MANDRAGOLA, di Niccolo' Machiavelli - pagina 3
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CALLIMACO Avete voi el segno?
NICIA E' l'ha Siro, sotto.
CALLIMACO Dàllo qua.
Oh! questo segno mostra debilità di rene.
NICIA Ei mi par torbidiccio; eppur l'ha fatto ora ora.
CALLIMACO Non ve ne maravigliate.
Nam mulieris, uri nae sunt semper maioris grossitiei et albedinis, et mi noris pulchritudinis quam virorum.
Huius autem, in caetera, causa est amplitudo canalium, mixtio eorum quae ex matrice exeunt cum urinis.
NICIA Oh! uh! potta di san Puccio! Costui mi raffinisce in tralle mani; guarda come ragiona bene di queste cose!
CALLIMACO Io ho paura che costei non sia, la notte, mal coperta, e per questo fa l'orina cruda.
NICIA Ella tien pure adosso un buon coltrone; ma la sta quattro ore ginocchioni ad infilzar paternostri, innanzi che la se ne venghi al letto, ed è una bestia a patir freddo.
CALLIMACO Infine, dottore, o voi avete fede in me, o no; o io vi ho ad insegnare un rimedio certo, o no.
Io, per me, el rimedio vi darò.
Se voi arete fede in me, voi lo piglierete; e se, oggi ad uno anno, la vostra donna non ha un suo figliolo in braccio, io voglio avervi a donare dumilia ducati.
NICIA Dite pure, ché io son per farvi onore di tutto, e per credervi piú che al mio confessoro.
CALLIMACO Voi avete ad intender questo, che non è cosa piú certa ad ingravidare una donna che dargli bere una pozione fatta di mandragola.
Questa è una cosa esperimentata da me dua paia di volte, e trovata sempre vera; e, se non era questo, la reina di Francia sarebbe sterile, ed infinite altre principesse di quello stato.
NICIA E' egli possibile?
CALLIMACO Egli è come io vi dico.
E la Fortuna vi ha intanto voluto bene, che io ho condutto qui meco tutte quelle cose che in quella pozione si mettono, e potete averla a vostra posta.
NICIA Quando l'arebbe ella a pigliare?
CALLIMACO Questa sera dopo cena, perché la luna è ben disposta, ed el tempo non può essere piú appropriato.
NICIA Cotesto non fia molto gran cosa.
Ordinatela in ogni modo: io gliene farò pigliare.
CALLIMACO E' bisogna ora pensare a questo: che quello uomo che ha prima a fare seco, presa che l'ha, cotesta pozione, muore infra otto giorni, e non lo camperebbe el mondo.
NICIA Cacasangue!.
Io non voglio cotesta suzzacchera! A me non l'apiccherai tu! Voi mi avete concio bene!
CALLIMACO State saldo, e' ci è rimedio.
NICIA Quale?
CALLIMACO Fare dormire súbito con lei un altro che tiri, standosi seco una notte, a sé tutta quella infezione della mandragola: dipoi vi iacerete voi sanza periculo.
NICIA Io non vo' far cotesto.
CALLIMACO Perché?
NICIA Perché io non vo' fare la mia donna femmina e me becco.
CALLIMACO Che dite voi, dottore? Oh! io non vi ho per savio come io credetti.
Sí che voi dubitate di fare quel lo che ha fatto el re di Francia e tanti signori quanti sono là?
NICIA Chi volete voi che io truovi che facci cotesta pazzia? Se io gliene dico, e' non vorrà; se io non gliene dico, io lo tradisco, ed è caso da Otto: io non ci voglio capitare sotto male.
CALLIMACO Se non vi dà briga altro che cotesto, lasciatene la cura a me.
NICIA Come si farà?
CALLIMACO Dirovelo: io vi darò la pozione questa sera dopo cena; voi gliene darete bere e, súbito, la metterete nel letto, che fieno circa a quattro ore di notte.
Dipoi ci travestiremo, voi, Ligurio, Siro ed io, e andrencene cercando in Mercato Nuovo, in Mercato Vecchio, per questi canti; ed el primo garzonaccio che noi troviamo scioperato lo imbavagliereno, ed a suon di mazzate lo condurreno in casa ed in camera vostra al buio.
Quivi lo mettereno nel letto, direngli quel che gli abbia a fare, non ci fia difficultà veruna.
Dipoi, la mattina, ne manderete colui innanzi dí, farete lavare la vostra donna, starete con lei a vostro piacere e sanza periculo.
NICIA Io sono contento, poiché tu di' che e re e principi e signori hanno tenuto questo modo.
Ma sopratutto, che non si sappia, per amore degli Otto!
CALLIMACO Chi volete voi che lo dica?
NICIA Una fatica ci resta, e d'importanza.
CALLIMACO Quale?
NICIA Farne contenta mogliama, a che io non credo che la si disponga mai.
CALLIMACO Voi dite el vero.
Ma io non vorrei innanzi essere marito, se io non la disponessi a fare a mio modo.
LIGURIO Io ho pensato el rimedio.
NICIA Come?
LIGURIO Per via del confessoro.
CALLIMACO Chi disporrà el confessoro, tu?
LIGURIO Io, e danari, la cattività nostra, loro.
NICIA Io dubito, non che altro, che per mie detto la non voglia ire a parlare al confessoro.
LIGURIO Ed anche a cotesto è remedio.
CALLIMACO Dimmi.
LIGURIO Farvela condurre alla madre.
NICIA La le presta fede.
LIGURIO Ed io so che la madre è della opinione nostra.
Orsú! avanziam tempo, ché si fa sera.
Vatti, Callimaco, a spasso, e fa' che alle ventitré ore noi ti ritroviamo in casa con la pozione ad ordine.
Noi n'andreno a casa la madre, el dottore ed io, a disporla, perché è mia nota.
Poi n'andreno al frate, e vi raguagliereno di quello che noi aren fatto.
CALLIMACO Deh! non mi lasciar solo.
LIGURIO Tu mi pari cotto.
CALLIMACO Dove vuoi tu ch'io vadia ora?
LIGURIO Di là, di qua, per questa via, per quell'altra: egli è sí grande Firenze!
CALLIMACO Io son morto.
CANZONE
dopo il secondo atto
Quanto felice sia ciascun sel vede,
chi nasce sciocco ed ogni cosa crede!
Ambizione nol preme,
non lo muove il timore,
che sogliono esser seme
di noia e di dolore.
Questo vostro dottore,
bramando aver figlioli,
credria ch'un asin voli;
e qualunque altro ben posto ha in oblio,
e solo in questo ha posto il suo disio.
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Sostrata, messer Nicia, Ligurio.
SOSTRATA Io ho sempre mai sentito dire che gli è ufizio d'un prudente pigliare de' cattivi partiti el migliore: se, ad avere figliuoli, voi non avete altro rimedio che questo, si vuole pigliarlo, quando e' non si gravi la conscienzia.
NICIA Egli è così.
LIGURIO Voi ve ne andrete a trovare la vostra figliuola, e messere ed io andreno a trovare fra' Timoteo suo confessoro, e narrerengli el caso, acciò che non abbiate a dirlo voi: vedrete quello che vi dirà.
SOSTRATA Cosí sarà fatto.
La via vostra è di costà; ed io vo a trovare la Lucrezia, e la merrò a parlare al frate, ad ogni modo.
SCENA SECONDA
Messer Nicia, Ligurio.
NICIA Tu ti maravigli forse, Ligurio, che bisogni fare tante storie a disporre mogliama; ma, se tu sapessi ogni cosa, tu non te ne maraviglieresti.
LIGURIO Io credo che sia, perché tutte le donne sono sospettose.
NICIA Non è cotesto.
Ell'era la piú dolce persona del mondo e la piú facile; ma, sendole detto da una sua vicina che, s'ella si botava d'udire quaranta mattine la prima messa de' Servi, che impregnerebbe, la si botò, ed andovvi forse venti mattine.
Ben sapete che un di que' fratacchioni le cominciò 'ndare d'atorno, in modo che la non vi volle piú tornare.
Egli è pure male però che quegli che ci arebbono a dare buoni essempli sien fatti cosí.
Non dich'io el vero?
LIGURIO Come diavolo, se egli è vero!
NICIA Da quel tempo in qua ella sta in orecchi come la lepre; e, come se le dice nulla, ella vi fa dentro mille difficultà.
LIGURIO Io non mi maraviglio piú.
Ma, quel boto, come si adempié?
NICIA Fecesi dispensare.
LIGURIO Sta bene.
Ma datemi, se voi avete, venticinque ducati, ché bisogna, in questi casi, spendere, e farsi amico el frate presto, e darli speranza di meglio.
NICIA Pigliagli pure; questo non mi dà briga, io farò masserizia altrove.
LIGURIO Questi frati sono trincati, astuti; ed è ragionevole, perché e' sanno e peccati nostri, e loro, e chi non è pratico con essi potrebbe ingannarsi e non gli sapere condurre a suo proposito.
Pertanto io non vorrei che voi nel parlare guastassi ogni cosa, perché un vostro pari, che sta tuttodí nello studio, s'intende di quelli libri, e delle cose del mondo non sa ragionare.
(Costui è sí sciocco, che io ho paura non guastassi ogni cosa).
NICIA Dimmi quel che tu vuoi ch'io faccia.
LIGURIO Che voi lasciate parlare a me, e non parliate mai, s'io non vi accenno.
NICIA Io son contento.
Che cenno farai tu?
LIGURIO Chiuderò un occhio; morderommi el labbro...
Deh no! Facciàno altrimenti.
Quanto è egli che voi non parlasti al frate?
NICIA È più di dieci anni.
LIGURIO Sta bene.
Io gli dirò che voi sete assordato, e voi non risponderete e non direte mai cosa alcuna, se noi non parliamo forte.
NICIA Cosí farò.
LIGURIO Non vi dia briga che io dica qualche cosa che vi paia disforme a quello che noi vogliamo, perché tutto tornerà a proposito.
NICIA In buon ora.
LIGURIO Ma io veggo el frate che parla con una donna.
Aspettian che l'abbi spacciata.
SCENA TERZA
Fra' Timoteo, una donna.
TIMOTEO Se voi vi volessi confessare, io farò ciò che voí volete.
DONNA Non, per oggi; io sono aspettata: e' mi basta essermi sfogata un poco, cosí ritta ritta.
Avete voi dette quelle messe della Nostra Donna?
TIMOTEO Madonna sí.
DONNA Togliete ora questo fiorino, e direte dua mesi ogni lunedí la messa de' morti per l'anima del mio marito.
Ed ancora che fussi un omaccio, pure le carne tirono: io non posso fare non mi risenta, quando io me ne ricordo.
Ma credete voi che sia in purgatorio?
TIMOTEO Sanza dubio.
DONNA Io non so già cotesto.
Voi sapete pure quel che mi faceva qualche volta.
Oh, quanto me ne dolsi io con esso voi! Io me ne discostavo quanto io potevo; ma egli era sí importuno! Uh, nostro Signore!
TIMOTEO Non dubitate, la clemenzia di Dio è grande: se non manca a l'uomo la voglia, non gli manca mai el tempo a pentirsi.
DONNA Credete voi che 'l Turco passi questo anno in Italia?
TIMOTEO Se voi non fate orazione, sí.
DONNA Naffe! Dio ci aiuti, con queste diavolerie! Io ho una gran paura di quello impalare.
Ma io veggo qua in chiesa una donna che ha certa accia di mio: io vo' ire a trovarla.
Fate col buon dí.
TIMOTEO Andate sana.
SCENA QUARTA
Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.
TIMOTEO Le piú caritative persone che sieno sono le donne, e le piú fastidiose.
Chi le scaccia, fugge e fastidii e l'utile; chi le intrattiene, ha l'utile ed e fastidii insieme.
Ed è 'l vero che non è el mele sanza le mosche.
Che andate voi facendo, uomini da bene? Non riconosco io messer Nicia?
LIGURIO Dite forte, ché gli è in modo assordato, che non ode quasi nulla.
TIMOTEO Voi sete il ben venuto, messere!
LIGURIO Piú forte !
TIMOTEO El ben venuto!
NICIA El ben trovato, padre!
TIMOTEO Che andate voi faccendo?
NICIA Tutto bene.
LIGURIO Volgete el parlare a me, padre, perché voi, a volere che v'intendessi, aresti a mettere a romore questa piazza.
TIMOTEO Che volete voi da me?
LIGURIO Qui messere Nicia ed un altro uomo da bene, che voi intenderete poi, hanno a fare distribuire in limosine parecchi centinaia di ducati.
NICIA Cacasangue!
LIGURIO (Tacete, in malora, e' non fien molti!) Non vi maravigliate, padre, di cosa che dica, ché non ode, e pargli qualche volta udire, e non risponde a proposito.
TIMOTEO Séguita pure, e lasciagli dire ciò che vuole.
LIGURIO De' quali danari io ne ho una parte meco; ed hanno disegnato che voi siate quello che li distribuiate.
TIMOTEO Molto volentieri.
LIGURIO Ma egli è necessario, prima che questa limosina si faccia, che voi ci aiutiate d'un caso strano intervenuto a messere, che solo voi potete aiutare, dove ne va al tutto l'onore di casa sua.
TIMOTEO Che cosa è?
LIGURIO Io non so se voi conoscesti Cammillo Calfucci, nipote qui di messere.
TIMOTEO Sí, conosco.
LIGURIO Costui n'andò per certe sua faccende, uno anno fa, in Francia; e, non avendo donna, che era morta, lasciò una sua figliuola da marito in serbanza in uno munistero, del quale non accade dirvi ora el nome.
TIMOTEO Che è seguíto?
LIGURIO E' seguíto che, o per straccurataggine delle monache o per cervellinaggine della fanciulla, la si truova gravida di quattro mesi; di modo che, se non ci si ripara con prudenzia, el dottore, le monache, la fanciulla, Cammillo, la casa de' Calfucci è vituperata; e il dottore stima tanto questa vergogna che s'è botato, quando la non si palesi, dare trecento ducati per l'amore di Dio.
NICIA Che chiacchiera!
LIGURIO (State cheto!) E daragli per le vostre mani; e voi solo e la badessa ci potete rimediare.
TIMOTEO Come?
LIGURIO Persuadere alla badessa che dia una pozione alla fanciulla per farla sconciare.
TIMOTEO Cotesta è cosa da pensarla.
LIGURIO Guardate, nel far questo, quanti beni ne resulta: voi mantenete l'onore al monistero, alla fanciulla, a' parenti; rendete al padre una figliuola; satisfate qui a messere, a tanti sua parenti; fate tante elemosine, quante con questi trecento ducati potete fare; e, dall'altro canto, voi non offendete altro che un pezzo di carne non nata, sanza senso, che in mille modi si può sperdere; ed io credo che quello sia bene che facci bene ai piú, e che e piú se ne contentino.
TIMOTEO Sia, col nome di Dio.
Faccisi ciò che voi volete, e, per Dio e per carità, sia fatto ogni cosa.
Ditemi el munistero, datemi la pozione, e, se vi pare, cotesti danari, da potere cominciare a fare qualche bene.
LIGURIO Or mi parete voi quel religioso, che io credevo che voi fussi.
Togliete questa parte de' danari.
El munistero è...
Ma aspettate, egli è qui in chiesa una donna che mi accenna: io torno ora ora; non vi partite da messer Nicia; io le vo' dire dua parole.
SCENA QUINTA
Fra' Timoteo, messer Nicia.
TIMOTEO Questa fanciulla, che tempo ha?
NICIA Io strabilio.
TIMOTEO Dico, quanto tempo ha questa fanciulla?
NICIA Mal che Dio gli dia!
TIMOTEO Perché?
NICIA Perché se l'abbia!
TIMOTEO E' mi pare essere nel gagno.
Io ho a fare cor uno pazzo e cor un sordo: l'un si fugge, l'altro non ode.
Ma se questi non sono quarteruoli, io ne farò meglio di loro! Ecco Ligurio, che torna in qua.
SCENA SESTA
Ligurio, fra' Timoteo, messer Nicia.
LIGURIO State cheto, messere.
Oh! io ho la gran nuova, padre.
TIMOTEO Quale?
LIGURIO Quella donna con chi io ho parlato, mi ha detto che quella fanciulla si è sconcia per se stessa.
TIMOTEO Bene! questa limosina andrà alla Grascia.
LIGURIO Che dite voi?
TIMOTEO Dico che voi tanto piú doverrete fare questa limosina.
LIGURIO La limosina si farà, quando voi vogliate: ma e' bisogna che voi facciate un'altra cosa in benefizio qui del dottore.
TIMOTEO Che cosa è?
LIGURIO Cosa di minor carico, di minor scandolo, piú accetta a noi, e piú utile a voi.
TIMOTEO Che è? Io sono in termine con voi, e parmi avere contratta tale dimestichezza, che non è cosa che io non facessi.
LIGURIO Io ve lo vo' dire in chiesa, da me e voi, ed el dottore fia contento di aspettare qui.
Noi torniamo ora.
NICIA Come disse la botta a l'erpice! .
TIMOTEO Andiamo.
SCENA SETTIMA
Messer Nicia solo.
NICIA E' egli di dì o di notte? Sono io desto o sogno? Sono io imbriaco, e non ho beuto ancora oggi, per ire drieto a queste chiacchiere? Noi rimanghiam di dire al frate una cosa, e' ne dice un'altra; poi volle che io facessi el sordo, e bisognava io m'impeciassi gli orecchi come el Danese, a volere che io non avessi udite le pazzie, che gli ha dette, e Dio il sa con che proposito! Io mi truovo meno venticinque ducati, e del fatto mio non s'è ancora ragionato; ed ora m'hanno qui posto come un zugo a piuolo.
Ma eccogli che tornano; in mala ora per loro, se non hanno ragionato del fatto mio!
SCENA OTTAVA
Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.
TIMOTEO Fate che le donne venghino.
Io so quello che io ho a fare; e, se l'autorità mia varrà, noi concluderemo questo parentado questa sera.
LIGURIO Messer Nicia, fra' Timoteo è per fare ogni cosa.
Bisogna vedere che le donne venghino.
NICIA Tu mi ricrii tutto quanto.
Fia egli maschio?
LIGURIO Maschio.
NICIA Io lacrimo per la tenerezza.
TIMOTEO Andatevene in chiesa, io aspetterò qui le donne.
State in lato che le non vi vegghino; e, partite che le fieno, Vi dirò quello che l'hanno detto.
SCENA NONA
Frate Timoteo solo.
TIMOTEO Io non so chi s'abbi giuntato l'uno l'altro.
Questo tristo di Ligurio ne venne a me con quella prima novella, per tentarmi, acciò, se io non gliene consentivo, non mi arebbe detta questa, per non palesare e disegni loro sanza utile, e di quella che era falsa non si curavono.
Egli è vero che io ci sono suto giuntato; nondimeno, questo giunto è con mio utile.
Messer Nicia e Callimaco sono ricchi, e da ciascuno, per diversi rispetti, sono per trarre assai; la cosa convien stia secreta, perché l'importa cosí a loro a dirla come a me.
Sia come si voglia, io non me ne pento.
E' ben vero che io dubito non ci avere dificultà, perché madonna Lucrezia è savia e buona: ma io la giugnerò in sulla bontà.
E tutte le donne hanno poco cervello; e come ne è una che sappi dire dua parole, e' se ne predica, perché in terra di ciechi chi v'ha un occhio è signore.
Ed eccola con la madre, la quale è bene una bestia, e sarammi uno grande adiuto a condurla alle mia voglie.
SCENA DECIMA
Sostrata, Lucrezia.
SOSTRATA Io credo che tu creda, figliuola mia, che io stimi l'onore ed el bene tuo quanto persona del mondo, e che io non ti consigliassi di cosa che non stessi bene.
Io t'ho detto e ridicoti, che se fra' Timoteo ti dice che non ci sia carico di conscienzia, che tu lo faccia sanza pensarvi.
LUCREZIA Io ho sempremai dubitato che la voglia, che messer Nicia ha d'avere fìgliuoli, non ci faccia fare qualche errore; e per questo, sempre che lui mi ha parlato di alcuna cosa, io ne sono stata in gelosia e sospesa massime poi che m'intervenne quello che vi sapete, per andare a' Servi.
Ma di tutte le cose che si son tentate, questa mi pare la piú strana, di avere a sottomettere el corpo mio a questo vituperio, ad esser cagione che uno uomo muoia per vituperarmi: perché io non crederrei, se io fussi sola rimasa nel mondo e da me avessi a resurgere l'umana natura, che mi fussi simile partito concesso
SOSTRATA Io non ti so dire tante cose, figliuola mia.
Tu parlerai al frate, vedrai quello che ti dirà, e farai quello che tu dipoi sarai consigliata da lui, da noi, da chi ti vuole bene.
LUCREZIA Io sudo per la passione.
SCENA UNDECIMA
Fra' Timoteo, Lucrezia, Sostrata.
TIMOTEO Voi siate le ben venute! Io so quello che voi volete intendere da me, perché messer Nicia m'ha parlato.
Veramente, io sono stato in su' libri più di dua ore a studiare questo caso; e, dopo molte esamine, io truovo di molte cose che, e in particolare ed in generale, fanno per noi.
LUCREZIA Parlate voi da vero o motteggiate?
TIMOTEO Ah, madonna Lucrezia! Sono, queste, cose da motteggiare? Avetemi voi a conoscere ora?
LUCREZIA Padre, no; ma questa mi pare la più strana cosa che mai si udissi.
TIMOTEO Madonna, io ve lo credo, ma io non voglio che voi diciate piú cosí.
E' sono molte cose che discosto paiano terribili, insopportabile, strane, che, quando tu ti appressi loro, le riescono umane, sopportabili, dimestiche; e però si dice che sono maggiori li spaventi ch'e mali: e questa è una di quelle.
LUCREZIA Dio el voglia!
TIMOTEO Io voglio tornare a quello, che io dicevo prima.
Voi avete, quanto alla conscienzia, a pigliare questa generalità, che, dove è un bene certo ed un male incerto, non si debbe mai lasciare quel bene per paura di quel male.
Qui è un bene certo, che voi ingraviderete, acquisterete una anima a messer Domenedio; el male incerto è che colui che iacerà, dopo la pozione, con voi, si muoia; ma e' si truova anche di quelli che non muoiono.
Ma perché la cosa è dubia, però è bene che messer Nicia non corra quel periculo.
Quanto allo atto, che sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella che pecca, non el corpo; e la cagione del peccato è dispiacere al marito, e voi li compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere.
Oltra di questo, el fine si ha a riguardare in tutte le cose; el fine vostro si è riempire una sedia in paradiso, contentare el marito vostro.
Dice la Bibia che le figliuole di Lotto, credendosi essere rimase sole nel mondo, usorono con el padre; e, perché la loro intenzione fu buona, non peccorono.
LUCREZIA Che cosa mi persuadete voi?
SOSTRATA Làsciati persuadere, figliuola mía.
Non vedi tu che una donna, che non ha figliuoli, non ha casa? Muorsi el marito, resta com'una bestia, abandonata da ognuno.
TIMOTEO Io vi giuro, madonna, per questo petto sacrato, che tanta conscienzia vi è ottemperare in questo caso al marito vostro, quanto vi è mangiare carne el mercodedí, che è un peccato che se ne va con l'acqua benedetta.
LUCREZIA A che mi conducete voi, padre?
TIMOTEO Conducovi a cose, che voi sempre arete cagione di pregare Dio per me; e piú vi satisfarà questo altro anno che ora.
SOSTRATA Ella farà ciò che voi volete.
Io la voglio mettere stasera al letto io.
Di che hai tu paura, moccicona? E' c'è cinquanta donne, in questa terra, che ne alzerebbono le mani al cielo.
LUCREZIA Io sono contenta: ma non credo mai essere viva domattina.
TIMOTEO Non dubitar, figliuola mia: io pregherrò Iddio per te, io dirò l'orazione dell'agnol Raffaello, che ti accompagni.
Andate, in buona ora, e preparatevi a questo misterio, ché si fa sera.
SOSTRATA Rimanete in pace, padre.
LUCREZIA Dio m'aiuti e la Nostra Donna, che io non càpiti male.
SCENA DUODECIMA
Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.
TIMOTEO O Ligurio, uscite qua!
LIGURIO Come va?
TIMOTEO Bene.
Le ne sono ite a casa disposte a fare ogni cosa, e non ci fia difficultà, perché la madre si andrà a stare seco, e vuolla mettere al letto lei.
NICIA Dite voi el vero?
TIMOTEO Bembè, voi sete guarito del sordo?
LIGURIO San Chimenti gli ha fatto grazia.
TIMOTEO E' si vuol porvi una immagine, per rizzarci un poco di baccanella, acciò che io abbia fatto quest'altro guadagno con voi.
NICIA Non entriano in cetere.
Farà la donna difficultà di fare quel ch'io voglio?
TIMOTEO Non, vi dico.
NICIA Io sono el piú contento uomo del mondo.
TIMOTEO Credolo.
Voi vi beccherete un fanciul maschio,- e chi non ha non abbia.
LIGURIO Andate, frate, a le vostre orazioni, e, se bisognerà altro, vi verreno a trovare.
Voi, messere, andate a lei, per tenerla ferma in questa opinione, ed io andrò a trovare maestro Callimaco, che vi mandi la pozione; ed all'un'ora fate che io vi rivegga, per ordinare quello che si de' fare alle quattro.
NICIA Tu di' bene.
Addio!
TIMOTEO Andate sani.
CANZONE
dopo il terzo atto
Sí suave è l'inganno
al fin condotto imaginato e caro,
ch'altrui spoglia d'affanno,
e dolce face ogni gustato amaro.
O rimedio alto e raro,
tu mostri il dritto calle all'alme erranti;
tu, col tuo gran valore,
nel far beato altrui, fai ricco Amore;
tu vinci, sol co' tuoi consigli santi,
pietre, veneni e incanti.
ATTO QUARTO
SCENA PRIMA
Callimaco solo.
CALLIMACO Io vorrei pure intendere quello che costoro hanno fatto.
Può egli essere che io non rivegga Ligurio? E, nonché le ventitré, le sono le ventiquattro ore! In quanta angustia d'animo sono io stato e sto! Ed è vero che la Fortuna e la Natura tiene el conto per bilancio: la non ti fa mai un bene, che, a l'incontro, non surga un male.
Quanto piú mi è cresciuta la speranza, tanto mi è cresciuto el timore.
Misero a me! Sarà egli mai possibile che io viva in tanti affanni e perturbato da questi timori e queste speranze? Io sono una nave vessata da dua diversi venti, che tanto piú teme, quanto ella è più presso al porto.
La semplicità di messere Nicia mi fa sperare, la providenzia e durezza di Lucrezia mi fa temere.
Oimè, che io non truovo requie in alcuno loco! Talvolta io cerco di vincere me stesso, riprendomi di questo mio furore, e dico meco: - Che fai tu? Se' tu impazato? Quando tu l'ottenga, che fia? Conoscerai el tuo errore, pentira'ti delle fatiche e de' pensieri che hai avuti.
Non sai tu quanto poco bene si truova nelle cose che l'uomo desidera, rispetto a quello che l'uomo ha presupposto trovarvi? Da l'altro canto: el peggio che te ne va è morire e andarne in inferno; e' son morti tanti degli altri! e sono in inferno tanti uomini da bene! Ha'ti tu a vergognare d'andarvi tu? Volgi el viso alla sorte; fuggi el male, e non lo potendo fuggire sopportalo come uomo; non ti prosternere, non ti invilire come una donna.
- E così mi fo di buon cuore; ma io ci sto poco sú, perché da ogni parte mi assalta tanto desio d'essere una volta con costei, che io mi sento, dalle piante de' piè al capo, tutto alterare: le gambe triemano, le viscere si commuovono, il cuore mi si sbarba del petto, le braccia s'abandonano, la lingua diventa muta, gli occhi abarbagliano, el cervello mi gira.
Pure, se io trovassi Ligurio, io arei con chi sfogarmi.
Ma ecco che ne viene verso me ratto.
El rapporto di costui mi farà o vivere allegro qualche poco o morire affatto.
SCENA SECONDA
Ligurio, Callimaco.
LIGURIO Io non desiderai mai piú tanto di trovare Callimaco, e non penai mai piú tanto a trovarlo.
Se io li portassi triste nuove, io l'arei riscontro al primo.
Io sono stato a casa, in Piazza, in Mercato, al Pancone delli Spini, alla Loggia de' Tornaquinci, e non l'ho trovato.
Questi innamorati hanno l'ariento vivo sotto e pieti, e non si possono fermare.
CALLIMACO Che sto io ch'io non lo chiamo? E mi par pure allegro: Oh, Ligurio! Ligurio!
LIGURIO Oh, Callimaco! dove sei tu stato?
CALLIMACO Che novelle?
LIGURIO Buone.
CALLIMACO Buone in verità?
LIGURIO Ottime.
CALLIMACO E' Lucrezia contenta?
LIGURIO Sí.
CALLIMACO El frate fece el bisogno?
LIGURIO Fece
CALLIMACO Oh, benedetto frate! Io pregherrò sempre Dio per lui.
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LIGURIO Oh, buono! Come se Dio facessi le grazie del male, come del bene! El frate vorrà altro che prieghi!
CALLIMACO Che vorrà?
LIGURIO Danari.
CALLIMACO Darégliene.
Quanti ne gli hai tu promessi?
LIGURIO Trecento ducati.
CALLIMACO Hai fatto bene.
LIGURIO El dottore ne ha sborsati venticinque.
CALLIMACO Come?
LIGURIO Bastiti che gli ha sborsati.
CALLIMACO La madre di Lucrezia, che ha fatto?
LIGURIO Quasi el tutto.
Come la 'ntese che la sua figliuola la avev'avere questa buona notte sanza peccato, la non restò mai di pregare, comandare, confortare la Lucrezia, tanto che ella la condusse al frate, e quivi operò in modo, che la l'acconsentí.
CALLIMACO Oh, Dio! Per quali mia meriti debbo io avere tanti beni? Io ho a morire per l'allegrezza!
LIGURIO Che gente è questa? Ora per l'allegrezza, ora pel dolore, costui vuole morire in ogni modo.
Hai tu ad ordine la pozione?
CALLIMACO Sí, ho.
LIGURIO Che li manderai?
CALLIMACO Un bicchiere d'hypocras, che è a proposito a racconciare lo stomaco,
rallegra el cervello...
Ohimè, ohimè, ohimè, io sono spacciato!
LIGURIO Che è? Che sarà?
CALLIMACO E' non ci è remedio.
LIGURIO Che diavol fia?
CALLIMACO E' non si è fatto nulla, io mi son murato un forno.
LIGURIO Perché? Ché non lo di? Lèvati le man' dal viso.
CALLIMACO O non sai tu che io ho detto a messer Nicia che tu, lui, Siro ed io piglieremo uno per metterlo a lato a la moglie?
LIGURIO Che importa?
CALLIMACO Come, che importa? Se io sono con voi, non potrò essere quel che sia preso; s'io non sono, e' s'avvedrà dello inganno.
LIGURIO Tu di' el vero.
Ma non ci è egli rimedio?
CALLIMACO Non, credo io.
LIGURIO Sí, sarà bene.
CALLIMACO Quale?
LIGURIO Io voglio un poco pensallo.
CALLIMACO Tu mi hai chiaro: io sto fresco, se tu l'hai a pensare ora!
LIGURIO Io l'ho trovato.
CALLIMACO Che cosa?
LIGuRIo Farò che 'l frate, che ci ha aiutato infino a qui, farà questo resto.
CALLIMACO In Che modo?
LIGURIO Noi abbiamo tutti a travestirci.
Io farò travestire el frate: contrafarà la voce, el viso, l'abito; e dirò al dottore che tu sia quello; e' sel crederà.
CALLIMACO Piacemi; ma io che farò?
LIGURIO Fo conto che tu ti metta un pitocchino indosso, e con un liuto in mano te ne venga costí, dal canto della sua casa, cantando un canzoncino.
CALLIMACO A viso scoperto?
LIGURIO Sí, ché se tu portassi una maschera, e' gli enterrebbe 'n sospetto.
CALLIMACO E' mi conoscerà.
LIGURIO Non farà: perché io voglio che tu ti storca el viso, che tu apra, aguzzi o digrigni la bocca, chiugga un occhio.
Pruova un poco.
CALLIMACO Fo io così?
LIGURIO No.
CALLIMACO Cosí?
LIGURIO Non basta.
CALLIMACO A questo modo?
LIGURIO Sí, sí, tieni a mente cotesto.
Io ho un naso in casa: io vo' che tu te l'appicchi.
CALLIMACO Orbé, che sarà poi?
LIGURIO Come tu sarai comparso in sul canto, noi saren quivi, torrénti el liuto, piglierenti, aggirerenti condurrenti in casa, metterenti a letto.
E 'l resto doverrai tu fare da te!
CALLIMACO Fatto sta condursi!
LIGURIo Qui ti condurrai tu.
Ma a fare che tu vi possa ritornare sta a te e non a noi.
CALLIMACO Come?
LIGURIo Che tu te la guadagni in questa notte, e che, innanzi che tu ti parta, te le dia a conoscere, scuoprale lo inganno, mostrile l'amore le porti, dicale el bene le vuoi, e come sanza sua infamia la può esser tua amica, e con sua grande infamia tua nimica.
È impossibile che la non convenghi teco, e che la voglia che questa notte sia sola.
CALLIMACO Credi tu cotesto?
LIGURIO Io ne son certo.
Ma non perdiam piú tempo: e' son già dua ore.
Chiama Siro, manda la pozione a messer Nicia, e me aspetta in casa.
Io andrò per el frate: farollo travestire, e condurrenlo qui, e troverreno el dottore e fareno quello manca.
CALLIMACO Tu di' ben! Va' via.
SCENA TERZA
Callimaco, Siro.
CALLIMACO O Siro!
SIRO Messere!
CALLIMACO Fatti costí.
SIRO Eccomi.
CALLIMACO Piglia quello bicchiere d'argento, che è drento allo armario di camera e, coperto con un poco di drappo, portamelo, e guarda a non lo versare per la via.
SIRO Sarà fatto.
CALLIMACO Costui è stato dieci anni meco, e sempre m'ha servito fedelmente.
Io credo trovare, anche in questo caso, fede in lui; e, benché io non gli abbi comunicato questo inganno, e' se lo indovina, ché gli è cattivo bene e veggo che si va
accomodando.
SIRO Eccolo.
CALLIMACO Sta bene.
Tira, va a casa messer Nicia, e digli che questa è la medicina, che ha a pigliare la donna doppo cena subito; e quanto prima cena, tanto sarà meglio; e, come noi sareno in sul canto ad ordine, al tempo, e' facci d'esservi.
Va' ratto.
SIRO I' vo.
CALLIMACO Odi qua.
Se vuole che tu l'aspetti, aspettalo, e vientene qui con lui; se non vuole, torna qui da me, dato che tu glien'hai, e fatto che tu gli arai
l'ambasciata.
SIRO Messer, sí.
SCENA QUARTA
Callimaco solo.
CALLIMACO Io aspetto che Ligurio torni col frate; e chi dice che gli è dura cosa l'aspettare, dice el vero.
Io scemo ad ogni ora dieci libbre, pensando dove io sono ora, dove io potrei essere di qui a dua ore, temendo che non nasca qualche cosa, che interrompa el mio disegno.
Che se fussi, e' fia l'ultima notte della vita mia, perché o io mi gitterò in Arno, o io m'impiccherò, o io mi gitterò da quelle finestre, o io mi darò d'un coltello in sullo uscio suo.
Qualche cosa farò io, perché io non viva più.
Ma veggo io Ligurio? Egli è desso, egli ha seco uno che pare scrignuto, zoppo: e' fia certo el frate travestito Oh, frati! Conoscine uno, e conoscigli tutti.
Chi è quell'altro, che si è accostato a loro? E' mi pare Siro, arà digià fatto l'ambasciata al dottore; egli è esso.
Io gli voglio aspettare qui, per convenire con loro.
SCENA QUINTA
Siro, Ligurio, Callimaco, fra' Timoteo travestito
SIRO Chi è teco, Ligurio?
LIGURIO Uno uom da bene.
SIRO E' egli zoppo, o fa le vista?
LIGURIO Bada ad altro.
SIRO Oh! gli ha el viso del gran ribaldo!
LIGURIO Deh! sta' cheto, ché ci hai fracido! Ove è Callimaco?
CALLIMACO Io son qui.
Voi siete e ben venuti!
LIGURIO O Callimaco, avvertisci questo pazzerello di Siro: egli ha detto già mille pazzie.
CALLIMACO Siro, odi qua: tu hai questa sera a fare tutto quello che ti dirà Ligurio; e fa' conto, quando e' ti comanda, che sia io; e ciò che tu vedi, senti o odi, hai a tenere secretissimo, per quanto tu stimi la roba, l'onore, la vita mia e il bene tuo.
SIRO Cosí si farà.
CALLIMACO Desti tu el bicchiere al dottore?
SIRO Messer, sl.
CALLIMACO Che disse?
SIRO Che sarà ora ad ordine di tutto.
TIMOTEO E' questo Callimaco?
CALLIMACO Sono, a' comandi vostri.
Le proferte tra noi sien fatte: voi avete a disporre di me e di tutte le fortune mia, come di voi.
TIMOTEO Io l'ho inteso e credolo e sommi messo a fare quello per te, che io non arei fatto per uomo del mondo.
CALLIMACO Voi non perderete la fatica.
TIMOTEO E' basta che tu mi voglia bene.
LIGURIO Lasciamo stare le cerimonie.
Noi andreno a travestirci, Siro ed io.
Tu, Callimaco, vien' con noi, per potere ire a fare e fatti tua.
El frate ci aspetterà qui: noi torneren subito, e andreno a trovare messere Nicia.
CALLIMACO Tu di' bene: andiano.
TIMOTEO Vi aspetto.
SCENA SESTA
Frate solo travestito.
TIMOTEO E' dicono el vero quelli che dicono che le cattive compagnie conducono gli uomini alle forche, e molte volte uno càpita male cosí per essere troppo facile e troppo buono, come per essere troppo tristo.
Dio sa che io non pensavo ad iniurare persona, stavomi nella mia cella, dicevo el mio ufizio, intrattenevo e mia devoti: capitommi inanzi questo diavolo di Ligurio, che mi fece intignere el dito in uno errore, donde io vi ho messo el braccio, e tutta la persona, e non so ancora dove io m'abbia a capitare.
Pure mi conforto che quando una cosa importa a molti, molti ne hanno aver cura.
Ma ecco Ligurio e quel servo che tornono.
SCENA SETTIMA
Fra' Timoteo, Ligurio, Siro travestiti.
TIMOTEO Voi siate e ben tornati.
LIGURIO Stian noi bene?
TIMOTEO Benissimo.
LIGURIO E' ci manca el dottore.
Andian verso casa sua: e' son piú di tre ore, andian via!
SIRO Chi apre l'uscio suo? È egli el famiglio?
LICURI0 No: gli è lui.
Ah, ah, ah, uh!
SIRO Tu ridi?
LIGURIO Chi non riderebbe? Egli ha un guarnacchino indosso, che non gli cuopre el culo.
Che diavolo ha egli in capo? E' mi pare un di questi gufi de' canonici, e uno spadaccino sotto: ah, ah! e' borbotta non so che.
Tirianci da parte, e udireno qualche sciagura della moglie.
SCENA OTTAVA
Messer Nicia travestito.
NICIA Quanti lezzi ha fatti questa mia pazza! Ella ha mandato le fante a casa la madre, e 'l famiglio in villa.
Di questo io la laudo; ma io non la lodo già che, innanzi che la ne sia voluta ire al letto, ell'abbi fatto tante schifiltà: - Io non voglio! ...
Come farò io?...
Che mi fate voi fare? ...
Oh me!, mamma mia!..
E, se non che la madre le disse il padre del porro, la non entrava in quel letto.
Che le venga la contina! Io vorrei ben vedere le donne schizzinose, ma non tanto; ché ci ha tolta la testa, cervello di gatta! Poi, chi dicessi: Che impiccata sia la piú savia donna di Firenze la direbbe: - Che t'ho io fatto?.
Io so che la Pasquina enterrà in Arezzo, ed inanzi che io mi parta da giuoco, io potrò dire, come mona Ghinga: - Di veduta, con queste mane.
Io sto pur bene! Chi mi conoscerebbe? Io paio maggiore, piú giovane, piú scarzo: e non sarebbe donna, che mi togliessi danari di letto.
Ma dove troverrò io costoro?
SCENA NONA
Ligurio, messer Nicia, fra' Timoteo, Siro.
LIGURIO Buona sera, messere.
NICIA Oh! eh! eh!
LIGURIO Non abbiate paura, no' siàn noi.
NICIA Oh! voi siete tutti qui? S'io non vi conoscevo presto, io vi davo con questo stocco, el piú diritto che io sapevo! Tu, se' Ligurio? e tu, Siro? e quell'altro el maestro? ah?
LIGURIO Messere, si.
NICIA Togli! Oh, e' s'è contraffatto bene! e' non lo conoscerebbe Va-qua-tu!
LIGURIO Io gli ho fatto mettere dua noce in bocca, perché non sia conosciuto alla voce.
NICIA Tu se' ignorante.
LIGURIO Perché ?
NICIA Che non me 'l dicevi tu prima? Ed are'mene messo anch'io dua e sai se gli importa non essere conosciuto alla favella!
LIGURIO Togliete, mettetevi in bocca questo.
NICIA Che è ella?
LIGURIO Una palla di cera.
NICIA Dàlla qua...
ca, pu, ca, co, co, cu, cu, spu...
Che ti venga la seccaggine, pezzo di manigoldo!
LIGURIO Perdonatemi, ché io ve ne ho data una in scambio, che io non me ne sono avveduto.
NICIA Ca, ca, pu, pu...
Di che, che, che, che era?
LIGURIO D'aloe.
NICIA Sia, in malora! Spu, spu...
Maestro, voi non dite nulla?
TIMOTEO Ligurio m'ha fatto adirare.
NICIA Oh! voi contrafate bene la voce.
LIGURIO Non perdian piú tempo qui.
Io voglio essere el capitano, e ordinare l'esercito per la giornata.
Al destro corno sia preposto Callimaco, al sinistro io, intra le dua corna starà qui el dottore; Siro fia retroguardo, per dar sussidio a quella banda che inclinassi.
El nome sia san Cucú.
NICIA Chi è san Cucú?
LIGURIO È el piú onorato santo, che sia in Francia.
Andiàn via, mettiàn l'aguato a questo canto.
State a udire: io sento un liuto.
NICIA Egli è e
...
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