credo che tocca a te difendermi, nevvero? Ora non mi pare che tu possa continuare ad essere l'amico di chi m'offende senza alcun motivo
- Egli non t'offende - protestò Emilio.
- Pensa come vuoi! Ma egli deve ritornare in questa casa o tu saresti obbligato a voltargli le spalle. Da parte mia poi, ti prometto ch'egli non troverà niente di mutato nel mio contegno; farò uno sforzo e lo tratterò diversamente da quello che si merita.
Emilio dovette riconoscere ch'ella aveva ragione e disse che, pur non annettendo alla cosa tanta importanza da indurlo a rompere i rapporti col Balli, gli avrebbe fatto capire che intendeva vederlo frequentare di nuovo casa sua.
Neppure questa promessa bastò alla mite Amalia. - A te dunque pare un'inezia l'insulto fatto a tua sorella? Comportati allora come ti pare e piace, ma anch'io farò a modo mio. - Minacciava fredda e sdegnosa. - Domani mi raccomanderò all'agenzia qui di faccia per un posto da governante o da serva. C'era tanta freddezza nelle sue parole da far credere nella serietà della sua intenzione.
- Ho forse detto di non voler fare quello che tu desideri? disse Emilio spaventato. - Domani parlerò col Balli, e se domani stesso non viene da noi, io saprò allentare i miei rapporti con lui.
Quell'
allentare suonò male ad Amalia. - Allentare? Farai quello che vorrai. - S'alzò e, senza salutarlo, andò nella sua stanza ove ancora ardeva la candela ch'ella ci aveva portata la prima volta che vi si era rifugiata
Emilio pensò ch'ella continuava a dimostrarsi risentita perché le era più facile di padroneggiarsi: il momento stesso in cui Si fosse mitigata fino a dire una parola di ringraziamento od anche soltanto di consenso, sarebbe stata vinta di nuovo dalla commozione. Volle seguirla, ma capì ch'ella stava svestendosi e, dal di fuori, le augurò la buona notte. Ella rispose a mezza voce e con una dura indifferenza
Del resto Amalia aveva ragione. Il Balli doveva almeno qualche volta venire in casa sua. Quella cessazione improvvisa delle visite era offensiva e si capiva che per poter guarire Amalia fosse necessario prima di tutto di toglier l'offesa. Uscì nella speranza di trovare il Balli.
Fuori, alla porta stessa di casa, trovò la più potente delle distrazioni. Per un caso strano s'imbatté faccia a faccia con Angiolina. Come dimenticò subito la sorella, il Balli e i propri rimorsi! Fu una sorpresa per lui. In quei pochi giorni egli aveva dimenticato il colore di quei capelli che rendevano tanto bionda tutta la figura, gli occhi azzurri che ora veramente guardavano per indagare. Egli le fece un saluto breve che per voler essere freddo fu violento. Nello stesso tempo le aveva sgranati addosso gli occhi sì che, se ella stessa non fosse stata sorpresa e agitata, ella avrebbe potuto averne paura.
Sì! Ella era agitata. Aveva risposto al suo saluto confusa e arrossendo. Era accompagnata dalla madre e, fatti pochi passi, s'era voltata tanto verso la propria compagna da poter vedere anche dietro di sé. A lui parve di comprendere dagli occhi di lei ch'ella s'attendeva di venir avvicinata, e fu precisamente questo che gli diede la forza di passare oltre accelerando il passo.
Camminò per parecchio tempo senza meta, per tranquillarsi Forse Amalia aveva veduto bene e il suo abbandono era stato per Angiolina la più energica delle educazioni. Forse ella lo amava ora! Camminando fece un sogno delizioso. Ella lo amava, lo seguiva, s'attaccava a lui, ed egli continuava a fuggirla, a respingerla. Quale soddisfazione sentimentale!
Quando ritornò in sé, il ricordo della sorella gli aggravò di nuovo il cuore. In quei pochi giorni il suo destino era divenuto più doloroso, tant'è vero che il pensiero d'Angiolina, che fino allora era stato tanto doloroso per lui, gli appariva un rifugio, per quanto non tutto piacevole, dal pensiero di aver inasprita la sorte della sorella.
Per quella sera non trovò il Balli. Sul tardi venne fermato dal Sorniani il quale ritornava dal teatro. Dopo il saluto, subito, costui raccontò di aver vista a teatro, in prima galleria, Angiolina colla madre; bellissima davvero con una vita di seta gialla e un cappellino di cui non si vedevano che due o tre grandi rose nell'oro dei capelli. Si dava per la prima volta la
Valchiria e il Sorniani si meravigliava che Emilio, conosciuto in altra epoca per aver fatto della critica musicale avvenirista - che cosa non aveva fatto in sua vita? - non fosse stato a teatro.
Confusa ed agitata come egli l'aveva vista, ella era andata poi a teatro e in un posto di un prezzo piuttosto elevato. Chissà chi glielo aveva pagato! Egli aveva fatto dunque un altro vanissimo sogno.
Disse al Sorniani che la sera appresso sarebbe andato anche lui al Comunale; ma non ne aveva l'intenzione. Aveva perduta l'unica serata in cui il teatro gli sarebbe potuto piacere. La sera seguente Angiolina non ci sarebbe andata neppure se le fosse stato pagato di nuovo il posto. Wagner e Angiolina! Era già molto che si fossero incontrati una volta sola.
Passò una notte insonne. Era inquieto, e non trovava nel letto una posizione comoda abbastanza per starci fermo. S'alzò per calmarsi e ricordò che forse dalla stanza della sorella poteva venirgli una distrazione. Ma Amalia non sognava più; ella aveva perduti anche i suoi lieti sogni. La sentì voltarsi più volte nel letto che neppure a lei sembrava molle.
Verso la mattina ella lo sentì alla porta e gli chiese che cosa volesse.
Egli era ritornato là nella speranza di udirla parlare, di apprendere ch'ella godesse almeno una volta nelle ventiquattr'ore.
- Niente - rispose lui profondamente accorato di sentirla desta - mi pareva che ti movessi, e volevo vedere se ti occorresse qualche cosa.
- Non mi occorre niente - rispose ella mitemente. - Grazie, Emilio.
Egli senti d'essere stato perdonato e ne provò una soddisfazione vivissima e dolce tanto che gli si inumidirono gli occhi. - Ma perché non dormi? - L'istante era tanto felice ch'egli voleva gustarlo; lo prolungava e lo rendeva più intenso facendo sentire alla sorella il proprio affetto commosso.
- Mi sono destata or ora; ma tu?
- Io dormo pochissimo da parecchio tempo - rispose lui: credeva sempre che ad Amalia dovesse derivare un sollievo dal sapere quali dolori patisse anche lui. Poi, ricordando le parole scambiate col Sorniani, le annunziò che aveva deciso di andare a distrarsi alla
Valchiria. - Ci vieni anche tu?
- Ben volentieri - rispose essa. - Basta che non ti costi troppo.
Emilio protestò. - Per una volta tanto. - Batteva i denti dal freddo, ma su quel posto aveva trovato tanta dolce commozione ch'esitava ad abbandonarlo.
- Sei in camicia? - domandò lei e udito che sì, gli ordinò di andarsi a coricare.
Egli andò a letto malvolentieri ma, quando vi fu, trovò subito la posizione che aveva cercata invano tutta la notte, e dormì ininterrotte un paio d'ore.
Col Balli non fu punto difficile d'intendersi. Alla mattina lo trovò mentre marciava dietro al carro del canicida, tutto commosso della sorte di tante povere bestie. Ne era afflitto, ma ricercava quella commozione per sentirsi, diceva lui, più artista nell'affetto agli animali. Alle parole di Emilio diede poco ascolto, avendo le orecchie intronate dai guaiti dei cani, il suono più doloroso ch'esista in natura quando è provocato da un dolore così inatteso come quello dell'improvvisa stretta violenta al collo. - C'è dentro la paura della morte - diceva il Balli - e nello stesso tempo un'enorme, impotente indignazione.
Il Brentani ricordò con amarezza che anche nel lamento di Amalia si era sentita una sorpresa ed un'enorme, impotente indignazione. La presenza del canicida gli facilitò però il suo compito. Il Balli lo ascoltò distrattamente, e dichiarò di non aver niente in contrario a venire da lui quel giorno stesso.
Ebbe qualche leggero dubbio soltanto a mezzodì quando venne a prendere Emilio all'ufficio. S'era già convinto che Amalia, innamorata di lui, si fosse confidata col fratello e che costui avesse creduto opportuno allontanarlo dalla sua casa; ora invece Emilio voleva vi ritornasse perché Amalia non capiva per quale ragione egli non si facesse più vedere. - Lo vorranno per convenienza - pensò il Balli con la sua consueta facilità di spiegare tutto.
Erano già avviati verso casa allorché a Stefano venne un altro dubbio: - Basta che la signorina non mi serbi rancore.
Emilio, forte dell'assicurazione avuta dalla sorella, lo tranquillò. - Sarai accolto come in passato.
Il Balli tacque. Ci avrebbe pensato lui ad apparire diverso da quello di una volta, per non lusingarla e non essere assalito una seconda volta da quell'amore poco desiderabile.
Amalia era preparata a tutto fuorché a questo. Si era proposta di trattarlo gentilmente ma con freddezza, ed ecco ch'era lui a dare tale intonazione ai loro rapporti. A lei non restò altro che d'accettare e seguire passivamente il modo imposto da lui, e non poté neppure tradire un risentimento. Egli la trattava proprio come una signorina di cui avesse fatto da poco la conoscenza, con tutti i riguardi e il più indifferente rispetto. Non erano più le chiacchiere allegre in cui il Balli si abbandonava tutto, svelando quanto più alto si tenesse di tutte le persone che lo contornavano, con un'immodestia tanto spudorata da non potersi mostrare che accanto a persone devotissime, perché un'ironia qualunque in quei momenti gli avrebbe tolta la voce e il fiato. Quel giorno non parlò affatto di sé, ma, invece, e brevemente, di cose che Amalia non stava neppure a udire, stupefatta di tanta indifferenza. Raccontò che s'era annoiato molto alla
Valchiria, dove una metà del pubblico era occupata a dare ad intendere all'altra di divertirsi; poi parlò anche di un'altra noia, quella del lungo carnovale che aveva ancora un mese d'agonia. Da tanta noia egli fu indotto a sbadigliare lungamente. Oh, così mutato era noioso anche lui. Dove se n'era andata quella bella vivacità che Amalia aveva amata tanto perché le sembrava nata per piacere a lei?
Emilio sentì che la sorella doveva soffrire, e cercò di provocare qualche segno di maggiore interessamento da parte di Stefano. Parlò della cattiva cera di Amalia e minacciò la sorella di chiamare il dottor Carini se ella non si fosse migliorata d'aspetto. Il dottor Carini, amico del Balli, era stato nominato proprio per indurre quest'ultimo a parlare anche lui della salute di Amalia. Ma Stefano, con ostinazione puerile, badò di non prender parte a un simile discorso, e Amalia rispose alle parole affettuose del fratello con una frase ruvida. Voleva essere brusca con qualcuno, né poteva esserlo col Balli. Del resto poco dopo si ritirò nella sua stanza, e li lasciò soli.
Per via Emilio ritornò su quelle sue disgraziate parole e tentò di spiegarle e di togliere da Amalia qualunque aspetto di colpa. Confessò di essere stato leggero. Doveva essersi ingannato sul sentimento di Amalia, la quale (ne fece solenne giuramento) non gli aveva mai detto una parola in proposito. Il Balli finse di credergli. Dichiarò ch'era tuttavia inutile di riparlare di quella faccenda che egli, da lungo tempo, aveva dimenticata. Come sempre, egli era molto contento di se stesso. S'era comportato come doveva per ridare la quiete ad Amalia, ed evitare fastidi all'amico. L'altro tacque comprendendo di gettare il fiato al vento.
La stessa sera fratello e sorella andarono a teatro, ed Emilio sperava che lo svago insolito fosse perciò maggiore per la sorella.
Ma no! Nella serata il divertimento non le animò gli occhi neppure una sola volta. Appena appena vide il pubblico. Il pensiero sempre rivolto all'ingiustizia che le era stata fatta, ella non poteva neppure occuparsi di quelle tante donne più felici ed el...
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