MANDRAGOLA, di Niccolo' Machiavelli - pagina 2
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E' ti pare a te una favola avere a sgominare tutta la casa? Pure, io ho tanta voglia d'avere figliuoli, che io son per fare ogni cosa.
Ma parlane un poco tu con questi maestri, vedi dove e' mi consigliassino che io andassi; e io sarò intanto con la donna, e ritroverrenci.
LIGURIO Voi dite bene.
SCENA TERZA
Ligurio, Callimaco.
LIGURIO Io non credo che sia nel mondo el più sciocco uomo di costui; e quanto la fortuna lo ha favorito! Lui ricco, lei bella donna, savia, costumata, ed atta a governare un regno.
E parmi che rare volte si verifichi quel proverbio ne' matrimoni, che; "Dio fa gli uomini, e' si appaiono"; perché spesso si vede uno uomo ben qualificato sortire una bestia e, per avverso, una prudente donna avere un pazzo.
Ma della pazzia di costui se ne cava questo bene, che Callimaco ha che sperare.
Ma eccolo.
Che vai tu apostando, Callimaco?
CALLIMACO Io ti aveva veduto col dottore, ed aspettavo che tu ti spiccassi da lui, per intendere quello avevi fatto.
LIGURIO Egli è uno uomo della qualità che tu sai, di poca prudenzia, di meno animo: e partesi mal volentieri da Firenze.
Pure, io ce l'ho riscaldato, e mi ha detto infine che farà ogni cosa.
E credo che, quando e' ti piaccia questo partito, che noi ve lo condurreno; ma io non so se noi ci fareno el bisogno nostro.
CALLIMACO Perché?
LIGURIO Che so io? Tu sai che a questi bagni va d'ogni qualità gente, e potrebbe venirvi uomo a chi madonna Lucrezia piacessi come a te, che fussi ricco più di te, che avessi piú grazia di te: in modo che si porta pericolo di non durare questa fatica per altri, e che intervenga che la copia de' concorrenti la faccino piú dura, o che dimesticandosi, la si volga ad un altro e non a te.
CALLIMACO Io conosco che tu di' el vero.
Ma come ho a fare? Che partito ho a pigliare? Dove mi ho a volgere? A me bisogna tentare qualche cosa, sia grande, sia periculosa, sia dannosa, sia infame.
Meglio è morire che vivere cosí.
Se io potessi dormire la notte, se io potessi mangiare, se io potessi conversare, se io potessi pigliare piacere di cosa veruna, io sarei piú paziente ad aspettare el tempo; ma qui non ci è rimedio; e, se io non sono tenuto in speranza da qualche partito, io mi morrò in ogni modo; e, veggendo di avere a morire, non sono per temere cosa alcuna, ma per pigliare qualche partito bestiale, crudele, nefando.
LIGURIO Non dire così, raffrena cotesto impeto dell'animo.
CALLIMACO Tu vedi bene che, per raffrenarlo, io mi pasco di simili pensieri.
E però è necessario o che noi seguitiamo di mandare costui al bagno, o che noi entriamo per qualche altra via, che mi pasca d'una speranza, se non vera, falsa almeno, per la quale io nutrisca un pensiero, che mitighi in parte tanti mia affanni.
LIGURIO Tu hai ragione, ed io sono per farlo.
CALLIMACO Io lo credo, ancora che io sappia ch'e pari tuoi vivino d'uccellare li uomini.
Nondimanco, io non credo essere in quel numero, perché, quando tu el facessi ed io me ne avvedessi, cercherei di valermene, e perderesti ora l'uso della casa mia, e la speranza di avere quello che per lo avvenire t'ho promesso.
LIGURIO Non dubitare della fede mia, ché, quando e' non ci fussi l'utile che io sento e che io spero, ci è che 'l tuo sangue si affà col mio, e desidero che tu adempia questo tuo desiderio presso a quanto tu.
Ma lasciamo ire questo.
El dottore mi ha commesso che io truovi un medico, e intenda a quale bagno sia bene andare.
Io voglio che tu faccia a mio modo, e questo è che tu dica di avere studiato in medicina, e che abbi fatto a Parigi qualche sperienzia: lui è per crederlo facilmente per la semplicità sua, e per essere tu litterato e poterli dire qualche cosa in grammatica.
CALLIMACO A che ci ha a servire cotesto?
LIGURIO Serviracci a mandarlo a qual bagno noi vorreno, ed a pigliare qualche altro partito che io ho pensato, che sarà piú corto, piú certo, piú riuscibile che 'l bagno.
CALLIMACO Che di' tu?
LIGURIO Dico che, se tu arai animo e se tu confiderai in me, io ti do questa cosa fatta, innanzi che sia domani questa otta.
E, quando e' fussi uomo che non è, da ricercare se tu se' o non se' medico, la brevità del tempo, la cosa in sé, farà o che non ne ragionerà o che non sarà a tempo a guastarci el disegno, quando bene e' ne ragionassi.
CALLIMACO Tu mi risuciti.
Questa è troppa gran promessa, e pascimi di troppa gran speranza.
Come farai?
LIGURIO Tu el saprai, quando e' fia tempo; per ora non occorre che io te lo dica, perché el tempo ci mancherà a fare nonché dire.
Tu, vanne in casa, e quivi m'aspetta, ed io anderò a trovare el dottore, e, se io lo conduco a te, andrai seguitando el mio parlare ed accomodandoti a quello.
CALLIMACO Cosí farò, ancora che tu mi riempia d'una speranza, che io temo non se ne vadia in fumo.
CANZONE
dopo il primo atto
Chi non fa prova, Amore,
della tua gran possanza, indarno spera
di far mai fede vera
qual sia del cielo il piú alto valore;
né sa come si vive, insieme, e muore,
come si segue il danno e 'l ben si fugge,
come s'ama se stesso
men d'altrui, come spesso
timore e speme i cori adiaccia e strugge;
né sa come ugualmente uomini e dèi
paventan' l'arde di che armato sei.
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Ligurio, messer Nicia, Siro.
LIGURIO Come io vi ho detto, io credo che Dio ci abbia mandato costui, perché voi adempiate el desiderio vostro.
Egli ha fatto a Parigi esperienzie grandissime; e non vi maravigliate se a Firenze e' non ha fatto professione dell'arte, che n'è suto cagione, prima, per essere ricco, secondo, perché egli è ad ogni ora per tornare a Parigi.
NICIA Ormai, frate sí, cotesto bene importa; perché io non vorrei che mi mettessi in qualche lecceto, poi mi lasciassi in sulle secche.
LIGURIO Non dubitate di cotesto; abbiate solo paura che non voglia pigliare questa cura; ma, se la piglia e' non è per lasciarvi infino che non ne veda el fine.
NICIA Di cotesta parte io mi vo' fidare di te; ma della scienzia io ti dirò bene io, come io li parlo, s'egli è uom di dottrina, perché a me non venderà egli vesciche.
LIGURIO E perché io vi conosco, vi meno io a lui acciò li parliate.
E se, parlato li avete, e' non vi pare per presenzia, per dottrina, per lingua uno uomo da metterli il capo in grembo, dite che io non sia desso.
NICIA Or sia, al nome dell'Agnol santo! Andiamo.
Ma dove sta egli?
LIGURIO Sta in su questa piazza, in quell'uscio che voi vedete dirimpetto a noi.
NICIA Sia con buona ora.
Picchia.
LIGURIO Ecco fatto.
SIRO Chi è?
LIGURIO Evvi Callimaco?
SIRO Sí, è.
NICIA Che non di' tu maestro Callimaco?
LIGURIO E' non si cura di simil baie.
NICIA Non dir cosí, fa' il tuo debito, e, s'e' l'ha per male, scingasi!
SCENA SECONDA
Callimaco, messer Nicia, Ligurio.
CALLIMACO Chi è quel che mi vuole?
NICIA Bona dies, domine magister.
CALLIMACO Et vobis bona, domine doctor.
LIGURIO Che vi pare?
NICIA Bene, alle guagnèle!
LIGURIO Se voi volete che io stia qui con voi, voi parlerete in modo che io v'intenda, altrimenti noi fareno duo fuochi.
CALLIMACO Che buone faccende?
NICIA Che so io? Vo cercando duo cose, ch'un altro per avventura fuggirebbe: questo è di dare briga a me e ad altri.
Io non ho figliuoli, e vorre'ne, e, per avere questa briga, vengo a dare impaccio a voi.
CALLIMACO A me non fia mai discaro fare piacere a voi ed a tutti li uomini virtuosi e da bene come voi; e non mi sono a Parigi affaticato tanti anni per imparare per altro, se non per potere servire a' pari vostri.
NICIA Gran mercé; e, quando voi avessi bisogno dell'arte mia, io vi servirei volentieri.
Ma torniamo ad rem nostram.
Avete voi pensato che bagno fussi buono a disporre la donna mia ad impregnare? Ché io so che qui Ligurio vi ha detto quel che vi s'abbia detto.
CALLIMACO Egli è la verità; ma, a volere adempiere el desiderio vostro, è necessario sapere la cagione della sterilità della donna vostra, perché le possono essere piú cagione.
Nam cause sterilitatis sunt: aut in semine, aut in matrice, aut in instrumentis seminariis, aut in virga, aut in causa extrinseca.
NICIA Costui è el piú degno uomo che si possa trovare!
CALLIMACO Potrebbe, oltra a di questo, causarsi questa sterilità da voi, per impotenzia; che quando questo fussi non ci sarebbe rimedio alcuno.
NICIA Impotente io? Oh! voi mi farete ridere! Io non credo che sia el più ferrigno ed il più rubizzo uomo in Firenze di me.
CALLIMACO Se cotesto non è, state di buona voglia, che noi vi troverremo qualche remedio.
NICIA Sarebbeci egli altro remedio che bagni? Perché io non vorrei quel disagio, e la donna uscirebbe di Firenze mal volentieri.
LIGURIO Sí, sarà! Io vo' rispondere io.
Callimaco è tanto respettivo, che è troppo.
Non m'avete voi detto di sapere ordinare certe pozione, che indubitatamente fanno ingravidare?
CALLIMACO Sí, ho.
Ma io vo rattenuto con gli uomini che io non conosco, perché io non vorrei mi tenessino un cerretano.
NICIA Non dubitate di me, perché voi mi avete fatto maravigliare di qualità, che non è cosa io non credessi o facessi per le vostre mane.
LIGURIO Io credo che bisogni che voi veggiate el segno.
CALLIMACO Sanza dubbio, e' non si può fare di meno.
LIGURIO Chiama Siro, che vadia con el dottore a casa per esso, e torni qui; e noi l'aspettereno in casa.
CALLIMACO Siro! Va' con lui.
E, se vi pare, messere, tornate qui súbito, e penseremo a qualche cosa di buono.
NICIA Come, se mi pare? Io tornerò qui in uno stante, che ho più fede in voi che gli ungheri nelle spade.
SCENA TERZA
Messer Nicia, Siro.
NICIA Questo tuo padrone è un gran valente uomo.
SIRO Piú che voi non dite.
NICIA El re di Francia ne de' far conto.
SIRO Assai.
NICIA E per questa ragione e' debbe stare volentieri in Francia.
SIRO Cosí credo.
NICIA E' fa molto bene.
In questa terra non ci è se non cacastecchi, non ci si apprezza virtù alcuna.
S'egli stessi qua, non ci sarebbe uomo che lo guardassi in viso.
Io ne so ragionare, che ho cacato le curatelle per imparare dua hac: e se io ne avessi a vivere, io starei fresco, ti so dire!
SIRO Guadagnate voi l'anno cento ducati?
NICIA Non cento lire, non cento grossi, o va'! E questo è che, chi non ha lo stato in questa terra, de' nostri pari, non truova can che gli abbai; e non siamo buoni ad altro che andare a' mortori o alle ragunate d'un mogliazzo, o a starci tutto dì in sulla panca del Proconsolo a donzellarci Ma io ne li disgrazio, io non ho bisogno di persona; cosí stessi chi sta peggio di me.
Non vorrei però che le fussino mia parole, che io arei di fatto qualche balzello o qualche porro di drieto, che mi fare' sudare.
SIRO Non dubitate.
NICIA Noi siamo a casa, Aspettami qui: io tornerò ora.
SIRO Andate.
SCENA QUARTA
Siro solo.
SIRO Se gli altri dottori fussino fatti come costui, noi faremmo a sassi pe' forni: che sí, che questo tristo di Ligurio e questo impazzato di questo mio patrone lo conducono in qualche loco, che gli faranno vergogna! E veramente io lo desiderrei, quando io credessi che non si risapessi: perché risapendosi, io porto pericolo della vita, el padrone della vita e della roba.
Egli è già diventato medico: non so io che disegno si sia el loro, e dove si tenda questo loro inganno.
Ma ecco el dottore, che ha un orinale in mano: chi non riderebbe di questo uccellaccio?
SCENA QUINTA
Messer Nicia, Siro.
NICIA Io ho fatto d'ogni cosa a tuo modo: di questo vo' io che tu facci a mio.
S'io credevo non avere figliuli, io arei preso piú tosto per moglie una contadina.
Che se' costí, Siro? Viemmi drieto.
Quanta fatica ho io durata a fare che questa monna sciocca mi dia questo segno! E non è dire che la non abbi caro fare figliuoli, ché la ne ha piú pensiero di me; ma, come io le vo' far fare nulla, egli è una storia!
SIRO Abbiate pazienzia: le donne si sogliono con le buone parole condurre dove altri vuole.
NICIA Che buone parole! ché mi ha fracido.
Va ratto, di' al maestro ed a Ligurio che io son qui.
SIRO Eccogli che vengon fuori.
SCENA SESTA
Ligurio, Callimaco, messer Nicia.
LIGURIO El dottore fia facile a persuadere; la difficultà fia la donna, ed a questo non ci mancherà modo.
CALLIMACO Avete voi el segno?
NICIA E' l'ha Siro, sotto.
CALLIMACO Dàllo qua.
Oh! questo segno mostra debilità di rene.
NICIA Ei mi par torbidiccio; eppur l'ha fatto ora ora.
CALLIMACO Non ve ne maravigliate.
Nam mulieris, uri nae sunt semper maioris grossitiei et albedinis, et mi noris pulchritudinis quam virorum.
Huius autem, in caetera, causa est amplitudo canalium, mixtio eorum quae ex matrice exeunt cum urinis.
NICIA Oh! uh! potta di san Puccio! Costui mi raffinisce in tralle mani; guarda come ragiona bene di queste cose!
CALLIMACO Io ho paura che costei non sia, la notte, mal coperta, e per questo fa l'orina cruda.
NICIA Ella tien pure adosso un buon coltrone; ma la sta quattro ore ginocchioni ad infilzar paternostri, innanzi che la se ne venghi al letto, ed è una bestia a patir freddo.
CALLIMACO Infine, dottore, o voi avete fede in me, o no; o io vi ho ad insegnare un rimedio certo, o no.
Io, per me, el rimedio vi darò.
Se voi arete fede in me, voi lo piglierete; e se, oggi ad uno anno, la vostra donna non ha un suo figliolo in braccio, io voglio avervi a donare dumilia ducati.
NICIA Dite pure, ché io son per farvi onore di tutto, e per credervi piú che al mio confessoro.
CALLIMACO Voi avete ad intender questo, che non è cosa piú certa ad ingravidare una donna che dargli bere una pozione fatta di mandragola.
Questa è una cosa esperimentata da me dua paia di volte, e trovata sempre vera; e, se non era questo, la reina di Francia sarebbe sterile, ed infinite altre principesse di quello stato.
NICIA E' egli possibile?
CALLIMACO Egli è come io vi dico.
E la Fortuna vi ha intanto voluto bene, che io ho condutto qui meco tutte quelle cose che in quella pozione si mettono, e potete averla a vostra posta.
NICIA Quando l'arebbe ella a pigliare?
CALLIMACO Questa sera dopo cena, perché la luna è ben disposta, ed el tempo non può essere piú appropriato.
NICIA Cotesto non fia molto gran cosa.
Ordinatela in ogni modo: io gliene farò pigliare.
CALLIMACO E' bisogna ora pensare a questo: che quello uomo che ha prima a fare seco, presa che l'ha, cotesta pozione, muore infra otto giorni, e non lo camperebbe el mondo.
NICIA Cacasangue!.
Io non voglio cotesta suzzacchera! A me non l'apiccherai tu! Voi mi avete concio bene!
CALLIMACO State saldo, e' ci è rimedio.
NICIA Quale?
CALLIMACO Fare dormire súbito con lei un altro che tiri, standosi seco una notte, a sé tutta quella infezione della mandragola: dipoi vi iacerete voi sanza periculo.
NICIA Io non vo' far cotesto.
CALLIMACO Perché?
NICIA Perché io non vo' fare la mia donna femmina e me becco.
CALLIMACO Che dite voi, dottore? Oh! io non vi ho per savio come io credetti.
Sí che voi dubitate di fare quel lo che ha fatto el re di Francia e tanti signori quanti sono là?
NICIA Chi volete voi che io truovi che facci cotesta pazzia? Se io gliene dico, e' non vorrà; se io non gliene dico, io lo tradisco, ed è caso da Otto: io non ci voglio capitare sotto male.
CALLIMACO Se non vi dà briga altro che cotesto, lasciatene la cura a me.
NICIA Come si farà?
CALLIMACO Dirovelo: io vi darò la pozione questa sera dopo cena; voi gliene darete bere e, súbito, la metterete nel letto, che fieno circa a quattro ore di notte.
Dipoi ci travestiremo, voi, Ligurio, Siro ed io, e andrencene cercando in Mercato Nuovo, in Mercato Vecchio, per questi canti; ed el primo garzonaccio che noi troviamo scioperato lo imbavagliereno, ed a suon di mazzate lo condurreno in casa ed in camera vostra al buio.
Quivi lo mettereno nel letto, direngli quel che gli abbia a fare, non ci fia difficultà veruna.
Dipoi, la mattina, ne manderete colui innanzi dí, farete lavare la vostra donna, starete con lei a vostro piacere e sanza periculo.
NICIA Io sono contento, poiché tu di' che e re e principi e signori hanno tenuto questo modo.
Ma sopratutto, che non si sappia, per amore degli Otto!
CALLIMACO Chi volete voi che lo dica?
NICIA Una fatica ci resta, e d'importanza.
CALLIMACO Quale?
NICIA Farne contenta mogliama, a che io non credo che la si disponga mai.
CALLIMACO Voi dite el vero.
Ma io non vorrei innanzi essere marito, se io non la disponessi a fare a mio modo.
LIGURIO Io ho pensato el rimedio.
NICIA Come?
LIGURIO Per via del confessoro.
CALLIMACO Chi disporrà el confessoro, tu?
LIGURIO Io, e danari, la cattività nostra, loro.
NICIA Io dubito, non che altro, che per mie detto la non voglia ire a parlare al confessoro.
LIGURIO Ed anche a cotesto è remedio.
CALLIMACO Dimmi.
LIGURIO Farvela condurre alla madre.
NICIA La le presta fede.
LIGURIO Ed io so che la madre è della opinione nostra.
Orsú! avanziam tempo, ché si fa sera.
Vatti, Callimaco, a spasso, e fa' che alle ventitré ore noi ti ritroviamo in casa con la pozione ad ordine.
Noi n'andreno a casa la madre, el dottore ed io, a disporla, perché è mia nota.
Poi n'andreno al frate, e vi raguagliereno di quello che noi aren fatto.
CALLIMACO Deh! non mi lasciar solo.
LIGURIO Tu mi pari cotto.
CALLIMACO Dove vuoi tu ch'io vadia ora?
LIGURIO Di là, di qua, per questa via, per quell'altra: egli è sí grande Firenze!
CALLIMACO Io son morto.
CANZONE
dopo il secondo atto
Quanto felice sia ciascun sel vede,
chi nasce sciocco ed ogni cosa crede!
Ambizione nol preme,
non lo muove il timore,
che sogliono esser seme
di noia e di dolore.
Questo vostro dottore,
bramando aver figlioli,
credria ch'un asin voli;
e qualunque altro ben posto ha in oblio,
e solo in questo ha posto il suo disio.
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Sostrata, messer Nicia, Ligurio.
SOSTRATA Io ho sempre mai sentito dire che gli è ufizio d'un prudente pigliare de' cattivi partiti el migliore: se, ad avere figliuoli, voi non avete altro rimedio che questo, si vuole pigliarlo, quando e' non si gravi la conscienzia.
NICIA Egli è così.
LIGURIO Voi ve ne andrete a trovare la vostra figliuola, e messere ed io andreno a trovare fra' Timoteo suo confessoro, e narrerengli el caso, acciò che non abbiate a dirlo voi: vedrete quello che vi dirà.
SOSTRATA Cosí sarà fatto.
La via vostra è di costà; ed io vo a trovare la Lucrezia, e la merrò a parlare al frate, ad ogni modo.
SCENA SECONDA
Messer Nicia, Ligurio.
NICIA Tu ti maravigli forse, Ligurio, che bisogni fare tante storie a disporre mogliama; ma, se tu sapessi ogni cosa, tu non te ne maraviglieresti.
LIGURIO Io credo che sia, perché tutte le donne sono sospettose.
NICIA Non è cotesto.
Ell'era la piú dolce persona del mondo e la piú facile; ma, sendole detto da una sua vicina che, s'ella si botava d'udire quaranta mattine la prima messa de' Servi, che impregnerebbe, la si botò, ed andovvi forse venti mattine.
Ben sapete che un di que' fratacchioni le cominciò 'ndare d'atorno, in modo che la non vi volle piú tornare.
Egli è pure male però che quegli che ci arebbono a dare buoni essempli sien fatti cosí.
Non dich'io el vero?
LIGURIO Come diavolo, se egli è vero!
NICIA Da quel tempo in qua ella sta in orecchi come la lepre; e, come se le dice nulla, ella vi fa dentro mille difficultà.
LIGURIO Io non mi maraviglio piú.
Ma, quel boto, come si adempié?
NICIA Fecesi dispensare.
LIGURIO Sta bene.
Ma datemi, se voi avete, venticinque ducati, ché bisogna, in questi casi, spendere, e farsi amico el frate presto, e darli speranza di meglio.
NICIA Pigliagli pure; questo non mi dà briga, io farò masserizia altrove.
LIGURIO Questi frati sono trincati, astuti; ed è ragionevole, perché e' sanno e peccati nostri, e loro, e chi non è pratico con essi potrebbe ingannarsi e non gli sapere condurre a suo proposito.
Pertanto io non vorrei che voi nel parlare guastassi ogni cosa, perché un vostro pari, che sta tuttodí nello studio, s'intende di quelli libri, e delle cose del mondo non sa ragionare.
(Costui è sí sciocco, che io ho paura non guastassi ogni cosa).
NICIA Dimmi quel che tu vuoi ch'io faccia.
LIGURIO Che voi lasciate parlare a me, e non parliate mai, s'io non vi accenno.
NICIA Io son contento.
Che cenno farai tu?
LIGURIO Chiuderò un occhio; morderommi el labbro...
Deh no! Facciàno altrimenti.
Quanto è egli che voi non parlasti al frate?
NICIA È più di dieci anni.
LIGURIO Sta bene.
Io gli dirò che voi sete assordato, e voi non risponderete e non direte mai cosa alcuna, se noi non parliamo forte.
NICIA Cosí farò.
LIGURIO Non vi dia briga che io dica qualche cosa che vi paia disforme a quello che noi vogliamo, perché tutto tornerà a proposito.
NICIA In buon ora.
LIGURIO Ma io veggo el frate che parla con una donna.
Aspettian che l'abbi spacciata.
SCENA TERZA
Fra' Timoteo, una donna.
TIMOTEO Se voi vi volessi confessare, io farò ciò che voí volete.
DONNA Non, per oggi; io sono aspettata: e' mi basta essermi sfogata un poco, cosí ritta ritta.
Avete voi dette quelle messe della Nostra Donna?
TIMOTEO Madonna sí.
DONNA Togliete ora questo fiorino, e direte dua mesi ogni lunedí la messa de' morti per l'anima del mio marito.
Ed ancora che fussi un omaccio, pure le carne tirono: io non posso fare non mi risenta, quando io me ne ricordo.
Ma credete voi che sia in purgatorio?
TIMOTEO Sanza dubio.
DONNA Io non so già cotesto.
Voi sapete pure quel che mi faceva qualche volta.
Oh, quanto me ne dolsi io con esso voi! Io me ne discostavo quanto io potevo; ma egli era sí importuno! Uh, nostro Signore!
TIMOTEO Non dubitate, la clemenzia di Dio è grande: se non manca a l'uomo la voglia, non gli manca mai el tempo a pentirsi.
DONNA Credete voi che 'l Turco passi questo anno in Italia?
TIMOTEO Se voi non fate orazione, sí.
DONNA Naffe! Dio ci aiuti, con queste diavolerie! Io ho una gran paura di quello impalare.
Ma io veggo qua in chiesa una donna che ha certa accia di mio: io vo' ire a trovarla.
Fate col buon dí.
TIMOTEO Andate sana.
SCENA QUARTA
Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.
TIMOTEO Le piú caritative persone che sieno sono le donne, e le piú fastidiose.
Chi le scaccia, fugge e fastidii e l'utile; chi le intrattiene, ha l'utile ed e fastidii insieme.
Ed è 'l vero che non è el mele sanza le mosche.
Che andate voi facendo, uomini da bene? Non riconosco io messer Nicia?
LIGURIO Dite forte, ché gli è in modo assordato, che non ode quasi nulla.
TIMOTEO Voi sete il ben venuto, messere!
LIGURIO Piú forte !
TIMOTEO El ben venuto!
NICIA El ben trovato, padre!
TIMOTEO Che andate voi faccendo?
NICIA Tutto bene.
LIGURIO Volgete el parlare a me, padre, perché voi, a volere che v'intendessi, aresti a mettere a romore questa piazza.
TIMOTEO Che volete voi da me?
LIGURIO Qui messere Nicia ed un altro uomo da bene, che voi intenderete poi, hanno a fare distribuire in limosine parecchi centinaia di ducati.
NICIA Cacasangue!
LIGURIO (Tacete, in malora, e' non fien molti!) Non vi maravigliate, padre, di cosa che dica, ché non ode, e pargli qualche volta udire, e non risponde a proposito.
TIMOTEO Séguita pure, e lasciagli dire ciò che vuole.
LIGURIO De' quali danari io ne ho una parte meco; ed hanno disegnato che voi siate quello che li distribuiate.
TIMOTEO Molto volentieri.
LIGURIO Ma egli è necessario, prima che questa limosina si faccia, che voi ci aiutiate d'un caso strano intervenuto a messere, che solo voi potete aiutare, dove ne va al tutto l'onore di casa sua.
TIMOTEO Che cosa è?
LIGURIO Io non so se voi conoscesti Cammillo Calfucci, nipote qui di messere.
TIMOTEO Sí, conosco.
LIGURIO Costui n'andò per certe sua faccende, uno anno fa, in Francia; e, non avendo donna, che era morta, lasciò una sua figliuola da marito in serbanza in uno munistero, del quale non accade dirvi ora el nome.
TIMOTEO Che è seguíto?
LIGURIO E' seguíto che, o per straccurataggine delle monache o per cervellinaggine della fanciulla, la si truova gravida di quattro mesi; di modo che, se non ci si ripara con prudenzia, el dottore, le monache, la fanciulla, Cammillo, la casa de' Calfucci è vituperata; e il dottore stima tanto questa vergogna che s'è botato, quando la non si palesi, dare trecento ducati per l'amore di Dio.
NICIA Che chiacchiera!
LIGURIO (State cheto!) E daragli per le vostre mani; e voi solo e la badessa ci potete rimediare.
TIMOTEO Come?
L
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