[Pagina precedente]...uella prima noia, e dello sforzo sarai compensato ad usura. Dov'egli esprime un sentimento vivo o tratta un argomento che s'accorda con le sue facoltà naturali, i suoi difetti spariscono o s'attenuano; dove ai suoi personaggi fa parlare il linguaggio della passione, ha tratti d'eloquenza calda, logica e impetuosa che t'avvolge e ti trascina; nella pittura della realtà comica, nella descrizione delle scene e dei personaggi lepidi, nel dialogo, nella satira, egli si serve con ardimento e con arte impareggiabile di tutti i più efficaci costrutti del parlar fiorentino, dell'idiotismo, del proverbio, di tutto quanto v'è di più vivo nella lingua viva, come se in lui fossero raccolti e saltassero fuori l'un dopo l'altro dieci scrittori. Ti parrà uniforme da principio: poi vi troverai mille forme, mille armonie, mille colori. E non possiamo imitarlo, non forzare il nostro pensiero moderno alle sue forme, a cui non si piegherebbe che snaturandosi, nè dipingere e scolpire con l'arte sua, nè ripeter la sua musica; ma egli resta pur sempre un architetto sovrano, un pittore insigne, uno scultore stupendo, un artefice di suoni maraviglioso, uno scrittore unico, che fece nella prosa italiana il lavoro d'una generazione, che ogni volta che ci riprende, ci domina, e al quale è bene ritornare ogni tanto, perchè se n'esce sempre con un raggio nella mente e dell'oro nelle mani.
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Dal Boccaccio a Leonardo.
Vuoi ora qualche consiglio, non da maestro, ma da vecchio amico, per proseguire dopo il Trecento? Fatto che avrai il gusto al Boccaccio, non ti svoglierà dalla lettura l'imitazione che troverai di lui in una serie di scrittori del secolo seguente; i quali, sotto l'influsso del culto risorgente dell'antichità , seguirono l'esempio del grande novelliere, dislogando le ossa, come dice il Leopardi, e le giunture della nostra lingua, per imporle violentemente le forme latine. Leggerai Leon Battista Alberti che della gravezza della sintassi boccaccesca ti compenserà con molte pagine di stile elegante e agile, sparse di parole vive e frasi schiette del suo volgare nativo. Leggerai con piacere la lettera di Lorenzo il Magnifico a Federico d'Aragona, che si può dire la prima esposizione critica della nostra più antica letteratura poetica, oltre che un esempio di bella prosa, foggiata alla latina, d'una eloquenza nobile e calda. Per formarti un concetto della prosa classicheggiante di quel secolo, qual è nel più alto grado del suo svolgimento, leggerai, con un po' di pazienza, l'Arcadia del Sannazzaro. Altri scrittori leggerai, che con più o meno garbo innestarono la latinità nel volgare, temperando la gravità dello stile forzato con quella parte della lingua viva, che irresistibilmente veniva loro dalla bocca alla penna. E farai una cosa: alternerai con la lettura di questi, che prolungata ti stancherebbe, quella degli scrittori semplici e spontanei, che anche nel Quattrocento fiorirono. Leggi le lettere di Alessandra Macinghi, [331] dove, col candore dei Trecentisti, troverai la ricchezza e la vivacità del parlar fiorentino del tempo suo, e come in uno specchio limpidissimo riflessa la vita d'una famiglia di quel secolo, e in questa un'anima schietta, buona, amorosa, di cui ti resterà l'immagine impressa nel cuore. Leggi le prediche di Fra Bernardino da Siena, tutte fiorite di bei modi dell'antico parlar senese, tutte apologhi, novellette, arguzie, quadretti pieni di freschezza e di vita. Leggi, come esempio di spontaneità e di forza, belle nonostante le ruvidezze dello stile, efficacissime nelle forme piane e spezzate del parlare popolaresco, le prediche del Savonarola, piene di lampi e di tuoni, qualche volta grandi e terribili. Leggi sopra tutto il Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci, per vedere a che grado d'efficacia possa pervenire nello scrivere un homo senza lettere quando tratta una materia in cui è maestro, a qual segno di gagliardia, di densità , di concisione, di limpidezza possa arrivar nella prosa, pur senza lettere, chi ha osservazioni profonde e grandi pensieri da esprimere, che quadri stupendi di colorito e d'evidenza riesca a dipinger con la penna chi ha delle cose la visione fisica netta, luminosa, immensa ch'egli aveva.
Da Leonardo al Machiavelli.
La stessa norma, d'alternar le letture di scrittori d'indole opposta o diversa, ti consiglio di seguire per gli scrittori del secolo decimosesto, il più ricco di grandi maestri, il più vario nelle opere, il più ammirabile per ricchezza di lingua e perfezione di forma, di tutta la letteratura [332] italiana. Nel Bembo, primo legislatore della lingua volgare, che giovò più di tutti in Italia alla formazione d'un idioma letterario comune, e in molti dei suoi imitatori, che tutta l'arte dello scrivere ridussero nella scelta e nella collocazione delle parole, ti spiaceranno la mancanza di spontaneità , l'asservimento del pensiero alla frase, l'imitazione pedissequa del Boccaccio, e più che altro quel pavoneggiarsi perpetuo, come se a ogni periodo dicessero ai lettori: - Vedete come scrivo bene! - Ma leggili con attenzione, non fosse che per la lingua purissima, chè ne ricaverai un grande vantaggio. Quanti felici costrutti e garbati giri di sintassi vi troverai, che fine arte nel concatenare i periodi e nel rendere ogni sfumatura del pensiero, che ricchezza di modi e che belle e flessuose forme di eleganza e di cortesia signorile! E non soltanto lo stile dignitoso e semplice ti attirerà nel Cortegiano del Castiglione; ma la rara potenza dell'osservar dal vero e sul vivo, e la forte pittura di caratteri storici, e la rappresentazione evidente della vita delle Corti italiane del Cinquecento, e la magistrale arte dialogica. E nel Galateo del Della Casa, oltre la grazia, la fiorentinità schietta, il sapore trecentistico, la ricchezza delle espressioni proprie e calzanti, ammirerai le osservazioni argute e finissime sull'animo umano, sui costumi e sulla vita; e nel Gelli la forma semplice, tersa, spontanea, ricca del più bel volgare fiorentino e in molti tratti quasi moderna, con la quale egli rende intelligibile e gradevole a ogni lettore anche la materia ardua della filosofia; e nel Firenzuola l'amenità , la leggiadria, la lingua candidissima, snella, vivace, tutta grazie e [333] bei modi del parlar famigliare. Che salti maravigliosi farai da un prosatore all'altro! E come sentirai meglio l'originalità e i pregi di ciascuno raffrontandolo col precedente! Dopo la prosa rapida, nervosa, scolpita del traduttore stringatissimo del più stringato degli storici, dal quale imparerai a serrare nel più breve cerchio possibile di parole l'espressione del tuo pensiero, ti parrà più mirabilmente fluida e musicale l'eloquenza dei dialoghi e delle lettere del Tasso. Dopo esserti dilettato nell'arte squisita delle Lettere del Caro, di stile disinvolto e brillante, ma correttissimo, e piene di gaio lepore, leggerai con doppio piacere il più eloquente e più incantevole sgrammaticatore di tutte letterature, quel libro unico, riboccante di vita, di forza, di baldanza, d'ingegno, viva immagine d'un uomo e d'un secolo straordinario, quella specie d'Orlando Furioso in prosa, quell'indiavolato e sfolgorante capolavoro, che è la Vita di Benvenuto Cellini. Quando t'avranno un po' stancato le descrizioni e le orazioni sfoggiate della storia del Giambullari "artista finissimo della parola e della sintassi" ma impettito e freddo nella sua "dignità impeccabile", leggerai e rileggerai con sempre più calda ammirazione l'Apologia di Lorenzino dei Medici, una folata d'eloquenza italianissima, lucidissima, ardente di passione, bella e spaventevole come un torrente in piena, che travolge ogni cosa. E senti: studia il Guicciardini. Non ti sgomentare di quello stile involuto e austero, talvolta un po' rude, sovente oscuro, che dà sulle prime al lettore un senso d'oppressione, e gli confonde la mente. Continua a leggere. Tu riconoscerai a poco a poco che quel [334] modo di scrivere non è tanto sforzo e artifizio quanto effetto naturale della maniera di sentire e di pensare propria dell'autore, del procedimento con cui si svolgono e s'intrecciano le idee nel suo intelletto profondo e complesso, "uno dei più chiaroveggenti che siano stati al mondo." E dai periodi lunghi e farragginosi, di cui si stenta a cogliere il senso, distinguerai quelli lunghi del pari, ma architettati con maestria mirabile, periodi da gran signore della lingua e dello stile, in cui dagli accessori emerge l'idea principale, dominante, come una torre sopra un villaggio. E da questi imparerai a legare con ordine e con armonia in un periodo solo, intorno a un solo concetto, una famiglia di concetti minori; e dai magistrali ritratti dei personaggi e dalle considerazioni acute e profonde sugli avvenimenti, a studiare l'animo umano e i casi della vita; e di quella lettura ti rimarrà nella mente un suono grave e solenne, che risentirai come un'eco ispiratrice ogni volta che, scrivendo, cercherai una forma degna a un ordine di alti pensieri.
Ma sopra tutti ammirerai e studierai il Machiavelli, che "segna il punto d'arrivo della sincera prosa antica e il punto di partenza della moderna", prosatore che dal latinismo e dall'uso volgare trae insieme una forza che nessun altro raggiunse, il più schietto, il più sicuro, il più sintetico, il più logico scrittore del tempo suo, il più sdegnoso disprezzatore della rettorica, il più strettamente legato alla realtà delle cose, il più potentemente drammatico, il più superbamente eloquente; grande nell'arte che va innanzi al suo secolo, grande [335] nell'ardimento e nella carità di patria che gli fiammeggia nell'anima, grande nel pensiero folgorante, che illumina il presente e legge nell'avvenire.
Da Galileo all'Alfieri.
Un altro grande maestro. Di dove arriva il Machiavelli, il più moderno dei prosatori antichi, muove Galileo, che infondendo nella prosa il soffio di quella nuova filosofia, la quale "fa più ricche, più chiare e più dritte le teste", le dà sulla via della libertà e della verità l'impulso poderoso, per cui ella procede fino al tempo nostro. La sodezza e la concisione che viene dalla densità del pensiero e dalla profondità della dottrina, la lucidità pura che deriva dalla chiarezza perfetta e dallo stretto e sottile concatenamento delle idee, l'eleganza, la dignità , la sprezzatura signorile che è effetto del pieno possesso e del sentimento profondo della lingua letteraria e della famigliare, tutto questo è in quella nobile prosa che scorre come un largo fiume pacato e limpido, e in cui si sente la forza d'un intelletto sovrano e d'un'anima grande. Rimani un pezzo alla scuola di Galileo, e ritornavi ogni tanto per imparare, non soltanto a scrivere, ma a meditare e a ragionare; senza di che si mena la penna, ma non si scrive. Poi leggerai i suoi discepoli e continuatori, e ti piacerà nel Redi la grazia prettamente paesana, nel Magalotti la scioltezza tutta moderna, nel Boccalini la vivacità e la gagliardìa. In altra forma ti persuaderà eloquentemente dell'obbligo di ben parlare la propria lingua il Dati, nella cui prosa ritroverai il miglior Cinquecento; e nel Sarpi ammirerai la [336] sobrietà vigorosa e lucida, retta da una coscienza fortissima e da un alto intento civile. Ti parrà di ritornare indietro col Bartoli, adoratore della forma, studioso di vezzi e di grazie, servitore, non dominatore della lingua; ma di lingua vi troverai una miniera enorme, e v'imparerai l'arte difficile di "condurre come in ordinanza stretta i pensieri e trarre dalla destrissima collocazione delle parole chiarezza lucidissima e nobile e grato temperamento di suoni". E artificio rettorico troverai pure nelle prediche del Segneri, concitate talvolta per proposito più che per passione; ma anche spontaneità nell'esuberanza, e puro eloquio e varietà d'armonie nella stretta argomentazione e negl'impeti non rari d'eloquenza vera; e calda, viva, irruente eloquenza nelle Filippiche del Tassoni, frementi d'ira contro la dominazione straniera e tutte palpitanti di generose speranze ita...
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