[Pagina precedente]...enedicendo gli olii per ugnerlo et insieme la corona reale: dove, oltra il numero de' cardinali e vescovi in pontificale che ministrano, vi ritrasse molti ambasciatori et altre persone di naturale, e così certe figure con abiti alla franzese, secondo che si usava in quel tempo. Nell'altra storia fece la coronazione del detto re, nella quale è il papa et esso Francesco ritratti di naturale, l'uno armato e l'altro pontificalmente. Oltra che tutti i cardinali, vescovi, camerieri, scudieri, cubicularii, sono in pontificale a loro luoghi a sedere ordinatamente come costuma la cappella, ritratti di naturale, come Giannozo Pandolfini vescovo di Troia, amicissimo di Raffaello e molti altri che furono segnalati in quel tempo. E vicino al re è un putto ginocchioni che tiene la corona reale, che fu ritratto Ipolito de' Medici, che fu poi cardinale e vice cancelliere, tanto pregiato et amicissimo non solo di questa virtù, ma di tutte le altre: alle benignissime ossa del quali i' mi conosco molto obbligato, poiché il principio mio, quale egli si fusse, ebbe origine da lui.
Non si può scrivere le minuzie delle cose di questo artefice, ché invero ogni cosa nel suo silenzio par che favelli; oltra i basamenti fatti sotto a queste con varie figure di difensori e remuneratori della Chiesa, messi in mezzo da varii termini e condotto tutto d'una maniera, che ogni cosa mostra spirito et affetto e considerazione, con quella concordanzia et unione di colorito l'una con l'altra, che migliore non si può imaginare. E perché la volta di questa stanza era dipinta da Pietro Perugino suo maestro, Raffaello non la volse guastar per la memoria sua e per l'affezzione che gli portava, sendo stato principio del grado che egli teneva in tal virtù. Era tanta la grandezza di questo uomo che teneva disegnatori per tutta Italia, a Pozzuolo e fino in Grecia; né restò d'avere tutto quello che di buono per questa arte potesse giovare. Perché seguitando egli ancora fece una sala, dove di terretta erano alcune figure di Apostoli et altri Santi in tabernacoli; e per Giovanni da Udine suo discepolo, il quale per contrafare animali è unico, fece in ciò tutti quegli animali che papa Leone aveva: il camaleonte, i zibetti, le scimie, i papagalli, i lioni, i liofanti et altri animali più stranieri. Et oltre che di grottesche e vari pavimenti egli tal palazzo abbellì assai, diede ancora disegno alle scale papali et alle logge cominciate bene da Bramante architettore, ma rimase imperfette per la morte di quello e seguite poi col nuovo disegno et architettura di Raffaello, che ne fece un modello di legname con maggiore ordine et ornamento che non avea fatto Bramante. Per che volendo papa Leone mostrare la grandezza della magnificenza e generosità sua, Raffaello fece i disegni degli ornamenti di stucchi e delle storie che vi dipinsero e similmente de' partimenti e quanto allo stucco et alle grotesche fece capo di quella opera Giovanni da Udine; e sopra le figure Giulio Romano, ancora che poco vi lavorasse, così Giovan Francesco, il Bologna, Perino del Vaga, Pellegrino da Modona, Vincenzio da San Gimignano e Polidoro da Caravaggio, con molti altri pittori che feciono storie e figure et altre cose che accadevano per tutto quel lavoro. Il quale fece Raffaello finire con tanta perfezzione che sino da Fiorenza fece condurre il pavimento da Luca della Robbia. Onde certamente non può per pitture, stucchi, ordine e belle invenzioni, né farsi, né imaginarsi di fare più bell'opera. E fu cagione la bellezza di questo lavoro che Raffaello ebbe carico di tutte le cose di pittura et architettura che si facevano in palazzo.
Dicesi ch'era tanta la cortesia di Raffaello, che coloro che muravano, perché egli accomodasse gli amici suoi, non tirarono la muraglia tutta soda e continuata, ma lasciarono sopra le stanze vecchie da basso alcune aperture e vani da potervi riporre botti, vettine e legne, le quali buche e vani fecero indebilire i piedi della fabbrica sì che è stato forza che si riempia dappoi, perché tutta cominciava ad aprirsi. Egli fece fare a Gian Barile in tutte le porte e' palchi di legname assai cose d'intaglio, lavorate e finite con bella grazia. Diede disegni d'architettura alla vigna del papa, et in Borgo a più case e particularmente al palazzo di Messer Giovan Batista dall'Aquila, il quale fu cosa bellissima. Ne disegnò ancora uno al vescovo di Troia, il quale lo fece fare in Fiorenza nella via di San Gallo. Fece a' monaci neri di San Sisto in Piacenza la tavola dello altar maggiore dentrovi la Nostra Donna con San Sisto e Santa Barbara, cosa veramente rarissima e singulare. Fece per in Francia molti quadri e particularmente per il re San Michele che combatte col diavolo, tenuto cosa maravigliosa. Nella quale opera fece un sasso arsiccio per il centro della terra che fra le fessure di quello usciva fuori con alcuna fiamma di fuoco e di zolfo; et in Lucifero incotto et arso nelle membra con incarnazione di diverse tinte si scorgeva tutte le sorti della collera che la superbia invelenita e gonfia adopera contra chi opprime la grandezza di chi è privo di regno dove sia pace, e certo di avere a provare continovamente pena. Il contrario si scorge nel San Michele, che ancora che e' sia fatto con aria celeste, accompagnato dalle armi di ferro e di oro, ha nondimeno bravura e forza e terrore, avendo già fatto cader Lucifero, e quello con una zagaglia gettato rovescio; insomma fu sì fatta questa opera che meritò averne da quel re onoratissimo premio. Ritrasse Beatrice Ferrarese et altre donne e particularmente quella sua et altre infinite.
Fu Raffaello persona molto amorosa et affezzionata alle donne, e di continuo presto ai servigi loro. La qual cosa fu cagione che, continuando i diletti carnali, egli fu dagl'amici, forse più che non conveniva, rispettato e compiaciuto. Onde facendogli Agostin Ghigi, amico suo caro, dipignere nel palazzo suo la prima loggia, Raffaello non poteva molto attendere a lavorare per lo amore che portava ad una sua donna; per il che Agostino si disperava di sorte, che per via d'altri e da sé, e di mezzi ancora, operò sì che appena ottenne che questa sua donna venne a stare con esso in casa continuamente, in quella parte dove Raffaello lavorava, il che fu cagione che il lavoro venisse a fine. Fece in questa opera tutti i cartoni e molte figure colorì di sua mano in fresco. E nella volta fece il concilio degli dèi in cielo; dove si veggono nelle loro forme molti abiti e lineamenti cavati dall'antico, con bellissima grazia e disegno espressi; e così fece le nozze di Psiche con ministri che servon Giove, e le Grazie che spargono i fiori per la tavola; e ne' peducci della volta fece molte storie, fra le quali in una è Mercurio col flauto che volando par che scenda dal cielo, et in un'altra è Giove con gravità celeste che bacia Ganimede; e così di sotto nell'altra il carro di Venere e le Grazie che con Mercurio tirano al ciel Psiche e molte altre storie poetiche negli altri peducci. E negli spicchi della volta, sopra gl'archi fra peduccio e peduccio, sono molti putti che scortano, bellissimi, i quali volando portano tutti gli strumenti degli dèi: di Giove il fulmine e le saette, di Marte gli elmi, le spade e le targhe, di Vulcano i martelli, di Ercole la clava e la pelle del lione, di Mercurio il caduceo, di Pan la sampogna, di Vertunno i rastri della agricoltura. E tutti hanno animali appropriati alla natura loro: pittura e poesia veramente bellissima. Fecevi fare da Giovanni da Udine un ricinto alle storie d'ogni sorte fiori, foglie e frutte in festoni che non possono esser più belli. Fece l'ordine delle architetture delle stalle de' Ghigi e nella chiesa di Santa Maria del Popolo l'ordine della cappella di Agostino sopra detto. Nella quale, oltre che la dipinse, diede ordine che si facesse una maravigliosa sepoltura; et a Lorenzetto scultor fiorentino fece lavorar due figure, che sono ancora in casa sua al Macello de' Corbi in Roma. Ma la morte di Raffaello e poi quella di Agostino fu cagione che tal cosa si desse a Sebastian Viniziano.
Era Raffaello in tanta grandezza venuto che Leon X ordinò che egli cominciasse la sala grande di sopra, dove sono le vittorie di Gostantino, alla quale egli diede principio. Similmente venne volontà al Papa di far panni d'arazzi ricchissimi d'oro e di seta in filaticci; per che Raffaello fece in propria forma e grandezza di tutti di sua mano i cartoni coloriti, i quali furono mandati in Fiandra a tessersi, e finiti i panni vennero a Roma. La quale opera fu tanto miracolosamente condotta che reca maraviglia il vederla et il pensare come sia possibile avere sfilato i capegli e le barbe e dato col filo morbidezza alle carni; opera certo più tosto di miracolo che d'artificio umano, perché in essi sono acque, animali, casamenti e talmente ben fatti che non tessuti, ma paiono veramente fatti col pennello. Costò questa opra 70 mila scudi e si conserva ancora nella cappella papale. Fece al cardinale Colonna un San Giovanni in tela, il quale, portandogli per la bellezza sua grandissimo amore e trovandosi da una infirmità percosso, gli fu domandato in dono da Messer Iacopo da Carpi medico che lo guarì e, per averne egli voglia, a sé medesimo lo tolse parendogli aver seco obligo infinito et ora si ritrova in Fiorenza nelle mani di Francesco Benintendi. Dipinse a Giulio cardinale de' Medici e vice cancelliere una tavola della Trasfigurazione di Cristo per mandare in Francia, la quale egli di sua mano, continuamente lavorando, ridusse ad ultima perfezzione. Nella quale storia figurò Cristo trasfigurato nel Monte Tabor et appié di quello gli undici Discepoli che lo aspettano; dove si vede condotto un giovanetto spiritato acciò che Cristo sceso del monte lo liberi, il quale giovanetto mentre che con attitudine scontorta si prostende gridando e stralunando gli occhi, mostra il suo patire dentro nella carne, nelle vene e ne' polsi contaminati dalla malignità dello spirto e con pallida incarnazione fa quel gesto forzato e pauroso. Questa figura sostiene un vecchio che, abbracciatola e preso animo, fatto gli occhi tondi con la luce in mezzo, mostra con lo alzare le ciglia et increspar la fronte, in un tempo medesimo e forza e paura. Pure mirando gli Apostoli fiso pare che sperando in loro faccia animo a se stesso. Èvvi una femina fra molte, la quale è principale figura di quella tavola, che inginocchiata dinanzi a quegli, voltando la testa loro e coll'atto delle braccia verso lo spiritato, mostra la miseria di colui. Oltra che gli Apostoli chi ritto e chi a sedere et altri ginocchioni mostrano avere grandissima compassione di tanta disgrazia. E nel vero egli vi fece figure e teste, oltra la bellezza straordinaria, tanto nuove, varie e belle che si fa giudizio commune degli artefici che questa opera, fra tante quant'egli ne fece, sia la più celebrata, la più bella e la più divina. Avvenga che chi vuol conoscere [e] mostrare [in] pittura Cristo trasfigurato alla divinità lo guardi in questa opera, nella quale egli lo fece sopra a questo monte diminuito in una aria lucida con Mosè et Elia, che alluminati da una chiarezza di splendore si fanno vivi nel lume suo; sono in terra prostrati Pietro, Iacopo e Giovanni, in varie e belle attitudini: chi ha a terra il capo e chi con fare ombra agl'occhi con le mani si difende dai raggi e dalla immensa luce dello splendore di Cristo. Il quale vestito di colore di neve, pare che aprendo le braccia et alzando la testa, mostri la essenza e la deità di tutt'e tre le Persone unitamente ristrette nella perfezzione dell'arte di Raffaello, il quale pare che tanto si restrignesse insieme con la virtù sua, per mostrare lo sforzo et il valor dell'arte nel volto di Cristo, che finitolo, come ultima cosa che a fare avesse, non toccò più pennelli, sopragiugnendoli la morte.
Ora, avendo raccontate l'opere di questo eccellentissimo artefice, prima che io venga a dire altri particolari della vita e morte sua, non voglio che mi paia fatica discorrere alquanto per utile de' nostri a...
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