[Pagina precedente]...hino timore e spavento; nel che tutto si conosce quanto Andrea pensasse alla varietà delle cose ne' casi che avvengono, con avvertenze certamente belle e necessarie a chi esercita la pittura. Nella terza fece quando S. Filippo cava gli spiriti da dosso a una femmina, con tutte quelle considerazioni che migliori in sì fatta azzione possono immaginarsi. Onde recarono tutte queste storie ad Andrea onore grandissimo e fama; perché inanimito seguitò di fare due altre storie nel medesimo cortile: in una faccia è San Filippo morto e i suoi frati intorno che lo piangono, et oltre ciò, un putto morto che toccando la bara dove è S. Filippo, risuscita; onde vi si vede prima morto e poi risuscitato e vivo con molto bella considerazione e naturale e propria. Nell'ultima da quella banda figurò i frati che mettono la veste di San Filippo in capo a certi fanciulli; et in questa ritrasse Andrea della Robbia scultore in un vecchio vestito di rosso, che viene chinato e con una mazza in mano. Similmente vi ritrasse Luca suo figliuolo sì come nell'altra già detta, dove è morto San Filippo, ritrasse Girolamo pur figliuolo d'Andrea, scultore e suo amicissimo, il quale è morto, non è molto, in Francia. E così, dato fine al cortile di quella banda, parendogli il prezzo poco e l'onore troppo, si risolvé licenziare il rimanente dell'opera, quantunque il frate molto se ne dolesse, ma per l'obbligo fatto non volle disobligarlo, se Andrea non gli promisse prima fare due altre storie a suo commodo piacimento e crescendogli il frate il prezzo, e così furono d'accordo.
Per queste opere venuto Andrea in maggior cognizione, gli furono allogati molti quadri et opere d'importanza, e fra l'altre dal generale de' monaci di Vallombrosa, per il monasterio di San Salvi, fuor della porta alla Croce nel refettorio, l'arco d'una volta e la facciata, per farvi un Cenacolo. Nella quale volta fece in quattro tondi quattro figure: San Benedetto, San Giovanni Gualberto, San Salvi vescovo e San Bernardo degl'Uberti di Firenze loro frate e cardinale; e nel mezzo fece un tondo dentrovi tre faccie, che sono una medesima, per la Trinità , e fu questa opera, per cosa in fresco, molto ben lavorata e per ciò tenuto Andrea quello che egli era veramente nella pittura. Laonde per ordine di Baccio d'Agnolo gli fu dato a fare in fresco allo sdrucciolo d'Or San Michele, che va in Mercato Nuovo, in un biscanto, quella Nunziata di maniera minuta, che ancor vi si vede, la quale non gli fu molto lodata e ciò poté essere perché Andrea, il quale faceva bene senza affaticarsi o sforzare la natura, volle, come si crede, in questa opera sforzarsi e farla con troppo studio. Fra i molti quadri, che poi fece per Fiorenza, de' quali tutti sarei troppo lungo a volere ragionare, dirò che fra i più segnalati si può anoverare quello che oggi è in camera di Baccio Barbadori, nel quale è una Nostra Donna intera con un Putto in collo e Santa Anna e San Giuseppo, lavorati di bella maniera e tenuti carissimi da Baccio. Uno ne fece similmente molto lodevole, che è oggi appresso Lorenzo di Domenico Borghini, et un altro a Lionardo del Giocondo d'una Nostra Donna, che al presente è posseduto da Piero suo figliuolo. A Carlo Ginori ne fece due non molto grandi, che poi furono comperi dal Magnifico Ottaviano de' Medici, de' quali oggi n'è uno nella sua bellissima villa di Campi, e l'altro ha in camera, con molte altre pitture moderne fatte da eccellentissimi maestri, il signor Bernardetto, degno figliuolo di tanto padre, il quale come onora e stima l'opere de' famosi artefici, così è in tutte l'azzioni veramente magnifico e generoso signore. Aveva in questo mentre il frate de' Servi allogato al Francia Bigio una delle storie del sopradetto cortile, ma egli non aveva anco finito di fare la turata, quando Andrea, insospettito perché gli pareva che il Francia in maneggiare i colori a fresco fusse di sé più pratico e spedito maestro, fece, quasi per gara, i cartoni delle due storie, per mettergli in opera nel canto fra la porta del fianco di San Bastiano e la porta minore, che del cortile entra nella Nunziata; e fatto i cartoni, si mise a lavorare in fresco e fece nella prima la Natività di Nostra Donna, con un componimento di figure benissimo misurate et accommodate con grazia in una camera, dove alcune donne, come amiche e parenti, essendo venute a visitarla, sono intorno alla donna di parto, vestite di quegli abiti che in quel tempo si usavano, et alcune altre manco manco nobili, standosi intorno al fuoco, lavano la puttina pur allor nata, mentre alcune altre fanno le fascie et altri così fatti servigi; e fra gl'altri vi è un fanciullo che si scalda a quel fuoco, molto vivace, et un vecchio che si riposa sopra un lettuccio, molto naturale; et alcune donne similmente che portano da mangiare alla donna che è nel letto, con modi veramente proprii e naturalissimi. E tutte queste figure insieme con alcuni putti, che stando in aria gettano fiori, sono per l'aria, per i panni e per ogn'altra cosa consideratissimi e coloriti tanto morbidamente, che paiono di carne le figure e l'altre cose più tosto naturali che dipinte. Nell'altra Andrea fece i tre Magi d'Oriente, i quali guidati dalla stella andarono ad adorare il fanciullino Gesù Cristo; e gli finse scavalcati, quasi che fussero vicini al destinato luogo, e ciò per esser solo lo spazio delle due porte per vano fra loro e la Natività di Cristo, che di mano di Alesso Baldovinetti si vede; nella quale storia Andrea fece la corte di que' tre Re venire lor dietro con i cariaggi e molti arnesi e genti che gl'accompagnano, fra i quali sono in un cantone ritratti di naturale tre persone vestite d'abito fiorentino, l'uno è Iacopo Sansovino, che guarda in verso chi vede la storia tutto intero, l'altro appoggiato a esso, che ha un braccio in iscorto et accenna è Andrea, maestro dell'opera, et un'altra testa in mezzo occhio dietro a Iacopo è l'Aiolle musico. Vi sono, oltre ciò, alcuni putti che salgono su per le mura, per stare a vedere passare le magnificenze e le stravaganti bestie, che menano con esso loro que' tre Re. La quale istoria è tutta simile all'altra già detta di bontà , anzi nell'una e nell'altra superò se stesso, non che il Francia, che anch'egli la sua vi finì.
In questo medesimo tempo fece una tavola, per la Badia di San Godenzo, benefizio dei medesimi frati, che fu tenuta molto ben fatta; e per i frati di San Gallo fece in una tavola la Nostra Donna annunziata dall'Angelo, nella quale si vede un'unione di colorito molto piacevole et alcune teste d'Angeli che accompagnano Gabbriello, con dolcezza sfumate e di bellezza d'arie di teste condotte perfettamente, e sotto questa fece una predella Iacopo da Puntormo, allora discepolo d'Andrea, il quale diede saggio in quell'età giovenile d'avere a far poi le bell'opere che fece in Fiorenza di sua mano; prima che egli diventasse si può dire un altro, come si dirà nella sua vita. Dopo fece Andrea un quadro di figure non molto grandi a Zanobi Girolami, nel quale era dentro una storia di Giuseppo, figliuolo di Iacob, che fu da lui finita con una diligenza molto continuata e perciò tenuta una bellissima pittura. Prese, non molto dopo, a fare agl'uomini della Compagnia di Santa Maria della Neve, dietro alle monache di Santo Ambrogio, in una tavolina tre figure: la Nostra Donna, San Giovambatista e Santo Ambruogio, la quale opera finita fu col tempo posta in sull'altare di detta Compagnia. Aveva in questo mentre preso dimestichezza Andrea, mediante la sua virtù, con Giovanni Gaddi, che fu poi cherico di camera; il quale, perché si dilettò sempre dell'arti del disegno, faceva allora lavorare del continuo Iacopo Sansovino; onde, piacendo a costui la maniera d'Andrea, gli fece fare per sé un quadro d'una Nostra Donna bellissima; il quale, per avergli Andrea fatto intorno e modegli et altre fatiche ingegnose, fu stimato la più bella opera che insino allora Andrea avesse dipinto. Fece dopo questo un altro quadro di Nostra Donna a Giovanni di Paulo merciaio, che piacque a chiunque il vide infinitamente per essere veramente bellissimo. Et ad Andrea Santini ne fece un altro, dentrovi la Nostra Donna, Cristo, San Giovanni e San Giuseppo, lavorati con tanta diligenza, che sempre furono stimati in Fiorenza pittura molto lodevole. Le quali tutte opere diedero sì gran nome ad Andrea nella sua città , che fra molti giovani e vecchi, che allora dipignevano, era stimato dei più eccellenti che adoperassino colori e pennelli; laonde si trovava non solo essere onorato, ma in istato ancora, se bene si faceva poco affatto pagare le sue fatiche, che poteva in parte aiutare e sovvenire i suoi e difenderse dai fastidii e dalle noie che hanno coloro che ci vivono poveramente.
Ma essendosi d'una giovane innamorato e poco appresso, essendo rimasta vedova, toltala per moglie, ebbe più che fare il rimanente della sua vita e molto più da travagliare che per l'adietro fatto non aveva; perciò che, oltre le fatiche e fastidii che seco portano simili impacci comunemente, egli se ne prese alcuni da vantaggio, come quello che fu ora da gelosia et ora da una cosa et ora da un'altra combattuto. Ma per tornare all'opere che fece, le quali, come furono assai, così furono rarissime, egli fece, dopo quelle di che si è favellato di sopra, a un frate di Santa Croce dell'Ordine minore, il quale era governatore allora delle monache di San Francesco in via Pentolini e si dilettava molto della pittura, in una tavola per la chiesa di dette monache, la Nostra Donna ritta e rilevata sopra una basa in otto faccie; in sulle cantonate della quale sono alcune arpie che seggono quasi adorando la Vergine, la quale con una mano tiene in collo il Figliuolo, che con attitudine bellissima la strigne con le braccia tenerissimamente, e con l'altra un libro serrato, guardando due putti ignudi i quali, mentre l'aiutano a reggere, le fanno intorno ornamento. Ha questa Madonna, da man ritta, un San Francesco molto ben fatto, nella testa del quale si conosce la bontà e semplicità che fu veramente in quel santo uomo; oltre ciò sono i piedi bellissimi, e così i panni, perché Andrea con un girar di pieghe molto ricco e con alcune ammaccature dolci sempre contornava le figure in modo che si vedeva l'ignudo; a man destra ha un San Giovanni Evangelista, finto giovane et in atto di scrivere l'Evangelio, in molto bella maniera; si vede, oltre ciò, in questa opera un fumo di nuvoli trasparenti sopra il casamento e le figure che pare che si muovino. La quale opera è tenuta oggi fra le cose d'Andrea di singolare e veramente rara bellezza. Fece anco al Nizza legnaiuolo un quadro di Nostra Donna che fu non men bello stimato che l'altre opere sue.
Deliberando poi l'Arte de' Mercatanti che si facessero alcuni carri trionfali di legname, a guisa degl'antichi Romani, perché andassero la mattina di San Giovanni a processione in cambio di certi paliotti di drappo e ceri che le città e castella portano in segno di tributo, passando dinanzi al Duca e magistrati principali, di dieci che se ne fecero allora, ne dipinse Andrea alcuni a olio e di chiaro scuro, con alcune storie che furono molto lodate. E se bene si doveva seguitare di farne ogni anno qualcuno, per insino a che ogni città e terra avesse il suo (il che sarebbe stato magnificenza e pompa grandissima) fu nondimeno dismesso il ciò fare l'anno 1527. Mentre dunque che con queste et altre opere Andrea adornava la sua città et il suo nome ogni giorno maggiormente cresceva, deliberarono gl'uomini della Compagnia dello Scalzo che Andrea finisse l'opera del loro cortile, che già aveva cominciato e fattovi la storia del battesimo di Cristo; e così, avendo egli rimesso mano all'opera più volentieri, vi fece due storie, e per ornamento della porta che entra nella Compagnia, una Carità et una Iustizia bellissime. In una delle storie fece San Giovanni che predica alle turbe in attitudine pronta, con persona adulta e simile alla vita che faceva e con un'aria di testa che mostra tutto spirito e considerazione. Similmente l...
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