[Pagina precedente]...trattoria. Il tempo si metteva a brutto.
Cominciò uno a dire: - Il cielo s'annubila.
Un altro: - Lampaneggia.
- Senti che aria umidosa! Vuol venire un'acquazione.
- Già pioviniggia.
Non diede segno d'intender lo scherzo; ma se l'intese, non se n'ebbe per male. Ci parve che facesse un atto di riflessione per imprimersi nella mente quelle parole insolite. Poi, guardando per aria: - Se piove - disse - non può durare. Il vento è a tramontana. Rim-bel-tem-pirà .
Insomma, l'ebbe vinta lui, perchè non avevamo in pronto altri vocaboli per continuare la celia. Ma una sera fece una brutta figura, che gli [246] avrebbe dovuto insegnare come non fosse senza pericoli la pesca delle parole stupefacenti. S'era avvicinata al nostro crocchio la padrona della trattoria, una signora attempatotta, sempre tutta ripicchiata, che si dava grandi arie di nobildonna, affettando una grande castigatezza nel parlare con gli avventori; dai quali non tollerava la minima licenza di linguaggio. Si discorreva prosaicamente di certi cibi di facile o di difficile digestione. A un certo punto il pescatore di perle disse con molta gravità : - Noi digeriamo un cibo tanto più facilmente quanto più lo...
Un altro avrebbe detto semplicemente: quanto più lo desideriamo, o ne abbiamo voglia. Egli volle dire una parola "rimota dall'uso". E anche questa sarebbe passata come tante altre, se egli non avesse intoppato in una difficoltà di pronunzia. Ma intoppò dopo le prime due sillabe, e pronunciò le tre ultime dopo una pausa, in modo che ne formò un verbo a parte, non dicibile in presenza d'una signora. Ci fu impossibile trattener la risata che ci venne su dai precordi, e ne seguì un piccolo scandalo. La signora credette ch'egli avesse voluto dire uno scherzo, che sarebbe stato davvero sconvenientissimo; lo fulminò d'un'occhiata, e se n'andò a passi tragici; e il povero "pescatore di perle" che era un uomo gentile, in fondo, e pieno d'amor proprio, restò annichilito.
La parola, pur troppo, era la prima persona plurale dell'indicativo presente del verbo concupiscere, registrato dalla Crusca, con parecchi esempi di scrittori sacri.
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È ERRORE? NON È ERRORE?
Queste due domande da quasi mezzo secolo mi suonano così spesso nella mente e all'orecchio che oramai mi paiono di quelle Voci della natura o delle cose che parlano nei cori fantastici dei poemi.
E tu pure, nel corso dei tuoi studi di lingua, e per tutta la vita, rivolgerai migliaia di volte a te stesso quelle domande, e migliaia di volte le rivolgerai ad altri, e altri le rivolgeranno a te; e nella più parte dei casi rimarrete incerti della risposta. - Ecco il gran malanno della lingua italiana - dicon molti. E sarà davvero, per varie ragioni, un malanno più grave nella nostra che nelle altre lingue; ma non è proprio esclusivamente della nostra: è un poco di tutte. Un illustre scrittore francese, per esempio, ha detto argutamente che non c'è cosa più difficile del trovare tre francesi colti, i quali siano d'accordo nel dire che un loro concittadino parla e scrive correttamente il francese. E pure si considera questa come una delle lingue viventi che hanno maggior fissità e sono più uniformemente parlate nella loro patria.
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Discorriamo dunque del "gran malanno".
Ma bisogna ch'io mi rifaccia un po' di lontano.
Leggi, ti prego, la lettera seguente, che fu scritta da un bravo signore a un suo nipote, per indurlo a presentarsi al direttore d'una Banca, a chiedergli riparazione d'un torto che gli avevan fatto nella sua estimazione. Nota che lo scrittore della lettera è un uomo che fece i suoi bravi corsi classici, ed è giustamente stimato una persona colta, a cui sta bene la penna in mano.
Mi domanderai come c'entrino gli affari della Banca nella quistione degli errori di lingua. C'entrano bene e meglio, lo vedrai, se avrai la pazienza di leggere.
Caro nipote,
Mi stupisce quello che mi scrivi d'aver inteso dire del signor B. Fu indubbiamente qualche male intenzionato che te lo volle mettere in trista luce, e mi domando con qual fine possa averlo fatto. Sono menzogne che rivoltano. Ignorante? Orgoglioso? Mancante di tatto? Nulla di tutto ciò è vero. Te ne posso star garante, poichè ho l'onore di conoscerlo da tempo; a meno ch'egli sia mutato di bianco in nero da un mese a questa parte. Non è soltanto, incontestabilmente, un uomo di merito, abilissimo nel suo ufficio, appassionato degli studi finanziari, e che gode della massima considerazione presso tutto il personale della Banca; ma anche uomo d'animo elevato, di cuore sensibile, e in fatto di cortesia, gentiluomo senza eccezione; tanto che è amato, più che beneviso, da quanti l'avvicinano. Mai non conobbi personaggio alto locato più abbordabile; chiunque gli può parlare; anche gente del basso popolo è ricevuta da lui alla prima. Che vada soggetto ad accessi di malumore, che si lasci trasportar qualche volta dalla passione, ne convengo; ma non è detto che alla vivacità del temperamento [249] non possa andar congiunta la delicatezza; e in ogni caso, basta a disarmarlo una buona parola. Deciditi dunque; presèntati a lui senza imbarazzo; raccontagli l'accaduto; mettilo al fatto d'ogni circostanza, senza far nomi; osservagli che fosti tu il provocato, che ti si fece un tiro inqualificabile, tentando d'intaccare il tuo onore, per sbalzarti da una posizione che per te è quistione di pane, e mettere al tuo posto peggio che una nullità , un birbaccione spudorato, cointeressato coi tuoi peggiori nemici. Non ti preoccupare dell'esito: vedrai che prenderà interessamento al caso tuo e che non ti toccherà una delusione. Io gli scrivo oggi stesso, d'altronde, per metterlo prima al corrente della cosa, o per porre i punti sugl'i, caso che già la sapesse. Ti prevengo, peraltro, che non devi pensare di raggiungere il tuo scopo con adulazioni e maniere insinuanti, le quali con lui non fanno effetto di sorta; chè non è di quegli uomini che per vanità transigono con la propria coscienza; e come non si lascia toccare dalle lusinghe, non si lascia imporre dalle minacce. Ma siccome è ragionevole e onesto, nulla di più facile che persuaderlo e cattivarselo dicendogli alla spiccia la verità e aprendogli con effusione il proprio cuore. Se credi che ti possa essere una facilitazione, t'accludo una mia carta di visita per presentartigli. Abbi la compiacenza d'accusarmi subito ricevuta di questa lettera. Non ho bisogno di dirti che per quest'affare o per altro, nella mia pochezza, sono sempre a tua disposizione. In attesa d'una risposta, ti mando una stretta di mano, e tienmi per la vita il tuo affezionatissimo zio
TAL DEI TALI.
È una lettera, riconoscerai, che a novantanove su cento italiani colti parrebbe non scritta male. Ebbene: tra francesismi, neologismi, solecismi, parole e locuzioni non puramente italiane, o per ragioni diverse riprovate dai purissimi, contiene la bellezza di 78 - dico settantotto - errori grossi e piccoli. Su parecchi di questi i [250] purissimi non cadono d'accordo: chi li bolla come errori, chi no. Ma il professore Pataracchi starebbe fermo sul 78, o al più concederebbe che alcuni veri errori non sono; ma mende, nèi, parole brutte, metafore strane, leziosaggini; insomma, modi da sfuggirsi.
Ed ecco presso a poco in qual forma concerebbe, alla lesta, il povero zio.
- Mi stupisce. No, "Stupisco": Stupire è intransitivo. - Indubbiamente, per "indubitatamente" non ha corso legale. - Intenzionato. Brutta voce, da non usare. - Mettere in trista luce. Una metaforaccia da buttarsi via. - Io mi domando. Falso: "domandare" e "dire" non s'usano a modo di riflessivi. - Menzogne che rivoltano. "Rivoltare" riferito a cose morali, è improprio. - Mancante di tatto, nulla di tutto ciò, ho l'onore di (invece di "mi onoro"), un mazzo di francesismi. - Da tempo (senza dir da quanto) e star garante (per star mallevadore), da bollare. - A meno che (per "eccetto che"), barbaro. - Da un mese a questa parte. Che parte? Che c'entra la parte? Un fregaccio. - Uomo di merito. Merito, usato in questa forma indeterminata, sta male. - Incontestabilmente per "incontrastabilmente", abilissimo per "valentissimo", massima per "grandissima", personale per "gl'impiegati", da rimandarsi in Gallia. - Appassionato degli studi, improprio. - Considerazione per "stima", brutta metafora. - Animo elevato, francese, e sensibile, nel senso che qui gli si dà , francesissimo. Improprio in fatto di cortesia per "in materia di" o "rispetto a". È brutto e strano modo senza eccezione per "assolutamente" e lezioso beneviso per "ben veduto" e metaforaccia sgarbata e materiale [251] alto locato. - Un brutto paio di francesismi avvicinare una persona per "avvicinarsi a lei" e abbordabile per "degnevole" o "accostevole". - Chiunque per "ciascuno che" quando serve a un costrutto sospeso, riprovevole. - Riprovevole basso popolo, che non s'usa che in senso spregiativo. - Francese accessi di malumore per "moti, impeti", francese lasciarsi trasportare da una passione per "lasciarsi sopraffare", francese ne convengo per "lo riconosco". - Un frego su insieme al, invece di "insieme con" che è errore; su delicatezza per "gentilezza", su disarmare per "far cadere la collera". - Deciditi per "risolviti" via! - Senza imbarazzo? alla spazzatura! Imbarazzo non vuol dire che "gravezza di stomaco". - L'accaduto! Ma accaduto non è sostantivo, è participio. - Mettere al fatto, per "far sapere?", mai al mondo. - Brutto circostanza per "particolare". Foggiato sul francese far nomi. Francese inqualificabile per "indegno". Osservagli per "fagli osservare o notare", sproposito. Intaccar l'onore, altro sproposito. Posizione per "impiego", di vil conio francese, e così è quistione di pane e una nullità per "si tratta di pane" e "uomo da nulla". E bollo spudorato per "impudente"" e cointeressato, che è del gergo mercantesco, e delusione per "disinganno", che non è parola italiana, e interessamento, che è voce ostrogotica, e preoccuparsi per "darsi pensiero" che è uno svarione, e mettere al corrente, che è mal detto invece di "in corrente" od "a giorno". Un altro mucchietto di scorie francesi: d'altronde, mettere i punti sugl'i, ti prevengo per "ti avviso", far effetto per "commovere, colpire". Sgarbatissimo raggiungere lo scopo [252] per "ottenerlo": lo scopo non corre. - Improprio insinuante per "lusinghevole". - Abbominevole transigere con la coscienza per "patteggiare". - Ignobile mozzicone di frase imporre per "soverchiare". E non fanno effetto di sorta! Che ci sta a fare quel sorta? E siccome per "poichè" qual uomo onesto lo può usare? E toccare per "commovere" con che faccia si può scrivere? E fare una cosa con effusione? Effusione di che? - È un altro francesismo nulla di più facile, ed è contennendo alla spiccia per "alla lesta" e non di buona lingua facilitazione per "agevolezza". - Ti accludo. Oibò! "Ti includo" Carta di visita. Eh, via! "Biglietto di visita". - Abbi la compiacenza. Che roba e? Si dice: "Cortesia, gentilezza". - Ricevuta non si dice che per danaro: "ricevimento". - E bellino il francesismo non ho bisogno di dirti per "non occorre, non importa ch'io ti dica"! E quest'altro: sono a tua disposizione per "ai tuoi comandi"! E pochezza per "insufficienza" è voce non solo brutta, ma falsa. E in attesa è un fiore del gergaccio burocratico. E non è un bel modo una stretta di mano come si direbbe una "stretta d'occhi o di spalle". Ed ecco il razzo finale: Tienmi per la vita! Perchè vuol che lo tengano per la vita? Ha paura di cascare?
*
Hai visto che po' po' di roba. E i modi bollati nella lettera di quel disgraziato zio non sono che una parte minuscola del numero grandissimo che il professor Pataracchi e altri come lui bollerebbero. Sfoglia i dizionari dei francesismi, i [253] vocabolari dei modi errati, i lessici della corrotta italianità , e altri simili: ci troverai riprovate, per ragioni diverse, un'infinità (ma no, anche infinità è un francesismo), dirò: innumerevoli parole e locuzioni, che si senton dire continuamente da persone colte d'ogni parte d'Italia, (non esclusa l...
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